Emergenza Coronavirus: thread unico.

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  • AK_47
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    buonasera

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    • valium
      Bodyweb Advanced
      • Sep 2006
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      "Domani mattina sarò prima alla Camera e poi al Senato per rendere un’informativa al Parlamento sulle misure per la nuova fase delll'emergenza Coronavirus. In diretta alle 9.30 e poi alle 12.30."
      sigpic

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      • Virulogo.88
        Bodyweb Advanced
        • Nov 2008
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        • Big City
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        Schifoso narcisista sto conte , comunque è bello notare come i menagrami portascarogna siano zitti in questo periodo

        Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
        Originariamente Scritto da Pesca
        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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        • Miller
          F#DBGBbBADBbGD#F#
          • Sep 2011
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          Ma manco un’informativa alle camere deve fare?

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          • ma_75
            Super Moderator
            • Sep 2006
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            A proposito di Svezia ma non solo. Ottimo articolo dell'Huffington Post.

            Come finisce una pandemia? Quando, in altre parole, si può pensare davvero di tornare alla normalità come la intendiamo? Alle domande che, con la fine del lockdown e le recenti riaperture, tutti ci stiamo ponendo, hanno provato a rispondere alcuni storici della Medicina in un interessante articolo apparso di recente sulle colonne del New York Times. Dalle parole degli esperti, oltre alla ricostruzione storica di alcune delle più grandi pandemie del passato, emerge un interessante punto di vista che tende a distinguere fra una fine “medico-scientifica” del virus e una fine “sociale”. In altre parole, anche laddove non arrivi la notizia ufficiale della fine della pandemia dalla comunità scientifica internazionale, le persone avvertirebbero una stanchezza e un bisogno di riprendere la propria quotidianità che porterebbe automaticamente a non avvertire più né rischio né paura e di conseguenza a vivere come se la pandemia fosse finita, sebbene il virus circoli ancora.
            Uno spunto affascinante di cui abbiamo discusso con il professor Gilberto Corbellini, Professore ordinario di storia della medicina presso l’Università La Sapienza di Roma.
            Sta succedendo questo anche in Italia?
            Sono scettico su questa lettura perché il fatto che un’epidemia possa spegnersi socialmente, cioè terminare perché la società a un certo punto decide di ignorare la minaccia, vale soltanto quando questa minaccia non è più percepita. Non esiste nella storia della medicina nessun caso di epidemia o pandemia che si siano “chiuse socialmente”in un momento in cui c’era un’alta mortalità e le persone avevano paura di morire. E’ chiaro che di fronte al lockdown e a tutti i disagi, di fronte al fatto che la mortalità non è così alta da arrivare alla percezione comune, possa verificarsi un abbassamento della percezione di rischio. E questo forse è il caso di Covid-19.
            Sta dicendo che il Coronavirus non faceva paura neanche quando faceva paura?
            Parliamoci chiaro, nel mondo siamo arrivati se non sbaglio a 320 mila decessi da Covid-19. Nello stesso lasso di tempo, l’influenza Spagnola del 1918 ne aveva ammazzati già diversi milioni. Quindi è chiaro che la percezione di questa infezione nella società è legata alla comunicazione, al numero trasmesso in televisionedi morti che scatena l’emotività, ma che non è un numero abbastanza alto da far sì che le persone nella maggioranza conoscono qualcuno che è morto o che di questa malattia abbiano paura. Un altro dato oggettivo, infatti, è che il covid uccide in prevalenza persone anziane che ci si aspetta che muoiano e quindi se parliamo di un’ipotesi di fine sociale è chiaro che la società non ha degli stimoli di rischiosità che siano tali da non dar spazio al desiderio di far finta di niente e di ripartire e andare oltre. Si è diffusa all’inizio una paura ingiustificata, sulla scia dell’emotività suscitata dalla comunicazione. E’ stato il virus più mediatizzato della Storia della Medicina. Se c’è una cosa di cui si può star certi è che questo virus non rappresenta una minaccia per la specie, come qualcuno ha detto. Quando guardo i numeri, mettiamo anche che siano 100 milioni di contagiati, mi viene da pensare: per l’Asiatica nel 1958, abbiamo avuto tra uno e tremilione di morti, con oltre 500 milioni di casi.
            Si poteva fare a meno di questo terrore?
            Il rituale delle 18, numeri che parlano del nulla per spiegare il nulla, non ha fatto altro che accrescere la tensione sociale. Una gestione tra il terroristico e il paternalistico. Se questo virus non avesse fatto morire le persone dentro ai reparti e nelle terapie intensive e non avesse avuto questo impatto incredibile sul Ssn ce ne saremmo accorti, ma neanche tanto. Se avesse fatto il suo salto di specie nel 1920, non se ne sarebbe accorto nessuno perché la terapia intensiva non c’era, le persone di 75 anni e oltre con patologie pregresse sarebbero morte e basta. Guardiamo a come sono state affrontate altre grandi pandemia nella storia. Quando nel 1889 ci fu la pandemia russa che uccise 1 milione circa di persone, in prevalenza bambini e anziani, non suscitò grande paura: era normale in quell’epoca vedere morire i più piccoli, la mortalità infantile era molto alta, allo stesso modo gli anziani erano esposti. Differente il caso della Spagnola.
            Ci dica.
            La spagnola spaventò perché uccideva i giovani-adulti, il virus scatenava tempeste citochinichein persone con sistema immunitario robusto. E vedere persone di 25-30 morire era uno shock sociale spaventoso. Come se vedessimo oggi morire ragazzini di 18 anni. Ecco. Questo shock non c’è stato per il Covid-19. Per questo la paura e la percezione della minaccia non è così alta. E’ anche possibile che a un certo punto siano stati eliminati, con grande dispiacere e tristezza, s’intende, quei soggetti più a rischio e che quindi adesso i pazienti sviluppino una malattia meno grave, come qualcuno dice, perché ci sono meno polimorbidità, non sono così tanti anziani perché questi tengono le distanze o sono degli anziani più in salute.


