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Mi auguro che nel prossimo giro di vaccinazioni ci sia una alta vigilanza sulle priorità, non che ci ritroviamo di nuovo pieni di Scanzi della situazione
Attualmente c'è una fantastica categoria denominata : "Altro" che comprende sai quante vaccinazioni ?
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Nel terzo mondo come va la situazione? (Africa e paesi inguaiati dell'America Latina)
In Cile che è il paese del Sud America con più vaccinazioni, male
Però usano solo quello cinese che ha efficienza del 56% dopo la seconda somministrazione
Ed inoltre son pieni di variante brasiliana
Direi però che non ci sono basi per affermare quello.
Per il fatto che nella fabbrica non producono il vaccino, ma concludono una parte del processo produttivo. Cioè, come dicono nell'articolo, se gli viene fornito il semilavorato loro possono arrivare alla fine del ciclo.
Ma per affermare quello che dici tu si dovrebbe supporre che il semilavorato sia disponibile in dosi maggiori e che il problema sia che non ci sono aziende che lo trasformano nel vaccino, e che quell'azienda risolverebbe il problema già nell'immediato.
Temo, ma qui entriamo nel campo delle supposizioni, che se questo fosse il caso il vicepresidente lo avrebbe dichiarato chiaramente nell'intervista.
Sicuramente aumentare i siti produttivi in loco sarà necessario per il prossimo futuro, ma ho paura che non sia una soluzione di immediatissima praticabilità.
No, no. Loro possono produrre da zero fino ad un milione di dosi al giorno. Se gli viene fornito il semilavorato fino a due milioni. Questo è stato ampiamente dichiarato.
L'azienda italiana che produce farmaci etici ed equivalenti si è detta pronta a convertire allo scopo uno dei suoi stabilimenti in provincia di Lecce. "Se il progetto andasse in porto "abbiamo una capacità produttiva complessiva di 250 milioni di dosi. Insomma un fabbisogno nazionale, pensando anche alle seconde dosi", sostiene l'azienda.
“Pronti a produrre un milione di dosi al giorno di vaccino. Attendiamo il via libera da parte del Governo”
“Se poi a noi arrivasse già il 'bulk', ovvero il semilavorato da infialare e ultimare, la nostra produzione giornaliera passerebbe a due milioni di dosi al giorno”
Comunque, a priori degli articoli in sé. Te ne sto parlando io per fonte diretta. Chi ci lavora lì ha dichiarato a me che loro hanno già le basi per partire.
In Cile che è il paese del Sud America con più vaccinazioni, male
Però usano solo quello cinese che ha efficienza del 56% dopo la seconda somministrazione
Ed inoltre son pieni di variante brasiliana
Avevo postato un articolo sul Cile qualche giorno fa. Ma a quanto pare anche in Ungheria i contagi non calano pur essendo uno dei paesi più avanti con le vaccinazioni; lì addirittura hanno 5 diversi tipi di vaccini.
Astrazeneca addio, l'Ue prenota 1,8 miliardi di vaccini mRna.
Via da Astrazeneca, che anche questa settimana sta ritardando metà delle consegne all’Europa. Via da Johnson&Johnson, che pure avrebbe scatenato alcuni rari casi di trombosi sui quali - questa è la novità - sta indagando l’Ema. Per il futuro, la Commissione europea punta sui vaccini a ‘Rna messaggero’, considerati anche dalla stessa Agenzia europea del farmaco più efficaci e con minori rischi di reazioni avverse. Palazzo Berlaymont è pronta all’acquisto di ben 900 milioni di dosi efficaci anche contro le varianti del coronavirus, con un’opzione contrattuale di altri 900 milioni di fiale, per l’approvvigionamento dei paesi membri nel 2022 e 2023. Secondo fonti europee, la casa farmaceutica con cui la Commissione Europea potrebbe firmare un nuovo contratto nei prossimi giorni potrebbe essere la Pfizer-Biontech, che al momento ha maggiori capacità produttive. Ma possibili opzioni sono anche Moderna e Curevac. Il problema però è che fare ora con i richiami: dopo la Germania, anche la Francia ha deciso di non usare Astrazeneca per la seconda dose agli under-55. Dopo l’altalena di decisioni sul vaccino di Oxford, responsabile anche secondo l’Ema dei casi di trombosi, pur rari ma gravi, riscontrati nelle utenze più giovani e soprattutto femminili, la via sembra segnata. Per il futuro, Bruxelles, in accordo e a nome degli Stati membri, non farà più affidamento su questo genere di vaccini, bensì su quelli a ‘mRNA’ che spingono il corpo umano a produrre una proteina che imita parte del virus, innescando una risposta immunitaria. Mentre AstraZeneca, come anche il prodotto di Johnson&Johnson, utilizza una versione innocua e indebolita del virus del raffreddore comune di uno scimpanzé per fornire istruzioni per generare una risposta immunitaria e prevenire l’infezione. Ma questo è il futuro. Il problema è il presente, non semplice da gestire mentre incalzano le varianti del virus e la campagna vaccinale resta lenta in tutta l’Ue e in particolare in Italia. L’Ue ha un disperato bisogno di vaccini ora. Dopo che diversi Stati membri tra cui Germania, Italia, Francia, Spagna, Belgio e altri hanno scelto di raccomandare l’uso di Astrazeneca solo a chi ha più di 55 o 60 anni, alla luce delle nuove indicazioni dell’Ema sui “forti legami” tra le trombosi e l’inoculazione di questo vaccino, il problema è gestire i richiami, per chi ha già ricevuto la prima dose del siero anglo-svedese. In Italia il governo raccomanda di usare comunque Astrazeneca, sostenendo che non ci sono segnalazioni di complicazioni dopo la seconda dose. Il punto è che sui richiami non ci sono sufficienti dati scientifici, perché in grandissima maggioranza non sono stati ancora effettuati, come hanno spiegato anche i tecnici dell’Ema in conferenza stampa martedì scorso.
