I politici del mondo si stanno esponendo sempre di più
Emergenza Coronavirus: thread unico.
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Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza Messaggiohttps://torino.repubblica.it/cronaca...61/?refresh_ce
io avrei aspettato ancora un altro paio di settimane, magari anche tre o quattro, per mettere in atto un piano serio su base territoriale.
Invece verra’ presentato gia’ martedi!
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Si la tendenza e’ chiara
Nel caso del Piemonte si puo’ affermare con certezza che il lockdown, piu’ del resto, sia stato determinante.
Tamponi hanno iniziato a farli tardi, cure domiciliari praticamente nulle, conoscenti lasciati completamente allo sbando nonostante i sintomi, RSA obitori a pagamento.
Se non si fossero chiuse in casa le persone a quest’ora saremmo conosciuti nel mondo piu’ di Wuhan.
Ma con i gianduiotti.
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Originariamente Scritto da Ponno Visualizza MessaggioSe non lo hai già fatto, guardati i video su FB di lei in mezzo ai parchi che si arrabbia per finta dopo aver parlato con i vigili che la gente va a correre. Roba di qualità hollywoodiana
https://ibb.co/9sWBb8T
Last edited by ma_75; 10-05-2020, 00:12:57.In un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte.
ma_75@bodyweb.com
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza MessaggioA proposito di fb, credo che, quando tutto sarà passato, questa immagine con le faq della questura di Alessandria dovrebbe essere conservata a futura memoria del livello di intrusione nella quotidianità, incapacità di applicare con elasticità le norme di legge, delirio di onnipoetza, banale stupidità umana. Facciamoci ridere dietro dal mondo.
https://ibb.co/9sWBb8T
Viviamo veramente in una Boring DistopiaOriginariamente Scritto da claudio96
sigpic
più o meno il triplo
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioFase 2: app, test e mascherine. Tutto quello che non è stato fatto per ripartire sicuri
Per intercettare nuovi focolai il decreto del 4 maggio prevede più controlli sanitari per monitorare pazienti positivi e loro contatti: mancano però gli strumenti. Per mesi poi dipenderemo dalla Cina per le protezioni: colpa di ordini sbagliati e aziende non pronte
Tenere sotto controllo il virus monitorando ogni giorno i dati che arrivano dalle Regioni. E così impedire all’R0, l’indice di contagio, di risalire (leggi qui gli ultimi aggiornamenti dell’Iss regione per regione). È questa la sfida per superare la fase 2 dell’emergenza e tornare alla vita normale. Una battaglia che passa dal monitoraggio previsto dal decreto firmato dal ministro della Salute Roberto Speranza, entrato in vigore il 4 maggio. L’obiettivo è dichiarato: «L’implementazione e il rafforzamento di un solido sistema di accertamento diagnostico, monitoraggio e sorveglianza della circolazione di Sars-CoV-2, attraverso i casi confermati e dei loro contatti al fine di intercettare tempestivamente eventuali focolai di trasmissione del virus e il progressivo impatto sui servizi sanitari». E quindi individuare i malati e gli asintomatici, curarli in maniera tempestiva, impedire i contatti tra positivi. Per farlo servono gli strumenti adeguati: mascherine e guanti per proteggersi, tamponi e test per individuare chi ha contratto il coronavirus. Un circuito che però ha ancora troppe falle. Crepe che mostrano la differenza fra i decreti, le norme, le circolari con le quali si annunciano le decisioni e la realtà quotidiana che mette in luce ritardi, sovrapposizioni, incompetenze. A proposito dei ritardi, per esempio: il 2 maggio, il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri parla delle mascherine chirurgiche: «Da lunedì i cittadini che vorranno acquistarle le troveranno al prezzo di 0,50 più Iva in 50 mila punti vendita». Fino a ieri sera erano praticamente introvabili, oggi forse le farmacie ne avranno a sufficienza.
