Emergenza Coronavirus: thread unico.

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  • KURTANGLE
    Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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    • Borgo D'io
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    Originariamente Scritto da jinx Visualizza Messaggio
    Che poi mi sfottono pure i protocolli, sono qui che condivido con tutti quello che studio a gratis. Vorrei vedere cosa sono capaci di fare loro.

    ma poi uno condivide le sue idee in buona fede e amen
    non è che ti abbiamo chiesto di curarci nostro zio
    Originariamente Scritto da SPANATEMELA
    parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
    Originariamente Scritto da GoodBoy!
    ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


    grazie.




    PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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    • Sean
      Csar
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      I test in Lombardia e il paradosso delle quarantene senza virus: positivi solo 4 su 10

      Primo bilancio della campagna di screening condotta dall’Ats con gli esami sierologici: solo 4 persone su 10 in isolamento precauzionale sono entrate in contatto con il Covid


      I malati sono quattro su dieci. Alcuni con sintomi del Covid-19. Altri no. Ma questo non è il punto decisivo. Perché più che il dato, mai come in questo caso, conta l’interpretazione. Il bilancio della primissima fase della campagna di screening con i test sierologici in Lombardia racconta infatti che tra le persone che sono appena state (o sono) in quarantena a Milano (oltre 9 mila), solo il 40 per cento ha effettivamente contratto il coronavirus.


      Il report

      La percentuale è evidenziata in un report che il Corriere ha potuto consultare in anteprima e che riassume gli esiti dei primi 527 test fatti dall’Ats di Milano e di altri 2.700 test gestiti dalle altre Ats lombarde. Gli esami sono iniziati il 23 aprile proprio sulle persone in isolamento obbligato e sul personale sanitario (oltre 15 test già eseguiti). Ma cosa significa quel 40 per cento di contagiati tra le persone in quarantena?


      La cintura di sicurezza
      Da un primo punto di vista, si può affermare che le misure di isolamento siano state efficaci, o comunque abbiano mostrato un alto livello di protezione: l’obiettivo primario di isolare il maggior numero possibile di persone che sono state a strettissimo contatto (per motivi di lavoro, famiglia e così via) con malati di Covid-19, ha portato a creare una cintura di sicurezza molto ampia, tanto che per 6 su 10 degli isolati la quarantena è stata solo precauzionale, dato che in realtà non si erano infettati.


      Le potenziali vittime

      Dall’altra parte, quella percentuale rappresenta però allo stesso tempo un indicatore di pericolo elevato per la «Fase 2» e le prime settimane di parziali riaperture. Se tra chi ha avuto un contatto strettissimo con un «positivo» (dunque la fetta di popolazione più a rischio) solo il 40 per cento ha contratto il virus: le potenziali vittime che possono essere ancora attaccate dal Covid-19 sono ancora tantissime.


      Il numero di infettati

      Può sembrare un paradosso, ma ora che è passata l’ondata più drammatica della malattia, ed è stata contenuta con il lockdown , sarebbe stato preferibile «svegliarsi» e trovare un numero di infettati molto superiore all’attuale. Una più alta quantità di positivi, e dunque di quasi certamente immuni, sarebbe l’«arma» più efficace per contenere una nuova espansione dell’epidemia e avviare il virus verso l’estinzione.


      I test sierologici

      I primi test sierologici sulle persone in quarantena a Milano sono stati fatti da «Niguarda» (58 casi positivi su 133), «Fatebenefratelli» (24 su 76) e «Sacco» (55 su 130). Anche a Lodi e Codogno le percentuali di infettati tra gli isolati sono in linea con Milano (42 e 37 per cento). Un dato che si ritrova anche a Brescia e provincia (272 malati su 617, 44 per cento, appena superiore a Milano).
      I test sierologici confermano infine che la provincia nella quale il virus è circolato e ha colpito in proporzione più massiccia è stata Bergamo, dove i positivi in quarantena sono 652 sugli oltre mille primi testati, dunque oltre il 60 per cento.



