Credo che questa sia una sede migliore per la questione che avevo accennato nel thread della politica estera.
Il disturbo dell'identità di genere sta venendo trasformato in disforia di genere (DSM) e incongruenza di genere (ICD). Questa è una parte del processo di normalizzazione della transessualità. Il problema è che la transessualità è per definizione un disturbo mentale, ovvero soddisfa i criteri che definiscono il disturbo mentale secondo la teoria della malattia attualmente usata in psichiatria. Una teoria della malattia è sempre arbitraria, la malattia non è un ente definito a priori, ed è una questione delicata perché ha conseguenze legali e sociali estreme che coinvolgono la libertà personale e i diritti fondamentali. Inoltre è alla base dell'economia della salute e (in USA) del sistema delle assicurazioni sanitarie, quindi non è una questione trattata con distacco e interessi puramente filantropici.
La transessualità è per definizione un disturbo perché è uno stato pervasivo di sofferenza e non accettazione del proprio corpo. Il DSM e l'ICD non stanno nemmeno cercando di eliminare il problema in maniera sofisticata, magari cambiando la definizione di malattia. Le motivazioni portate sono due. Una è che parte del distress proviene dalla discriminazione verso il soggetto. L'altra è che la definizione "disturbo mentale" porta con sé un forte stigma sociale e i transessuali devono essere protetti da ciò.
A me, che ho lavorato anni con gli psicotici, questa roba manda fuori dai gangheri. A quanto pare va benissimo che si continui a chiamare la schizofrenia un "disturbo mentale". Evidentemente nel caso della schizofrenia lo stigma sociale è ammesso e approvato.
L'altra questione, quella della discriminazione come causa di sofferenza, è senz'altro vera. La discriminazione a cui vengono sottoposti gli psicotici è causa di enorme sofferenza e stress, ma nessuno pubblica su The Lancet articoli zoppicanti che cercano di dimostrare che la discriminazione sia la sola causa della sofferenza di uno schizofrenico o di un bipolare o di un'anoressica.
La posizione di DSM e ICD ha ragioni ideologiche, non cliniche o scientifiche. E' una normalizzazione della transessualità in accordo alle richieste di una parte dell'opinione pubblica. Ma detta normalizzazione è figlia di un non sequitur. Dato che omosessuali e transessuali sono uniti nelle istanze di rivendicazione sociale, e dato che l'omosessualità non è una malattia, allora anche la transessualità non è una malattia. Un non sequitur, appunto, ma talmente grosso e evidente da essere accettato come perfettamente consequente.
L'omosessualità, così come la bisessualità e l'eterosessualità, non è una malattia perché non comporta sofferenza intrinseca. E' un'orientamento sessuale, punto. La transessualità invece è l'incapacità o impossibilità di accettare il proprio corpo e la propria identità ed è un disturbo.
Poi c'è tutta un'altra parte del discorso sull'approccio clinico e sistemico al disturbo. I disturbi mentali non si "curano" secondo il modello allopatico, si cerca di integrarli in una personalità organica e consapevole. Comunque, chiamare una persona con un nuovo pronome e fingere che ogni problema sia risolto è solo fumo negli occhi.
Il disturbo dell'identità di genere sta venendo trasformato in disforia di genere (DSM) e incongruenza di genere (ICD). Questa è una parte del processo di normalizzazione della transessualità. Il problema è che la transessualità è per definizione un disturbo mentale, ovvero soddisfa i criteri che definiscono il disturbo mentale secondo la teoria della malattia attualmente usata in psichiatria. Una teoria della malattia è sempre arbitraria, la malattia non è un ente definito a priori, ed è una questione delicata perché ha conseguenze legali e sociali estreme che coinvolgono la libertà personale e i diritti fondamentali. Inoltre è alla base dell'economia della salute e (in USA) del sistema delle assicurazioni sanitarie, quindi non è una questione trattata con distacco e interessi puramente filantropici.
La transessualità è per definizione un disturbo perché è uno stato pervasivo di sofferenza e non accettazione del proprio corpo. Il DSM e l'ICD non stanno nemmeno cercando di eliminare il problema in maniera sofisticata, magari cambiando la definizione di malattia. Le motivazioni portate sono due. Una è che parte del distress proviene dalla discriminazione verso il soggetto. L'altra è che la definizione "disturbo mentale" porta con sé un forte stigma sociale e i transessuali devono essere protetti da ciò.
A me, che ho lavorato anni con gli psicotici, questa roba manda fuori dai gangheri. A quanto pare va benissimo che si continui a chiamare la schizofrenia un "disturbo mentale". Evidentemente nel caso della schizofrenia lo stigma sociale è ammesso e approvato.
L'altra questione, quella della discriminazione come causa di sofferenza, è senz'altro vera. La discriminazione a cui vengono sottoposti gli psicotici è causa di enorme sofferenza e stress, ma nessuno pubblica su The Lancet articoli zoppicanti che cercano di dimostrare che la discriminazione sia la sola causa della sofferenza di uno schizofrenico o di un bipolare o di un'anoressica.
La posizione di DSM e ICD ha ragioni ideologiche, non cliniche o scientifiche. E' una normalizzazione della transessualità in accordo alle richieste di una parte dell'opinione pubblica. Ma detta normalizzazione è figlia di un non sequitur. Dato che omosessuali e transessuali sono uniti nelle istanze di rivendicazione sociale, e dato che l'omosessualità non è una malattia, allora anche la transessualità non è una malattia. Un non sequitur, appunto, ma talmente grosso e evidente da essere accettato come perfettamente consequente.
L'omosessualità, così come la bisessualità e l'eterosessualità, non è una malattia perché non comporta sofferenza intrinseca. E' un'orientamento sessuale, punto. La transessualità invece è l'incapacità o impossibilità di accettare il proprio corpo e la propria identità ed è un disturbo.
Poi c'è tutta un'altra parte del discorso sull'approccio clinico e sistemico al disturbo. I disturbi mentali non si "curano" secondo il modello allopatico, si cerca di integrarli in una personalità organica e consapevole. Comunque, chiamare una persona con un nuovo pronome e fingere che ogni problema sia risolto è solo fumo negli occhi.
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