            Eppure molte persone dopo la recente riapertura, faticano a riprendere la vita di tutti i giorni. Quale sarà il decorso, anche guardando alle riprese dopo le pandemie del passato? Si può fare un confronto?
            Sul piano delle dinamiche socio-economiche qualche minimo confronto si può azzardare. Premessa. Noi abbiamo una risposta psicologica innata verso le epidemie e le pandemie: ci terrorizzano e scatenano una serie di reazioni che escono da qualsiasi controllo razionale. In questa situazione di paura che ormai circola, si crea un’ambivalenza nelle persone: da una parte un sentimento di pessimismo sullo scenario generale, si ha paura che l’epidemia riprenda o sia ha paura per il futuro. Ma sul piano individuale tendiamo ad essere ottimisti, pensando che in qualche modo ce la faremo sempre, per questo prendiamo anche più rischi di quelli che dovremmo. Tendiamo a uscire delle regole: questo è un fattore che influenzerà nei prossimi mesi le dinamiche epidemiologiche anche rispetto alla circolazione del virus.
            L’unico esempio che si può fare con le epidemie del passato è con la spagnola: nessuno sa perché si è spenta la spagnola, la ragione più probabile è che sia venuto fuori un ceppo virale meno virulento che prevalse su altri ceppi virali e che portò allo spegnimento di questa influenza da H1N1. H1N1 è andato sottotraccia, mai dando sfogo a manifestazione pandemiche fino agli anni ’70 e poi al 2009, quando l’Oms dichiarò una pandemia (suina) che non si verificò mai.
            Come finirà la pandemia?
            Non lo so. Di base la pandemia finisce con l’adattamento reciproco tra virus e specie ospite. Il mondo umano è estremamente capace di adattarsi: se è vero che le forme che manifesta questa malattia adesso sono più lieviforse è anche perché i medici hanno imparato a curarle meglio, o il carico virale è inferiore grazie alle mascherine e al distanziamento. Di sicuro non ci sono prove che il virus sia cambiato al punto da far ritenere che abbia perso virulenza. Può darsi che accada. Ma al momento non ci son prove. Cipossiamo aspettare che piano piano la pandemia si spenga o mantenga focolai minori in Paesi con condizioni favorevoli al virus, temo per l’Africa o il Sud America. Possiamo sperare, poi, che attraverso la ricerca farmacologica e del vaccino venga fuori qualcosa che ci faccia vincere definitivamente. Ma se mi chiede cosa accadrà non lo so: potrebbe spegnersi come tornare con scenari peggiori.
            Ha parlato però di adattamento dell’uomo al coronavirus, che è come dire imparare a convivere con il virus, non averne paura, tornare alla vita, come ipotizza il New York Times...
            E’ come dire fare come hanno fatto alcuni Paesi dall’inizio: non ricorrere a un lockdown così restrittivo come è stato fatto in Italia, ma raccomandare il distanziamento fisico e abbassare il metabolismo economico, ridurne il regime di funzionamento senza spegnerlo, ripartendo nel momento in cui l’emergenza l’ha consentito. Non penso solo alla Svezia, ma anche alla Germania, alla Svizzera. Noi in Italia ci siamo fatti dettare l’agenda dal virus e dalle condizioni del sistema sanitario, mettendo in atto misure di 100 anni fa. Come in tutte le epidemie e delle pandemie dove non si hanno metodi medici efficaci, farmaci e vaccini a disposizione, l’unico sistema da usare è quello storico, arcaico, indice di ignoranza che si chiama ‘quarantena’. E’ la cosa più facile di questo mondo: prendi le persone, le chiudi dentro casa, ne impedisce i contatti e fermi l’epidemia. Ma cosa succede all’economia? Cosa succede quando escono e il virus continua a circolare?Cosa succede nella percezione di chi deve governare e fare in modo che le attività economiche vadano a sostenere il Pil? Cosa succede nella percezione delle persone che non si possono muovere liberamente?
            Però in Svezia ci sono stati moltissimi morti. Prima di noi in Cina, in Corea del Sud, il lockdown totale ha dato ottimi risultati in termini di contenimento del contagio...
            Tanti morti in Svezia? La Svezia ha calcolato il rischio e adottato misure sulla base delle prove di efficacia, rifiutandosi di militarizzare il paese, trattando le persone come cittadini e non come sudditi. La Svezia ha una scuola di epidemiologia di tutto rispetto, che non sfigura con quelli dell’Imperial College. Che peraltro si sono rivelati dei gran pasticcioni. Quella svedese è stata una gestione razionale e non impulsiva, come quella italiana. Le prove che avevano a disposizione dicevano che era molto più saggio andare in quella direzione, rischiando di pagare con un certo numero morti, che sono stati più di quelli che si aspettavano e lo hanno riconosciuto. Sono anche intellettualmente più onesti dei nostri politici ed esperti. Hanno valutato che i danni sarebbero stati maggiori a trovarsi nella condizione di avere un lockdown dopo l’altro e strozzarsi davanti a un virus che peraltro ancora non si capisce quale letalità abbia davvero. In questa prima ondata questo virus, probabilmente ha avuto questa letalità perché ha contagiato e si è portato via le persone più a rischio, nella seconda, se ci sarà, potrebbe averne di meno.
            Navighiamo a vista.
            Non ci sono prove che andando in una direzione si vada bene. Le politiche adottate sono state diverse nei diversi Paesi. Qualcuno l’ha voluto ignorare come Bolsonaro, in altri si è adottata la strategia della convivenza come gli svedesi, la Germania ne ha usate altre, l’Italia altre ancora, Cina e Singapore altre ancora. Vedremo come nei prossimi mesi le diverse risposte sociali daranno vita a dinamiche diverse non solo per quanto riguarda la ripresa economica, ma anche l’orientamento politico nei diversi paesi.
            In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
            ma_75@bodyweb.com

