Originariamente Scritto da laplace
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Emergenza Coronavirus: thread unico.
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Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza MessaggioMa dopo quanto tempo ha chiesto aiuto? Perchè che all'inizio ti dicano di startene a casa perchè potrebbe anche essere normale influenza ci sta. Ma se dopo una settimana non è cambiato nulla penso che un tampone si dovrebbe fare.
E ora come sta?
E lei non aveva febbre da secoli.
Le hanno solo detto di stare a casa anche dopo che sarebbe guarita.
Lei ha chiesto il tampone più volte e non l'hanno cagata.
Bah.
Ora fortunatamente sta bene, ma non sapremo mai se ha avuto una normalissima influenza o magari è guarita da sola di altro .
Ad ogni modo manco qua li fanno facilmente, anzi.
Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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intanto zitta zitta quatta quatta la Catalogna se ne approfitta della situazione e si autoisola come se fosse uno stato indipendente. Non credo sia una mossa particolarmente furba in un momento nel quale potrebbe esserci bisogno di ogni letto/respiratore/medici disponibileOriginariamente Scritto da modgallaghergandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza MessaggioIn questo thread su twitter uno psicologo comportamentale spiega la strategia inglese.Leggete perchè è INTERESSANTISSIMO
https://twitter.com/iandonald_psych/...18371651649538
Questa idea può funzionare solo in due casi :
1 - Lockdown generale del paese, solo tot numero di abitanti ogni tot settimane ( il famoso 7-14 di incubazione ) che escono e vivono una vita normale, si infettano, si controllano, si curano/passa la malattia, avviene un immunità di gruppo, via col prossimo gruppo e così via
2 - Lockdown generale del paese e infetti volontariamente ignettando tot persone tenendole sotto controllo come sopra, le curi/passa la malattia, immunità di gruppo, via col prossimo gruppo.
ah, il tutto ammesso e concesso che con sta roba qua si possa sviluppare una immunità di gruppo. E senza considerare minimamente quali possono essere le reazioni della popolazione una volta che puff, la gente inizia a crepare a grappoli. Perchè non ci vuole molto prima che si arrivi a una catastrofe di rivolte, saccheggi e chissà cos'altro.
Così tra 10 giorni questi si ritrovano milioni di persone contagiate. Come le gestiscono ?! Non le gestiscono.
A casa mia questa è pura e dura selezione darwiniana. Roba da Nazisti o da Unità 731 Giapponese.Last edited by Gary; 14-03-2020, 02:01:52.Originariamente Scritto da modgallaghergandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioLi ha richiamati diverse volte ed i giorni sono stati parecchi perché stava abbastanza male e non migliorava affatto.E lei non aveva febbre da secoli.Le hanno solo detto di stare a casa anche dopo che sarebbe guarita.
Lei ha chiesto il tampone più volte e non l'hanno cagata.Bah. Ora fortunatamente sta bene, ma non sapremo mai se ha avuto una normalissima influenza o magari è guarita da sola di altro .
Ad ogni modo manco qua li fanno facilmente, anzi.
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioAnche a Palermo però..
Mia zia 64 anni ca. (l'ho raccontato pure qua) aveva i sintomi pari pari del Coronavirus e le hanno detto soltanto di auto isolarsi e curarsi come una normale influenza e non le hanno voluto fare il tampone (nonostante sia una persona più a rischio avendo avuto un cancro).
Motivo? Perché non era stata nelle zone secondo loro a rischio.
Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da Steel77 Visualizza MessaggioMa dopo quanto tempo ha chiesto aiuto? Perchè che all'inizio ti dicano di startene a casa perchè potrebbe anche essere normale influenza ci sta. Ma se dopo una settimana non è cambiato nulla penso che un tampone si dovrebbe fare.
E ora come sta?
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioMi sa che all'estero si ballerà una musica ancora più forte di quella che si sta suonando qua, dove dobbiamo dare atto (una volta svegliatisi dall'incantesimo) a governo, governatori di regione e sindaci di essersi ormai allarmati e di mettere in atto misure contenitive.
In Campania De Luca sta praticamente attuando un coprifuoco; al Nord vorrebbero chiudere tutto. All'estero ancora pensano sia una emergenza per modo di dire, ignorando la tremenda contagiosità del morbo. Se non fosse che siamo impestati fino al collo anche noi, ci sarebbe stato da goderselo (lo spettacolo).
E ce ne vuole, almeno noi avevamo la scusante che eravamo i primi in occidente e potevamo solo sospettarlo.
