Coronavirus morti, il governo cambia i dati della Protezione Civile: ne mancano 1350. L’Iss: «Sistemi diversi»
Così la tabella del 21 maggio è stata modificata. Il caos dei dati trasmessi dalle Regioni e poi assemblati dai tecnici ministeriali
Nel monitoraggio del ministero della Salute sull’epidemia da coronavirus sono stati conteggiati 1.390 deceduti in meno di quelli reali. Un’omissione clamorosa anche perché per scoprirla basta confrontare le tabelle allegate al report settimanale con quelle diramate dalla Protezione civile sulla base dei dati forniti dallo stesso ministero della Salute.
I 21 punti
Da due settimane il ministero dirama ogni venerdì il monitoraggio che sulla base di 21 punti elaborati da due algoritmi fotografa l’andamento del virus. I dati vengono trasmessi dalle Regioni e poi assemblati dai tecnici ministeriali. In questi giorni ci sono state numerose critiche e polemiche sulla raccolta dei numeri da parte delle Regioni, anche ritenendo che in alcuni casi ci possano essere omissioni rispetto ad alcuni punti. In particolare ogni Regione deve comunicare la tenuta delle strutture sanitarie, il numero dei tamponi effettuati, il numero di malati e di positivi asintomatici, il numero dei posti in terapia intensiva. Sulla base di questi parametri viene assegnata una valutazione di rischio e questo «giudizio» servirà a decidere nuove aperture, eventuali chiusure o «zone rosse», ma anche a stabilire come consentire lo spostamento da una Regione all’altra.
La reazione dell’Istituto superiore di sanità
Di fronte a questa discrepanza l’Istituto superiore di Sanità afferma: «I morti riportati nel bollettino settimanale sono basati sul flusso sorveglianza integrata covid-19 dell’ISS. Questo raccoglie per ciascuna persona diagnosticata con covid-19 varie informazioni tra cui la data di decesso. Tali informazioni individuali hanno un ritardo rispetto a quelle comunicate tempestivamente alla protezione civile. I dati del bollettino di ieri inoltre riferivano ai dati estratti giovedì 21 e ricevuti mercoledì. La differenza è quindi attesa ed in linea tra i due sistemi di raccolta dati».
Le omissioni sui morti
Nella tabella del monitoraggio relativa ai decessi e aggiornata al 21 maggio il numero dei morti ( divisi per età) è: 31.096.
Nella tabella diramata dalla protezione civile relativa al 21 maggio il numero dei morti è: 32.486. Come è possibile una simile differenza? Ci sono Regioni che hanno comunicato un numero inferiore? Quali uffici trasmettono i dati? E chi li elabora? A tutte queste domande bisogna trovare al più presto risposta perché è evidente che questa circostanza potrebbe essere sufficiente e dimostrare l’inattendibilità del monitoraggio. Le conseguenze potrebbero essere gravissime visto che proprio su questo il governo ha deciso di basare le sue prossime scelte.
Così la tabella del 21 maggio è stata modificata. Il caos dei dati trasmessi dalle Regioni e poi assemblati dai tecnici ministeriali
Nel monitoraggio del ministero della Salute sull’epidemia da coronavirus sono stati conteggiati 1.390 deceduti in meno di quelli reali. Un’omissione clamorosa anche perché per scoprirla basta confrontare le tabelle allegate al report settimanale con quelle diramate dalla Protezione civile sulla base dei dati forniti dallo stesso ministero della Salute.
I 21 punti
Da due settimane il ministero dirama ogni venerdì il monitoraggio che sulla base di 21 punti elaborati da due algoritmi fotografa l’andamento del virus. I dati vengono trasmessi dalle Regioni e poi assemblati dai tecnici ministeriali. In questi giorni ci sono state numerose critiche e polemiche sulla raccolta dei numeri da parte delle Regioni, anche ritenendo che in alcuni casi ci possano essere omissioni rispetto ad alcuni punti. In particolare ogni Regione deve comunicare la tenuta delle strutture sanitarie, il numero dei tamponi effettuati, il numero di malati e di positivi asintomatici, il numero dei posti in terapia intensiva. Sulla base di questi parametri viene assegnata una valutazione di rischio e questo «giudizio» servirà a decidere nuove aperture, eventuali chiusure o «zone rosse», ma anche a stabilire come consentire lo spostamento da una Regione all’altra.
La reazione dell’Istituto superiore di sanità
Di fronte a questa discrepanza l’Istituto superiore di Sanità afferma: «I morti riportati nel bollettino settimanale sono basati sul flusso sorveglianza integrata covid-19 dell’ISS. Questo raccoglie per ciascuna persona diagnosticata con covid-19 varie informazioni tra cui la data di decesso. Tali informazioni individuali hanno un ritardo rispetto a quelle comunicate tempestivamente alla protezione civile. I dati del bollettino di ieri inoltre riferivano ai dati estratti giovedì 21 e ricevuti mercoledì. La differenza è quindi attesa ed in linea tra i due sistemi di raccolta dati».
Le omissioni sui morti
Nella tabella del monitoraggio relativa ai decessi e aggiornata al 21 maggio il numero dei morti ( divisi per età) è: 31.096.
Nella tabella diramata dalla protezione civile relativa al 21 maggio il numero dei morti è: 32.486. Come è possibile una simile differenza? Ci sono Regioni che hanno comunicato un numero inferiore? Quali uffici trasmettono i dati? E chi li elabora? A tutte queste domande bisogna trovare al più presto risposta perché è evidente che questa circostanza potrebbe essere sufficiente e dimostrare l’inattendibilità del monitoraggio. Le conseguenze potrebbero essere gravissime visto che proprio su questo il governo ha deciso di basare le sue prossime scelte.
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