Nel mio caso mi prendo sempre qualche malanno. Non ho fatto il sierologico.
Emergenza Coronavirus: thread unico.
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Originariamente Scritto da Miller Visualizza Messaggiola semplice influenza può diventare problematica se sei un soggetto a rischio, e tu stai lá lá Quest anno ha senso anche per prevenire possibili intasamenti in ospedale.
I vaccini, più di uno li ho fatti per andare in India ed in Sud America
Io sono un old school, per me il vaccino anti-influenzale se lo fanno le ragazzine
Poi, scherzi a parte, ho un sistema immunitario globalmente forte, mi ammalo moooolto difficilmente, le analisi sono sempre a posto.
(quando avrò l'infartino dite che ero una brava persona )
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Originariamente Scritto da Miller Visualizza MessaggioNel mio caso mi prendo sempre qualche malanno. Non ho fatto il sierologico.
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Originariamente Scritto da Sergio Visualizza Messaggio
I vaccini, più di uno li ho fatti per andare in India ed in Sud America
Io sono un old school, per me il vaccino anti-influenzale se lo fanno le ragazzine
Poi, scherzi a parte, ho un sistema immunitario globalmente forte, mi ammalo moooolto difficilmente, le analisi sono sempre a posto.
(quando avrò l'infartino dite che ero una brava persona )B & B with a little weed
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Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio"salutava sempre"Ciao Manuel, bodyweb non sarà mai più la stessa!
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Vaccino anti Covid allo Spallanzani: oggi iniziano i test di Reithera sull’uomo
Antonella Folgori, ad di Reithera, annuncia l’avvio della sperimentazione del vaccino per il coronavirus pensato in Italia che sarà condotta dallo Spallanzani con dosi studiate e preparate nello stabilimento di Castel Romano
Si parte: oggi, lunedì 24 agosto, è stata inoculata la prima dose al primo volontario. Dà il via alla fase iniziale di sperimentazione del candidato vaccino anti-Covid, Antonella Folgori, ad di Reithera, messo a punto dall’azienda e dall’istituto Spallanzani, finanziamenti da Regione Lazio (5 milioni) e ministero della Ricerca (3 milioni).
Un vaccino tutto made in Italy?
«È stato pensato, realizzato e prodotto da una società italiana, Reithera, situata nel tecnopolo di Castel Romano. Il nostro centro si contraddistingue in quando riunisce ricerca, laboratori di processi di sviluppo e officina manufatturiera. La nostra storia comincia nel 2005 con un team giovane. Inizialmente eravamo in Okairos, una società biotec con laboratori al CEINGE di Napoli, che ha fondato con IRBM (l’istituto di Pomezia che sta sviluppando il vaccino studiato allo Jenner institute di Oxford, ndr) la join venture, Advent dedicata alla manifattura di vaccini basati su adenovirus. Poi ci siamo staccati reinventando un nuovo istituto».
Reithera è di proprietà di una società svizzera, la Keires, sede a Basile, che versa le tasse al governo elvetico. Rivendica ugualmente la totale italianità del candidato vaccino anti Covid?
«È vero la Reithera Srl è al 100% di proprietà svizzera , ma opera in Italia con personale italiano. Ed è qui che è stato ideato e prodotto il vaccino in fase di studio. Ora abbiamo una capacità produttiva di centinaia di migliaia di dosi e ci stiamo attrezzando per farne milioni entro la fine dell’anno, in consorzio con altre due società biotec straniere per velocizzare i tempi. Stiamo lavorando non solo per preparare le dosi ma anche per renderne facile la distribuzione in fiale da poter essere conservate in frigorifero».
La prima fase di sperimentazione scatta questa settimana su 90 volontari italiani, test coordinati dallo Spallanzani. Le successive 2 e 3 si svolgeranno sempre in Italia?
«La seconda, con 500-1000 volontari potrebbe avvenire in Italia non appena saranno disponibili i risultati della prima fase. Per la terza stiamo pensando a Paesi ad elevata incidenza di casi, su 10 mila persone. La scelta dipenderà dall’evoluzione che avrà l’epidemia in autunno»
E dopo la prima dose?
«Questa settimana iniettiamo la prima dose, poi procederemo a ritmo serrato per l’arruolamento di adulti tra 18 e 55 anni e, in un secondo momento, se tutto va bene, di altrettanti anziani di 65-85 anni. Siamo fiduciosi. In moltissimi hanno risposto all’appello, abbiamo già la lista di cittadini che si sono offerti. Dovranno essere visitati per certificare il buono stato di salute e selezionati. I test verranno fatti allo Spallanzani e nel centro di ricerche cliniche di Verona. Per la fase due stiamo organizzando nuovi siti a Piacenza e Cremona».
I tempi?
