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Emergenza Coronavirus: thread unico.
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Originariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Covid, che cosa vuol dire davvero vivere con un virus endemico (e perché l’ottimismo è un ostacolo)
La convivenza con un virus non è per forza indolore, come insegna la malaria. Troppo ottimismo e pensare sempre che la pandemia sta per finire, rallenta gli investimenti essenziali per raggiungere una «nuova normalità»
Secondo alcuni scienziati la fine della pandemia non sarebbe lontana. I dati che arrivano dal Regno Unito sono incoraggianti, i contagi e i ricoveri stanno calando grazie al vaccino ma anche per l’elevata circolazione del virus. Anche in Italia contagi e ricoveri crescono in modo meno esplosivo rispetto ai giorni scorsi e questo fa ben sperare sul futuro.
Ma che cosa succederà dopo? No, il virus non andrà via con uno schiocco di dita, ed è ormai qui con l’intenzione di restare. Come ha spiegato il dottor Anthony Fauci, consulente medico del presidente Usa Biden per il Covid siamo ancora nella prima fase delle «cinque fasi pandemiche», con un impatto ancora molto negativo sul globo intero. Seguirà una decelerazione, presumibilmente nel periodo estivo come abbiamo già visto per ben due volte, e seguirà, salvo varianti, la fase di controllo, quella definita endemica.
Endemicità significa che il virus continuerà a circolare in alcune parti della popolazione mondiale per anni, ma la sua prevalenza e il suo impatto scenderanno a livelli relativamente gestibili, quindi il Covid dovrebbe diventare più simile a un’influenza piuttosto che una malattia in grado di bloccare il mondo. Per classificare una malattia infettiva nella fase endemica il tasso di infezione deve più o meno stabilizzarsi nel corso degli anni piuttosto che palesarsi con picchi difficilmente gestibili come sta avvenendo adesso con il Covid. «Una malattia è endemica se il numero di riproduzione di base R0 (erre con zero) è stabile a uno» spiega l‘epidemiologa della Boston University Eleanor Murray. «Significa che una persona infetta in media contagia un’altra persona, in assenza di misure di contenimento».
È evidente che siamo ancora lontani da questo momento (sia chiaro, Omicron non è endemico) , tuttavia molti scienziati prevedono che Omicron rappresenti un periodo di passaggio per arrivare all’endemia perché contagiando un numero così elevato di persone si creerà un importante strato di immunità naturale. Anche perché Omicron sembra essere meno grave della variante Delta. Gli studi ci dicono che la variante prospera più nelle vie aeree superiori che nei polmoni. Di conseguenza, le degenze ospedaliere sono più brevi e un minor numero di pazienti necessita di terapia intensiva e la convinzione è che con il tempo Sars-CoV-2 diventerà come gli altri coronavirus che causano il raffreddore.
Il senso di una fine imminente della pandemia è dunque rafforzato dall’immagine di una variante «mite» (in buona parte come conseguenza delle vaccinazioni) unita ai molti riferimenti all’«endemicità» e all’«imparare a convivere con il virus» citati da diversi politici negli ultimi giorni. Ma Omicron, con il su alto tasso di contagiosità sta ancora stressando i sistemi sanitari del mondo, ancora in difficoltà, e la nuova variante sembra avere un importante potenziale per ritardare l’endemicità tanto attesa.
Ma che cosa significa in concreto avere a che fare con un virus endemico? Il termine «endemico» si riferisce a una malattia che è costantemente presente in una determinata area, indipendentemente dalla sua gravità. La malaria, ad esempio, è endemica nelle aree tropicali e subtropicali e ha ucciso più di 600.000 persone nel 2020. È vero che le persone ci convivono, ma non in modo indolore. «L’endemicità non implica una malattia lieve e una malattia lieve non implica endemicità» chiarisce al Financial Times Elizabeth Halloran, direttore del Center for Inference and Dynamics of Infectious Diseases di Seattle. «L’endemicità non consiste solo nel ridurre a uno il numero riproduttivo del virus. Questo è il minimo indispensabile per ottenere la classificazione endemica - sottolinea Angela Rasmussen, virologa dell’Università del Saskatchewan in Canada - ma ci sono anche altri fattori che entrano in gioco: qual è il tasso di ricoveri e decessi? Il sistema sanitario è sovraccaricato al punto da rischiare una carenza di personale? Sono disponibili trattamenti per limitare al massimo il numero di persone che si ammaleranno gravemente?».
«Non c’è molto che noi umani possiamo fare intenzionalmente per andare verso l’endemicità. . . molto dipende da come si evolve il virus» aggiunge Halloran. «Non si può prevedere il suo prossimo passo, a parte il fatto che qualsiasi nuova variante dovrà essere più trasmissibile o più capace di sfuggire all’immunità - o entrambi - per avere la meglio su Omicron».
