Cos’è il «lockdown leggero» nei piani del governo
Il numero di persone contagiate dal nuovo coronavirus, in Italia, continua ad aumentare. E la curva che indica i tassi di occupazione dei posti negli ospedali — terapie intensive, ma non solo — prosegue la sua crescita.
Per questo, nonostante alcuni segnali di una frenata dell’indice di contagiosità, il governo sta studiando nuove modalità che portino all’abbassamento dei dati.
Il piano del governo è quello di arrivare a un «lockdown leggero», senza smontare l’impianto dell’ultimo Dpcm.
Entro quando verrà applicato?
Entro domenica, 15 novembre, stando ai dati, il governo prevede che i tre quarti delle regioni possano trovarsi in fascia arancione o rossa. Oggi sono in zona rossa Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Calabria e Alto Adige; in zona arancione Sicilia, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Umbria, Toscana, Liguria. In totale, 12 zone su 21 tra regioni e province autonome: proprio quel che Speranza si augurava, convinto com’è che per battere il virus «bisogna limitare il più possibile gli assembramenti».
Nella giornata di ieri, l’Iss ha spinto perché anche Campania, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia adottino misure restrittive. Se così fosse, la soglia prevista dal governo verrebbe raggiunta.
Come si deciderebbe il «lockdown leggero»?
Con le ordinanze del ministro della Salute — riguardo all’entrata di altre regioni nelle zone rossa e arancione — ma anche dei governatori e dei sindaci.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte — che oggi si è riunito con i capi delegazione di maggioranza e il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia — non vuole varare un nuovo Dpcm.
Come funzionerebbe?
Il «lockdown leggero» consentirebbe alle imprese, alle fabbriche e alle professioni di andare avanti (qui l’elenco delle attività commerciali che possono continuare a lavorare anche in zona rossa).
Chiuderebbe però bar e ristoranti su quasi tutto il territorio nazionale (come previsto già per zone rosse e arancione), limitando il più possibile gli esercizi commerciali.
Non solo: come previsto dalle regole di zone rosse e arancione, gli spostamenti fuori dal proprio Comune e dalla propria Regione sarebbero vietati, salvo esigenze di salute, urgenza o lavoro: di fatto, si arriverebbe al blocco degli spostamenti tra regioni.
E il governo sta valutando anche la chiusura di alcune tipologie di negozi che ora, nelle zone rosse, possono rimanere aperti, e lo stop ai negozi nel fine settimana (a eccezione di alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai)
Dove scatterebbe?
Di fatto, in gran parte dell’Italia. Perché? Perché da un lato il governo procederà con lo spostamento delle Regioni che supereranno i parametri di rischio nelle zone arancione e rossa; dall’altro il governo chiede anche ai governatori di regioni che rimarranno «gialle» di emanare ordinanze con misure più restrittive: dal lockdown totale nei Comuni dove si sono creati focolai, alla chiusura di alcune strade e piazze. Tecnicamente, i sindaci e i presidenti di Regione possono già agire, sulla base del Dpcm. E la scuola?
Alcuni ministri e governatori vorrebbero sospendere le lezioni in presenza per tutte le classi, anche alle elementari e in prima media. La ministra Lucia Azzolina resta però «categoricamente contraria».
CorSera
Il numero di persone contagiate dal nuovo coronavirus, in Italia, continua ad aumentare. E la curva che indica i tassi di occupazione dei posti negli ospedali — terapie intensive, ma non solo — prosegue la sua crescita.
Per questo, nonostante alcuni segnali di una frenata dell’indice di contagiosità, il governo sta studiando nuove modalità che portino all’abbassamento dei dati.
Il piano del governo è quello di arrivare a un «lockdown leggero», senza smontare l’impianto dell’ultimo Dpcm.
Entro quando verrà applicato?
Entro domenica, 15 novembre, stando ai dati, il governo prevede che i tre quarti delle regioni possano trovarsi in fascia arancione o rossa. Oggi sono in zona rossa Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Calabria e Alto Adige; in zona arancione Sicilia, Basilicata, Puglia, Abruzzo, Umbria, Toscana, Liguria. In totale, 12 zone su 21 tra regioni e province autonome: proprio quel che Speranza si augurava, convinto com’è che per battere il virus «bisogna limitare il più possibile gli assembramenti».
Nella giornata di ieri, l’Iss ha spinto perché anche Campania, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia adottino misure restrittive. Se così fosse, la soglia prevista dal governo verrebbe raggiunta.
Come si deciderebbe il «lockdown leggero»?
Con le ordinanze del ministro della Salute — riguardo all’entrata di altre regioni nelle zone rossa e arancione — ma anche dei governatori e dei sindaci.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte — che oggi si è riunito con i capi delegazione di maggioranza e il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia — non vuole varare un nuovo Dpcm.
Come funzionerebbe?
Il «lockdown leggero» consentirebbe alle imprese, alle fabbriche e alle professioni di andare avanti (qui l’elenco delle attività commerciali che possono continuare a lavorare anche in zona rossa).
Chiuderebbe però bar e ristoranti su quasi tutto il territorio nazionale (come previsto già per zone rosse e arancione), limitando il più possibile gli esercizi commerciali.
Non solo: come previsto dalle regole di zone rosse e arancione, gli spostamenti fuori dal proprio Comune e dalla propria Regione sarebbero vietati, salvo esigenze di salute, urgenza o lavoro: di fatto, si arriverebbe al blocco degli spostamenti tra regioni.
E il governo sta valutando anche la chiusura di alcune tipologie di negozi che ora, nelle zone rosse, possono rimanere aperti, e lo stop ai negozi nel fine settimana (a eccezione di alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai)
Dove scatterebbe?
Di fatto, in gran parte dell’Italia. Perché? Perché da un lato il governo procederà con lo spostamento delle Regioni che supereranno i parametri di rischio nelle zone arancione e rossa; dall’altro il governo chiede anche ai governatori di regioni che rimarranno «gialle» di emanare ordinanze con misure più restrittive: dal lockdown totale nei Comuni dove si sono creati focolai, alla chiusura di alcune strade e piazze. Tecnicamente, i sindaci e i presidenti di Regione possono già agire, sulla base del Dpcm. E la scuola?
Alcuni ministri e governatori vorrebbero sospendere le lezioni in presenza per tutte le classi, anche alle elementari e in prima media. La ministra Lucia Azzolina resta però «categoricamente contraria».
CorSera
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