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E per la cronaca: no, nessun altro al governo avrebbe fatto meglio perché sono tutti indistintamente degli scarponi imbarazzanti ma il fatto che siano circondati da merda non giustifica
La verità in tasca l'hanno solo loro.. Eh. [emoji28]
Ad ogni modo, gravità o meno, ste persone devono tirare a campare.
Non hanno il RDC.
Non hanno lo stipendio che gli arriva ogni mese a casa anche se non fanno nulla o fanno finta di lavorare in smartworking per il comune.
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Da due settimane Giulio Golia è positivo al Covid e si trova in quarantena a casa. Così sperimenta alcuni test: risulta negativo a cinque pungidito su sei, solo uno conferma che è positivo. Anche per il sierologico con prelievo l'esito non è quello che ci aspettavamo. A distanza ci segue il professor Andrea Crisanti che ci aiuta a sbrogliare questa matassa. A questo punto non gli resta che segnalarsi all'App Immuni. Ma è davvero così immediato? Ci mostra come sia difficile farlo tra numeri ....
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Si ricomincia con la follia di certe multe.
Dopo la coppia di fidanzati (ma non conviventi) che si scambiano un bacio per strada e vengono multati, eccone un'altra.
Milano, abbassa la mascherina per far leggere il labiale all'amica disabile: 400 euro di multa
"Avrei accettato la multa se avessi abbassato la mascherina per accendermi una sigaretta, ma l'ho fatto per farmi leggere il labiale da una persona che ha grossi (e certificati) problemi di udito".
Inizia così la vicenda di Veronica, 27enne milanese che si è beccata 400 euro di verbale perché ha scoperto naso e bocca in strada per poter farsi capire da Eleonora, sua collega e amica che è nata con una importante disabilità. L'agente di polizia locale, inflessibile, ha applicato alla lettera le regole del Dpcm.
"La mascherina la indosso sempre ma questa mia amica ha problemi dalla nascita, ha un impianto cocleare e dovevo parlarle. Ho abbassato la mascherina qualche attimo, giusto il tempo di dirle dove dovevamo andare. E in quel momento si è avvicinato il vigile con in mano un blocchetto per i verbali", spiega a MilanoToday.
Avete cercato di spiegargli la situazione?
"Certo, entrambe abbiamo cercato di contestualizzare quello che era successo. Eleonora ha tirato fuori un tesserino che conferma la la sua disabilità. Inoltre ha persino alzato i capelli e gli ha fatto vedere l'impianto cocleare".
E cos'è successo?
"Niente. Il vigile è stato inamovibile. Anzi, si è avvicinato a noi e a voce molto alta ha detto Vedi, se urlo mi senti! Eleonora è sbiancata. Io ero basita e mortificata. Speravo ci fosse un minimo di comprensione da parte delle forze dell'ordine, soprattutto in questi casi".
È successo a pochi passi dall'arco della Pace nella serata di venerdì. Il racconto
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Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Coprifuoco e limiti a sport e locali Trattativa notturna e liti nel governo
Il vertice per definire il nuovo Dpcm e le strategie anti contagio. Conte teme i pesanti effetti economici di un blocco dalle ore 22. Sul tavolo anche lo stop a palestre e piscine
Coprifuoco alla francese, con i cittadini chiusi in casa dalle 21 alle prime luci del giorno? O all’italiana, che scatterebbe alle 22 per locali, bar e ristoranti? È il dilemma che ha agitato la giornata e la notte di Palazzo Chigi, dove i capi delegazione dei partiti hanno discusso con il premier Giuseppe Conte le nuove misure per contrastare la corsa del virus. Con diecimila contagi in un giorno, il Dpcm firmato quattro giorni fa è già decrepito ed entro lunedì ce ne sarà uno nuovo. Conte è preoccupato per la seconda ondata e si è convinto che servano regole più dure, ma al tempo stesso «proporzionate». Riconosce che «i cittadini sono stanchi» e vuole trovare «una strategia diversa, che non prevede più il lockdown», ma chiusure localizzate. A Genova, intervistato da Lucio Caracciolo al festival di Limes, il premier ha detto che la serrata totale del Paese «è per chi non è attrezzato» e che presto, lui ci spera, l’Europa sarà in grado di «inondare» i sistemi sanitari con «200, o 300 milioni di dosi di vaccino».
Le ipotesi sul tavolo
Nell’attesa, bisogna decidere. E il luogo è il vertice notturno voluto dal Pd e iniziato alle due di mattina. Alfonso Bonafede ci arriva prudente, Teresa Bellanova porta al tavolo la convinzione dei renziani che «con il virus dobbiamo imparare a convivere», mentre Dario Franceschini e Roberto Speranza si battono per la linea dura. «La situazione è seria», invoca il rispetto delle regole il ministro della Salute. Ma il coprifuoco suggerito da alcuni scienziati e sostenuto dai ministri più intransigenti non convince del tutto Conte, per via del forte impatto economico della misura. Meglio, per il premier, limitare gli assembramenti restringendo ancora gli orari di bar, locali e ristoranti e la vendita di alcolici dopo una certa ora, per contrastare la movida. Meglio forse rendere obbligatorio lo smart working fino al 70% per la pubblica amministrazione, così da alleggerire il trasporto pubblico locale, che si sta rivelando ad altissimo rischio di contagio.
