Germania, ristori anti-lockdown alle aziende fino al 75% del fatturato.
Ecco il piano del governo tedesco: le imprese tedesche fino a 50 dipendenti avranno diritto al rimborso al 75% del fatturato; quelle più grandi fino al 58%, con un tetto di un milione. Per evitare che i ristoranti chiudano, gli incassi del take away non saranno conteggiati.
BERLINO - Camminando per le vie di qualsiasi città tedesca in questi giorni di apnea da pandemia si osservano una pizzeria aperta accanto un kebabbaro chiuso, un giapponese con il cartello “sushi da asporto” accanto a una birreria con le sedie rovesciate sui tavoli. “In teoria”, ha detto il sindaco di Berlino, Michael Mueller, “si può ordinare una pizza anche all’una di notte”. Ma da qui al primo dicembre per molti ristoratori si porrà seriamente il problema se mantenere aperte le cucine per i cibi da asporto e il personale al lavoro o se abbassare del tutto le saracinesche.
Molto dipenderà da come verranno accolti i criteri decisi dal governo Merkel per garantire la sopravvivenza a chi resterà chiuso o semiaperto per le prossime settimane di lockdown leggero. Ma a giudicare dai criteri per i rimborsi, il governo ha deciso di mostrarsi di manica larghissima. Sicuramente per evitare che si aprano ulteriori crepe con i tedeschi, che cominciano a essere stanchi - come i loro concittadini europei e italiani - di questo lungo anno della peste del secolo.
E’ stato il settimanale Spiegel ad anticipare il documento governativo che conferma l’impianto annunciato dai ministri delle Finanze e dell’Economia, Olaf Scholz e Peter Altmaier. Le imprese fino a 50 dipendenti avranno diritto al rimborso al 75% del fatturato; quelle più grandi potranno chiedere il 58%, con un tetto di un milione, in casi eccezionali di tre milioni di euro. Proprio per evitare che i ristoranti chiudano del tutto, gli incassi del take away non verranno contati. Tuttavia il documento prevede anche meccanismi per evitare che i rimborsi siano eccessivi: i guadagni che supereranno il 25% del fatturato di novembre del 2019 saranno invece scalati dagli aiuti.
Dall’annuncio del lockdown sono emersi subito un paio di interrogativi pressanti: chi potrà chiedere i “ristori” tedeschi, oltre alle categorie espressamente menzionate, dunque ristoranti, birrerie e locali notturni, teatri, cinema, palestre, centri benessere o musei? Soprattutto: un mese solo - novembre 2019 - come periodo di riferimento, per molti lavoratori autonomi rischia di essere un danno. Come evitare di penalizzare chi ha introiti irregolari?
Il governo Merkel ha pensato anche al musicista o all’attore o a qualsiasi lavoratore autonomo che non abbia incassi fissi. Che magari ha beneficiato di ingaggi generosi a ottobre dell’anno scorso ma non nel mese successivo. Per loro il documento prevede che possano prendere a riferimento la media degli introiti mensili di tutto il 2019. E per le start up o per i locali fondati da poco, dunque che non esistevano a novembre del 2019, varrà la media mensile del fatturato registrato fino al 31 ottobre.
Oltre alle categorie espressamente citate, il governo riconosce un rimborso agli alberghi, anche quelli che restano aperti per i clienti che viaggiano per lavoro. E persino alle aziende che possono dimostrare di incassare “regolarmente” l’80% dei loro fatturati dai ristoranti o dalle altre attività obbligatoriamente chiuse per un mese. Può essere il caso, ad esempio, di una lavanderia che rifornisce un albergo. Queste aziende colpite indirettamente dal lockdown potranno chiedere il 75% del rimborso dei guadagni persi dall’attività che rimarrà chiusa.
Per garantire l’incasso “non burocratico” degli assegni, il governo prevede che fino a 5000 euro, gli autonomi potranno chiederli direttamente sulla piattaforma degli “aiuti-ponte” https://www.ueberbrueckungshilfe-unt...Home/home.html. Le aziende dovranno farlo invece attraverso i commercialisti o i contabili.
Secondo un calcolo dello Spiegel “i più grandi beneficiari” degli aiuti da lockdown saranno i circa 165mila ristoratori tedeschi, che in questo mese incasseranno le indennità a fronte di un abbattimento quasi totale dei loro oneri maggiori, ossia degli enormi costi per l’acquisto di bevande e cibo e le spese per il personale (anche se l’eventuale cassa integrazione verrà scalata dall’indennità). Ma il settimanale è convinto che il governo ne sia perfettamente consapevole e abbia “voluto essere generoso”. Sul costo finale per le casse dello Stato, cominciano a esserci dubbi che possano bastare i dieci miliardi messi sul piatto. Per il governo Merkel, però, quella dei debiti sembra al momento l’ultima delle preoccupazioni.