      Le analisi sugli operatori sanitari

      Un dato migliore viene invece dalla campagna di analisi sugli operatori sanitari, che in questa prima fase è stata molto più ampia come numero di persone sotto esame. Mancano ancora i dati di Milano, ma su Lodi e Codogno ad esempio i positivi agli esami sierologici sono stati il 17 per cento su oltre 1.700 test; a Bergamo il 24 per cento su 884 esami; a Brescia l’11 per cento su oltre 8 mila (che vuol dire comunque oltre 900 operatori sanitari positivi). Se questi sono i test «pubblici», quelli gestiti dalle Ats, esiste però un terreno ormai sconfinato di test sierologici che vengono fatti e che non entrano nel sistema sanitario di registrazione.


      Le iniziative private

      Molte medie e grandi aziende lombarde hanno ad esempio incaricato i propri reparti di medicina e sicurezza sul lavoro di mettere in campo una campagna a tappeto di test sui dipendenti per gestire con minori rischi la fase del ritorno al lavoro. Altre società hanno incaricato consulenti esterni per fare lo stesso screening . Moltissimi medici di base, da soli o associati con altri colleghi, hanno infine acquistato decine o centinaia di kit e li stanno utilizzando per i propri pazienti. Si tratta di iniziative private, che non sono dunque omogenee per tipo di test: sta di fatto però che in questa fase, al di là della campagna di mappatura gestita e centralizzata dalle Ats, esiste un vastissimo terreno di analisi sulla popolazione che resterà «sommerso» perché non verrà messo in relazione e non entrerà nelle banche dati pubbliche. Se gli epidemiologi stimano che finora su Milano i contagiati (e dunque i quasi certamente immuni) siano circa il 10 per cento della popolazione, esiste al momento anche una vasta campagna di analisi privata che potrebbe permettere di avere un quadro più vasto di come sia circolato il virus e che invece non entrerà nel patrimonio delle conoscenze pubbliche e condivise sull’epidemia.


      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Coronavirus, Brusaferro (Iss): «Non sono il signor no, datemi tempo. Il bilancio tra una settimana»

        Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: «Ci possono essere zone rosse ma anche aree dove prevedere maggiore libertà se i dati dei contagi restano sotto controllo». L’errore da non commettere: «Illudersi che il pericolo sia passato».

        Silvio Brusaferro, riesce a dormire la notte?
        «Sì dormo, ma certo il peso delle responsabilità te lo senti addosso», sogna il letto dopo un’altra giornata difficile il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.

        Possiamo tentare un bilancio di questo avvio di fase 2?
        «Sul piano epidemiologico i segnali di come è andata li interpreteremo la prossima settimana. Dai dati capiremo se i i comportamenti dei cittadini sono stati virtuosi. La chiave del successo di questa sorta di sperimentazione risiede nella consapevolezza che ognuno di noi partecipa in prima persona e può fare la differenza. Siamo ancora dentro l’epidemia. Aperture sì, ma con estrema accortezza nel gestirle».

        L’errore da non commettere?
        «Pensare che il pericolo sia passato e dimenticare che potremmo ricaderci, quindi non usare le stesse cautele della fase 1. Mi sembra che tutti abbiamo imparato la lezione. Se continuiamo così potremo poi permetterci maggiori libertà e andare avanti con altre riaperture controllando la diffusione del virus».

        Italiani promossi, allora?
        «Sono fiducioso che il Paese continui a contenere epidemia e che, forte di questo successo, possa puntare su un lento, progressivo ritorno alla normalità».

        Quali sono i rischi?
        «I punti di fragilità sono le aggregazioni che possono crearsi ovunque, in autobus, al supermercato, al parco e in strada. Quindi non esiste un anello della catena più debole dell’altro».


        Con le dovute precauzioni si potrebbe arrivare a riaprire tutto?
        «Non sono pessimista, ma cauto. Non sono il signor no. Dateci il tempo di monitorare l’effetto di questi primi passi. Bisogna contare i nuovi contagi e verificare che non siano aumentati prima di pensare al dopo».