Le attività sportive
Un’altra misura probabile è la stretta sugli sport da contatto, di base e a livello agonistico, gestiti dalle società dilettantistiche, con l’alt ad allenamenti e partite come il calcetto e il basket. Un sacrificio che consentirebbe di tenere aperte le scuole. In discussione anche lo stop a piscine, palestre e circoli, la stretta su eventi e manifestazioni pubbliche, la serrata provvisoria dei negozi non essenziali e delle sale gioco. In Piemonte il presidente Alberto Cirio ha disposto da domani la chiusura notturna di tutte le attività commerciali, farmacie escluse.
Il nodo della scuola
Su una cosa Conte, capi delegazione e ministri concordano ed è la necessità di tenere aperte le scuole. Il sospetto nel governo, soprattutto tra i 5 Stelle, è che le Regioni stiano premendo per la didattica a distanza «perché non hanno saputo gestire trasporti e tamponi». Alle superiori la possibilità di studiare da casa in digitale è già prevista e Lucia Azzolina è contraria a una misura generalizzata. La ministra dell’Istruzione si oppone all’ipotesi di mandare a casa classi intere dei licei, o di tornare alla didattica digitale per tutti. La mediazione possibile è lo scaglionamento degli orari di ingresso consigliato dal Cts e rilanciato dal presidente Anci Antonio Decaro, per diminuire l’affollamento sugli autobus. L’urgenza è evitare assembramenti e il M5S chiede che sia il governo a decidere se diminuire o no la capienza dei mezzi al 50 per cento.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Coronavirus, Crisanti: «In Italia si è sbriciolato il sistema di controllo sul virus»
Il professore: «Con 9-10 mila casi al giorno la sorveglianza non si può più fare, è fuori controllo... Per ripartire ci vuole un reset che riporti la curva dei contagi sotto quota 2mila... Abbiamo sbagliato a non investire in sorveglianza e prevenzione»
Professor Crisanti, cosa sta succedendo al sistema di controllo dell’epidemia? «Semplice: si sta sbriciolando sotto il peso dei numeri ed è finito fuori controllo. Con 9-10 mila casi al giorno, la sorveglianza non puoi più farla perché non hai la capacità di testare tutti i soggetti a rischio. Per affrontare un carico del genere servirebbero risorse gigantesche per tamponi, reagenti e struttura. Bisognava contenere il contagio sotto quota duemila. Ci siamo riusciti per un po’, dopodiché la prima linea di difesa è saltata e il sistema è crollato».
E ora cosa si può fare?
«Dobbiamo cercare di riportare il contagio a un livello sostenibile, in modo che il sistema di controllo torni a essere efficace».
In concreto?
«Prima applicherei con gradualità misure di restrizione accettabili dal punto di vista economico, con una politica aggressiva di identificazione dei focolai e zone rosse. E poi farei un reset della situazione per due-tre settimane, una sorta di pausa di sospensione, non chiamiamolo lockdown che spaventa, implementando limitazioni di movimento alla gente e alle attività. E, una volta portata la curva a un punto di sopportazione, ripartirei con la sorveglianza attiva».
Quando lo farebbe il reset?
«Bisognerebbe intervenire quando i casi non sono troppi. Mi spiego: un conto è partire da 10 mila contagi al giorno e altra cosa sono 50 mila, che sarebbe disastroso. Quindi dipende molto dalla dinamica dell’epidemia. Io avevo ipotizzato il periodo di Natale, anche perché in quei giorni le scuole sono chiuse e la vaporiera industriale rallenta. Ma tutto dipende dalle prossime settimane».
Lei cosa prevede?
«Io credo che supereremo presto quota 15 mila. Fra una decina di giorni vedremo quale sarà l’effetto delle misure prese dal governo e si capirà».
Perché siamo arrivati a questo punto?
«Diciamo che non abbiamo imparato bene la lezione della prima ondata, quando eravamo riusciti a riportare i contagi a zero. Non sono stati fatti i necessari investimenti in sorveglianza e prevenzione, l’unico sistema possibile per bloccare i focolai. Quando abbiamo riaperto scuole e attività non c’è stato un parallelo aumento della capacità di fare test, l’unica cosa che ci avrebbe difeso. In ogni caso, non è giusto dare la colpa al solo comportamento degli italiani, che sono vittime di quello che sta accadendo».
All’estero non va meglio, Francia, Inghilterra...
«Già, ma noi avevamo un paio di mesi di vantaggio rispetto a loro. C’era l’occasione di rimanere bassi e non l’abbiamo sfruttata».
Il coprifuoco?
«Prima del reset ci può stare».
