Coronavirus in Italia, Miozzo: «Se i contagi salgono lockdown inevitabili: e sarebbe un incubo»
Il coordinatore del comitato tecnico scientifico: «La nostra priorità è la riapertura delle scuole, la didattica a distanza sarebbe un incubo. Ma così rischiamo di vanificare ogni sforzo».
«Tornare indietro sarebbe una catastrofe, ma è bene sapere che se i contagi continueranno a salire i lockdown locali saranno inevitabili».
Agostino Miozzo, lei è il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, siete pronti a suggerire nuove chiusure?
«Noi monitoriamo la situazione e guardiamo i dati. Ci piacerebbe molto far tornare la situazione alla normalità. Ma adesso c’è grande preoccupazione».
Si riferisce ai 481 nuovi contagiati?
«Abbiamo una graduale ascesa dei numeri, ma soprattutto abbiamo anche persone giovani che stanno entrando nelle terapie intensive. Nessuno è invulnerabile. Ricordiamoci che questa è una malattia maledetta. Quando colpisce può fare male».
Il governo ha imposto test e tamponi per chi rientra da Spagna, Croazia, Malta e Grecia. Basterà?
«Il numero di stranieri che vengono in Italia o di italiani che tornano dalle vacanze all’estero è considerevole. Tanto che questa regola vale anche per chi arriva da Romania e Bulgaria. Però bisognerebbe avere regole uguali per tutti».
Si riferisce all’Europa?
«Certo. Molti Paesi hanno già imposto quarantene. Io credo sia un problema che la Commissione dovrebbe governare meglio, coordinandosi con l’Oms. Suggerire un approccio europeo più coordinato. Ognuno cura il proprio Paese ma viviamo in Europea e le frontiere sono aperte. Questa fuga in avanti di Stati membri e la scarsa capacità di coordinare dovrebbe essere guardata con attenzione».
Che altro bisogna fare?
«Tra i nuovi contagiati c’è una quota alta di persone che scoprono di aver ballato troppo e di aver fatto vacanze nel pieno disprezzo delle regole minime che con ossessione continuiamo a raccomandare perché sono le uniche vere terapie protettive. Bisogna intervenire su questo».
Come?
«Dobbiamo limitare gli assembramenti. Possiamo anche bere lo spritz, ma se ci ammucchiamo non ci sarà scampo».
In molte regioni le discoteche sono aperte.
«Lo hanno fatto su disposizione delle autorità locali. Nell’ambito del Cts abbiamo sempre avvisato che le discoteche riaperte sarebbero state un pericolo. Quando ci hanno chiesto di concedere spazi di divertimento musicale, abbiamo posto come condizione che ci fossero controlli severi. Però dubito sinceramente che si vada a ballare stando a distanza di due metri».
Darete nuove linee guida?
«Lo facciamo ogni giorno. Nessuno può dire di non sapere che cosa sta accadendo. Continuiamo a lanciare messaggi di educazione, chiediamo di prepararsi a una nuova possibile emergenza, di limitare i danni».
Però ci sono già i danni gravi all’economia.
«Mi sembra che questo sia prevalente per alcuni amministratori locali. Nessuno è così cinico o sciocco da non comprendere che se non si sfrutta questo periodo in cui la gente è in vacanza il disastro economico può essere ancora più grave. ma bisogna rendersi conto che senza le misure di protezione si rischia il ritorno al lockdown e questa sarebbe davvero la catastrofe. Ci aspettano scadenze fondamentali, non possiamo arrivarci così».
Si riferisce alla riapertura delle scuole?
«Adesso è questa la nostra priorità, il settore dove si misura la vittoria della nostra battaglia. Noi dobbiamo garantire il ritorno in sicurezza dei ragazzi a lezione, degli insegnati, del personale. Rischiamo di vanificare ogni sforzo, questo mi preoccupa e mi fa arrabbiare. Ci rendiamo conto che cosa vuol dire se si dovesse tornare all’insegnamento a distanza? Sarebbe un incubo. E poi ci sarà la ripresa del lavoro, il trasporto pubblico a pieno regime».
Proporrete nuovi divieti?
«Io dico che non sta passando la percezione del pericolo. Mi preoccupa il senso di onnipotenza dei giovani. Se continua così nuovi divieti saranno inevitabili. L’andamento della curva epidemica ci dice che l’Italia è in movimento e il virus sta viaggiando. Se ci faremo sfuggire nuovi focolai avremo guai seri. Non ce lo possiamo permettere».