        La Germania si prepara alla seconda ondata di contagi, affermazione del Robert Koch Institute, vostro omologo tedesco. E l’Italia?
        «Il virus si comporta in modo uguale dappertutto, parla una sola lingua. Potrebbe riprendersi velocemente se non stiamo attenti. Anche se è difficile che l’epidemia possa ripresentarsi con la drammaticità che ha espresso in Lombardia. Oltre alle contromisure già in atto, esiste un piano organizzativo per intervenire con tempestività ed evitare situazioni estreme»

        Il campionato di calcio riprenderà?
        «Siamo in fase di valutazione, il parere del Comitato tecnico scientifico non è pronto. Tutti gli sport di squadra mettono insieme un certo numero di persone che possono variare a seconda delle discipline. Sono per definizione delle aggregazioni. Ci sono tante variabili in gioco»

        E i musei?

        «Va fatta una riflessione attenta. Tutte le possibili riaperture devono tener conto delle ripercussioni sui trasporti. È la filosofia di fondo: garantire il distanziamento sociale nell’intero percorso, da quando si esce di casa. Per i musei non è una questione di ampiezza delle sale ma di poter contare su una organizzazione che garantisca determinati standard di sicurezza».

        Veneto ed Emilia Romagna mordono i freni per anticipare nuove aperture.
        «La fase 2 richiede analisi anche a livello regionale, l’idea è quella di procedere in modo chirurgico tenendo conto che così come si adottano zone rosse si possano prevedere aree meno blindate, dove rilasciare qualche libertà in più».

        Il vicepresidente della Lombardia Sala afferma che la sua regione ha un R0 inferiore alla media nazionale. Ha un senso rivendicare questo primato?
        «Credo che il problema sia mantenere l’R0 (erre zero, il tasso di contagiosità del virus, ndr) sotto l’unità, comunque il più basso possibile. Come istituto superiore di sanità aggiorniamo queste informazioni ogni settimana e non stiliamo graduatorie. 0,5 o 0,7 hanno un significato relativo dal punto di vista epidemiologico. Conta il valore nazionale».

        Non le sembra che tanti esponenti della medicina parlino a sproposito e in modo contraddittorio?
        «Succede in tutto il mondo. Si chiama linfodemia, è un fenomeno globale, che ha la stessa diffusione del virus e fa parte delle epidemie moderne. Lasciamo perdere chi parla troppo e troppo spesso, facciamo riferimento alle fonti ufficiali».

        Il 5 maggio è stata la giornata mondiale del lavaggio delle mani, intitolata “Non solo mascherine”. C’è un’esagerata attenzione per questa protezione?
        «L’igiene delle mani è la misura più importante contro le infezioni. Il lavaggio delle mani impedisce la trasmissione dei germi. Le mascherine da sole non bastano. È sbagliato quindi sentirsi al sicuro semplicemente indossandole».

        Brusaferro, presidente dell’ISS: «Ci possono essere zone rosse ma anche aree dove prevedere maggiore libertà se i contagi restano sotto controllo». L’errore : «Illudersi che il pericolo sia passato».
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          L’enigma irrisolto del coronavirus: perché si diffonde in alcune zone e ne risparmia altre

          Gli esperti stanno cercando di capire perché il virus si comporti in modo diverso. Demografia, cultura, ambiente, politiche sanitarie ma anche sfortuna sono i fattori che contano


          In Indonesia si stima che siano morte migliaia di persone di coronavirus. Nella vicina Malesia il blocco rigoroso ha limitato il conto a 100 morti. In Iran il virus ha ucciso così tante persone che il Paese ha dovuto ricorrere alle sepolture di massa, ma il confinante Iraq conta meno di 100 vittime. La Repubblica Dominicana ha segnalato 7600 casi. Poco più in là del confine, nella poverissima Haiti, se ne registrano 85. Perché la pandemia ha colpito duramente alcuni Paesi del mondo come Italia e Stati Uniti mentre ne ha risparmiati altri, ad esempio gli stati africani? L’enigma resta ancora irrisolto «Il coronavirus ha toccato quasi tutti i Paesi della Terra, ma il suo impatto è stato capriccioso» scrive il New York Times in una analisi approfondita. Metropoli come New York, Parigi e Londra sono state devastate mentre città densamente popolate come Bangkok, Baghdad, New Delhi e Lagos, capitale della Nigeria che conta 21 milioni di abitanti sembrano essere state risparmiate. Perché? La risposta resta ancora un mistero.


