Emergenza Coronavirus: thread unico.

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  • Steel77
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    Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
    Ma quale fase 2... abbiamo troppi contagi, se riaprono anche solo metà di ciò che è chiuso torniamo a 7000 contagiati al giorno. Abbiamo bisogno di altri 20 giorni di lock down e nel mentre il governo deve operarsi in ogni modo da fornire i DPI a tutte le fabbriche e attività
    Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
    È cosi. Ci mettiamo 7 giorni o meno a mandare a puttane tutto
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    Venerdì nei tribunali della Sicilia i vari Presidenti hanno disposto un ulteriore rinvio delle udienze a dopo il 30 Maggio. Kurt da voi la situzione com'è?

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    • jinx
      Strenght & Nutrition Mod
      • Dec 2005
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      Originariamente Scritto da lucamex Visualizza Messaggio
      Riallacciandoci ai discorsi di jinx sui 20 giorni di sopravvivenza e sul come siano da seguire da vicino le morti per capire effettivamente come stia andando l'infezione condivido i pensieri ed il grafico di un ricercatore dell'università di Trieste.
      https://m.facebook.com/story.php?sto...&id=1644792640
      Esattamente quello che sostengo ormai da molti giorni. Ora i 2 dati più rilevanti sono i decessi e la divergenza delle curve decessi/guariti.

      Per rispondere al resto, dai dati che ho mediamente la morte arriva intorno al 20esimo giorno dall'esposizione al virus.

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      • jinx
        Strenght & Nutrition Mod
        • Dec 2005
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        Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
        https://www.iene.mediaset.it/2020/ne...NAMHRB7SkngtB4

        Come si è deciso che i quindici giorni siano sufficienti, se io dopo trenta giorni sono ancora positivo? Non è che forse il contagio tarda a fermarsi anche per questo motivo?”.
        Oltre 30 giorni per negativizzare è abbastanza inquietante. Terapie farmacologiche efficaci sarebbero molto utili per abbattere velocemente la carica virale (si parlava di max 5 giorni nel caso di idrossiclorochina + azitromicina).

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        • jinx
          Strenght & Nutrition Mod
          • Dec 2005
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          Giletti ha parlato di Boris Johnson addirittura sotto ventilazione.

          Inoltre pare che i serbatoi animali siano sempre più probabili e diffusi:


          Questo significa che contenere il virus diventerà sempre più difficile. Solo farmaci, vaccini e poi immunità di gregge possono realmente mettere la parola fine. Spero che si sbrighino soprattutto coi farmaci.

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          • Arturo Bandini
            Bodyweb Senior
            • Aug 2003
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            Originariamente Scritto da jinx Visualizza Messaggio
            Giletti ha parlato di Boris Johnson addirittura sotto ventilazione.

            Inoltre pare che i serbatoi animali siano sempre più probabili e diffusi:


            Questo significa che contenere il virus diventerà sempre più difficile. Solo farmaci, vaccini e poi immunità di gregge possono realmente mettere la parola fine. Spero che si sbrighino soprattutto coi farmaci.
            ma gli animali possono a loro volta infettare gli uomini?

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            • jinx
              Strenght & Nutrition Mod
              • Dec 2005
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              Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
              ma gli animali possono a loro volta infettare gli uomini?
              Credo non sia chiaro ma temo che possa avvenire.

              Comunque anche medici americani riportano gli stessi risultati aneddotici di Raoult con trattamento idrossiclorochina + azitromicina:


              Rimane il grosso problema degli effetti collaterali cardiaci e la possibilità reale di somministrare precocemente i farmaci.

