Dal 4 maggio ci sarà un'allentata leggera al decreto, permesso di andare in una seconda casa per i soli padroni ad esempio, dubito che si potrà uscire e andare dove si vuole, sarebbe una Mossa stupida
Emergenza Coronavirus: thread unico.
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BOLZANO - Ortisei in Val Gardena ha già acquisito una parziale immunità di gregge nei confronti del coronavirus. Lo afferma il dottor Simon Kostner che, come volontario, sta effettuando...
Nel frattempo in alcuni paesi si hanno il 50x100 di positivi agli anticorpi.... Mortalità al 10x100, dicevano.....
Inviato dal mio SM-G970F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da Pescalei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
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Originariamente Scritto da ma_75 Visualizza Messaggioperò Liam se la quarantena ha funzionato allo stesso modo in Italia e in Congo, riducendo i danni allo stesso modo in due paesi che dovrebbero essere l’alfa e l’omega del sistema sanitario, della digitalizzazione, della capillarità dell’informazione, delle regole igieniche di partenza, beh, o dobbiamo rivalutare il Congo oppure qualcosa non torna.
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Originariamente Scritto da Sly83 Visualizza MessaggioLa perdita e’ reversibile, pero’ dura giorni ed e’ MOLTO stressanteOriginariamente Scritto da Sly83 Visualizza MessaggioOlfatto E gusto
Sento leggermente gli odori se avvicino il naso ad un centimetro dal oggetto in questione (roba forte, caffè , salame, acciughe, parmigiano, per esempio)
Se il danno è permanente penso che mi darò al bb freak mangiando solo merda tipo riso pollo merluzzo sconditi e mi sparo in vena i peggio siluriOriginariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioIo spero che il 4 si possa uscire, seppur con mascherina poco importa.
Che si possa andare a casa di chi vogliamo.
Lo spero davvero.
In Sicilia alla fine i numeri sono buoni..[emoji25]
Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da huntermastertu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.Originariamente Scritto da luna80Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?
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Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggiohttps://www.ilgazzettino.it/nordest/...i-5178102.html
Nel frattempo in alcuni paesi si hanno il 50x100 di positivi agli anticorpi.... Mortalità al 10x100, dicevano.....
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che poi se metà della popolazione si ammala contemporaneamente chi manda avanti i servizi essenziali?Last edited by Maverick87; 20-04-2020, 00:58:18.
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Originariamente Scritto da Luke91 Visualizza MessaggioGiorni ...mesi direi
Sento leggermente gli odori se avvicino il naso ad un centimetro dal oggetto in questione (roba forte, caffè , salame, acciughe, parmigiano, per esempio)
Se il danno è permanente penso che mi darò al bb freak mangiando solo merda tipo riso pollo merluzzo sconditi e mi sparo in vena i peggio siluri Non pensare che dal 4 torni tutto nella normalità...dovrai comunque comportarti come un sociopatico che evita le persone il più possibile ..sia per il tuo bene che per gli altri
Ma principalmente 2 cose mi interessavano.
Andare dalla mia ragazza e viceversa.
E fare un giro in moto da solo per svagarmi il cervello.
Inviato dal mio VOG-L29 utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da lucamex Visualizza MessaggioHa dato una motivazione oppure stamattina si è svegliato con l'illuminazione?
Come diceva il buon bob, si prospettano danni permanenti per alcuni soggetti.
https://focustech.it/2020/04/19/lesi...ovid-19-279491
Bob non è un virologo, è solo una persona sveglia che vedendo il nome SARS davanti al COV2 ha pensato che i due virus avessero un decorso simile.
Inizio a pensare che queste notizie dovremmo tenerle per noi, non so cosa accade in casa vostra ma la mia famiglia è terrorizzata..... é sufficiente dire loro che possono esserci complicazioni anche piuttosto gravi
Tessera N° 7
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Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggiohttps://www.ilgazzettino.it/nordest/...i-5178102.html
Nel frattempo in alcuni paesi si hanno il 50x100 di positivi agli anticorpi.... Mortalità al 10x100, dicevano.....