CorSera
Il coordinatore del comitato tecnico scientifico: «La nostra priorità è la riapertura delle scuole, la didattica a distanza sarebbe un incubo. Ma così rischiamo di vanificare ogni sforzo».
«Tornare indietro sarebbe una catastrofe, ma è bene sapere che se i contagi continueranno a salire i lockdown locali saranno inevitabili».
Agostino Miozzo, lei è il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, siete pronti a suggerire nuove chiusure?
«Noi monitoriamo la situazione e guardiamo i dati. Ci piacerebbe molto far tornare la situazione alla normalità. Ma adesso c’è grande preoccupazione».
Si riferisce ai 481 nuovi contagiati?
«Abbiamo una graduale ascesa dei numeri, ma soprattutto abbiamo anche persone giovani che stanno entrando nelle terapie intensive. Nessuno è invulnerabile. Ricordiamoci che questa è una malattia maledetta. Quando colpisce può fare male».
Il governo ha imposto test e tamponi per chi rientra da Spagna, Croazia, Malta e Grecia. Basterà?
«Il numero di stranieri che vengono in Italia o di italiani che tornano dalle vacanze all’estero è considerevole. Tanto che questa regola vale anche per chi arriva da Romania e Bulgaria. Però bisognerebbe avere regole uguali per tutti».
Si riferisce all’Europa?
«Certo. Molti Paesi hanno già imposto quarantene. Io credo sia un problema che la Commissione dovrebbe governare meglio, coordinandosi con l’Oms. Suggerire un approccio europeo più coordinato. Ognuno cura il proprio Paese ma viviamo in Europea e le frontiere sono aperte. Questa fuga in avanti di Stati membri e la scarsa capacità di coordinare dovrebbe essere guardata con attenzione».
Che altro bisogna fare?
«Tra i nuovi contagiati c’è una quota alta di persone che scoprono di aver ballato troppo e di aver fatto vacanze nel pieno disprezzo delle regole minime che con ossessione continuiamo a raccomandare perché sono le uniche vere terapie protettive. Bisogna intervenire su questo».
Come?
«Dobbiamo limitare gli assembramenti. Possiamo anche bere lo spritz, ma se ci ammucchiamo non ci sarà scampo».
In molte regioni le discoteche sono aperte.
«Lo hanno fatto su disposizione delle autorità locali. Nell’ambito del Cts abbiamo sempre avvisato che le discoteche riaperte sarebbero state un pericolo. Quando ci hanno chiesto di concedere spazi di divertimento musicale, abbiamo posto come condizione che ci fossero controlli severi. Però dubito sinceramente che si vada a ballare stando a distanza di due metri».
Darete nuove linee guida?
«Lo facciamo ogni giorno. Nessuno può dire di non sapere che cosa sta accadendo. Continuiamo a lanciare messaggi di educazione, chiediamo di prepararsi a una nuova possibile emergenza, di limitare i danni».
Però ci sono già i danni gravi all’economia.
«Mi sembra che questo sia prevalente per alcuni amministratori locali. Nessuno è così cinico o sciocco da non comprendere che se non si sfrutta questo periodo in cui la gente è in vacanza il disastro economico può essere ancora più grave. ma bisogna rendersi conto che senza le misure di protezione si rischia il ritorno al lockdown e questa sarebbe davvero la catastrofe. Ci aspettano scadenze fondamentali, non possiamo arrivarci così».
Si riferisce alla riapertura delle scuole?
«Adesso è questa la nostra priorità, il settore dove si misura la vittoria della nostra battaglia. Noi dobbiamo garantire il ritorno in sicurezza dei ragazzi a lezione, degli insegnati, del personale. Rischiamo di vanificare ogni sforzo, questo mi preoccupa e mi fa arrabbiare. Ci rendiamo conto che cosa vuol dire se si dovesse tornare all’insegnamento a distanza? Sarebbe un incubo. E poi ci sarà la ripresa del lavoro, il trasporto pubblico a pieno regime».
Proporrete nuovi divieti?
«Io dico che non sta passando la percezione del pericolo. Mi preoccupa il senso di onnipotenza dei giovani. Se continua così nuovi divieti saranno inevitabili. L’andamento della curva epidemica ci dice che l’Italia è in movimento e il virus sta viaggiando. Se ci faremo sfuggire nuovi focolai avremo guai seri. Non ce lo possiamo permettere».
CorSera
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