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              • Maverick87
                Bodyweb Senior
                • Mar 2012
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                Originariamente Scritto da Arturo Bandini Visualizza Messaggio
                ma gli animali possono a loro volta infettare gli uomini?
                Ma nel caso degli animali domestici nn penso

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                • Giampo93
                  Mangiatore di vite altrui
                  • Jan 2015
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                  Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                  Il prof. Guido Silvestri sul Covid-19: "Un virus senza speranza"

                  Il prof. Guido Silvestri, senigalliese e docente alla Emory University di Atlanta e tra i fondatori del Patto per la Scienza, è tra i medici impegnanti in prima linea negli Stati Uniti per lo studio del Covid-19. Ecco il punto sullo stato di conoscenza del tremendo virus che sta seminando migliaia di vittime in tutto il mondo.

                  "Scrivo un post breve perché è un venerdì notte che arriva alla fine di una settimana di battaglia. Lo faccio per condividere una riflessione su come il nostro “incubo” SARS-CoV-2, che in queste settimane sta avendo il suo quarto d’ora di notorietà, non abbia in realtà NESSUNA SPERANZA contro la nostra scienza. Riflettevo sul fatto che, a differenza di HIV – un nemico enormemente più insidioso che in trent’anni ha fatto ~35 milioni di morti e per il quale non abbiamo ancora né una cura definitiva né un vaccino – SARS-CoV-2 è un virus incapace di nascondersi (in termini tecnici: di integrarsi nel genoma dell’ospite) e non molto bravo a mutare, quindi rimanendo molto più vulnerabile alla risposta immune dell’ospite. Per cui, se è purtroppo inevitabile che COVID-19 farà ancora molti morti nelle prossime settimane e forse mesi, è ancora più chiaro che sarà presto SCONFITTO dalla nostra capacità di studiarlo e neutralizzarlo.

                  Vivendo immerso a tempo pieno in questa lotta frenetica contro il nuovo virus – ed essendo in costante contatto con i più grandi esperti al mondo in questo campo – potrei veramente scrivere pagine e pagine sui progressi che facciamo quotidianamente. Progressi di cui sui media si parla abbastanza poco e spesso in modo confuso – mentre si sprecano i titoloni di giornali e TV sulle brutte notizie. Siccome è tardi e sono stanco, dirò solo alcune delle cose che si stanno facendo, in sintesi, e un po’ alla rinfusa. Ogni giorno che passa aumenta la nostra conoscenza del virus, della malattia e dei meccanismi patogenetici (come anche di quelli protettivi). I test virologici e sierologici per determinare la presenza del virus e lo stato dell’immunità anticorpale diventano sempre più specifici e sensibili.

                  Si sperimentano di continuo nuovi farmaci antivirali (attenzione* a EIDD-2801) ed al contempo farmaci che bloccano la risposta iper-infiammatoria che è alla base delle più gravi complicanze polmonari (attenzione* a baricitinib). Si sviluppano anticorpi monoclonali neutralizzanti per uso terapeutico mentre si studia l’effetto curativo del plasma dei pazienti “guariti”. Diversi candidati vaccini sono testati sui modelli animali e andranno presto in fase clinica. Il tutto mentre i nostri amici rianimatori, infettivologi, pneumologi etc diventano sempre più bravi a gestire le complicanze severe di COVID-19. [*attenzione in senso BUONO, di farmaco promettente.]

                  Lo ripeto come un disco rotto, ma – credetemi – è la pura verità. La presenza della SCIENZA è la vera, grande differenza tra oggi ed il 1348 della morte nera, o il 1630 della peste manzoniana, o il 1918 della influenza Spagnola. La presenza della SCIENZA è il motivo fondamentale per cui SARS-CoV-2 è un virus senza speranza.

                  https://www.viveresenigallia.it/2020...peranza/780113
                  Fa piacere leggere queste parole, ma allo stesso tempo mi mettono inquietudine certe manifestazioni di baldanza, specie in situazioni così critiche.

                  Aspettiamo e speriamo
                  Originariamente Scritto da Alberto84
                  Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano


                  Originariamente Scritto da debe
                  Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
                  Originariamente Scritto da Zbigniew
                  Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
                  Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.

