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Strano che la glutammina non faccia un granché
Sulle riviste di bodibilding dicevano che faceva venire il sistema immunitario invincibile.
E per questo ne abbiam presa a badilate.
Strano che la glutammina non faccia un granché
Sulle riviste di bodibilding dicevano che faceva venire il sistema immunitario invincibile.
E per questo ne abbiam presa a badilate.
Infatti nella prima ondata io l'ho presa e l'ho fatta prendere pure ai miei genitori...tutto ok. Nella seconda ondata non l'abbiamo presa...e ci siamo presi tutti il covid. Coincidenza? Io NON credo.
I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
Vaccini, l'allarme delle Regioni: "Poche dosi, si rischia lo stop"
Il rallentamento delle forniture preoccupa soprattutto Lazio, Campania, Piemonte e Toscana. Ma a complicare la campagna anche disguidi e sfiducia: in Sicilia sono 11 mila le disdette di chi aveva una prenotazione AstraZeneca
"Servono più dosi". L'allarme percorre lo Stivale, dal Piemonte alla Campania. È lanciato dai governatori che si trovano con poche scorte in magazzino e temono di restare senza vaccini nei giorni a venire. "È il momento di accelerare", ripete a tutti il commissario anti-Covid Francesco Paolo Figliuolo. Ma il problema, in questo primo scorcio di aprile, sono gli approvvigionamenti che mettono a rischio gli obiettivi che, nel suo tour sul ter...
Vaccini, un aprile a rilento: si allontana l’obiettivo di 500 mila al giorno
Il ritmo avrebbe già oggi dovuto toccare quota 300 mila dosi ogni 24 ore. Ma solo nella seconda parte del mese le consegne previste permetteranno di raggiungerlo. Il vero scatto a metà maggio
Come l'Achille del paradosso di Zenone che, pur velocissimo, non riesce ad afferrare la tartaruga, così il generale Francesco Paolo Figliuolo, pur espertissimo di logistica, non riesce ancora a raggiungere le 300 mila vaccinazioni al giorno. Secondo il suo Piano, ci saremmo dovuti arrivare tra il 17 e il 23 marzo. Poi è stato costretto a spostare l'asticella nella settimana appena conclusa. Sembrava fatta, con la giornata record del 31 marzo (287 mila iniezioni), invece...
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Anche se incompleti, da quegli articoli si capisce l'aria che tira, cioè la solita da quando è iniziata questa pandemia: annunci su annunci poi completamente ribaltati dai (disastrosi) fatti sul campo. Previsioni, orizzonti che vengono continuamente spostati più in là...e fa specie vedere che anche un profilo riservato come Draghi si sia lasciato sedurre dal giochetto ("a luglio immunità di gregge") quando sostanzialmente è tutto fermo al palo e ciò che è in perenne e disgustoso movimento, ciò che non smette di accelerare è soltanto la propaganda.
Viene da chiedersi come è stato possibile, per i Paesi che sono molto avanti con la campagna di vaccinazione, essere pronti per tempo e non gettare a vuoto ben 4 mesi. Usa, Gran Bretagna, Israele, persino l'Ungheria...come hanno fatto? Perchè da noi tanti problemi nel rifornimento delle dosi, nel reperimento del personale, nella creazione dei punti di vaccinazione, nelle prenotazioni, insomma in tutto l'impianto logistico-strutturale e altrove si è iniziato e proseguito senza tanti problemi?
Sul CorSera una intervista alla direttrice della campagna vaccinale inglese: ha detto che non sono stati a "mercanteggiare i 50 centesimi a dose" in sede di preaccordo con le case farmaceutiche: una evidente stoccata alla UE. Resta comunque che quelli hanno subito trovato i luoghi per vaccinarsi e il personale (in GB vai in farmacia, ti siedi e ti fanno l'iniezione, tanto per dire) mentre qua è tutto un dedalo, una sconvolgente impreparazione.
Se almeno si abbassasse il volume dei proclami, se la si finisse di porre date e obiettivi e si concentrassero tutti gli sforzi sul mettere in piedi una parvenza di campagna di vaccinazione sarebbe già qualcosa. Ora l'estate farà da tappeto sotto al quale far sparire questi enormi cumuli d'inefficienza (il caldo e l'aria aperta aiuteranno a diminuire la diffusione del virus, come lo scorso anno) e si riprensenteranno col sole anche le grancasse dei tromboni al comando: se però ci si dovesse lasciare ingannare dal bel tempo e non si cercasse comunque di rimediare ai disastri, a costo di vaccinare in spiaggia sotto all'ombrellone, in autunno i fatti si ripresenteranno a tragicamente smontare gli ennesimi tendoni del circo.