Originariamente Scritto da Vincenzo1992 Visualizza MessaggioQuelli seduti sì. Quelli che fanno attività fisica è scimunito il sindaco a imporgli di andare via, perché non stanno contravvenendo a nessun divieto
Ma è vero che con hanno sperimentato il farmaco per l'artrite su 20 soggetti contagiati e sono migliorati e verranno stubati? che sembra funzionare?
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Originariamente Scritto da Max90 Visualizza MessaggioNon vedo l'ora, gli altri governi mi sembra addirittura più stupidi del nostro.
E ce ne vuole, almeno noi avevamo la scusante che eravamo i primi in occidente e potevamo solo sospettarlo.
Ha ragione, io lo avrei già fatto qui in Lombardia. Lui è il sindaco lui dicende cose farne dei parchi, per la salute pubblica. Meglio passare per stronzo ora che piangere domani.
Ma è vero che con hanno sperimentato il farmaco per l'artrite su 20 soggetti contagiati e sono migliorati e verranno stubati? che sembra funzionare?
Se mi chiudono il parco di cali nel comune dove vado io, mi sa che ammazzo il sindaco.
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Originariamente Scritto da dott Visualizza MessaggioAvevate appena parlato della Capua... Poi scusa ma che la base di infettati possa essere molto più ampia di quanto abbiano rilevato i pochi tamponi fatti è una cosa così evidente che ci è arrivato pure mkk... Che c'entra la terra piatta? Dai su
Se poi la fonte è "c'è chi dice", allora capisci che sembra una cosa campata per aria. Al mondo c'è chi dice di tutto, persino che la terra è piatta.B & B with a little weed
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Coronavirus, c’è solo un mese per trovare 4 mila letti in terapia intensiva
Le ipotesi sull’andamento delle infezioni in uno studio dell’Istituto Mario ***** in collaborazione con l’università di Bergamo pubblicato su Lancet
Le statistiche e i numeri sono fatti per esser smentiti, così dicono. Oppure possono essere una bussola, che indica una strada da percorrere, e di cosa ci sarà bisogno lungo il percorso. Nel periodo peggiore dell’infezione, che arriverà con ogni probabilità tra 3-4 settimane, potrebbero servire fino a 4.000 posti letto di terapia intensiva. Lo sostiene uno studio dell’Istituto Mario ***** fatto in collaborazione con l’università di Bergamo e pubblicato venerdì da Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo.
Le previsioni si basano sul numero di pazienti affetti da Covid-19 registrato finora dal ministero della Salute, e analizzano l’andamento del trend dei contagi e quello dei pazienti bisognosi di terapia intensiva. In questa prima fase, il modello, purtroppo, è ancora quello esponenziale. Ogni persona infetta può a sua volta contagiare tra 2,8 e 3,2 persone. Se questo aumento progressivo dovesse essere confermato anche la prossima settimana, potremmo avere oltre trentamila persone ammalate di Covid-19 nel nostro Paese. Lo stesso criterio, con variazioni minime, si applica al numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva. C’è una proporzione evidente tra la curva generale e quella che indica le persone che hanno bisogno di respirare con supporto meccanico.
La buona notizia è che il confronto tra il numero di contagiati che non hanno bisogno di ricovero in Italia e quello registrato nella regione di Hubei in Cina, molto simile a noi per abitanti e distribuzione del contagio, indica che nei prossimi giorni l’aumento potrebbe non essere più esponenziale. Potrebbe rallentare, in modo anche significativo. La cattiva notizia invece è che se dovesse essere confermata quella previsione, trentamila nuovi infetti, il nostro sistema sanitario potrebbe diventare oltremodo saturo. Anche se gli stessi autori, che sono Andrea Remuzzi, docente di ingegneria biomedica all’università di Bergamo, e suo cugino Giuseppe, direttore del Mario *****, riconoscono che i dati attuali non consentono certezze ma solo ipotesi, per quanto solide, sul numero futuro di pazienti infettati nelle prossime settimane. Siccome la percentuale di pazienti intubati è stata finora pari al dieci per cento del totale, la previsione che nel periodo peggiore, se davvero sarà tra un mese, possano essere necessari fino a 4.000 posti letto di terapia intensiva.