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                  • clark89
                    Bodyweb Advanced
                    • Jul 2007
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                    Originariamente Scritto da Bob Terwilliger Visualizza Messaggio
                    Io non vedo nulla di strano nel fare una professione di fede in pubblico e seriamente. L'UDC, che ha dei parlamentari regolarmente eletti, ha la croce di Cristo nel suo simbolo di partito. I partiti a matrice dichiaratamente cristiana sono scomparsi solo di recente, e la religiosità ha ancora posto nella politica.
                    Un discorso è semplicemente dichiarare la propria fede, un altro è farne uno strumento. Non possiamo e non dobbiamo appiattire tutti sulla stessa linea, ponendo fianco a fianco chi dichiara "sono credente" o fa uso di un lessico religioso quale "grazie a Dio" e chi si spinge ad un dimensione soprannaturale.

                    Della frase "il cuore immacolato di Maria ci porterà alla vittoria", usata durante le elezioni 2018, si potrebbero fare domande legittime, ma talmente banali da apparire provocanti. Eppure sono gli stessi interrogativi che un bambino, correttamente, si porrebbe:

                    1) Salvini ha un filo diretto con presenze divine? ;

                    2) Se la comunicazione non è diretta (quindi senza visioni o voci che solo lui può sentire e gli altri no) chi glielo ha detto a Salvini che forze mistiche vogliono proprio la Lega (e magari il Carroccio) a capo del governo italiano?;

                    3) non è che Salvini sta mentendo?

                    Credo che ormai ne abbiamo sentite tante che non ci stupisce più nulla. L esternazione di Salvini suscitò scandalo a suo tempo, ma purtroppo poi si dimentica tutto. A mio parere dovremmo riacquisire la capacità di stupirci e non lasciare che eventi del genere vengano dimenticati. Perché stiamo vedendo come il problema che lo guarda è più attuale che mai. E perché si possono sbagliare numeri e fatti, ma frasi come quella non sono sviste, ma sono esattamente ciò che si voleva dire.

                    Ora, se come è stato spiegato da utenti ben preparati che l Italia è uno Stato laico e in politica si giura sulla Costituzione, perché una delle figure su cui attualmente è gravitata la politica italiana, mette al centro dei suoi programmi un punto che mi verrebbe da dire non ha riscontri su PubMed? Penso non sia di buonsenso risolvere il problema del lavoro e sconfiggere un virus dichiarando che lo farà concretamente la preghiera.
                    Son sicuro che un cattolico mite la pensi così, e riservi alla religione tutta la dimensione personale e spirituale che merita, non concordando sull esistenza di soggetti politici "superiori".

                    Il fatto che l UDC abbia dato spazio alla religione non giustifica (eventualmente) i rosari in diretta TV di Salvini.

                    Infine, leggo che lo stesso Vaticano e Famiglia Cristiana criticarono Salvini per aver strumentalizzato ed invocato Dio per sé.


                    Tornando all evento originario, non solo contraddice per l n-esima volta quando detto alcuni giorni fa ("chiediamo di chiudere tutto, ma la risposta del governo è stata no"), ma non è in alcun modo chiaro come si possa realizzare questo suo desiderio:

                    - per Pasqua le chiese vengono aperte; si presentano 50 persone. Con quale criterio vengono scelti i fortunati vincitori di una messa?
                    Ed altre domande banali ma logiche.
                    Last edited by clark89; 06-04-2020, 07:35:32.

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                    • Sean
                      Csar
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                      Napoli, detenuto positivo: rivolta in carcere
                      Sei sezioni del reparto «Nilo» della struttura carceraria di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) sono nelle mani di almeno 150 detenuti. Si sono impossessati delle chiavi e si sono barricati nei corridoi e negli antri dei reparti rendendo difficoltoso l'accesso agli agenti della polizia penitenziaria. La preoccupazione dei detenuti è sfociata in una vera rivolta dopo la riscontrata positività di un detenuto, l'ex deputato della Regione Sicilia Paolo Ruggirello, recluso dal 5 marzo 2019 e che è stato successivamente trasferito all'ospedale Cotugno di Napoli. Nel frattempo un elicottero sorvola il penitenziario mentre le forze dell'ordine sono pronte ad irrompere. Lo zoccolo duro sarebbe composto da 50 persone che si sono isolate e sono difficili da raggiungere. Intanto si prova a trattare con la disponibilità mostrata da parte delle istituzioni penitenziarie, già espressa questa mattina, di sottoporre al test per il coronavirus, tutti i detenuti reclusi.

