Originariamente Scritto da Lukinosnake
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Cito Ginzburg:
le parole non vedente e non udente sono state coniate con l’idea che in questo modo i ciechi e i sordi siano più rispettati. La nostra società non offre ai ciechi e ai sordi nessuna specie di solidarietà o di sostegno, ma ha coniato per loro il falso rispetto di queste nuove parole. Le troviamo artificiali e ci offendono le orecchie e francamente le detestiamo. Ci troviamo circondati di parole che non sono nate dal nostro vivo pensiero, ma sono state fabbricate artificialmente con motivazioni ipocrite, per opera di una società che ne fa sfoggio e crede con esse di aver mutato e risanato il mondo.
Sempre per le stesse motivazioni la società impone di non dire neri o ***** ma dire invece "persone di colore". E perché? di quale colore? Nella parola nero o ne.gro c'è forse qualcosa di oltraggioso?
Abbiamo tanta paura della realtà? Abbiamo tanta paura della malattia e della morte, da astenerci dal pronunciare la parola cancro e credere di dover dire sempre "un male incurabile"?
Così accade che la gente abbia un linguaggio suo, un linguaggio dove gli spazzini sono spazzini e i ciechi son ciechi, e però trovi quotidianamente intorno a sé un linguaggio artificioso, e se apre un giornale non incontra il proprio linguaggio ma l'altro. Un linguaggio artificioso, cadaverico, fatto di quelle che Wittgenstein chiamava "le parole cadaveri". Per docilità, per ubbidienza - la gente è spesso ubbidiente e docile - ci si studia di adoperare quei cadaveri di parole quando si parla in pubblico o comunque a voce alta, e il nostro vero linguaggio lo conserviamo dentro di noi clandestino. Sembra un problema insignificante ma non lo è. Si tratta invece d'un problema essenziale. Il linguaggio delle parole-cadaveri ha contribuito a creare una distanza incolmabile tra il vivo pensiero della gente e la società pubblica. Toccherebbe agli intellettuali sgomberare il suolo di tutte queste parole-cadaveri, seppellirle e fare in modo che sui giornali e nella vita pubblica riappaiano le parole della realtà.
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