«E’ la domanda più difficile. Molto dipenderà dalle agenzie regolatorie e dall’andamento dell’epidemia. Calcolando che lo studio di fase 2-3 potrebbe essere avviato entro l’anno, potremmo avere il vaccino per la primavera del 2021».
Grandi multinazionali sono in corsa con enorme vantaggio e potrebbero essere pronte con le dosi a settembre. Voi arrivereste dopo. Che senso ha?
«Il fatto che grandi aziende con enormi finanziamenti e strutture siano più avanti è un vantaggio. I loro risultati quando disponibili chiariranno alcuni aspetti e agevoleranno il lavoro sui vaccini che arriveranno dopo. Non ci sarà un unico anti Covid. E non è detto che i primi siano i migliori. Noi puntiamo a un vaccino da somministrare in dose unica e pensiamo che il nostro prodotto abbia potenzialità migliori di indurre anticorpi e cellule T. Ci sarà bisogno di miliardi di dosi e tutti daranno un contributo. L’Italia il giorno in cui arrivassimo al traguardo sarà privilegiata».
Come funziona il vaccino di Reithera?
«Viene trasportato nell’organismo dal virus del raffreddore del gorilla, disattivato, che funge da navetta, molto potente sul piano dell’induzione della risposta immunitaria. I risultati sui piccoli animali sono molto incoraggianti e andranno completati con quelli sulle scimmie».
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Coronavirus, Alberto Mantovani: «Il virus non è diventato più gentile, gli antivirali possono essere dannosi»
Lo scienziato dell’Humanitas: il virus non è più «gentile», la malattia invece si è attenuata, perché siamo in estate e siamo più attenti a chi è fragile
Capita anche a scienziati italiani di fama internazionale, e non solo al popolo dei giovani frequentatori di discoteche, di trascorrere qualche giorno di vacanza in Grecia: raggiungiamo al telefono Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano e professore Emerito dell’Humanitas University. Ci risponde da un bosco dove è più facile prendere la linea, anche se si trova vicino ad Atene.
Professor Mantovani, intanto, come vive la quotidianità di questa sua vacanza?
«Una prima sensazione all’arrivo: gli italiani non sono “malvisti” qui, grazie anche agli sforzi che il nostro Paese ha fatto per contenere la pandemia. Secondo: tutti seguono scrupolosamente le regole. Abbiamo visto, venerdì scorso, la partita dell’Inter (di cui Mantovani è tifoso, ndr) con il Siviglia, per l’Europa League, tutti rigorosamente con le mascherine».
E che regole seguirà al rientro in Italia, dal momento che si parla di obbligo di tamponi?
«Mi adeguerò alle indicazioni che ci verranno suggerite dalle istituzioni, con serenità. Ho la fortuna di lavorare per un istituto, l’Humanitas di Milano, che ha predisposto tamponi e test per tutto il personale che ci lavora. Il mio tampone al rientro dalla Grecia è già prenotato per il prossimo 28 agosto, lo eseguirò lì».
Che cosa pensa del tracciamento dei contatti di chi risulta positivo al rientro dalle ferie?
«Uno dei segreti delle tre T, per controllare la diffusione del contagio, è proprio il tracciamento (gli altri sono Testare e Trattare, ndr): non esprimo un giudizio su come viene fatto, mi adeguo a quello che suggeriscono le nostre autorità sanitarie».
Adesso qualche domanda per lo scienziato (fra i più citati nella letteratura scientifica mondiale). Come sta evolvendo questo nuovo virus nel rapporto con gli umani?
«Visto che sono in Grecia vorrei, come premessa, ricordare le sentenze di due filosofi classici, che presento anche a lezione con i miei studenti. Una è di Socrate che dice: “So di non sapere”. E l’altra di Eraclito: “La natura ama nascondersi”. Ecco, la prima situazione è quella del ricercatore (oggi di fronte al Sars-Cov-2) che non sa nulla, fa atto di umiltà e parte da lì per imparare e andare avanti nella ricerca. La seconda riguarda questo virus di cui sappiamo ancora troppo poco».
Ma questo nuovo coronavirus sta «perdendo pezzi», cioè sta mutando e diventando meno aggressivo, come ci informa la cronaca di questi giorni?
«Sono un immunologo e mi rifaccio alla letteratura scientifica: l’unico dato “sicuro” arriva da un lavoro pubblicato sulla rivista Cell che dice che il virus è “stabile” e non sta diventando più “gentile”. Altre osservazioni (che parlano di una minore aggressività, ndr) si basano su piccoli studi, non ancora pubblicati. Ma creano messaggi distorti che confondono la gente».
Sembra che la malattia sia meno grave...