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popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Aggiungo un augurio di buona Pasqua a voi tutti...in specie a chi ha a che fare direttamente (perchè colpito) o indirettamente (perchè colpiti sono parenti o affetti) col covid e con tutte le sue appendici, tra le quali, e grave, l'interruzione o la diminuzione del lavoro, che aggiunge incertezza all'incertezza.
La Pasqua oltre che festa cristiana è anche un simbolo di rinascita comune a innumerevoli culture e tradizioni (pensiamo all'uovo, che rappresenta la circolarità della vita che al suo interno contiene vita) che affondano le radici nell'immemorabile dei millenni, lì dove la veggenza degli uomini era molto più profonda e chiara della nostra, nonostante non avessero microscopi o telescopi.
E' a questa sapienza arcaica e fondante che occorre aggrapparsi nei tempi oscuri, quando la luce sembra venire meno. Nella storia opera sempre un principio gravido di rinascenza e rigenerazione: è una sicura consapevolezza che aiuta l'animo a predisporsi ad una interiore tranquillità anche quando attorno il caos sembra avere il sopravvento.
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Covid, la gita in Serbia per vaccinarsi «Belgrado invita gli stranieri e si può anche scegliere il vaccino»
L’esperienza del conte Simone Avogadro di Vigliano volato nei Balcani per immunizzarsi. Sul sito dell’ambasciata italiana le informazioni per chi è interessato. «Ho scelto Pfizer e in 48 ore ho avuto l’appuntamento»
Il turismo del vaccino. Andata e ritorno con l’immunità. Un bel colpo, visti i ritmi da queste parti. È un altro fronte della campagna vaccinale. Una nicchia, legale come altre, certo non comoda, ma comunque efficace. Il conte Simone Avogadro di Vigliano, 57 anni l’altro ieri, imprenditore, è andato a vaccinarsi in Serbia. Si può fare, dato che a Belgrado e dintorni, a differenza di quanto avviene in Italia, dove i vaccini vanno centellinati col contagocce viste le consegne, invitano gli stranieri a vaccinarsi. Sul sito dell’ambasciata italiana viene tutto spiegato nei dettagli, per chi fosse interessato alla trasferta: dall’11 gennaio anche i cittadini dall’estero, con o senza permesso di soggiorno, possono compilare l’application sul portale. Unica complicazione è che è tutto in lingua serba. L’ulteriore vantaggio è che si può scegliere anche il vaccino in un’ampia gamma, che oltre a Pfizer, Astrazeneca e Moderna offre pure il vaccino cinese e lo Sputnik russo.
La storia di Avogadro di Vigliano ha origini più antiche e significati più commerciali. «Lavoro e vivo in giro per il mondo con l’azienda di famiglia e ho anche un ufficio in Serbia. Abito tra Milano e Singapore, dove tra l’altro mi avevano proposto la vaccinazione. Ma causa Covid non riesco a rientrare in Asia da Natale», racconta. Avendo 57 anni, in Italia, nell’ipotesi più fortunata, sarebbe finito nelle agende di giugno. Però a febbraio i suoi partner balcanici gli raccontano della possibilità di fare il vaccino all’estero. La Serbia, dopo Israele, è uno dei Paesi partiti più forte nella campagna vaccinale. Solo che Israele ha schiacciato sull’acceleratore delle somministrazioni per mettere in sicurezza la sua popolazione. La Serbia ne sta facendo un’operazione (anche) di immagine. Una sorta di attrazione: vieni, volendo visiti il Paese e nel frattempo ti facciamo pure il vaccino Covid.
Motivo per cui chiunque dall’Italia, al netto dei costi di viaggio, potrebbe mettersi in macchina con una prenotazione nel taschino. «Per me invece si è mossa la Camera di commercio locale — continua Avogadro di Vigliano —. Dopo aver vaccinato rapidamente anziani e fragili, hanno incoraggiato le somministrazioni agli imprenditori e in generale alle categorie produttive per favorire la ripresa dell’economia». Dal portale si può scegliere il vaccino: vale anche la risposta multipla. In patria abbonda quello cinese, che è stato somministrato al 70 per cento della popolazione. «Io ho scelto Pfizer e in 48 ore ho avuto l’appuntamento in un ospedale di Belgrado. Per la prima dose, a inizio marzo, sono rimasto qualche giorno per motivi di lavoro. Ho unito l’utile al dilettevole. Per la seconda, sono andato e tornato dopo qualche ora». In valigia il certificato di vaccinazione. Scritto in tre lingue e con un Qr code che, aperto dal telefonino, vale come primo prototipo di passaporto vaccinale. «L’ho spedito alla mia Ats di Milano per farlo registrare e non essere chiamato in futuro. Ora posso tornare a viaggiare. Anche in Cina, risparmiandomi quel genere di quarantene che impongono loro».
