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Qualcuno un domani dovrà rispondere del perchè Bergamo e provincia non sono state chiuse subito e non lo sono ancora.
In una settimana Bergamo ha contato 300 decessi. Nello stesso periodo dello scorso anno furono 30. Eppure con un semplice foglio di carta puoi ancora andartene in giro magari fino a Milano o per la Lombardia.
Non capisco però perché le autorità locali non giochino d anticipo, come hanno fatto qui per Medicina
Si ok, bergamo è una città, non un paesino, ma anche i numeri sono da grande città
Bisogna chiudere tutto in Lombardia fino al 3 aprile, altrimenti collasseranno. Il Veneto mi sembra ce la stia facendo, le altre regioni hanno beneficiato giusto in tempo della quarantena
I report dagli ospedali, in specie quelli in prima linea, sono come cronache dal fronte. Credo che questo articolo riassuma le attuali condizioni e sensazioni di chi, in questi giorni ormai troppo lunghi e incerti, si trova a dover fronteggiare - con mezzi spesso insufficienti - questa furia che non vuol perdere forza:
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Coronavirus a Bergamo, lo strazio dei pazienti: «Dottoressa, dica a mia moglie che la amo»
Chirurgo all’ospedale di Treviglio racconta cosa accade in corsia: «Portiamo i messaggi ad amici e parenti». Come cambia la vita quotidiana: «Mi sono tagliata i capelli e vedo i figli con la mascherina»
«Un attimo che tolgo la mascherina, faccio una pausa». L.B., chirurgo all’ospedale di Treviglio, non sta rispondendo al telefono dalla corsia. È a casa, per tirare il fiato, dove ha un marito, un bambino e una bambina che non può abbracciare né lasciar avvicinare. Dietro agli eroi di questa emergenza, «ma quali eroi...», dice lei, ci sono storie di sacrifici non solo nelle ore che non si contano più tra barelle e letti ma anche nelle loro, di famiglie. Aveva i capelli biondi lunghi sulla schiena, la dottoressa, e li ha tagliati cortissimi. Non è un vezzo, ma un’immagine potente della sua rinuncia come donna per continuare ad essere medico e mamma. «Quando sto per arrivare a casa avviso mio marito perché tenga i bambini lontani. Vado in bagno, butto tutto da lavare, sto sotto la doccia per 40 minuti, mi sfrego con acqua e sapone. Poi mi infilo la mascherina e, comunque, tengo i miei figli a distanza. Ho tagliato i capelli corti per evitare il più possibile di portami a casa qualcosa».
A casa, di sicuro, si porta gli occhi colmi di immagini inedite anche per un medico da sala operatoria. Ormai, anche le mani devono avere in memoria le manovre di rianimazione per salvare il salvabile. Voleva fare il medico e non lo rinnega. Voleva una famiglia e la vuole proteggere. «Ma noi medici non dobbiamo essere messi nelle condizioni di fare quello che facciamo. Qui ci sono delle responsabilità con nomi e cognomi. La zona rossa della Valle Seriana andava istituita subito. Gli studi epidemiologici erano chiari, dall’inizio di Wuhan, e la scienza non è un’opinione».
È arrabbiata, «stiamo in piedi con la rabbia. Non abbiamo gli strumenti per intervenire su tutti, oltre che le protezioni». Non è solo il mantra che arriva da più voci negli ospedali. È cruda, lei, con gli esempi, perché il soldato in corsia non ha tempo ed energia per essere diplomatico con le parole. «Il paziente va in arresto respiratorio, gli pratichi il massaggio cardiaco perché no, tu medico non riesci a lasciarlo morire, ti guarda. E quando lo devi intubare? Il tubo ce l’hai ma non hai il ventilatore. Quindi? Età e comorbidità sono criteri di esclusione dalle manovre. Adesso dobbiamo intubare i quarantenni. Se domani arrivo io con il diabete, per fare un esempio, vengo dopo di lui. Si discute tanto di eutanasia, ma queste sono persone che, se avessimo i presidi, potrebbero farcela».