                      Stati Uniti, in un giorno 1.200 vittime
                      Altre 1.200 persone affette dal coronavirus sono morte in 24 ore negli Stati Uniti, secondo il conteggio pubblicato dalla Johns Hopkins University. Il paese registra un totale di 337.072 casi di infezione e 9.633 decessi, secondo il database. “Nei prossimi giorni verrà raggiunto il picco della pandemia”, ha annunciato il presidente Donald Trump, annunciando che negli Stati Uniti sono stati effettuati 1,6 milioni di test («più di ogni altro Paese»): «Vediamo la luce in fondo al tunnel». Ancora drammatica la situazione a New York, dove è stata annunciata la morte di 22 dipendenti della società che gestisce la rete della metropolitana, positivi al coronavirus.

                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Sean
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                        Coronavirus: Alzano e Nembro, sei giorni di rinvii. Inchiesta sull’ecatombe nella Bergamasca

                        I primi pazienti «anomali», i mancati interventi, il via vai di persone in ospedale mai interrotto. Nelle mail e nei verbali delle riunioni il rimpallo di responsabilità tra governo e Regione. Il Comitato tecnico-scientifico propose la «zona rossa» ma non fu ascoltato


                        Francesco Zambonelli ha visto il paziente uno, ma anche il numero 2, e il tre. «Eravamo tutti insieme, nello stesso reparto di medicina, al terzo piano. E con i rispettivi familiari facevamo due chiacchiere nell’atrio d’ingresso». Sua madre, la signora Angiolina, viene ricoverata il 12 febbraio nell’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo. Ha avuto uno scompenso cardiaco, ma non è in cattive condizioni. Una decina di giorni sotto osservazione, qualche flebo, e poi sarebbe tornata a casa, come sempre. Invece dopo una settimana arriva una febbre a 39, e poi la polmonite, le crisi respiratorie, la sensazione di avere un peso che schiaccia sul petto. Muore alle due della notte tra venerdì 21 e sabato 22 febbraio.

                        Il figlio, 55 anni, disegnatore grafico, la veglia fino all’ultimo. E si accorge che quella notte non è come tutte le altre. Tutte le infermiere infatti portano sul volto delle mascherine, cosa inusuale. Ma non le solite, «di colore azzurro che si usano dal dentista». Sono quelle professionali, le FFP2 senza valvola. È appena cominciato tutto, con la scoperta dei focolai di Codogno e di Vo’ Euganeo. Al Pesenti Fenaroli, intanto, sono stati appena scoperti i primi due pazienti positivi al Covid-19. Franco Orlandi, ex camionista di Nembro, e Samuele Acerbis, rappresentante di commercio di Nembro, sono entrambi ricoverati da almeno una settimana nello stesso reparto della signora Angiolina, ma solo nelle ultime ore sono stati sottoposti al tampone. È domenica. Nel pomeriggio il Pronto soccorso viene chiuso. Ma dopo alcune ore tutto riapre, senza alcuna sanificazione, neppure al Pronto soccorso. Senza la creazione di alcun triage differenziato, di alcun percorso alternativo tra i pazienti. E senza alcuna spiegazione.


                        «Dall’ospedale di Alzano qualcuno avrebbe dovuto almeno avvisare dell’esistenza di un pericolo micidiale. Invece hanno lasciato che la gente andasse avanti e indietro ancora per un’altra settimana, dal Pronto soccorso agli ambulatori. Era pieno di anziani che andavano a fare l’esame del sangue. Hanno fatto una ecatombe». Zambonelli usa parole tanto semplici quanto essenziali. Suo padre Gianfranco è deceduto di coronavirus il 13 marzo. Sua zia Luciana, 72 anni, che in quei giorni si alternava con lui in ospedale, lo ha seguito due giorni dopo. Orlandi e Acerbis sono entrambi morti. Come la donna che aveva il letto di fronte, come quasi tutti gli altri.