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            • AK_47
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              c'era più traffico oggi che lo scorso 20 maggio 2019 #iorestoacasa

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              • Liam & Me
                Bad Blake
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                Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggio
                A proposito di Svezia ma non solo. Ottimo articolo dell'Huffington Post.

                Come finisce una pandemia? Quando, in altre parole, si può pensare davvero di tornare alla normalità come la intendiamo? Alle domande che, con la fine del lockdown e le recenti riaperture, tutti ci stiamo ponendo, hanno provato a rispondere alcuni storici della Medicina in un interessante articolo apparso di recente sulle colonne del New York Times. Dalle parole degli esperti, oltre alla ricostruzione storica di alcune delle più grandi pandemie del passato, emerge un interessante punto di vista che tende a distinguere fra una fine “medico-scientifica” del virus e una fine “sociale”. In altre parole, anche laddove non arrivi la notizia ufficiale della fine della pandemia dalla comunità scientifica internazionale, le persone avvertirebbero una stanchezza e un bisogno di riprendere la propria quotidianità che porterebbe automaticamente a non avvertire più né rischio né paura e di conseguenza a vivere come se la pandemia fosse finita, sebbene il virus circoli ancora.
                Uno spunto affascinante di cui abbiamo discusso con il professor Gilberto Corbellini, Professore ordinario di storia della medicina presso l’Università La Sapienza di Roma.

                (..)