«Ti guarda, il paziente», dice la dottoressa, 50 anni. In quel momento, il medico non è solo un paio di mani che premono disperatamente su un torace o infilano un tubo in gola, quando può. È anche l’unico ponte tra il paziente e il mondo fuori. Mogli e mariti, figli e nipoti che aspettano notizie dietro all’enorme vetro dell’isolamento collettivo. «Il paziente sa che cosa sta succedendo, glielo leggi negli occhi. “Dica a mia moglie che la amo” o “mandi un saluto alla mia nipotina appena nata che non ho potuto vedere”, ti dicono. Ai pazienti riportiamo le parole che i loro familiari ci consegnano al telefono, i bigliettini con i messaggi e i disegni dei nipotini che ci portano, restando fuori. Ai parenti, diamo al telefono le notizie dei decessi. Ho dovuto comunicarlo a due figli di un paziente che abitano distanti l’uno dall’altra. Non hanno nemmeno potuto piangerlo insieme. Non dico tenergli la mano, perché nemmeno noi possiamo farlo. Muoiono soli e vengono portati in camera mortuaria avvolti in un telo con il disinfettante. Noi medici resistiamo, dobbiamo, ma siamo già vicini al crollo psicologico per la fatica, le ansie, e perché stiamo perdendo amici cari».
I medici, quelli che ancora resistono. «Un collega con la moglie incinta si è trasferito con un altro in un B&B. Decine e decine si stanno ammalando. Vengono con la febbre ma non possiamo fare diagnosi, perché siamo troppo pochi, se non quando i sintomi sono tali che non si può più stare qui». Il suo qui è la metà del reparto di chirurgia all’ottavo piano «pulito», cioè senza malati di covid-19, perché l’altra metà, sullo stesso piano, ha i contagiati. «Cosa faccio? Dove sono malati vado bardata con la cuffia, la mascherina, due camici di stoffa perché mancano quelli più protettivi. Poi mi fermo a metà corridoio per comunicare al personale i dati dei pazienti. Il rischio, andando da una parte all’altra, è di contagiare». Domenica, si è aggiunto il turno al pronto soccorso: «Ci sono pazienti in bagno, per isolarli. Oppure che restano in ambulanza, li visitiamo lì». Ha staccato, la dottoressa, per stare qualche ora a casa con la sua famiglia, la mascherina e i bambini a distanza. Ha staccato, sì. «Sto aspettando gli esiti di due tamponi. A due ragazzi del 1973». E poi arrivano: uno positivo e uno negativo. «Sono felice, a metà».
A parte che non e certo che tutti abbiano una tale "rete" sociale attorno a se
Poi si produrrebbe movimento di persone
Boh
Articoli come questi, che posti con malcelato piacere, sono inutili se non dannosi. La strategia comunicativa basata solo sul sentimentalismo é deleteria e irrazionale su qualsiasi argomento ma fa click e quindi via ad usarla incuranti.
Si é passato dal definire bamboccioni i 25 enni senza lavoro a definire ragazzi quelli nati nel 1973 (47 anni). Risposta ridicola.
Qualcuno un domani dovrà rispondere del perchè Bergamo e provincia non sono state chiuse subito e non lo sono ancora.
In una settimana Bergamo ha contato 300 decessi. Nello stesso periodo dello scorso anno furono 30. Eppure con un semplice foglio di carta puoi ancora andartene in giro magari fino a Milano o per la Lombardia.
Ma si potrà dire, prima o poi, che si poteva fare di più, meglio o anche solo diversamente? Fino a quando dovemo sorbirci la tiritera del "non disturbare il manovratore"? Che le misure di contenimento di Bergamo siano le stesse di Cagliari che ha un ventesimo dei positivi è ridicolo. A Bergamo sì che andavano prese misure stile Wuhan con polizia fuori da ogni condominio...ma non ora, prima.