                        Il primo ritardo sull’ospedale

                        Nessuno vuole intestarsi la colpa della mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo, da cui si è propagato il virus che ha fatto strage in quel paese, e in tutta la Val Seriana. A oggi, Alzano Lombardo conta 177 contagi, Nembro 207. In tutta la provincia di Bergamo sono 2.378. Non esiste un vero e proprio protocollo che preveda un evento così estremo. Ma sono due le istituzioni che hanno l’autorità per decidere la serrata. La prima è l’Ats locale, alla quale spetta un parere non vincolante, la seconda, superiore per autorità, è la Regione, della quale ogni istituto di cura rappresenta un presidio territoriale e come tale viene classificato.

                        A quella vicenda è legata un’altra decisione mancata, forse ancora più importante, almeno come peso politico. Perché non è mai stata istituita una zona rossa nella provincia di Bergamo? Le uniche risposte finora sono state molto generiche. Il distretto industriale di Alzano-Nembro è uno dei primi cinque d’Italia per Comuni sotto i trecentomila abitanti. Secondo i dati di Confindustria Bergamo, una eventuale zona rossa avrebbe riguardato 376 aziende, con una forza lavoro che varia dai 120 agli ottocento dipendenti, per complessivi 850 milioni di euro annuali di fatturato. Ma l’ultima parola spetta sempre alla politica. Al governo regionale, a quello nazionale. Avevano entrambi la possibilità di intervenire. Ma per sei giorni, dal 3 al nove marzo, nessuno si è assunto l’onere di farlo.


                        Una decisione che spettava alla politica

                        La corrispondenza privata governo-Regione, e una nota interna a Palazzo Chigi, consentono di ricostruire quanto è avvenuto. E aiutano a capire come mai per istituire la zona rossa intorno a Codogno ci siano volute meno di 24 ore, con l’ordinanza firmata dal presidente della Lombardia Attilio Fontana e dal ministro dalla Sanità Roberto Speranza che blindava in entrata e in uscita dieci paesi del lodigiano, mentre per la provincia di Bergamo non sia bastata una settimana, a fronte di dati molto più allarmanti. A questo ritardo non è estraneo lo spirito di quel breve lasso di tempo. Ancora lo scorso 2 marzo l’assessore al Welfare lombardo, Giulio Gallera, esprimeva forti dubbi sull’utilità di una zona rossa. Ma sono molti i casi di esponenti politici che hanno adottato un doppio registro. Lo stesso Fontana mette la sua firma su richieste molto prudenti, mentre in pubblico usa spesso toni più interventisti. Meglio stare alle carte, quindi. I primi cinque report quotidiani che a partire dalla mattina del 21 febbraio la Regione Lombardia invia alla Protezione civile non fanno alcun cenno alla situazione della provincia di Bergamo. Per quasi una settimana, in calce al documento verranno indicati i focolai identificati fino a quel momento. Ne sono sempre citati quattro, tutti nel lodigiano. Eppure già il 27 febbraio appare evidente che in provincia di Bergamo qualcosa sta andando come peggio non potrebbe. Settantadue nuovi casi di positività, diciannove dei quali, e tre decessi, fanno di Nembro il quarto Comune più colpito di Lombardia, alla pari con Casalpusterlengo, che insieme agli altri tre è nella zona rossa.