          Teorie (e le molte eccezioni)

          Si sono ipotizzate varie teorie per capire la curiosa e inspiegabile distribuzione dell'epidemia, ma nessuna è definitiva. Alcuni studi, in corso il tutto il mondo, stanno esaminando quanto la genetica, le condizioni preesistenti e la demografia possano influenzare la dimensione dell’impatto. Sono ancora in corso ricerche per capire se i farmaci per l’ipertensione possono davvero peggiorare il decorso della malattia e se il vaccino contro la tubercolosi potrebbe invece migliorarlo. Molti Paesi in via di sviluppo con climi caldi e una popolazione giovane sono sfuggiti all’epidemia e si è pensato che temperatura e demografia fossero due fattori importanti per capire l’impatto della patologia. Ma Indonesia, Perù e Brasile sono aree tropicali che stanno facendo i conti con un gravissimo bilancio di vittime, pertanto questa ipotesi si è raffreddata. Le misure draconiane di distanziamento sociale e lockdown immediato hanno funzionato, ma Paesi come il Myanmar e la Cambogia che non lo hanno fatto hanno comunque riportato pochi casi (forse il virus non ci è semplicemente arrivato?). Russia e Turchia sembravano andare bene, ma all’improvviso il coronavirus ha fatto breccia. La vicina Serbia invece ha mantenuto bassi i contagi.



          I quattro fattori

          Se Sars-CoV2 si comporterà come l’influenza Spagnola possiamo attenderci una serie di ondate: scoppiò nell’inverno del 1918 per poi scemare in estate e tornare con violenza in autunno e ancora l’anno successivo con una terza ondata, infettando un terzo della popolazione mondiale con milioni di morti. Gli epidemiologi, virologi, funzionari sanitari di tutto il mondo concordano con il fatto che la malattia è ancora all’inizio e i dati sono largamente insufficienti per trarre conclusioni, oltre che, casi e decessi sono certamente sottostimati. Una variabile chiave è con quanta accuratezza sono stati fatti i bilanci delle vittime e dei contagiati dai singoli Paesi. Se Germania e Italia prendono in considerazione soltanto i decessi comprovati con il test, il Belgio include nel conteggio anche i morti che si sospetta siano stati contagiati, basandosi su una diagnosi clinica. La statistica ha una sua fetta di responsabilità. Il New York Times nella sua analisi ha identificato quattro fattori che potrebbero spiegare perché il virus colpisce alcune zone più di altre: demografia, cultura, ambiente e rapidità delle risposte da parte dei governi. Certo, ci sono eccezioni. Se una popolazione più anziana è anche la più vulnerabile il Giappone dovrebbe essere in testa alla classifica al pari dell’Italia dove il coronavirus ha fatto strage. Invece non è così. «Le tante incertezze, le eccezioni ci dicono che questo virus lo conosciamo davvero molto poco» commenta Paolo Bonanni. ordinario di Igiene all’Università degli Studi di Firenze. «Tutti questi fattori possono certamente aver concorso o meno nella diffusione del virus, ma nessuno può spiegare tutto. Il dato sull’età media della popolazione colpita dipende molto anche dalla politica dei tamponi adottate dai governi. Da noi i tamponi sono stati fatti nella fase acuta solo a chi entrava in ospedale in gravi condizioni ed è facile che fossero anziani. La diffusione dell’epidemie tra i giovani in Italia non è stata quasi registrata».