«Ecco, occorre distinguere fra il virus (che non è cambiato) e la malattia che, invece, si è attenuata. Per diverse ragioni. La prima è che, comunque, le polmoniti da virus respiratori praticamente scompaiono d’estate. La seconda è che nei confronti delle persone più fragili, come gli anziani, si sta più attenti. La terza è che sono i giovani i più colpiti, ma hanno più difese. Non dimentichiamoci, però, che il paziente “zero” di Codogno, finito in coma, aveva 37 anni ed era un maratoneta».
Il messaggio, quindi, è quello di non abbassare mai la guardia.
«Certo. Sono un amante dell’alpinismo e qualche settimana fa, arrivato in un rifugio, avevo una gran voglia di togliermi la mascherina, ma non l’ho fatto. Avevo visto un cameriere senza. Si tratta di dare il buon esempio: è anche una questione di responsabilità sociale».
La prevenzione rimane un caposaldo nella lotta al contagio, ma quanto, invece, ci possiamo aspettare dai farmaci?
«Ci siamo accorti che gli antivirali, quelli usati contro altri tipi di virus e utilizzati all’inizio dell’epidemia, non funzionano contro il nuovo coronavirus e, anzi, possono essere dannosi. Si salva il “remdesivir” che accorcia di qualche giorno i ricoveri ospedalieri. Più interessante il “desametasone”, un vecchio cortisonico, capace di ridurre in qualche modo la mortalità. E pure chi opera nelle terapie intensive ha imparato a trattare meglio i pazienti».
E per il futuro?
«Ci sono grandi speranze per gli anticorpi monoclonali che possono intercettare il virus. Qualche perplessità, invece, esiste per le terapie con il plasma di soggetti infettati».
E il vaccino?
«Un editoriale, appena pubblicato su Science, titola “Attenti alle scorciatoie”. In altre parole, un vaccino, per essere utilizzato su ampia scala, deve dimostrare di essere efficace e sicuro. In altre parole, non abbiamo bisogno di un vaccino “cavallo purosangue” che brucia le tappe, ma di un “cavallo da tiro” e forse più di uno, capaci di lavorare, magari insieme, sulla lunga distanza».
Non trova che c’è un po’ di confusione nella pubblicazione di studi su farmaci e vaccini nelle riviste scientifiche? Alcuni lavori sul coronavirus sono stati «ritrattati», cioè ritirati dai giornali su cui erano stati pubblicati.
«La ricerca sull’idrossiclorochina (un farmaco antimalarico proposto per la cura dell’infezione e sostenuto dal Presidente americano Donald Trump, ndr) è emblematica. La scienza è imperfetta, ma certi ricercatori “barano”: alla fine, però, vengono scoperti».
Usciamo un’altra volta da laboratori e ospedali, per ritornare alla vita quotidiana. Lei è nonno e ha dei nipoti. Come vede il loro rientro a scuola nel prossimo autunno?
«Il ritorno a scuola è una priorità, da fare in sicurezza. Per tutti. I miei nipoti (e uno di loro mi ha proprio detto che ci vuole ritornare) sono privilegiati perché hanno potuto sopperire, durante il lockdown, alla mancanza delle lezioni. Ma altri bambini e ragazzi non hanno potuto farlo e così si allarga la forbice sociale. Lascio agli epidemiologi trovare le soluzioni». E, aggiungiamo noi, ai politici.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio"salutava sempre"Originariamente Scritto da NaturalHardCore Visualizza MessaggioBannava sempre
Solo storici ed archeologi informatici sapranno la verità.
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Originariamente Scritto da Liam & Me Visualizza Messaggio"salutava sempre"
hahahahahahOriginariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioVaccino anti Covid allo Spallanzani: oggi iniziano i test di Reithera sull’uomo
Antonella Folgori, ad di Reithera, annuncia l’avvio della sperimentazione del vaccino per il coronavirus pensato in Italia che sarà condotta dallo Spallanzani con dosi studiate e preparate nello stabilimento di Castel Romano
Si parte: oggi, lunedì 24 agosto, è stata inoculata la prima dose al primo volontario. Dà il via alla fase iniziale di sperimentazione del candidato vaccino anti-Covid, Antonella Folgori, ad di Reithera, messo a punto dall’azienda e dall’istituto Spallanzani, finanziamenti da Regione Lazio (5 milioni) e ministero della Ricerca (3 milioni).
Un vaccino tutto made in Italy?
«È stato pensato, realizzato e prodotto da una società italiana, Reithera, situata nel tecnopolo di Castel Romano. Il nostro centro si contraddistingue in quando riunisce ricerca, laboratori di processi di sviluppo e officina manufatturiera. La nostra storia comincia nel 2005 con un team giovane. Inizialmente eravamo in Okairos, una società biotec con laboratori al CEINGE di Napoli, che ha fondato con IRBM (l’istituto di Pomezia che sta sviluppando il vaccino studiato allo Jenner institute di Oxford, ndr) la join venture, Advent dedicata alla manifattura di vaccini basati su adenovirus. Poi ci siamo staccati reinventando un nuovo istituto».