                        Il verbale e le richieste del Comitato

                        La progressione sembra inarrestabile. Le denunce pubbliche e le richieste di aiuto dagli ospedali bergamaschi si moltiplicano. Il 29 febbraio Nembro conta 25 nuovi casi, Alzano altri dodici, l’intera provincia sfonda quota cento. Quel giorno, la Confindustria di Bergamo pubblica il video «Bergamo is running», rilanciato dal sindaco Giorgio Gori. Ma è l’intera classe dirigente del Nord, con poche eccezioni, a essere in modalità «riapriamo tutto, o quasi». La Regione Lombardia invoca misure più restrittive, ma non giunge mai a chiedere in modo ufficiale l’istituzione di una zona rossa. Sembra che ci si arrivi di comune accordo il 3 marzo, 423 contagiati nella provincia, 58 a Nembro e 26 ad Alzano, con una scelta affidata comunque al parere degli scienziati.

                        Dal verbale di quel giorno del Comitato tecnico scientifico (Cts) che segue per il governo l’emergenza Covid-19: «Nel tardo pomeriggio sono giunti all’Istituto superiore di Sanità i dati relativi ai due Comuni sopramenzionati, poi esaminati dal Cts. Al proposito sono stati sentiti al telefono l’assessore Giulio Gallera e il direttore generale Luigi Cajazzo di Regione Lombardia che confermano i dati (…) Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili a un’unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l’R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio. In merito il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della “Zona Rossa” al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue. Questo criterio oggettivo potrà, in futuro, essere applicato in contesti analoghi». L’Unità di crisi della Lombardia invia una mail a Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto superiore di Sanità, con una mappa dettagliata della diffusione del virus in tutta la provincia di Bergamo. Quella sera, appaiono in Val Seriana alcune camionette dell’esercito. Sembra il preludio alla chiusura totale.

                        Invece non succede niente. Il 4 marzo, quando le vittime in Italia superano quota cento, il premier Giuseppe Conte firma un nuovo decreto che prevede in tutto il Paese lo stop fino al 15 marzo per università, scuole, teatri, cinema. «Con specifico riferimento alla proposta avanzata dal Comitato tecnico-scientifico relativa ai due Comuni della Provincia di Bergamo», comunque già «assoggettati» a misure più restrittive di quelle applicate sul territorio nazionale con il decreto varato il primo marzo, il presidente del Consiglio chiede ai suoi esperti «di approfondire» le ragioni della loro richiesta di una zona rossa per Alzano e Nembro. Cosa è accaduto di nuovo? Che in Lombardia sta andando tutto male: «Il quadro epidemiologico dei giorni 3 e 4 marzo restituiva una situazione ormai critica in diverse aree della regione». A Bergamo 33 casi, a Lodi 38, a Cremona già 76, a Crema 27, nel comune di Zogno altri 23, a Soresina e Maleo diciannove. Eppure a Palazzo Chigi «appariva necessario acquisire ulteriori elementi per decidere se estendere la “zona rossa” a questi due soli comuni oppure, in presenza di un contagio ormai diffuso in buona parte della Lombardia, estendere il regime all’intera Regione Lombardia e alle altre aree interessate».


                        L’ultima riunione per il decreto

                        Brusaferro risponde nella serata del 5 marzo, con una nota scritta. E insiste. «Pur riscontrandosi un trend simile ad altri Comuni della Regione, i dati in possesso rendono opportuna l’adozione di un provvedimento che inserisca Alzano Lombardo e Nembro nella zona rossa». Venerdì 6 marzo Conte va di persona alla Protezione civile, dove incontra i membri del Comitato scientifico per la decisione definitiva. Non se ne fa nulla. Passa infatti la linea di «superare la distinzione tra “zona rossa”, “zona arancione” e resto del territorio nazionale in favore di una soluzione ben più rigorosa». Si arriva così al 7 marzo, con l’annuncio alle due di notte della chiusura dell’Italia intera, e il decreto firmato la sera dell’8 marzo ed entrato in vigore il giorno seguente, quando Alzano conta 55 contagiati, Nembro 107, la provincia di Bergamo 1245, per tacere dei morti. La Lombardia è zona rossa, come il resto del Paese. Da quella prima richiesta sono passati ormai sei giorni.