                Però in Svezia ci sono stati moltissimi morti. Prima di noi in Cina, in Corea del Sud, il lockdown totale ha dato ottimi risultati in termini di contenimento del contagio...
                Tanti morti in Svezia? La Svezia ha calcolato il rischio e adottato misure sulla base delle prove di efficacia, rifiutandosi di militarizzare il paese, trattando le persone come cittadini e non come sudditi. La Svezia ha una scuola di epidemiologia di tutto rispetto, che non sfigura con quelli dell’Imperial College. Che peraltro si sono rivelati dei gran pasticcioni. Quella svedese è stata una gestione razionale e non impulsiva, come quella italiana. Le prove che avevano a disposizione dicevano che era molto più saggio andare in quella direzione, rischiando di pagare con un certo numero morti, che sono stati più di quelli che si aspettavano e lo hanno riconosciuto. Sono anche intellettualmente più onesti dei nostri politici ed esperti. Hanno valutato che i danni sarebbero stati maggiori a trovarsi nella condizione di avere un lockdown dopo l’altro e strozzarsi davanti a un virus che peraltro ancora non si capisce quale letalità abbia davvero. In questa prima ondata questo virus, probabilmente ha avuto questa letalità perché ha contagiato e si è portato via le persone più a rischio, nella seconda, se ci sarà, potrebbe averne di meno.
                Non conoscevo Corbellini, se capisco bene non e' medico, ne' epidemiologo, ma laureato in filosofia della scienza. Non per criticare necessariamente quello che dice, ma per metterlo secondo me nel giusto contesto.

                Sulla Svezia secondo me non risponde alla domanda. O meglio, all'inizio confonde le acque, e alla fine dice che hanno accettato i morti certi subito (sbagliando anche le stime per difetto), piuttosto che piu' essere piu' poveri dopo. Il che e' una tesi come un'altra, ma allora forse poteva evitare il preambolo iniziale e arrivare al dunque subito.

                Per il resto del discorso che fa sul distanziamento, le scene di questi giorni mi sembra che spieghino bene perche' gli italiani non siano ne' i tedeschi, ne' gli svizzeri.
                B & B with a little weed










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                • Françis1992
                  Bodyweb Senior
                  • Jun 2009
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                  • L.A.
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                  Ieri sera era tutto normale. E' praticamente impossibile rispettare le regole se nessun altro lo fa... o si vive da reclusi o si esce accettando il rischio.
                  Lo scrissi qualche tempo fa, bisogna sperare che il virus si sia indebolito e sia diventato un raffreddore: dalle prime analisi in certe regioni il virus non ha mai circolato e se lo iniziasse a fare in questi giorni di assoluta normalitá ci ritroveremmo come la Lombardia a fine febbraio se non peggio.


                  Tessera N° 7

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                  • valium
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                    Coronavirus, la Cina torna nell'incubo: Shulan in lockdown è la "nuova Wuhan"
                    Da lunedì, scrive il China Daily citando una nota diffusa dalle autorità locali, non si può più uscire dai blocchi residenziali in cui ci sono stati casi confermati o sospetti
                    Coronavirus, la Cina torna nell'incubo: Shulan in lockdown è la 'nuova Wuhan'


                    TiscaliNews
                    In Cina torna la paura. A far tornare il paaese nell'incubo è la cittadina di Shulan messa in lockdown totale. Nel nordest della Cina continuano a preoccupare i casi trasmissione locale di Covid-19 dopo mesi di battaglia contro il coronavirus che qui si è inizialmente manifestato. E le autorità di Shulan, si legge sul China Daily, hanno annunciato "piani per rafforzare le misure di lockdown intensificando il controllo sugli spostamenti in tutte le zone abitate". Secondo il Guardian questa città della provincia di Jilin, con circa 700.000 abitanti, è di fatto 'sigillata' e le misure sono simili a quelle imposte a inizio anno a Wuhan, la megalopoli che per prima ha fatto i conti con l'emergenza coronavirus.


                    Da lunedì, scrive il China Daily citando una nota diffusa dalle autorità locali, non si può più uscire dai blocchi residenziali in cui ci sono stati casi confermati o sospetti di coronavirus, né i non residenti possono entrarvi. Per i beni di prima necessità, si legge, vengono organizzate consegne. Per tutto il resto della città, aggiunge il giornale, un componente di ogni famiglia può uscire ogni due giorni per l'acquisto dei beni di prima necessità, ma non per più di due ore. E' dal 10 maggio che Shulan è considerata zona "ad alto rischio" per la diffusione del coronavirus. Le scuole sono state chiuse e il trasporto pubblico sospeso.