Astrazeneca addio, l'Ue prenota 1,8 miliardi di vaccini mRna (di A. Mauro)
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Avevo postato un articolo sul Cile qualche giorno fa. Ma a quanto pare anche in Ungheria i contagi non calano pur essendo uno dei paesi più avanti con le vaccinazioni; lì addirittura hanno 5 diversi tipi di vaccini.
Già che si usano più vaccini e su fasce diverse della popolazione è difficile fare analisi
Ad esempio quello cinese, dando per buona la protezione del 56% alla seconda dose, potrebbe anche andare sulla fascia di popolazione giovane, ma non sugli anziani
Una sola dose sembrerebbe avere effetti bassissimi ed in Cile solo il 20% della popolazione ne ha fatte 2
Riaperture ristoranti, cinema e palestre: il percorso dal 20 aprile
Dopo il prossimo monitoraggio sulla diffusione del Covid si individueranno le regioni con una situazione da fascia gialla dove si potranno far ripartire alcune attività. Fontana: «A fine aprile stiamo meglio»
Prima i ristoranti all’ora di pranzo, poi le sale per gli spettacoli e i musei, a seguire i bar e le palestre, sia pur con lezioni individuali. Potrebbe essere questa la «scaletta» delle riaperture a partire da fine aprile. Centrodestra e associazioni di categorie sono in pressing, ma se ne riparlerà non prima del 20 aprile, dopo aver esaminato il monitoraggio della prossima settimana. Troppo alto è ancora il numero dei nuovi contagiati e delle vittime per fare previsioni, ma quanto dichiarato ieri dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro traccia comunque il percorso: «Esiste un insieme di indicatori che contribuiscono a caratterizzare degli scenari dove progressivamente si andrà ad aprire, su questo si sta lavorando proprio nella prospettiva di maggio».
La soglia gialla
La possibilità di ottenere il via libera alle ripartenze riguarda le regioni che avranno numeri da zona gialla. Il governatore Attilio Fontana si dice convinto che «in Lombardia accadrà a fine aprile». Marciano verso una situazione più confortante anche Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Liguria, Veneto. La regola imposta dal governo nel decreto di aprile — che potrebbe essere prorogata a maggio — prevede che tra i parametri da tenere in considerazione ci sia l’andamento della campagna vaccinale — e i governatori hanno ribadito di essere pronti se avranno a disposizione le dosi necessarie. Dunque si comincia a studiare il calendario.
Il 20 aprile
Il monitoraggio del 16 aprile fornirà il quadro aggiornato, dal 20 comincerà il confronto tra governo e Regioni sul percorso da seguire «per programmare il futuro», come conferma il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Sulla base dei dati aggiornati al 23 aprile si scriverà il nuovo decreto fissando un percorso per le riaperture che dovranno comunque essere «graduali», come ha già evidenziato il Comitato tecnico scientifico. E soprattutto dovranno tenere conto delle nuove linee guida che si stanno mettendo a punto per evitare che l’aumento degli spostamenti e i contatti troppo ravvicinati facciano rapidamente risalire la curva epidemiologica. Proprio come accaduto in Sardegna che dalla zona bianca è passata direttamente in quella rossa.
Ristoranti e bar
In cima alla lista delle attività da far ripartire ci sono i ristoranti. L’ipotesi è di consentire la riapertura a pranzo — forse con un orario ridotto almeno nella prima fase — favorendo i locali che hanno uno spazio esterno con la sospensione della tassa per l’occupazione di suolo pubblico. Subito dopo toccherà ai bar, anche in questo caso con alcune limitazioni in particolare per quanto riguarda la consumazione in piedi.