Tamponi senza reagenti
Intercettare e gestire tempestivamente i nuovi casi di Covid-19 è ritenuta una delle misure principali per evitare nella fase 2 una crescita dei contagi. Per farlo è necessario il tampone. Gli annunci si assomigliano tutti: «Tre nuovi macchinari per processare i tamponi, l’obiettivo è di arrivare a 50 mila test al giorno» (Luca Zaia, Veneto, 1 maggio); «Raddoppieremo i tamponi» (Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna, 6 maggio); «Faremo 30.000 tamponi al giorno» (Giulio Gallera, assessore alla Sanità della Lombardia, 7 maggio). In realtà, il numero di test nasofaringei effettuati giornalmente è stabile da settimane. Perché non arrivano i reagenti necessari per processare i test e così accade spesso che persino i cittadini con sintomi non riescano a sottoporsi al tampone in tempi rapidi. La presidenza del Consiglio è stata più volte sollecitata su queste carenze e con una nota scritta ha assicurato che nei prossimi due mesi le Regioni ne avranno altri cinque milioni oltre ai 2,7 milioni già distribuiti. L’ennesimo annuncio che lascia perplesso Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia a Padova: «Altri 5 milioni? Sono sorpreso. Mi piacerebbe sapere se quei tamponi sono accompagnati da reagenti, ne dubito perché c’è una carenza pazzesca di reagenti. In Veneto abbiamo iniziato a farceli da soli il 20 gennaio, quando abbiamo avuto notizia dell’epidemia in Cina. Ci siamo attrezzati, abbiamo sviluppato un test praticamente identico a quello dello Spallanzani».
I test sierologici
Altra questione sono i test sierologici per verificare chi è venuto a contatto con il virus. Il 25 aprile la statunitense Abbott si aggiudica la gara bandita dal commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri per la fornitura di 150 mila kit di test sierologici. Obiettivo, un’indagine a campione sulla diffusione del virus nella popolazione italiana fin qui asintomatica. La Abbott, che si era impegnata a fornire gratuitamente i test, sostiene di averlo fatto. La risposta che arriva dall’ufficio del commissario non appare così netta: «Sono ancora in consegna, in ogni caso per avviare lo screening è necessario il via libera del ministero della Salute sulle questioni della privacy». Il ministero della Salute fa sapere che quella decisione non è stata ancora presa dal garante. E i ritardi si accumulano. Anche per questo ogni Regione si sta muovendo a modo suo: da una parte per sottoporre al test sierologico con screening pubblici le categorie che ritiene prioritario testare (operatori sanitari, forze dell’ordine, contatti stretti dei sintomatici), dall’altra per adottare provvedimenti per la popolazione generale, soprattutto per i lavoratori. L’imprenditore Nicola Bedin, che con il team di esperti del suo gruppo Lifenet Healthcare, sta facendo consulenze in materia di sicurezza da rischio coronavirus a diverse aziende — tra le quali Ferrari, Gucci, Marelli, Tim, Pellegrini, Technogym, Vibram — fotografa la situazione: «La normativa oggi è confusa e varia da regione a regione. In alcune i test sierologici si possono fare ed eventualmente si può anche eseguire con il servizio sanitario il tampone in tempi ragionevoli. In altre no. In altre ancora non si sa. Un contesto chiaro è quello dell’Emilia-Romagna, che ha fatto una delibera già lo scorso 16 aprile dando la possibilità alle aziende di effettuare screening semplicemente facendo istanza attraverso uno specifico modulo. In Lombardia le imprese sono invece in fremente attesa di una delibera, che ad oggi non è ancora disponibile».
Le 51 macchine per produrre mascherine
Uno dei temi che hanno più tenuto banco in questi giorni è quello delle mascherine (leggi qui l’approfondumento di DataRoom sui sistemi di protezione). Con la riapertura del 4 maggio le farmacie avrebbero dovuto averne in quantità ma si è scoperto, a scorte ormai esaurite, che le due società distributrici avevano dato ad Arcuri una cifra sbagliata. Avevano stimato di averne 12 milioni disponibili ma 9 milioni di quei 12 erano (e sono) ancora da certificare all’Istituto superiore di Sanità perché mancano alcuni requisiti di idoneità. Quindi sono invendibili. «Da una parte abbiamo fatto l’errore di quella stima dei 12 milioni — si dispiace il presidente della Federfarma Servizi, cioè una delle due società — ma dall’altra parte avevamo considerato che le aziende italiane fossero pronte con la produzione». E invece no, le aziende non sono ancora pronte. Poco dopo la nomina, Arcuri aveva assicurato di avere gli strumenti necessari a non dipendere più dalla Cina per le mascherine: ha deciso di comprare 51 macchine che possano produrle in Italia. Quante di quelle macchine sono già operative? Nessuna. I collaboratori del commissario ostentano comunque ottimismo: «Il 12 maggio sarà messa in funzione la prima che produrrà, a regime, un milione di mascherine al giorno». La scaletta prevede queste tappe: entro il 30 maggio funzioneranno 2 macchine, entro il 15 giugno 6, entro il 30 giugno 10, entro il 15 luglio 35, entro il 30 luglio 47, entro il 15 agosto 49, entro il 31 agosto tutte e 51. Produrranno 35 milioni di pezzi al giorno, che diventano 41 milioni assieme alla produzione dei privati. L’autosufficienza. Rimane un dubbio: a fine agosto varrà ancora la pena di aver messo in piedi tutto questo meccanismo dell’autoproduzione? «Certo, perché le mascherine serviranno ancora, e a lungo» rispondono dalla task force del commissario. Resta il fatto che adesso ne abbiamo sicuramente molto bisogno e dipendiamo dalla Cina, da intoppi di spedizione, dogane, distribuzione, e dai fornitori che faticano a vendere all’Italia perché il prezzo calmierato a 0,50 garantisce un margine di profitto che loro ritengono troppo basso. Altro argomento: le tabaccherie. Era stato lo stesso commissario Arcuri ad annunciare nella sua conferenza stampa del 2 maggio un accordo imminente con i tabaccai per una distribuzione più capillare delle mascherine (i tabaccai sono in tutti i comuni d’Italia, esclusi 724). L’accordo ancora non è firmato. Il testo è pronto ma dopo quanto accaduto con la distribuzione nelle farmacie si è deciso di fermarsi: prima si verifica la lista dei fornitori, poi si firma l’accordo. Ma così continua a trascorrere il tempo.