                    A convincere il governo cittadino e quello nazionale a decretare l’allarme rosso e a “sigillare” Shulan è stata, ha ricostruito Il Sole 24 Ore, la scoperta nella città in questione di un “cluster” di nuovi infetti, costituito da “un nucleo di persone che non aveva avuto contatti con l'estero, né tanto meno con il settore sanitario, quindi senza esposizione considerate ‘a rischio’”.

                    La Cina ha registrato sei nuovi casi di coronavirus, tre dei quali 'importati' nella Mongolia Interna, nel nord del gigante asiatico. La Commissione sanitaria nazionale ha precisato che due tre casi di trasmissione locale del virus sono stati segnalati proprio nella provincia nordorientale di Jilin, che confina con Russia e Corea del Nord, e un altro in quella di Hubei, la prima a fare i conti con l'emergenza coronavirus.
                    Le autorità sanitarie non hanno segnalato altri decessi a causa della pandemia e il bilancio resta fermo a 4.634 morti dall'inizio dell'emergenza sanitaria. I contagi sono invece 82.960 e sono 1.707 i casi 'importati' con 46 pazienti che restano ricoverati in ospedale, tre dei quali in condizioni definite gravi. In Cina sono 78.241 le persone dichiarate guarite dopo aver contratto l'infenzione. Le autorità sanitarie hanno anche segnalato 17 nuovi casi asintomatici, tutti di trasmissione locale del virus.

                    20 maggio 2020
                    sigpic

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                    • valium
                      Bodyweb Advanced
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                      Questa notizia è stata riportata solo da fanpage e tiscalinews
                      sigpic

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                      • DR. CACARELLA
                        Bodyweb Advanced
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                        Originariamente Scritto da valium Visualizza Messaggio
                        Questa notizia è stata riportata solo da fanpage e tiscalinews
                        Non la diffondere.
                        Cura il tuo corpo come un tempio
                        Originariamente Scritto da M K K
                        Desade grazie di esistere
                        Originariamente Scritto da AK_47
                        si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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                        • Liam & Me
                          Bad Blake
                          • Dec 2006
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                          • high as a kite
                          • Send PM

                          Molti giornali intorno al mondo, dal Guardian al New York Times, hanno riportato la notizia.
                          B & B with a little weed










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                          • Gary
                            Queen Of The Balls - Ex Mod.
                            • Mar 2007
                            • 35989
                            • 1,893
                            • 1,470
                            • Tempio Pausania
                            • Send PM

                            " In Svezia sono stati bravissimi, hanno fatto la cosa più sensata, sono onesti alti biondi e belli "
                            Una riga sotto
                            " Però si sono ritrovati con pile di cadaveri che non si aspettavano"

                            però sono alti biondi e belli

                            Effettivamente ottimo articolo Huffington.
                            Originariamente Scritto da modgallagher
                            gandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
                            " tra noi sarebbe come abbinare un vino pregiato a un ottimo cibo " ..


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                            • DR. CACARELLA
                              Bodyweb Advanced
                              • May 2011
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                              Banale influenza
                              Cura il tuo corpo come un tempio
                              Originariamente Scritto da M K K
                              Desade grazie di esistere
                              Originariamente Scritto da AK_47
                              si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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                              • ma_75
                                Super Moderator
                                • Sep 2006
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                                Originariamente Scritto da Gary Visualizza Messaggio
                                " In Svezia sono stati bravissimi, hanno fatto la cosa più sensata, sono onesti alti biondi e belli "
                                Una riga sotto
                                " Però si sono ritrovati con pile di cadaveri che non si aspettavano"

                                però sono alti biondi e belli

                                Effettivamente ottimo articolo Huffington.

                                In realtà dice che hanno fatto una scelta diversa dagli altri, anzi hanno semplciemente fatto una scelta, hanno avuto più morti di quelli che si aspettassero e, orrore, lo hanno perfino ammesso, invece di nascondere i morti, come i nostri esperti di bodyweb hanno sostenuto facesse chiunque, dal Giappone alla Germania. Poi, in effetti, a parlare è soltanto un ordinario di storia della medicina alla Sapienza, che, vicino agli esperti del forum, non conta una mazza. Chissà perchè è così difficile accettare la riflessione, basata sui fatti, che l'umanità ha assistito a epidemie per tutta la sua storia e che è riuscita a sopravvivere perfino a questa che, del resto, qualche genio paragonava alla peste nera, senza nemmeno ridere del paragone.
                                In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
                                ma_75@bodyweb.com

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