Reithera è di proprietà di una società svizzera, la Keires, sede a Basile, che versa le tasse al governo elvetico. Rivendica ugualmente la totale italianità del candidato vaccino anti Covid?
«È vero la Reithera Srl è al 100% di proprietà svizzera , ma opera in Italia con personale italiano. Ed è qui che è stato ideato e prodotto il vaccino in fase di studio. Ora abbiamo una capacità produttiva di centinaia di migliaia di dosi e ci stiamo attrezzando per farne milioni entro la fine dell’anno, in consorzio con altre due società biotec straniere per velocizzare i tempi. Stiamo lavorando non solo per preparare le dosi ma anche per renderne facile la distribuzione in fiale da poter essere conservate in frigorifero».
La prima fase di sperimentazione scatta questa settimana su 90 volontari italiani, test coordinati dallo Spallanzani. Le successive 2 e 3 si svolgeranno sempre in Italia?
«La seconda, con 500-1000 volontari potrebbe avvenire in Italia non appena saranno disponibili i risultati della prima fase. Per la terza stiamo pensando a Paesi ad elevata incidenza di casi, su 10 mila persone. La scelta dipenderà dall’evoluzione che avrà l’epidemia in autunno»
E dopo la prima dose?
«Questa settimana iniettiamo la prima dose, poi procederemo a ritmo serrato per l’arruolamento di adulti tra 18 e 55 anni e, in un secondo momento, se tutto va bene, di altrettanti anziani di 65-85 anni. Siamo fiduciosi. In moltissimi hanno risposto all’appello, abbiamo già la lista di cittadini che si sono offerti. Dovranno essere visitati per certificare il buono stato di salute e selezionati. I test verranno fatti allo Spallanzani e nel centro di ricerche cliniche di Verona. Per la fase due stiamo organizzando nuovi siti a Piacenza e Cremona».
I tempi?
«E’ la domanda più difficile. Molto dipenderà dalle agenzie regolatorie e dall’andamento dell’epidemia. Calcolando che lo studio di fase 2-3 potrebbe essere avviato entro l’anno, potremmo avere il vaccino per la primavera del 2021».
Grandi multinazionali sono in corsa con enorme vantaggio e potrebbero essere pronte con le dosi a settembre. Voi arrivereste dopo. Che senso ha?
«Il fatto che grandi aziende con enormi finanziamenti e strutture siano più avanti è un vantaggio. I loro risultati quando disponibili chiariranno alcuni aspetti e agevoleranno il lavoro sui vaccini che arriveranno dopo. Non ci sarà un unico anti Covid. E non è detto che i primi siano i migliori. Noi puntiamo a un vaccino da somministrare in dose unica e pensiamo che il nostro prodotto abbia potenzialità migliori di indurre anticorpi e cellule T. Ci sarà bisogno di miliardi di dosi e tutti daranno un contributo. L’Italia il giorno in cui arrivassimo al traguardo sarà privilegiata».
Come funziona il vaccino di Reithera?
«Viene trasportato nell’organismo dal virus del raffreddore del gorilla, disattivato, che funge da navetta, molto potente sul piano dell’induzione della risposta immunitaria. I risultati sui piccoli animali sono molto incoraggianti e andranno completati con quelli sulle scimmie».
CorSera
Ci son vaccini che sono già in fase 3 di sperimentazione
Lasciando perdere quello cinese che addirittura è già brevettato per la vaccinazione di massa
Poi tanto triste quanto inutile rivendicare l’Italianità di un vaccino prodotto per una azienda che è al 100% Svizzera...
quello del vaccino covid sarà un grosso business... ed è l’ennesimo che l’Italia perde
Anzi, siamo andati a finanziare vaccini che alla fine saranno di proprietà di case estere...
well done.Originariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
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Originariamente Scritto da Maverick87 Visualizza Messaggiopiù che altro prima che esce il vaccino saremo già all'immunità di gregge...
Io comunque confido nel fatto che per la prossima estate saremo tutti vaccinariOriginariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
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Originariamente Scritto da cesko92 Visualizza MessaggioAnzi, siamo andati a finanziare vaccini che alla fine saranno di proprietà di case estere...
well done.
Per fortuna che noi italiani siamo sempre dritti.Originariamente Scritto da claudio96
sigpic
più o meno il triplo
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Originariamente Scritto da Ponno Visualizza MessaggioPensa che stronz1 cinesi, americani, russi e tedeschi che hanno finanziato case nazionali per il vaccino...
Per fortuna che noi italiani siamo sempre dritti.
Abbiamo gli accordi
Fidati che una volta brevettato gli amici svizzeri ed inglesi daranno anche a noi per primi le milioni di dosi che ci servirannoOriginariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
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