CorSera
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Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano
Originariamente Scritto da debe
Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
Originariamente Scritto da Zbigniew
Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.
Covid, la gita in Serbia per vaccinarsi «Belgrado invita gli stranieri e si può anche scegliere il vaccino»
L’esperienza del conte Simone Avogadro di Vigliano volato nei Balcani per immunizzarsi. Sul sito dell’ambasciata italiana le informazioni per chi è interessato. «Ho scelto Pfizer e in 48 ore ho avuto l’appuntamento»
Il turismo del vaccino. Andata e ritorno con l’immunità. Un bel colpo, visti i ritmi da queste parti. È un altro fronte della campagna vaccinale. Una nicchia, legale come altre, certo non comoda, ma comunque efficace. Il conte Simone Avogadro di Vigliano, 57 anni l’altro ieri, imprenditore, è andato a vaccinarsi in Serbia. Si può fare, dato che a Belgrado e dintorni, a differenza di quanto avviene in Italia, dove i vaccini vanno centellinati col contagocce viste le consegne, invitano gli stranieri a vaccinarsi. Sul sito dell’ambasciata italiana viene tutto spiegato nei dettagli, per chi fosse interessato alla trasferta: dall’11 gennaio anche i cittadini dall’estero, con o senza permesso di soggiorno, possono compilare l’application sul portale. Unica complicazione è che è tutto in lingua serba. L’ulteriore vantaggio è che si può scegliere anche il vaccino in un’ampia gamma, che oltre a Pfizer, Astrazeneca e Moderna offre pure il vaccino cinese e lo Sputnik russo.
La storia di Avogadro di Vigliano ha origini più antiche e significati più commerciali. «Lavoro e vivo in giro per il mondo con l’azienda di famiglia e ho anche un ufficio in Serbia. Abito tra Milano e Singapore, dove tra l’altro mi avevano proposto la vaccinazione. Ma causa Covid non riesco a rientrare in Asia da Natale», racconta. Avendo 57 anni, in Italia, nell’ipotesi più fortunata, sarebbe finito nelle agende di giugno. Però a febbraio i suoi partner balcanici gli raccontano della possibilità di fare il vaccino all’estero. La Serbia, dopo Israele, è uno dei Paesi partiti più forte nella campagna vaccinale. Solo che Israele ha schiacciato sull’acceleratore delle somministrazioni per mettere in sicurezza la sua popolazione. La Serbia ne sta facendo un’operazione (anche) di immagine. Una sorta di attrazione: vieni, volendo visiti il Paese e nel frattempo ti facciamo pure il vaccino Covid.
Motivo per cui chiunque dall’Italia, al netto dei costi di viaggio, potrebbe mettersi in macchina con una prenotazione nel taschino. «Per me invece si è mossa la Camera di commercio locale — continua Avogadro di Vigliano —. Dopo aver vaccinato rapidamente anziani e fragili, hanno incoraggiato le somministrazioni agli imprenditori e in generale alle categorie produttive per favorire la ripresa dell’economia». Dal portale si può scegliere il vaccino: vale anche la risposta multipla. In patria abbonda quello cinese, che è stato somministrato al 70 per cento della popolazione. «Io ho scelto Pfizer e in 48 ore ho avuto l’appuntamento in un ospedale di Belgrado. Per la prima dose, a inizio marzo, sono rimasto qualche giorno per motivi di lavoro. Ho unito l’utile al dilettevole. Per la seconda, sono andato e tornato dopo qualche ora». In valigia il certificato di vaccinazione. Scritto in tre lingue e con un Qr code che, aperto dal telefonino, vale come primo prototipo di passaporto vaccinale. «L’ho spedito alla mia Ats di Milano per farlo registrare e non essere chiamato in futuro. Ora posso tornare a viaggiare. Anche in Cina, risparmiandomi quel genere di quarantene che impongono loro».
CorSera
Parliamoci chiaro, facciamo le cagate in Italia e ora una si fida a farsi vaccinare dagli slavi?
Ed economia e finanze non pietose, se no, credo, vai poco in là
Da quel che sto capendo non mi sembra ci serva un paese dalle ricchezze infinite, c'è anche il Cile che ha una ottima campagna vaccinale in corso senza essere un paese industrialmente forte. L'UE è stata proprio ridicola, e nessuno chiede le teste di questi fenomeni che hanno comportato morti, e future e presenti enormi difficoltà economiche. Anche a livello mediatico di Bruxelles si parla pochissimo, stanno tenendo basso profilo, non dico abbiano paura ma sono consapevoli dei madornali errori compiuti.
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