Quel numero di disponibilità sarà ben difficile da raggiungere, nonostante gli sforzi di tutti. Finora abbiamo poco più di 5.200 posti letto. Potrebbe diventare necessario, sostiene lo studio, fare una scelta ulteriore. Tra chi accederà alla terapia intensiva e chi invece verrà comunque curato con sistemi respiratori meno invasivi. Sta per esser varata la legge del governo che permetterà l’assunzione di quasi ventimila tra medici e infermieri e l’acquisto di altri 5.000 ventilatori polmonari. Gli autori sostengono che si tratta di ottime misure. Ma il loro modello statistico indica che devono essere attuate in fretta, nel giro di pochi giorni. Nella speranza che comunque si riveli sbagliato.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Coronavirus, l’infermiera che intuba i pazienti:«Che strazio i malati che ti chiedono aiuto con un filo di voce»
Maria Cristina in prima linea al San Paolo di Milano: «Tanti guariscono, ma ora arrivano anche i 50enni. Ci troviamo in tre a gestire una quindicina di pazienti»
«L’altro giorno ero con l’anestesista e un paziente Covid di 48 anni. Gli abbiamo spiegato che lo avremmo intubato, che non avrebbe sentito niente. Lui mi ha stretto la mano e mi ha guardato. “Giurami che mi sveglio” mi ha detto. E io: certo che ti svegli. Mi ha risposto: “Perché io ho due figlie e le vorrei rivedere”. Beh... ho pensato a lui tutto il giorno, con la mascherina piena di lacrime». Maria Cristina Settembrese ha 54 anni e lavora al San Paolo di Milano dal 1997, al reparto di malattie infettive da 11 anni. In questi giorni è nella divisione di pneumologia Covid. Emergenza continua, pazienti che hanno fame d’aria .
Come sta ora quell’uomo?
«È stato trasferito altrove, è ancora intubato».
Sono giorni in grandissima salita...
«Sì, scaliamo montagne da mattina a sera. Ho il naso che non riesco più a toccare dal male che fa per la stretta della mascherina, stiamo in piedi con i succhi di frutta perché le cannucce passano sotto la mascherina. Niente pipì altrimenti toccherebbe sbardarsi e ribardarsi ed è complicato. Ma tutto questo ormai la gente ha imparato a conoscerlo. Quello che non si può capire se non si prova è altro...».
Altro cosa?
«È lo stato d’animo che si vive, con tutti quegli occhi che ti guardano, che ti chiedono aiuto anche se la voce non esce. Tanti guariscono, certo. Però più passano i giorni più si vedono arrivare persone sulla cinquantina e in tanti, soprattutto degli anziani, non ce la fanno. Alcuni — se hanno più di 70 anni e altre patologie importanti — arrivano con la sigla “ncr”, non candidabili alla rianimazione».
Chi decide che sono «ncr»?
«L’anestesista, lo pneumologo e l’infettivologo. Non è che li abbandoniamo a loro stessi, sia chiaro. Vengono spostati in un altro reparto Covid dove vanno a continuare le cure palliative».
Come si sopporta tutto questo ogni santo giorno?
«Devi lavorare e devi essere lucido, non puoi permettere che l’emotività interferisca. Poi quando torni a casa porti con te anche tutto quel che vivi, ed è pesante. Nella notte fra mercoledì e giovedì eravamo tre infermieri, io e i colleghi Massimiliano Rizzo e Vincenzo Palmieri, per 15 pazienti con un bisogno di assistenza importante. In situazioni normali siamo un infermiere ogni 2, massimo 3 pazienti. Cerchiamo di essere disponibili oltre che presenti, perché magari un piccolo gesto fa felici persone che lì dentro sono sole, vulnerabili e lontano dalle famiglie».
Ci fa un esempio?
«L’altra mattina. Mi ero appena svestita quando mi ha telefonato la figlia di un paziente: “La prego, mio papà ha chiamato disperato perché non trova gli occhiali e non riesce a mandare messaggi o a vedere la foto di mio figlio, può aiutarlo?”. Mi sono rivestita e sono andata a vedere. Ho trovato gli occhiali, li ho portati al paziente e prima che la figlia richiamasse gli ho detto: dille che stai bene e la notte è andata bene. Sapesse com’era felice di vedere la foto del nipotino... A volte qualcuno ci chiede di chiamare e parlare con la famiglia perché non ha abbastanza fiato per farlo da solo».
Grado di stanchezza?
«Non la definirei più nemmeno stanchezza. Siamo oltre. Magari con i nervi un po’ scoperti quando arriviamo a fine turno. Giovedì mattina, dopo una notte pazzesca, è suonato l’allarme perché stava finendo l’ossigeno. Non era mai successo perché non siamo mai arrivati a usarne tanto. I tecnici lo hanno ricaricato e sa una cosa?»
Cosa?
«Quando se ne sono andati ho parlato con i colleghi. Ciascuno di noi ha pensato a chi avrebbe salvato se l’ossigeno fosse finito. Io mi sono detta: corro dal 51enne... poi abbiamo visto di nuovo la luce verde. Ci è scappato un sorriso».
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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