          I giovani

          Molti paesi che sono sfuggiti alle epidemie di massa hanno popolazioni relativamente giovani. In genere proprio le persone più giovani hanno maggiori possibilità di contrarre la malattia in modo lieve o asintomatico. Statisticamente hanno meno probabilità di avere quelle patologie pregresse che possono trasformare Covid-19 in una malattia particolarmente insidiosa e mortale. L’Africa, con i suoi 45 mila casi segnalati (un piccolo numero rispetto a 1,3 miliardi della sua popolazione) è il continente più giovane del mondo con un’età inferiore ai 25 anni. Funzionari locali di Thailandia, e Najaf, città dell’Iraq hanno scoperto che il gruppo di età tra i 20-29 anni presentava il più alto tasso di infezione, spesso mostrando pochissimi sintomi. Al contrario, come sappiamo, l’età mediana dell’Italia, tra i Paesi più colpiti al mondo, supera i 60 anni e la percentuale più alta di vittime si registra sopra i 70 anni. I giovani tendono ad avere un sistema immunitario più forte e per questo i sintomi sono più spesso lievi. Certamente l’insieme di giovani in buona salute può ridurre l’impatto del virus tra coloro che ne sono infetti mentre il fatto di avere patologie pregresse come ipertensione, diabete, obesità possono aggravare il decorso dicono numerosi studi. Sulla teoria demografica ci sono però eccezioni. Guardiamo il Giappone: con la popolazione più vecchia del mondo ha registrato meno di 500 vittime. Guayaquill e la provincia di Guayas, in Ecuador, epicentro di un focolaio che potrebbe aver causato 7000 vittime (qualcuno ricorderà le immagini scioccanti dei cadaveri lasciati per strada) è una delle aree più giovani del paese: solo l’11% dei residenti ha più di 60 anni. La giovane età non li ha salvati.

          La giusta distanza come cultura

          Fattori culturali come il distanziamento sociale già insito nelle abitudini di una popolazione possono offrire maggiore protezione. In India, e soprattutto in Thailandia dove il virus ha una diffusione relativamente bassa , la gente si saluta a distanza, coi palmi delle mani uniti come in preghiera. In Giappone e in Corea del Sud ci si saluta con un inchino e queste popolazioni, già prima dell’arrivo del coronavirus, indossavano la mascherina quando non si sentivano bene. Nei Paesi latini come l’Italia invece il contatto personale è molto sentito: ci si salute stringendosi le mani, ci si bacia e ci si abbraccia. Tuttavia In Iraq e in altri paesi del Golfo Persico dove gli uomini spesso si abbracciano per salutarsi e si stringono la mano quando si incontrano, in pochi si sono ammalati. In gran parte dei paesi in via di sviluppo l’usanza di prendersi cura delle persone anziane a casa ha evitato le stragi avvenute nelle case di cura tipiche dell’Occidente. Anche sul distanziamento culturale ci sono eccezioni. Anche quello che è stato chiamato “distanziamento nazionale” si è rivelato un vantaggio. I Paesi relativamente isolati, dove la globalizzazione non è arrivata, non sono stati inondati di visitatori che hanno portato con sé il virus come ad esempio alcune zone del Pacifico Meridionale e dell’Africa sub-sahariana. Paesi meno accessibili per conflitti o motivi politici come Venezuela, Siria, Iraq sono rimasti in qualche modo protetti proprio dalla mancanza di viaggiatori. E l’assenza di trasporti pubblici nei paesi in via di sviluppo potrebbe aver contribuito a limitare la diffusione del virus.

          Calore e luce

          La geografia dell’epidemia, che si è rapidamente diffusa in inverno in paesi della zona temperata come l’Italia e gli Stati Uniti, tralasciando paesi come il Ciad o la Guyana ha suggerito, almeno nelle fasi iniziali, che al coronavirus non piacesse il caldo. In effetti altri coronavirus che causano il raffreddore comune sono meno contagiosi nei climi più caldi e umidi. Ma i ricercatori per la verità concordano quasi tutti con l’idea che il caldo da solo non fermerà il coronavirus. Al limite potrà rallentarne (temporaneamente) la diffusione. In effetti alcuni dei focolai peggiori si sono sviluppati in Amazzonia, tipica zona tropicale. Il clima più caldo potrà dare una mano semplicemente perché la gente trascorrerà più tempo all’aperto. Gli ambienti chiusi, e questo vale anche per l’influenza, favoriscono il contagio. Secondo uno studio dell’Università del Connecticut i raggi ultravioletti della luce solare inibiscono il coronavirus. Quindi le superfici che si trovano in luoghi soleggiati hanno meno probabilità di essere contaminate. La trasmissione di Sars-CoV2 avviene però attraverso il contatto prolungato con una persona infetta, non tanto toccando le superfici