Cinema e musei
Domani il ministro della Cultura, Dario Franceschini, incontrerà gli esperti del Cts per discutere con loro i criteri di riapertura di cinema e teatri, ma anche mostre e musei. E chiederà di poter aumentare il numero di ingressi nelle sale a determinate condizioni. Tra i requisiti richiesti c’è la mascherina Ffp2 per la durata dello spettacolo, il tampone effettuato nelle 48 ore precedenti, il fatto di essere già vaccinati. Percorsi obbligatori e visite a tempo sono previste invece nei luoghi della cultura. Ovunque sarà privilegiata la prenotazione online in modo da evitare file e pagamenti in contanti.
Lo sport
Chiedono di ripartire anche i gestori di palestre e piscine. I protocolli sono stati aggiornati e si dovrà stabilire se consentire — almeno nella prima fase — solo lezioni individuali oppure anche di gruppo, sempre con distanziamento e con un utilizzo limitato degli spogliatoi. Gli scienziati stanno esaminando il dossier relativo al ritorno del pubblico per tennis e calcio.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Riaperture ristoranti, cinema e palestre: il percorso dal 20 aprile
Dopo il prossimo monitoraggio sulla diffusione del Covid si individueranno le regioni con una situazione da fascia gialla dove si potranno far ripartire alcune attività. Fontana: «A fine aprile stiamo meglio»
Prima i ristoranti all’ora di pranzo, poi le sale per gli spettacoli e i musei, a seguire i bar e le palestre, sia pur con lezioni individuali. Potrebbe essere questa la «scaletta» delle riaperture a partire da fine aprile. Centrodestra e associazioni di categorie sono in pressing, ma se ne riparlerà non prima del 20 aprile, dopo aver esaminato il monitoraggio della prossima settimana. Troppo alto è ancora il numero dei nuovi contagiati e delle vittime per fare previsioni, ma quanto dichiarato ieri dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro traccia comunque il percorso: «Esiste un insieme di indicatori che contribuiscono a caratterizzare degli scenari dove progressivamente si andrà ad aprire, su questo si sta lavorando proprio nella prospettiva di maggio».
La soglia gialla
La possibilità di ottenere il via libera alle ripartenze riguarda le regioni che avranno numeri da zona gialla. Il governatore Attilio Fontana si dice convinto che «in Lombardia accadrà a fine aprile». Marciano verso una situazione più confortante anche Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Liguria, Veneto. La regola imposta dal governo nel decreto di aprile — che potrebbe essere prorogata a maggio — prevede che tra i parametri da tenere in considerazione ci sia l’andamento della campagna vaccinale — e i governatori hanno ribadito di essere pronti se avranno a disposizione le dosi necessarie. Dunque si comincia a studiare il calendario.
Il 20 aprile
Il monitoraggio del 16 aprile fornirà il quadro aggiornato, dal 20 comincerà il confronto tra governo e Regioni sul percorso da seguire «per programmare il futuro», come conferma il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Sulla base dei dati aggiornati al 23 aprile si scriverà il nuovo decreto fissando un percorso per le riaperture che dovranno comunque essere «graduali», come ha già evidenziato il Comitato tecnico scientifico. E soprattutto dovranno tenere conto delle nuove linee guida che si stanno mettendo a punto per evitare che l’aumento degli spostamenti e i contatti troppo ravvicinati facciano rapidamente risalire la curva epidemiologica. Proprio come accaduto in Sardegna che dalla zona bianca è passata direttamente in quella rossa.
Ristoranti e bar
In cima alla lista delle attività da far ripartire ci sono i ristoranti. L’ipotesi è di consentire la riapertura a pranzo — forse con un orario ridotto almeno nella prima fase — favorendo i locali che hanno uno spazio esterno con la sospensione della tassa per l’occupazione di suolo pubblico. Subito dopo toccherà ai bar, anche in questo caso con alcune limitazioni in particolare per quanto riguarda la consumazione in piedi.
Cinema e musei
Domani il ministro della Cultura, Dario Franceschini, incontrerà gli esperti del Cts per discutere con loro i criteri di riapertura di cinema e teatri, ma anche mostre e musei. E chiederà di poter aumentare il numero di ingressi nelle sale a determinate condizioni. Tra i requisiti richiesti c’è la mascherina Ffp2 per la durata dello spettacolo, il tampone effettuato nelle 48 ore precedenti, il fatto di essere già vaccinati. Percorsi obbligatori e visite a tempo sono previste invece nei luoghi della cultura. Ovunque sarà privilegiata la prenotazione online in modo da evitare file e pagamenti in contanti.
