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Il testo è scritto male ma il senso è chiarissimo. Chi esce dal proprio comune deve autocertificare chi resta nel proprio comune può fare il.***** che vuole purché senza assembrarsi
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk
E' quello che sto cercando di dire da 24 ore.
Lo hanno scritto volutamente male, per costringere la gente comunque in casa, per scoraggiare spostamenti non strettamente necessari.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Anche nella nota esplicativa del ministero si fa espresso riferimento alla mobilità con permesso "tra un comune e l'altro". Nel comune di residenza non si deve certificazione.
Se lasciano aperti bar/ristoranti (che non mi pare possano rientrare all'interno della triade lavoro/salute/necessità) o se si può stare in giro purchè "si evitino assembramenti", non mi pare ci siano divieti alla libera circolazione entro il territorio comunale, perchè i permessi te li chiedono quando ti sposti "da un comune all'altro"...altrimenti dovrei dare la certficazione anche per andare al bar a fare un super alcolico o due: cosa scrivo, motivi di salute?
Cercherò comunque entro breve di avere lumi dalle autorità di qui.
Me lo sto chiedendo da ieri sera..
Avevi letto il testo e lo avevo escluso, mentre ora tutte le trasmissioni dicono il contrario..
Non c'è il divieto di uscire di casa, c'è però l'invito a chiedersi "perchè lo sto facendo, perchè esco"...dato che uscendo incontrerò per forza delle persone, per cui sono a rischio contagio io e anche chi incontro.
Il fatto è che lasciando aperti esercizi pubblici non necessari come bar e ristoranti (fino alle 18) contraddice l'intenzione di scoraggiare ogni spostamento non necessario, perchè alla fine la pasta al ragù me la posso fare anche a casa; la colazione o il caffè idem.
Allora, da una parte si disincentiva l'uscire non necessario da casa e dall'altra si tengono aperti locali pubblici dove non è necessario andare.
Sarebbe cosa buona e giusta fare chiarezza nel merito da parte del Viminale.
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Avevi letto il testo e lo avevo escluso, mentre ora tutte le trasmissioni dicono il contrario..
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
Se lasciano aperti i bar, e io la mattina prendo l'auto per raggiungere un caffè nel mio comune, e andarmi a fare una bella colazione, e se per ipotesi mi fermano e mi chiedono dove sto andando, e rispondo che vado al bar e quelli mi ribattono che la colazione me la posso fare anche a casa, e io di rimando dico: "ma allora il bar aperto per chi è?"...quelli che fanno, la multa?
Idem per andare a prendere il giornale: potrei guardarmi le notizie alla tv o su internet...però le edicole sono aperte, tutto in città è aperto.
E' implicito che in tutto il territorio comunale è permesso muoversi per le più disparate esigenze, anche se non lavorative/di salute/necessarie...sono scoraggiate ma non sono vietate. Mi faccio il caffè, passo all'edicola e poi dal fioraio (che è aperto pure quello) in che caso rientro? Lavoro/salute/necessità?
Ti fermano e controllano se ti stai spostando da un comune all'altro: in quel caso devi giustificare, con autocertificazione, i motivi. Però non dovrebbero lasciare ombre interpretative.
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Non c'è il divieto di uscire di casa, c'è però l'invito a chiedersi "perchè lo sto facendo, perchè esco"...dato che uscendo incontrerò per forza delle persone, per cui sono a rischio contagio io e anche chi incontro.
Il fatto è che lasciando aperti esercizi pubblici non necessari come bar e ristoranti (fino alle 18) contraddice l'intenzione di scoraggiare ogni spostamento non necessario, perchè alla fine la pasta al ragù me la posso fare anche a casa; la colazione o il caffè idem.
Allora, da una parte si disincentiva l'uscire non necessario da casa e dall'altra si tengono aperti locali pubblici dove non è necessario andare.
Sarebbe cosa buona e giusta fare chiarezza nel merito da parte del Viminale.
Tieni conto che bar e ristoranti servono a chi lavorano. Quindi almeno per mezza giornata devono essere aperti. Io credo di non non aver mai pranzato a casa da quando lavoro [emoji1787][emoji29]
Inviato dal mio SM-G950F utilizzando Tapatalk
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
C'è una pesante e sincera (e autocritica) intervista sul Corriere. La situazione in quelle zone è allarmante:
Coronavirus, Gori: «Fermiamo tutto
I timori per l’economia? Dopo sarebbe peggio»
Il sindaco di Bergamo: qui come una guerra. «Per le generazioni che stanno vivendo questo momento, gli effetti saranno quelli di un evento bellico. La speranza è che duri pochi mesi. Ripartire sarà difficile ma sono certo che ci riusciremo»
«Ancora oggi ci sono imprenditori importanti che mi chiamano, spaventati dai danni economici di uno stop totale. Ma rispondo che o fermiamo tutto, o rischiano di perdere tutto. Anche i loro operai. Spero che il governo accolga questa richiesta. Ma la chiusura va sostenuta con misure economiche concrete». Giorgio Gori è il sindaco di una città che un mese fa godeva e soffriva dell’assalto dei turisti. Ora per le strade di Bergamo non c’è nessuno. È disciplina, ma anche paura. La provincia ha il record di contagiati da coronavirus (1.472), i morti sono già 116.
Come reagisce Bergamo?
«La cosa positiva è che nelle ultime 72 ore c’è una consapevolezza diffusa della gravità della situazione. I negozi e molte imprese hanno deciso di chiudere. È l’unica strada, come ci indicano i dati della zona rossa lodigiana» (qui la mappa del contagio).
Cosa fa più paura, oggi?
«La crescita del contagio non si ferma. Gli ospedali vanno ringraziati per lo sforzo incredibile che stanno sostenendo, ma sono in grande difficoltà. Cosa succederà tra una settimana? Oggi il dramma è non poter curare gli ottantenni. Io ho due genitori anziani, sono molto preoccupato. Ma tra dieci, venti giorni rischiamo di non avere respiratori per persone giovani».
Riesce a prendere sonno pensando di aver invitato i cittadini a vivere la città, nelle prime fasi dell’epidemia?
«Io, come altri, in un primo momento non avevamo gli elementi per capire la gravità di una situazione mai vista. Forse solo qualche epidemiologo era già in grado di prevedere quello che sta succedendo ora».
Però nelle ore in cui lei e il sindaco di Milano Beppe Sala lanciavate hashtag ottimisti, il primario degli Infettivi di Bergamo Marco Rizzi diceva che i posti letto non sarebbero bastati.
«Ci siamo arrivati per gradi, erano iniziative fatte non per stupidità, ma perché prevaleva la paura delle ricadute economiche. Oggi sappiamo che se le misure attuali fossero state prese due settimane fa avremmo risparmiato molti morti e gli ospedali sarebbero stati in grado di gestire meglio l’epidemia. La polemica però la faremo dopo. Ci interessa davvero, ora? A me no».
Quando sarà finita, che ferite resteranno su Bergamo?
«Per le generazioni che stanno vivendo questo momento, gli effetti saranno quelli di un evento bellico. La speranza è che duri pochi mesi. Ripartire sarà difficile ma sono certo che ci riusciremo».
Dove si trova la speranza?
«Nella gente, che ora ha capito. E nei tanti volontari che, rischiando la salute, stanno aiutando le persone più fragili, gli anziani, chiusi in casa».
Il sindaco di Bergamo: qui come una guerra. «Per le generazioni che stanno vivendo questo momento, gli effetti saranno quelli di un evento bellico. La speranza è che duri pochi mesi. Ripartire sarà difficile ma sono certo che ci riusciremo»
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