          Lockdown tempestivi e rigorosi

          I Paesi che si sono chiusi tempestivamente come la Grecia e il Vietnam sono stati capaci di evitare che l’epidemia finisse fuori controllo. In Africa, dove hanno già vissuto le drammatiche esperienze di Hiv, Ebola, tubercolosi hanno reagito rapidamente all’emergenza. Il personale degli aeroporto della Sierra Leone e dell’Uganda ha cominciato a prendere la temperatura dei passeggeri e a indossare mascherine ben prima che Europa e Stati Uniti prendessero queste precauzioni. Senegal e Ruanda hanno chiuso in confini quando avevano ancora pochissimi casi, tracciando rapidamente i contagiati con protocolli già rodati. I divieti di cerimonie religiose ed eventi sportivi con spettatori hanno funzionato. In Medio Oriente la chiusura di moschee, santuari e chiese è avvenuta relativamente presto e questo ha probabilmente contribuito ad arginare la diffusione del virus in molti paesi. Con l’eccezione dell’Iran che non ha chiuso alcuni dei suoi più importanti luoghi sacri fino al 18 marzo, un mese dopo il primo contagio nella città di Qom, località di pellegrinaggio. L’epidemia si è diffusa proprio mentre i pellegrini tornavano a casa. Allo stesso tempo alcuni paesi dove le autorità hanno reagito in ritardo, mettendo in atto pochi blocchi, sono stati risparmiati, come ad esempio Cambogia e Laos. I cittadini musulmani e cristiani libanesi si recano spesso in pellegrinaggio rispettivamente in Iran e in Italia, luoghi che sono stati travolti dal virus. Eppure il Libano non ha registrato un alto numero di infezioni.

          La sfortuna

          La maggior parte degli esperti concorda che la ragione per cui un paese è più o meno colpito non dipende da un’unica ragione, ma la risposta è da cercare da una combinazione delle ragioni elencate più una: la sfortuna. Paesi con lo stesso clima e la stessa cultura possono avere risultati molto diversi. Se una persona infetta partecipa a un evento sociale affollato, come ad esempio una partita di calcio, quell’evento può diventare un «super diffusore». «Pensiamo ad Atalanta-Valencia che si è disputata a San Siro il 19 febbraio: è stata il megafono del contagio e non è stato un caso che Bergamo sia stata la provincia più colpita per numero di abitanti» commenta Paolo Bonanni che è anche componente della Società italiana di Igiene, medicina preventiva e sanità pubblica. «Abbiamo avuto sfortuna anche con il nostro paziente uno, che ha partecipato a una gara di corsa. Oggi sappiamo che fare attività sportiva agonistica nel momento in cui sei in incubazione è un potenziatore della moltiplicazione del virus in maniera esponenziale». Probabilmente ha diffuso il virus a molte persone visti i suoi numerosi contatti sociali.

          In Giappone un passeggero malato ha contagiato 634 persone sulla nave da crociera Diamond Princess. In Corea una donna ha partecipato a un ritiro religioso a Daegu, diffondendo la malattia a centinaia di altre persone e poi migliaia di altri coreani. Se quella donna fosse rimasta a casa quella domenica di febbraio la diffusione del coronavirus in Corea sarebbe probabilmente stata dimezzata. Alcuni paesi che si pensava sarebbero stati travolti dall’epidemia non lo sono stati. La Thailandia ha riferito del suo primo caso a metà gennaio: si trattava di un cittadino cinese proveniente da Wuhan. In quelle settimane tanto critiche la Thailandia ha proseguito ad accogliere visitatori cinesi e per un motivo sconosciuto non è partita l’epidemia. «Non penso che questo virus sparirà - conclude Bonanni - piuttosto sarà un compagno a lungo, con più ondate. Credo piuttosto che quando faremo una bilancio alla fine delle diverse ondate, sperando non siano troppe, chi è stato ora colpito di meno lo sarà di più dopo, e viceversa. Alla fine probabilmente si equalizzerà tutto. Mi sembra strano pensare a clamorose differenze tra un paese e l’altro. Nelle malattie infettive possono esserci al limite differenze di gravità, non tanto di diffusione, ma solo tra molto tempo sapremo la verità».