L’app «Immuni»
Resta un’incompiuta anche la app per il tracciamento dei contatti, capace di avvertire chi è stato vicino a una persona risultata positiva. Nelle intenzioni iniziali doveva essere uno degli strumenti essenziali per avviare in sicurezza la fase 2, un’arma necessaria per evitare un’eventuale seconda ondata. Ma mentre la fase 2 va avanti e ogni settimana si va verso nuove riaperture, la app ancora non c’è e nessuno sa dire se e quando ci sarà. Il governo, attraverso la task force del ministero dell’Innovazione, partendo da 770 candidature alla fine ha scelto Immuni. Con uno strascico di polemiche sulla sicurezza che non è ancora finito e che sembra aver minato in partenza la fiducia degli italiani verso la app. Che però se sarà poco diffusa, sarà anche poco efficace. Fino al 15 maggio, in realtà, non può succedere nulla. Quel giorno, salvo ritardi, Apple e Google rilasceranno gli aggiornamenti necessari per farla funzionare. Poi ci vorrà un periodo di sperimentazione, che dovrebbe riguardare una grande città e un’area a bassa densità di popolazione. Un’ipotesi è concentrare i test su Milano e il Molise. Questa fase dovrebbe durare un paio di settimane, dopodiché per andare a regime in tutto il Paese si dovrà aspettare fine maggio. Poi tutto dipenderà da quanti scaricheranno Immuni. L’obiettivo iniziale del governo era il 60% della popolazione, che poi è anche la soglia minima indicata dagli esperti per un tracciamento efficace. Ma negli ultimi giorni la quota è scesa più realisticamente al 25-30%. Basterà per il tracciamento che servirebbe?
I trasporti pubblici
Altro punto dolente sul quale molte cose sono ancora da registrare, è quello dei trasporti, vero anello debole della catena nella fase 2. Su bus, tram e metro la capienza è stata ridotta al 25% di quella solita. Ma non si capisce chi deve controllare il rispetto di questa regola. Non gli autisti, che devono guidare. Non i controllori, che sono pochi ed è difficile assumerne nuovi perché le aziende hanno i conti in rosso, specie dopo questi due mesi di biglietti zero. Una mano la danno, nel gestire i flussi a terra, i volontari della Protezione civile. Ma per il resto ci si deve affidare all’autoregolamentazione, cioè al buon senso di tutti noi. E non sempre va tutto bene, specie sulle metropolitane. Aiuta, ma è un paradosso, il fatto che per il momento le persone usano poco i mezzi pubblici. Nel primo giorno della fase 2, lunedì scorso, secondo i dati di Asstra, l’associazione delle aziende del settore, sui mezzi pubblici si sono mossi tre milioni di persone. Siamo al 20 per cento del livello normale, il doppio rispetto al lockdown. In aumento ma ancora pochi. La maggior parte degli italiani ha scelto l’auto, anche grazie alla sospensione delle chiusure dei centri storici e allo stop per la sosta a pagamento. Il traffico cresce. Mentre per le piste ciclabili temporanee, annunciate in molte città come strumento di mobilità alternativa, siamo ancora alle prime pennellate. Reggerà il sistema quando a muoverci saremo di più e la pioggia trasformerà bici e monopattini in soluzioni per pochi coraggiosi?
https://www.corriere.it/cronache/20_...0f2639b4.shtml
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioCoronavirus, a Seul crescono i casi dopo la riapertura di bar e discoteche
Il Paese era riuscito ad arginare la pandemia grazie a un sistema di tracciamento e a test a tappeto. Ma qualcosa non ha funzionato nella fase due.