Torna la paura nelle case di riposo
«E ci sorprendiamo? Se non vuoi far entrare il virus nelle Rsa bisogna ridurre le infezioni all’esterno. Altrimenti non c’è difesa, perché dovresti testare tutti quelli che entrano e nessuna casa di riposo ha questa capacità».
Ma c’è qualcosa di buono? Quando si entrerà in una fase calante del virus?
«Calerà quando ci sarà il vaccino o una terapia efficace. Se però non si trova la prossima estate rischia di essere più difficile di quella passata che aveva beneficiato del lungo lockdown. Non farei molto affidamento sul caldo e sul secco della stagione, come insegna Israele».
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Ieri sera tutti con mascherina, anche i più giovani. Bene così, bisogna fare multe salatissime a chi non le porta, e così che si colpiscono i negazionisti. Trovo invece insensata la chiusura anticipata dei locali: se norme sono rispettate, cosa cambia tra chiudere a mezzanotte e chiudere alle due ?
Il primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, "Malati gravi fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani”, mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”
Covid: "L’età media dei ricoverati è scesa di 10 anni", dice Pesenti
Il primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, "Malati gravi fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani”, mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”
E se oggi le persone con sintomi da virus “si presentano subito al Pronto soccorso e questo alleggerisce, per il momento, la pressione sulle rianimazioni perché possiamo intervenire con le cure in modo tempestivo”, Pesenti segnala però un’altra variante: “che l’età media dei ricoverati è scesa da 71 a 61 anni, con malati gravi anche fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani, come già accaduto” mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”.
Si ricomincia con la follia di certe multe.
Dopo la coppia di fidanzati (ma non conviventi) che si scambiano un bacio per strada e vengono multati, eccone un'altra.
Milano, abbassa la mascherina per far leggere il labiale all'amica disabile: 400 euro di multa
"Avrei accettato la multa se avessi abbassato la mascherina per accendermi una sigaretta, ma l'ho fatto per farmi leggere il labiale da una persona che ha grossi (e certificati) problemi di udito".
Inizia così la vicenda di Veronica, 27enne milanese che si è beccata 400 euro di verbale perché ha scoperto naso e bocca in strada per poter farsi capire da Eleonora, sua collega e amica che è nata con una importante disabilità. L'agente di polizia locale, inflessibile, ha applicato alla lettera le regole del Dpcm.
"La mascherina la indosso sempre ma questa mia amica ha problemi dalla nascita, ha un impianto cocleare e dovevo parlarle. Ho abbassato la mascherina qualche attimo, giusto il tempo di dirle dove dovevamo andare. E in quel momento si è avvicinato il vigile con in mano un blocchetto per i verbali", spiega a MilanoToday.
Avete cercato di spiegargli la situazione?
"Certo, entrambe abbiamo cercato di contestualizzare quello che era successo. Eleonora ha tirato fuori un tesserino che conferma la la sua disabilità. Inoltre ha persino alzato i capelli e gli ha fatto vedere l'impianto cocleare".
E cos'è successo?
"Niente. Il vigile è stato inamovibile. Anzi, si è avvicinato a noi e a voce molto alta ha detto Vedi, se urlo mi senti! Eleonora è sbiancata. Io ero basita e mortificata. Speravo ci fosse un minimo di comprensione da parte delle forze dell'ordine, soprattutto in questi casi".
Il primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, "Malati gravi fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani”, mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”
Covid: "L’età media dei ricoverati è scesa di 10 anni", dice Pesenti
Il primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, "Malati gravi fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani”, mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”
E se oggi le persone con sintomi da virus “si presentano subito al Pronto soccorso e questo alleggerisce, per il momento, la pressione sulle rianimazioni perché possiamo intervenire con le cure in modo tempestivo”, Pesenti segnala però un’altra variante: “che l’età media dei ricoverati è scesa da 71 a 61 anni, con malati gravi anche fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani, come già accaduto” mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”.
Il vero problema è che, ad oggi, non esiste una cura e dubito possa essere trovata. La soluzione è non ammalarsi
Il primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, "Malati gravi fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani”, mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”
Covid: "L’età media dei ricoverati è scesa di 10 anni", dice Pesenti
Il primario di Rianimazione al Policlinico di Milano, "Malati gravi fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani”, mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”
E se oggi le persone con sintomi da virus “si presentano subito al Pronto soccorso e questo alleggerisce, per il momento, la pressione sulle rianimazioni perché possiamo intervenire con le cure in modo tempestivo”, Pesenti segnala però un’altra variante: “che l’età media dei ricoverati è scesa da 71 a 61 anni, con malati gravi anche fra i quarantenni e in alcuni casi anche più giovani, come già accaduto” mentre “manca ancora una terapia specifica contro il virus”.
ricoverati è un'altra cosa rispetto alla terapia intensiva, possibile che in giro non ci sia nessun dato su questo?
strano...
Originariamente Scritto da Marco pl
i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
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