L’incognita più grande in questo viaggio verso l’endemicità è la possibilità, molto concreta, che sorgano nuove varianti. Non esiste una «legge» che imponga che un virus debba diventare più mite nel tempo. «È molto difficile prevedere l’evoluzione della virulenza» dice Eddie Holmes, biologo evoluzionista che ha contribuito a pubblicare la sequenza del genoma di Sars-CoV-2 nel gennaio 2020. «Potrebbe salire, scendere o rimanere la stessa. Certamente è ancora possibile che in futuro emerga una variante più virulenta». Il virus sta circolando moltissimo in tutto il mondo, ed è noto che è proprio l’alta circolazione a favorire l’emergere di nuove varianti. Con il rischio concreto di dover ripartire da capo a ottobre, quando si affaccerà la stagione fredda.
L’idea che Sars-CoV-2 possa restare con noi per sempre può certamente suonare inquietante. Si potrà mai tornare alla nostra vita pre pandemica senza dover sempre indossare le odiose mascherine (non così odiate dagli adolescenti perché nascondono i brufoli), senza dover mostrare il green pass ovunque si vada, senza rinunciare a viaggi, strette di mano, viaggi, concerti rock in piedi sul parterre?
Forse comprendere (e accettare) che la pandemia è un’emergenza a lungo termine potrebbe aiutare i governi (e psicologicamente i cittadini) ad organizzarsi in modo più efficace, introducendo nuove misure di sicurezza nella vita quotidiana, scegliendo i giusti investimenti. Piuttosto che pensare a quando finirà la pandemia andrebbe forse discusso come riuscire a convivere con il Covid, senza sorprendersi ad ogni ondata a pensare: «Ma non era finita?».
Lo scorso autunno, quando la variante Delta sembrava sotto controllo, poco prima dell’invasione esplosiva di Omicron, Jeremy Farrar, direttore di Wellcome, una fondazione sanitaria globale con sede a Londra aveva dichiarato al New York Times: «Dobbiamo cominciare a pensare, a pianificare e a comprendere che siamo di fronte a un’infezione che non andrà mai via». Proprio l’ottimismo potrebbe essere uno dei maggiori ostacoli a realizzare piani «di convivenza»: se ogni volta si pensa che il Covid stia andando via si tenderà ad abbassare la guardia senza procedere con investimenti essenziali.
Quali?
1 Potenziare il più possibile la ricerca per arrivare a un vaccino universale monodose che valga su tutte le varianti (sfida ardita, ma i lavori sono in corso);
2 Sviluppare un vero piano pandemico puntando sulla medicina territoriale e reparti ospedalieri ad hoc perché dopo oltre due anni di pandemia medici e operatori sanitari non possono lavorare in continuo affanno, così come i pazienti di altre patologie, in primis oncologiche e cardiache, non possono vedersi rimandati esami o interventi ogni volta che si entra in una fase emergenziale;
3 Proseguire nello sviluppo di farmaci antivirali efficaci, sicuri e a basso costo (ad oggi abbiamo le pillole Pfizer e Merck);
4 Assicurare il vaccino a tutti i Paesi del mondo perché solo così sarà davvero possibile ridurre la circolazione del virus;
5 Per abbattere il rischio di contagio (che coi grandi numeri comporta restrizioni e stress per il sistema sanitario) l’ingegneria può subito venire in soccorso e contribuire a creare una nuova normalità , grazie alla ventilazione meccanica controllata all’interno degli edifici, un sistema simile alle ventole che nelle cucine aspirano fumi e odori: con un ricambio d’aria tarato in base al livello di rischio si può rendere un ambiente chiuso, saturo di virus, come se fosse aperto . E aspetto cruciale, le varianti non influiscono sul suo funzionamento.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggioa volte penso cosa accadrebbe se togliessero tutto quanto , via mascherine , via restrizioni , sopravvivono solo i più forti e viaAlboreto is nothing
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La "convivenza" non può tradursi in un semplice aspettare che il virus scompaia com'è venuto o che si trasformi in un qualcosa di sopportabile. Bisogna ragionare sulle previsioni più pessimistiche, solo così si potranno ridurre gli effetti delle cattive sorprese.
Questo significa che nel mentre il futuro scoprirà le sue carte si deve ripensare ed investire sulla sanità. Ospedali, personale, medicina territoriale: è questo il primo strumento in previsione di una "convivenza".