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Ecco il piano del governo tedesco: le imprese tedesche fino a 50 dipendenti avranno diritto al rimborso al 75% del fatturato; quelle più grandi fino al 58%, con un tetto di un milione. Per evitare che i ristoranti chiudano, gli incassi del take away non saranno conteggiati.
BERLINO - Camminando per le vie di qualsiasi città tedesca in questi giorni di apnea da pandemia si osservano una pizzeria aperta accanto un kebabbaro chiuso, un giapponese con il cartello “sushi da asporto” accanto a una birreria con le sedie rovesciate sui tavoli. “In teoria”, ha detto il sindaco di Berlino, Michael Mueller, “si può ordinare una pizza anche all’una di notte”. Ma da qui al primo dicembre per molti ristoratori si porrà seriamente il problema se mantenere aperte le cucine per i cibi da asporto e il personale al lavoro o se abbassare del tutto le saracinesche.
Molto dipenderà da come verranno accolti i criteri decisi dal governo Merkel per garantire la sopravvivenza a chi resterà chiuso o semiaperto per le prossime settimane di lockdown leggero. Ma a giudicare dai criteri per i rimborsi, il governo ha deciso di mostrarsi di manica larghissima. Sicuramente per evitare che si aprano ulteriori crepe con i tedeschi, che cominciano a essere stanchi - come i loro concittadini europei e italiani - di questo lungo anno della peste del secolo.
E’ stato il settimanale Spiegel ad anticipare il documento governativo che conferma l’impianto annunciato dai ministri delle Finanze e dell’Economia, Olaf Scholz e Peter Altmaier. Le imprese fino a 50 dipendenti avranno diritto al rimborso al 75% del fatturato; quelle più grandi potranno chiedere il 58%, con un tetto di un milione, in casi eccezionali di tre milioni di euro. Proprio per evitare che i ristoranti chiudano del tutto, gli incassi del take away non verranno contati. Tuttavia il documento prevede anche meccanismi per evitare che i rimborsi siano eccessivi: i guadagni che supereranno il 25% del fatturato di novembre del 2019 saranno invece scalati dagli aiuti.
Dall’annuncio del lockdown sono emersi subito un paio di interrogativi pressanti: chi potrà chiedere i “ristori” tedeschi, oltre alle categorie espressamente menzionate, dunque ristoranti, birrerie e locali notturni, teatri, cinema, palestre, centri benessere o musei? Soprattutto: un mese solo - novembre 2019 - come periodo di riferimento, per molti lavoratori autonomi rischia di essere un danno. Come evitare di penalizzare chi ha introiti irregolari?
Il governo Merkel ha pensato anche al musicista o all’attore o a qualsiasi lavoratore autonomo che non abbia incassi fissi. Che magari ha beneficiato di ingaggi generosi a ottobre dell’anno scorso ma non nel mese successivo. Per loro il documento prevede che possano prendere a riferimento la media degli introiti mensili di tutto il 2019. E per le start up o per i locali fondati da poco, dunque che non esistevano a novembre del 2019, varrà la media mensile del fatturato registrato fino al 31 ottobre.
Oltre alle categorie espressamente citate, il governo riconosce un rimborso agli alberghi, anche quelli che restano aperti per i clienti che viaggiano per lavoro. E persino alle aziende che possono dimostrare di incassare “regolarmente” l’80% dei loro fatturati dai ristoranti o dalle altre attività obbligatoriamente chiuse per un mese. Può essere il caso, ad esempio, di una lavanderia che rifornisce un albergo. Queste aziende colpite indirettamente dal lockdown potranno chiedere il 75% del rimborso dei guadagni persi dall’attività che rimarrà chiusa.
Per garantire l’incasso “non burocratico” degli assegni, il governo prevede che fino a 5000 euro, gli autonomi potranno chiederli direttamente sulla piattaforma degli “aiuti-ponte” https://www.ueberbrueckungshilfe-unt...Home/home.html. Le aziende dovranno farlo invece attraverso i commercialisti o i contabili.
Secondo un calcolo dello Spiegel “i più grandi beneficiari” degli aiuti da lockdown saranno i circa 165mila ristoratori tedeschi, che in questo mese incasseranno le indennità a fronte di un abbattimento quasi totale dei loro oneri maggiori, ossia degli enormi costi per l’acquisto di bevande e cibo e le spese per il personale (anche se l’eventuale cassa integrazione verrà scalata dall’indennità). Ma il settimanale è convinto che il governo ne sia perfettamente consapevole e abbia “voluto essere generoso”. Sul costo finale per le casse dello Stato, cominciano a esserci dubbi che possano bastare i dieci miliardi messi sul piatto. Per il governo Merkel, però, quella dei debiti sembra al momento l’ultima delle preoccupazioni.
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