                        Un’altra nota interna di palazzo Chigi sembra fare riferimento proprio a possibili dispute sul mancato provvedimento. «Quanto alle competenze e ai poteri della Regione Lombardia, si fa presente che le Regioni non sono mai state esautorate del potere di adottare ordinanze contingibili e urgenti». E di seguito si citano i provvedimenti con misure ancora più restrittive varati di recente dalla giunta di Fontana. Un modo per dire che se la Lombardia pensava davvero che la zona rossa di Alzano e Nembro andasse creata prima, avrebbe potuto farlo in piena autonomia, così come l’hanno fatto Lazio, Basilicata, Emilia-Romagna, con ordinanze limitate al territorio di specifici comuni. A Zambonelli e alla sua famiglia non è mai stato fatto alcun tampone. La Regione e la Ats locale non hanno ancora risposto alle domande rivolte dalCorriere di Bergamo sulla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo.


                        I primi pazienti «anomali», i mancati interventi, il via vai di persone in ospedale mai interrotto. Nelle mail e nei verbali delle riunioni il rimpallo di responsabilità tra governo e Regione. Il Comitato tecnico-scientifico propose la «zona rossa» ma non fu ascoltato
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Quell'assurda delibera lombarda che ha infettato le case di riposo

                          «Chiederci di ospitare pazienti con i sintomi del Covid 19 è stato come accendere un cerino in un pagliaio: quella delibera della giunta regionale l’abbiamo riletta due volte, non volevamo credere che dalla Regione Lombardia potesse arrivarci una richiesta così folle».

                          Luca Degani è il presidente di Uneba, l’associazione di categoria che mette insieme circa 400 case di riposo lombarde. La sua è un’accusa precisa. Tira in ballo le responsabilità dell’assessore alla Sanità Giulio Gallera e del presidente Attilio Fontana. Altri direttori e altri responsabili di Rsa hanno scelto il silenzio o si sono rifugiati nella retorica del lutto. Una forma di protezione dal dolore. Che accomuna tutti, infermieri, medici, personale. Nel tempo si erano stabiliti legami non solo professionali. C’è chi, a causa del Coronavirus, ha perso pazienti, chi amici, chi colleghi.

                          «MOLTI DI NOI HANNO PAURA»

                          «Dipendiamo per un buon 30% dai finanziamenti della Regione -riprende Degani – logico che molti abbiano paura di perderli. Non parlano e io li capisco, Ma noi, che facciamo parte del Terzo settore e siamo no profit, certe cose dobbiamo dirle: i nostri ospiti hanno una media di 80 anni, sono persone con pluripatologie. Come potevamo attrezzarci per prendere in carico malati spostati dagli altri ospedali per liberare posti-letto? Ci chiedevano di prendere pazienti a bassa intensità Covid e altri ai quali non era stato fatto alcun tampone. Il virus si stava già diffondendo. Stavamo per barricarci nelle nostre strutture, le visite dei parenti erano già state vietate».

                          Il fuoco è divampato all’improvviso e l’incendio non si è ancora spento, facendo strage di anziani. Talmente tanti che nella Bergamasca e nel Bresciano il numero dei decessi è ancora incerto. Forse duemila in più di quelli ufficiali. Una mattanza tenuta segreta, separata dalla contabilità quotidiana della Protezione civile.

                          LA LETTERA D’ALLARME «SIAMO A RISCHIO»

                          La delibera della giunta Lombarda – la numero XI/2906, 8 marzo 2020 – chiedeva alle Ats, le aziende territoriali della sanità, di individuare nelle case di riposo dedicate agli anziani strutture autonome per assistere pazienti Covid 19 a bassa intensità.
                          Il presidente di Uneba spiega: «Dopo la delibera abbiamo chiesto chiarimenti, maggior parte delle nostre strutture non hanno dato seguito alla richiesta della regione. Ma c’è chi l’ha fatto e poi si è pentito. Come potevamo accettare malati ai quali non era stato fatto alcun tampone né prima né dopo? Senza dire, che il nostro personale sarebbe stato comunque a rischio. Si sono infettati medici e sanitari in strutture molto più attrezzate della nostra. Non ci hanno dato i dispositivi di protezione ma volevano darci i malati… insomma».