Non può essere tutto ridotto e tutto concentrato sul green pass. Il green pass non evita le infezioni, non evita il ricorso alle cure, non è uno scudo invulnerabile e non è sostenibile ad libitum.
A Macerata tra pensionamenti e sospensioni manca il personale. Il bando per dottori e infermieri specialisti è andato deserto. Immagino che possiamo trasportare quanto accade in una medio-piccola realtà di provincia in tutta Italia.
Sul fronte dei vaccini e dei farmaci non dipende da noi ma dalle ricerche che si stanno compiendo all'estero e dunque in quel senso siamo a traiano: ma per quanto compete allo Stato vanno tradotti nella pratica progetti in una previsione di lunga permanenza dello stato presente delle cose sul fronte del virus....ma di noi
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popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Interessante visione del problema
Omicron might mark the end of Covid-19's pandemic phase -- unless a certain scenario happens, Fauci says
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Mink1a
speriamo non facciano tamponi in quei giorni
Festival Sanremo, capienza al 100% al teatro Ariston
Capienza al cento per cento del Teatro Ariston e nave da crociera, in rada a Sanremo, soltanto come studio televisivo. Sono queste le principali novità e conferme emerse stamani nel corso dell'ultimo Comitato sull'ordine e la sicurezza pubblica, che si è riunito in Prefettura a Sanremo, in vista del Festival di Sanremo (1-5 febbraio). Ad annunciarle e' stato il sindaco della città dei Fiori, Alberto Biancheri.
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Io che sono di Sanremo mi preparo al peggio da quella settimana in poi
Inviato dal mio Redmi Note 8T utilizzando Tapatalk
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Originariamente Scritto da MarcoT Visualizza MessaggioMa non avevi dei ragazzini di tipo 12 anni che hanno avuto cali paurosi? Hanno recuperato?
Però, al di fuori del singolo evento, prestazionalmente non ha mai perso nulla. Anzi, a Settembre ed Ottobre ha avuto una crescita della performance molto lineare tanto che poi dopo il regionale di Ottobre si è qualificato per la Finale Nazionale dove a Novembre è arrivato secondo giocandosi fino all'ultima alzata il titolo nazionale.
Di iscritti che hanno avuto problematiche con il vaccino ne ho avuti due. Questo ragazzino e un cinquantenne che è stato male quasi una settimana dopo il Jhonson.
Però problematiche di cali di performance al di fuori di qualche giorno di riposo post vaccinazione non ne ha avuti nessuno. Ripeto, tanto nella mia palestra quanto dal confronto con altre realtà locali durante i vari appuntamenti Federali.
Poi qualche caso immagino ci sia stato. Ma non i numero tale da risultare noto a noi operatori del settore.
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Originariamente Scritto da Barone Bizzio Visualizza Messaggiohttps://www.reuters.com/business/hea...us-2022-01-19/
Ma che strano. Ora salta fuori che gli infetti sono più protetti da Delta rispetto ai vaccinati
Hai sorvolato sul piccolo dettaglio che gli infetti sono pero' prima piu' soggetti a danni a lungo termine respiratori, cardiaci e, non in ultimo, al decesso.
Ci sara' chi schiattera', chi avra' conseguenze gravi a lungo termine date dal covid stesso (ad esempio le famose miocarditi che sono molto piu' evidenti in chi ha preso il covid ma e' riuscito a guarire rispetto ai vaccinati) e chi guarira' senza problemi diventando invincibile.
Non ho capito, cosa e' che vorresti dire DI PRECISO?
Al di la' del fatto che non ti vada bene niente, potresti chiarire ESATTAMENTE e una volta per tutte quale sia la soluzione che ti renderebbe felice?
Cosi' almeno tra un po' di mesi, a conti fatti, possiamo rinfacciarti tutto e la smetti di saltare da un lato all'altro del carro.
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Considerato che i vaccini sono basati ancora sul primo Covid.. direi che è chiaro che chi si prende una variante, che sia l’ultima o quella prima, ha una maggiore protezione
Però se già ora ci son problemi (per fortuna limitati) nel far circolare liberamente il virus nonostante una popolazione al 90% vaccinata.. figurarsi con una popolazione scoperta e senza la minima immunità come molti del 3ad avrebbero auspicatoOriginariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
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Originariamente Scritto da cesko92 Visualizza MessaggioConsiderato che i vaccini sono basati ancora sul primo Covid.. direi che è chiaro che chi si prende una variante, che sia l’ultima o quella prima, ha una maggiore protezione
Però se già ora ci son problemi (per fortuna limitati) nel far circolare liberamente il virus nonostante una popolazione al 90% vaccinata.. figurarsi con una popolazione scoperta e senza la minima immunità come molti del 3ad avrebbero auspicato
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