Lo sport
Chiedono di ripartire anche i gestori di palestre e piscine. I protocolli sono stati aggiornati e si dovrà stabilire se consentire — almeno nella prima fase — solo lezioni individuali oppure anche di gruppo, sempre con distanziamento e con un utilizzo limitato degli spogliatoi. Gli scienziati stanno esaminando il dossier relativo al ritorno del pubblico per tennis e calcio.
CorSera
me lo auguro almeno mia moglie potrà tornare a lavorare da novembre che sta a casa
lavora nei musei e mi sembra davvero assurdo che non possano lavorare,già non c'è mi stato un afflusso a mo' di assembramenti,figuriamoci ora,certo il problema è che se non c'è turismo nemmeno ci sarà lavoro,quando hanno aperto a giugno l'anno scorso,erano solo per mezza gg a parte nei week end,si incominciava a intravedere un po' di luce a luglio agosto col turismo,poi di nuovo il crollo.Molte persone pensano che i dipendenti siano statali,invece sono tutte coop private e stanno rischiando grosso il posto di lavoro,ma nessuno ne parla.Poi in giornate come ieri,che siamo stati a leroy merlin,inutile vi racconto cosa c'era,qui davvero si rasenta l'imbecillità e l'incompetenza.Ma ormai mi sono rassegnato
A sto punto credo che la zona rossa che ha creato il precedente Governo e che stanno attuando tutt'ora (seppur con qualche modifica) è, Imho, una condizione con davvero poco senso di esistere.
Ammazzi una % di commercio che potenzialmente non era neanche detto desse il proprio contributo negativo al COVID, ma al tempo stesso lasci aperte tantissime situazioni per fornire la scusa perfetta al cittadino di scendere sostanzialmente quando gli pare e piace, senza grandi problematiche.
Ed infatti ci vuole parecchio tempo solitamente prima di vedere miglioramenti tangibili, è un'agonia assurda così.
Come disse qualcuno, piuttosto della zona rossa, sarebbe stato più idoneo forse un lockdown locale reale (per singole Regioni) che sì, sarebbe stato più duro, ma in molto meno tempo delle infinite zone rosse/arancioni, avrebbe quantomeno migliorato drasticamente la situazione temporaneamente grave.
Io preferisco un lockdown di 2 settimane piuttosto di stare 2 mesi tra zona arancione e rossa, per me non ha senso così.
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
A sto punto credo che la zona rossa che ha creato il precedente Governo e che stanno attuando tutt'ora (seppur con qualche modifica) è, Imho, una condizione con davvero poco senso di esistere.
Ammazzi una % di commercio che potenzialmente non era neanche detto desse il proprio contributo negativo al COVID, ma al tempo stesso lasci aperte tantissime situazioni per fornire la scusa perfetta al cittadino di scendere sostanzialmente quando gli pare e piace, senza grandi problematiche.
Ed infatti ci vuole parecchio tempo solitamente prima di vedere miglioramenti tangibili, è un'agonia assurda così.
Come disse qualcuno, piuttosto della zona rossa, sarebbe stato più idoneo forse un lockdown locale reale (per singole Regioni) che sì, sarebbe stato più duro, ma in molto meno tempo delle infinite zone rosse/arancioni, avrebbe quantomeno migliorato drasticamente la situazione temporaneamente grave.
Io preferisco un lockdown di 2 settimane piuttosto di stare 2 mesi tra zona arancione e rossa, per me non ha senso così.
ma e' chiaro, e' quello che dicevo qualche pagina fa.
Il discorso e' che queste cose andavano fatte subito e soprattutto spiegate al cittadino: quando il virus ricomincia a circolare, si chiude tutto per 3 settimane.
A sto punto credo che la zona rossa che ha creato il precedente Governo e che stanno attuando tutt'ora (seppur con qualche modifica) è, Imho, una condizione con davvero poco senso di esistere.
Ammazzi una % di commercio che potenzialmente non era neanche detto desse il proprio contributo negativo al COVID, ma al tempo stesso lasci aperte tantissime situazioni per fornire la scusa perfetta al cittadino di scendere sostanzialmente quando gli pare e piace, senza grandi problematiche.
Ed infatti ci vuole parecchio tempo solitamente prima di vedere miglioramenti tangibili, è un'agonia assurda così.
Come disse qualcuno, piuttosto della zona rossa, sarebbe stato più idoneo forse un lockdown locale reale (per singole Regioni) che sì, sarebbe stato più duro, ma in molto meno tempo delle infinite zone rosse/arancioni, avrebbe quantomeno migliorato drasticamente la situazione temporaneamente grave.
Io preferisco un lockdown di 2 settimane piuttosto di stare 2 mesi tra zona arancione e rossa, per me non ha senso così.
forse ora che riaprono le scuole lo capiranno..........così ci chiuderanno a giugno e luglio,sacrifichiamo l'estate per salvare .....natale
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