                          Ipotizzare la presenza di pazienti Covid è ritenuto – si legge nella lettera inviata alla Regione – «estremamente complesso, difficile e potenzialmente rischioso». Le Rsa ospitano, infatti, per lo più anziani che hanno già malattie gravi e conclamate. Che non possono essere più assistiti a domicilio. In totale dispongono di 70mila posti letto, tra privati, (80%), enti vari e strutture pubbliche.

                          In quei giorni l’assessorato alla Sanità aveva avviato una ricognizione dei posti letto. Con la delibera dell’8 marzo si disponeva il blocco, da lunedì 9 marzo, dell’accettazione di pazienti provenienti dal territorio, l’anticipo delle dimissioni verso il domicilio dei pazienti ricoverati e del 50% del turn over nelle Rsa in grado di offrire assistenza medica e infermieristica H24 e presenza di medici specialisti. Tra le richieste, anche la capacità di garantire ossigenoterapia.

                          Non tutti, però, purtroppo, hanno detto di no. C’è chi li ha presi i malati. Chi ha rischiato di far entrare il l virus dalla porta principale: Don Gnocchi e Gleno a Milano, Sacra Famiglia a Cesano Buscone, la Fondazione Uboldi a Paderno Dugnano e altre ancora.

                          LE MEZZE VERITA’

                          Tutto questo non sarebbe venuto fuori se il direttore sanitario di una Casa di riposo milanese – intervistato da Irene Benassi durante la trasmissione Agorà, su Rai3 – non avesse accennato alla “strana” richiesta della giunta lombarda. Una mezza verità venuta fuori poco alla volta. Anche se in realtà i primi a contestare la strategia della giunta lombarda, chiamando in causa l’assessore alla Sanità Gallera e il governatore Fontana, erano stati Matteo Piloni e Antonella Forattini, consiglieri regionali dem.

                          «Le Rsa sono luoghi di persone fragili, molto spesso immunodepresse, lo stesso personale, tra l’altro decimato, non è istruito a trattare tale patologia, l’isolamento di piani Covid in una Rsa è puramente fisico e non esclude il contagio».

                          LA STRADE SEGRETE DELLE MASCHERINE

                          Quando il dietrofront è partito era ormai troppo tardi, «la necessità di liberare rapidamente posti letto di Terapia Intensiva e Sub Intensiva e in regime di ricovero ordinario degli ospedali per acuti» – come si legge nella delibera, ha prevalso su tutto. Forse anche sul più comune buon senso.

                          In molte case di riposo lombarde ancora si aspettano le mascherine. C’è chi ha provato a ordinarle senza aspettare la Regione e la Protezione civile. È riuscito a ottenerle camuffando l’ordine d’acquisto e la bolla di accompagnamento per evitare il sequestro e i controlli in dogana. Mascherine provenienti dall’Azerbaijan ma in realtà prodotte in Cina e spacciate per tessuti: cosa bisogna fare per salvarsi la vita.

                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • Sean
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                            Iniziano ad affastellarsi dossier dai gravi rilievi penali. I giudici avranno molto da lavorare una volta terminata o allentata questa crisi.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
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                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • Ponno
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                              Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                              Iniziano ad affastellarsi dossier dai gravi rilievi penali. I giudici avranno molto da lavorare una volta terminata o allentata questa crisi.
                              Il problema è che non cambierà niente e non conterà niente.

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                              Originariamente Scritto da claudio96

                              sigpic
                              più o meno il triplo

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                              • Sean
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                                Cambiare no, visto che un delitto consumato è una azione irreparabile. Contare sì, perchè un delitto apre uno strappo nel vivere comune e civile. La giustizia sta lì apposta per ricucire quello strappo.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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