Riaprono i bar e le discoteche a Seul. Passa qualche giorno crescono i contagi È accaduto nella capitale della Corea del Sud dove le autorità sono state costrette ad ordinare una nuova chiusura dei locali fino a nuovo ordine.
L’improvvisa impennata
La decisione segue un’impennata nei casi collegati a locali notturni a Itaewon, un popolare quartiere della vita notturna a Seul. Venerdì le autorità sanitarie avevano confermato dodici casi di contagio connessi a un paziente di 29 anni che il 1 maggio e il weekend seguente aveva visitato cinque tra club e bar nel quartiere di Itaewon a Seul. Il numero di casi accertati è salito oggi a 40, secondo quanto riferito dal sindaco, Park Won. L’improvvisa impennata ha ricordato un focolaio alla fine di febbraio in una setta religiosa, che per diverso tempo ha determinato un aumento giornaliero di circa 1.000 casi.
La strategia
La Corea del Sud, che all’inizio di marzo ha avuto il secondo numero più alto di casi a livello globale dopo la Cina, è stata in grado di controllare la diffusione del virus senza dover adottare misure severe come l’imposizione del lockdown o il divieto di viaggiare all’estero. Le autorità si sono affidate invece ad un massiccio regime di test e rintracciabilità. Il governo ha quindi allentato le misure di distanziamento sociale prevedendo anche la riapertura delle scuole mercoledì 13 maggio.
Secondo il conteggio della Johns Hopkins University, la Corea del Sud ha registrato oltre 10.800 casi di coronavirus e 256 decessi
https://www.corriere.it/esteri/20_ma...14bed082.shtml
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Originariamente Scritto da The_machine Visualizza MessaggioCredo che rispetto a due mesi fa le differenze siano le seguenti:
- Eravamo in crescita esponenziale di contagi/morti, ora siamo in decrescita
- Sono aumentati i posti in terapia intensiva (non ho controllato quanto in percentuale, ma sarebbe interessante saperlo)
- Siamo in grado di fare 70K tampini al giorno, a inizio marzo riuscivamo a farne 3K
- Abbiamo messo a punto dei test sierologici. Sarebbe bello avere già effettuato test a tappeto sulla popolazione, ma delle altre nazioni (almeno di medie dimensioni) chi l'ha fatto? Ovunque non si hanno dati esatti sul numero di contagiati dall'inizio dell'epidemia.
- Sulle terapie non sono informato, ma leggendo questa discussione mi sembra di capire che si utilizzino delle cure farmacologiche
Non ti ritrovi su questi punti?
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Originariamente Scritto da valium Visualizza MessaggioJinx tu che ne pensi se fatto che potrebbe diventare nel tempo uno scialbo raffreddore? Ennesima minchiata del virologo di turno?
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioAl Sud dove? Che comune/regione sei?Originariamente Scritto da gaetano90gareggiare per esibizionismo natural
Originariamente Scritto da Magro97Odio i tanti pasti perché è un cagare in continuazione.
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Originariamente Scritto da jinx Visualizza MessaggioI bar a parere mio non sono così pericolosi ma ristoranti, discoteche, assembramenti e palestre tradizionali sono una bomba pronta a esplodere
Spogliatoi a parte.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Originariamente Scritto da sylvester Visualizza MessaggioIn teoria le piscine, invece, dovrebbero essere più sicure se ho ben capito.
Spogliatoi a parte.
Per dire in un ristorante chiuso, tutti senza mascherina per ore, basta 1 portatore sano o peggio un cuoco portatore sano e infetti mezzo locale.
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Ma Zaia su quali base scientifiche dice ciò che dice ?! Siamo nel reame del " secondo me " senza nessuna evidenza. Boh, dichiarazioni così lasciano seriamente il tempo che trovano.
Comunque all'ultimo momento sto sabato sera me lo sono passato con un paio di amici. All'aperto, distanziati, mascherine. Stressante, assolutamente stressante. L'innaturalezza della situazione, il dover calcolare ogni movimento che ti viene spontaneo, il non poter agire con spontaneità, rende tediosa una cosa come fare due passi in un parco.