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          • Simo6
            Bodyweb Senior
            • Sep 2014
            • 784
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            Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza Messaggio
            Comunque se è come dicevano che probabilmente ci sono 10 volte i contagiati che sappiamo, quindi ipoteticamente 1 milione di contagi avvenuti in Italia.

            Chissà quanti di essi potrebbero donare il plasma.

            E se consideriamo che 1 persona ne può salvare 2, i numeri diventano molto interessanti.

            Potenzialmente parliamo di decine di migliaia sicuro, ma possibilmente anche di più.
            2 milioni...
            Il problema è di sapere se nei casi lievi e asintomatici la risposta immunitaria è stata adeguata
            Originariamente Scritto da LeoMerlo
            Fagioli di soia no ne trovo. Conosci qualche sito online che li vende?
            Originariamente Scritto da Manx
            tu non hai assolutamente nulla da bodyrecomporre...semmai devi fare una bodyscomposizione...

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            • Danielish
              Bodyweb Senior
              • Mar 2011
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              • 27
              • Send PM

              È un anticorpo neutralizzante, non un vaccino, e potrebbe essere usato per quella che si chiama immunoterapia passiva. "Il coronavirus sembra comunque ridurre la sua potenza virologica e dare delle sindromi meno gravi" dice Francesco Le Foche, immunologo clinico
              Last edited by Danielish; 06-05-2020, 14:51:27.

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              • miketyson
                Bodyweb Senior
                • Jan 2002
                • 9324
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                • impero romano
                • Send PM

                certo che se fosse vero che potrebbe arrivare un altra ondata anche in autunno e non c'è ancora una cura o vaccino adeguato,siamo rovinati stavolta
                Alboreto is nothing

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                • jinx
                  Strenght & Nutrition Mod
                  • Dec 2005
                  • 5496
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                  Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                  Studio Usa, individuato ceppo più contagioso
                  Scienziati del Los Alamos National Laboratory hanno individuato un nuovo ceppo di coronavirus che è diventato predominante nel mondo e sembra essere più contagioso di quelli che si sono diffusi all’inizio della pandemia di Covid-19. Lo studio, rilanciato dal Los Angeles Times, è stato pubblicato la settimana scorsa su BioRxiv, un sito utilizzato dai ricercatori per condividere il proprio lavoro prima che venga sottoposto a revisione paritaria. Secondo l’analisi, il ceppo mutato di coronavirus è apparso a febbraio in Europa, è emigrato rapidamente verso la costa orientale degli Stati Uniti ed è dominante in tutto il mondo da metà marzo.

                  Altri 693 morti in Gran Bretagna, totale a 29.427
                  Rimbalzano a 693 i morti per coronavirus registrati nel Regno Unito nelle ultime 24 ore tra ospedali, case di riposo e altri ricoveri: fino a un totale di 29.427, secondo i dati resi noti nella conferenza stampa quotidiana di Downing Street dal ministro degli Esteri Dominic Raab. Si tratta d’una cifra che, pur senza i casi sospetti conteggiati in precedenza dall’Ons, l’Istat britannico, conferma comunque il Regno ora primo in Europa per numero di decessi davanti all’Italia e secondo dopo gli Usa.

                  Fase 2: De Donno, nostri pazienti guariti con plasmaterapia
                  «Tra pochi giorni pubblicheremo la nostra produzione scientifica sulla plasmaterapia. Nei 48 pazienti arruolati non abbiamo avuto alcun decesso, anzi sono tutti guariti. Chiedo ai nostri legislatori che una volta pubblicato il lavoro ci diano la possibilità di usare il plasma iperimmune come si usano altri farmaci perché è un’arma che agisce contro il coronavirus». Lo ha detto a Tv2000 il primario di pneumologia presso l’ospedale Carlo Poma di Mantova Giuseppe De Donno. «La plasmaterapia è un atto democratico, viene dai pazienti e torna ai pazienti. I guariti donano il loro plasma ricco di anticorpi che serve per curare altre persone. Ogni donatore riesce a far guarire due pazienti riceventi».

                  https://www.corriere.it/cronache/20_...c7478e3a.shtml
                  A me questa storia dei ceppi non sembra chiara...