In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. ma_75@bodyweb.com
E pensare ci sono migliaia di volontari ( che almeno in Lombardia sono il 90% rispetto ai dipendenti )sulle ambulanze che portano in giro pazienti infetti facendosi magari il turno dopo una Giornata di lavoro..e anche chi lo fa di mestiere lo fa per due soldi.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Bisogna chiudere tutto in Lombardia fino al 3 aprile, altrimenti collasseranno. Il Veneto mi sembra ce la stia facendo, le altre regioni hanno beneficiato giusto in tempo della quarantena
anche il piemonte non scherza.
Comunque verrà fuori sicuramente una correlazione con l'inquinamento ambientale. Vedrete.
Originariamente Scritto da Sean
mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola
Comunque verrà fuori sicuramente una correlazione con l'inquinamento ambientale. Vedrete.
Lo dico dal primo giorno, altrimenti non si spiegano troppe cose.
Ogni mio intervento e' da considerarsi di stampo satirico e ironico ,cosi come ogni riferimento alla mia e altrui persone e' da intendersi come mai realmente accaduto e di pura fantasia. In nessun caso , il contenuto dei miei interventi su questo forum e' atto all' offesa , denigrazione o all odio verso persone o idee.
Originariamente Scritto da Bob Terwilliger
Di solito i buoni propositi di contenersi si sfasciano contro la dura realtà dell'alcolismo.
Certo non è la scoperta dell'acqua calda
Basta mettere in relazione il rapporto contagiati ricoverati con le città più inquinate d'Italia (dove ai primi posti figurano : Lodi, Bergamo, Cremona).
Però al TG , tra un servizio sul balcone con MIMMO DJ ed uno su come si disegna un arcobaleno...Potrebbero parlarne
Originariamente Scritto da Sean
mi attacco ai tuoi pantaloni o te lo infilo a forza in gola
Articoli come questi, che posti con malcelato piacere, sono inutili se non dannosi. La strategia comunicativa basata solo sul sentimentalismo é deleteria e irrazionale su qualsiasi argomento ma fa click e quindi via ad usarla incuranti.
Si é passato dal definire bamboccioni i 25 enni senza lavoro a definire ragazzi quelli nati nel 1973 (47 anni). Risposta ridicola.
E' cronaca dal fronte. E' la semplice e pura realtà di una guerra della quale, siccome non ne udiamo o vediamo gli effetti dal vero, ci sfugge la portata e la devastazione - di ordine sociale, sanitario, economico e di vite umane.
E' semmai ridicolo continuare a trascinare indietro l'asticella dei sacrificabili per sostenere non si sa più quali argomenti: non lo sono più i sessantenni, i cinquantenni e adesso nemmeno i quarantenni. Tra poco si sosterrà che occorre pensare ai trentenni ed ai ventenni. Porteranno avanti loro il Paese, magari con l'aiuto di cinesi ed extracomunitari.
Gli inviati di guerra non facevano sentimentalismo ma storia in presa diretta. Il Vietnam ancora agita il sonno degli americani. Questo è un Vietnam globale e, per noi, nazionale. Qualcuno dovrà pur raccontare cosa accade in quelle foreste, nella risalita per quei fiumi di tenebra, che è adesso la battaglia contro questo nemico virale.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Se non si assume in pieno la portata di quanto sta accadendo, non ci si orienterà mai verso le soluzioni (o l'accettazione e l'osservanza di quelle) più adatte ad uscirne. Perchè se non finisce, è una illusione poter solo pensare di "ricominciare" - ma poi ricominciare cosa?
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
non si riesce a fare.
non funzionano più bene le applicazioni e i siti.....e quando funzionano la prima data libera ( se la trovi ) è a 20 giorni di distanza
i call center non rispondono
l'esselunga non è stata in grado di ampliare le fasce orarie: VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!
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