Pieno di gente in giro, mascherine poche, neanche abbassate sotto il mento, ma proprio assenti, grossi gruppi che tentano di distanziarsi ma cedono alla naturalezza della situazione e alla fine tendono a raggrupparsi e avvicinarsi. è tosta così. C'è proprio una questione intrinseca al nostro modo di fare che va eliminata per vivere in una situazione del genere, per noi come popolo, sarà più difficile rispetto ad altri.Originariamente Scritto da modgallaghergandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
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Coronavirus, Conte: «Ci attendono mesi molto difficili ma l’estate non sarà in quarantena»
Il premier: potremo trascorrere le nostre vacanze al mare, in montagna e godere delle nostre città. Attendiamo l’evoluzione dell’epidemia per indicazioni precise
«Siamo davvero felici per Silvia Romano e per i suoi familiari».
Presidente Giuseppe Conte, è una gran bella notizia. Di chi è il merito della liberazione?
«Dei nostri servizi di intelligence, in particolare della nostra Agenzia esterna, del lavoro investigativo dell’autorità giudiziaria, della costante attenzione del ministro Di Maio e della Farnesina e del ministro Guerini e della Difesa. La protezione della vita dei nostri connazionali è una priorità per il Governo».
La povertà bussa alle porte del Paese, teme tensioni sociali?
«Saranno mesi molto difficili, siamo di fronte alla prova più dura dal Dopoguerra. Avremo una brusca caduta del Pil e le conseguenze economiche saranno molto dolorose. Il governo ce la sta mettendo tutta e continuerà a operare con la massima determinazione per garantire la tenuta sociale ed economica del Paese e renderlo più competitivo, più equo e inclusivo».
Comportamenti come gli aperitivi sui Navigli rischiano di condizionare la ripartenza e favorire una seconda ondata di Covid-19?
«Comportamenti gravissimi. Se non si rispetta il distanziamento rischiamo di vanificare tutti gli sforzi fatti e tornare a un lockdown, anche se circoscritto, con danni ancora più gravi per la nostra economia. Ma ho fiducia che continuerà a prevalere il buon senso degli italiani».
Restituirà ai governatori i pieni poteri decisionali sulla fase 2?
«Con le linee guida che ci permetteranno un controllo della curva epidemiologica, potremo permetterci anche differenziazioni geografiche. Questo non significa procedere in ordine sparso e affidarci a iniziative avventate. I risultati raggiunti sono anche il frutto del dialogo quotidiano avuto con i rappresentanti degli enti locali, grazie anche al lavoro del ministro Boccia».
Gli italiani si chiedono quando potranno varcare i confini regionali, tornare nelle seconde case e programmare le vacanze. Possiamo fare un po’ di chiarezza?
«Quest’estate non staremo al balcone e la bellezza dell’Italia non rimarrà in quarantena. Potremo andare al mare, in montagna, godere delle nostre città. E sarebbe bello che gli italiani trascorressero le ferie in Italia, anche se lo faremo in modo diverso, con regole e cautele. Attendiamo l’evoluzione del quadro epidemiologico per fornire indicazioni precise su date e programmazione».
Perché siamo ancora così indietro su app, test e tamponi?
«Stiamo lavorando giorno e notte per rafforzare le attività di monitoraggio, contact tracing e tele-assistenza, in una più ampia strategia integrata che prevede potenziamento degli ospedali, delle terapie intensive e della medicina del territorio. Aspettiamo di vedere il funzionamento dell’app, ma invito a considerare che potremmo essere tra i primi al mondo ad avere sviluppato un sistema pubblico con tutte le garanzie».
Di certo potevano esserci molte più vittime senza lockdown, ma i 30 mila morti dicono che molte cose non hanno funzionato. Dalla tempistica delle zone rosse alle forniture di mascherine, c’è un errore che non rifarebbe?
«Le vittime del coronavirus sono una ferita che ci porteremo dietro per sempre, purtroppo, come tanti altri Paesi. Abbiamo sempre agito in scienza e coscienza, ponderando tutte le decisioni. Non saprei dire una scelta che non rifarei».
Come ripartiranno le scuole a settembre? Perché nelle Regioni meno colpite dal virus gli studenti non possono tornare a scuola normalmente?
«Il rientro deve essere gestito in modo unitario su tutto il territorio nazionale. Stiamo lavorando con la ministra Azzolina a un ventaglio di soluzioni così che a tutti i nostri studenti venga assicurato il rientro in classe a settembre in condizioni di sicurezza».
Conferma che dal 18 maggio e non più l’1 giugno riapriranno bar, ristoranti, parrucchieri?
«Stiamo raccogliendo i dati dell’ultimo monitoraggio e con gli esperti stiamo definendo regole chiare sulla sicurezza per lavoratori e clienti. Se sul piano epidemiologico la situazione rimarrà sotto controllo, potremo concordare con le Regioni alcune anticipazioni. L’importante è procedere sulla base di monitoraggi puntuali, perché per le imprudenze pagheremmo costi enormi».
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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