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                  • jinx
                    Strenght & Nutrition Mod
                    • Dec 2005
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                    Originariamente Scritto da Ponno Visualizza Messaggio
                    Devi ancora mandare il protocollo sonno infante Dai i Thermoscanner in spiaggia...vi prego ahahah
                    Vado a Ostia, mi faccio 2 ore di traffico sulla Colombo sotto il sole risulto 88 gradi centigradi.
                    Ma chi scrive questi articoli? Ma li pagano anche?

                    Inviato dal mio Mi 9T Pro utilizzando Tapatalk
                    Sonno da infante pvt perchè è semi-farmacologico

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                    • Sean
                      Csar
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                      • In piedi tra le rovine
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                      Vaccino Usa-Germania, test su uomo e milioni di dosi nel 2020
                      La multinazionale Pfizer e la tedesca BioNTech hanno annunciato di aver somministrato, negli Stati Uniti, la prima dose ai partecipanti allo studio per il vaccino BNT162 per prevenire il COVID-19. L’ampiezza di questo programma, annunciano, «dovrebbe consentire la produzione di milioni di dosi di vaccino nel 2020, aumentando a centinaia di milioni nel 2021». Un programma di sviluppo globale e la somministrazione del vaccino al primo campione in Germania è stata completata la scorsa settimana.

                      Con un volo speciale della compagnia Blue Panorama partito da Cancun, altri 137 turisti italiani rimasti bloccati dalle restrizioni ai viaggi imposte...
                      ...ma di noi
                      sopra una sola teca di cristallo
                      popoli studiosi scriveranno
                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Virulogo.88
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                        • Send PM

                        facendo un riassunto, migliaia di esperti in questi mesi stanno studiando il virus ed ancora non ci stanno capendo nulla
                        Originariamente Scritto da Pesca
                        lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                        • Liam & Me
                          Bad Blake
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                          Originariamente Scritto da Simo6 Visualizza Messaggio
                          2 milioni...
                          Il problema è di sapere se nei casi lievi e asintomatici la risposta immunitaria è stata adeguata
                          Se ho capito bene, c'e' modo di selezionare gli eventuali donatori in base alla concentrazione di anticorpi di ciascuno.
                          B & B with a little weed










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                          • Sean
                            Csar
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                            • Send PM

                            Originariamente Scritto da jinx Visualizza Messaggio
                            A me questa storia dei ceppi non sembra chiara...
                            Sui ceppi si è letto di tutto in questi mesi, così come sui mutamenti o altro. Davvero si hanno continue notizie anche in contraddizione una con l'altra.

                            Credo che un punto potrebbe metterlo solo un o dei vaccini o una cura efficace.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • KURTANGLE
                              Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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                              Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
                              facendo un riassunto, migliaia di esperti in questi mesi stanno studiando il virus ed ancora non ci stanno capendo nulla

                              sostanzialmente è così.
                              ci hanno capito molto poco e non so se i pochi mesi a disposizione rendano normale questo ritardo oppure se i meccanismi di azione di questo virus sono davvero molto complessi
                              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                              Originariamente Scritto da GoodBoy!
                              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                              grazie.




                              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                              • Virulogo.88
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                                Originariamente Scritto da INFILATEMELO Visualizza Messaggio
                                sostanzialmente è così.
                                ci hanno capito molto poco e non so se i pochi mesi a disposizione rendano normale questo ritardo oppure se i meccanismi di azione di questo virus sono davvero molto complessi
                                quasi sempre noi sopravvalutiamo le nostre conoscenze mediche e scientifiche, sono superiori rispetto a decenni fa ma ancora non sappiamo moltissime cose sul funzionamento del nostro corpo, figuriamoci di tutti i microrganismi esistenti al mondo
                                Originariamente Scritto da Pesca
                                lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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