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Coronavirus: l’inchiesta: i ventilatori per gli ospedali chiesti con un mese di ritardo
L’ordinanza del ministero firmata soltanto il 1 marzo
Alle dieci del mattino di martedì 7 gennaio, Pietro Poidomani riapre il suo ambulatorio in via Trieste. Le vacanze di Natale sono appena finite, ma il numero di persone in fila è inusuale. Lui le conosce tutte. È l’unico medico di base a Cividate al piano, cinquemila abitanti sulla riva destra del fiume Oglio, 25 chilometri di distanza da Bergamo. I primi cinque pazienti hanno tutti lo stesso problema. Sono anziani che lui ha già vaccinato per l’influenza di stagione, però hanno ancora febbre e una strana tosse. Faticano a respirare. A ognuno prescrive una radiografia al torace e il responso è sempre lo stesso. Complicazione da polmonite, con marcati addensamenti interstiziali. Quel giorno, su cinquanta visite, dodici sono per gli stessi sintomi. Il giorno dopo, ancora. E poi ancora.
Gli inizi
Nelle settimane seguenti, il dottor Poidomani chiama alcuni suoi colleghi dei paesi vicini. «Anche voi...». Anche loro. A metà febbraio decidono di scrivere all’Azienda di tutela della salute della provincia di Bergamo. Non sarebbe il caso di dare un’occhiata a tutte le radiografie toraciche fatte dal 25 dicembre in poi? Non otterranno mai risposta. «Già verificando i dati, avremmo potuto salvare qualche vita» racconta Poidomani. «Ma nessuno si è posto la domanda giusta. E così siamo arrivati al momento cruciale a mani nude, senza attrezzature, senza bombole a ossigeno».
Polmoniti insolite
La grande paura era cominciata in ritardo. La prima convocazione della task force creata al ministero della Salute risale al 22 gennaio 2020, quando viene promulgata una circolare che prescrive il tampone in caso di polmoniti insolite. «Senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica». Cinque giorni dopo, nuova circolare, dalla quale questa frase sparisce. Controlli solo su chi arriva da Wuhan o ha avuto contatti recenti con la Cina. Ma la sera del 30 gennaio i telegiornali aprono tutti con la stessa notizia.
Il decreto del 31 gennaio
“Virus, colpita l’Italia”. “L’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità”. Sui quotidiani vengono anticipati i provvedimenti che il governo si appresta a prendere: dichiarazione dello stato d’emergenza e blocco dei voli con la Cina. È il decreto che cambia tutto arriva il giorno seguente, 31 gennaio 2020. «Si ritiene necessario provvedere tempestivamente a porre in essere tutte le iniziative di carattere straordinario...». Mancano però le istruzioni per l’uso. C’è uno stato d’emergenza, ma non un piano d’emergenza. Come si devono comportare gli ospedali, le regioni? Il primo febbraio, un noto primario milanese scrive nella chat dei suoi medici. «Con quel provvedimento hanno costruito una bella casa. Peccato che si siano dimenticati di farci il tetto». Si rivelerà una profezia.
Il Paziente 1
A due mesi dall’inizio di questa tragedia, che per noi è cominciata alle 00.45 del 21 febbraio, quando l’Ansa ha battuto la notizia del primo paziente positivo al Coronavirus dopo il ricovero all’ospedale di Codogno, il famoso Mattia, che non veniva dalla Cina e quindi per giorni non fu sottoposto a tampone, è il caso di riavvolgere il nastro. Per raccontare quella che, al netto di colpe e responsabilità individuali, è la storia di una sottovalutazione collettiva, istituzionale e anche mediatica. Il decreto del 31 gennaio contiene una falla logica. La scelta di bloccare i voli da e per la Cina non produce alcun risultato sulla tracciabilità del contagio, perché chi doveva tornare dalle zone contagiate lo farà comunque attraverso altri scali, senza essere sottoposto a ulteriori controlli. Il primo passo è comunque meglio del niente, o quasi, che seguirà a livello decisionale, tra sottovalutazione e discutibili slanci di generosità.
Mascherine introvabili
Alle 14.50 del 15 febbraio decolla dalla base di pronto intervento Unhrd delle Nazioni unite di Brindisi un volo diretto a Pechino, organizzato dal ministero degli Esteri. A bordo, ci sono anche due tonnellate di materiale sanitario, regalo della Farnesina alla Cina. Pochi giorni dopo, mascherine e tute di protezione per gli operatori sanitari si riveleranno introvabili nelle zone più colpite della Lombardia. Il decreto sull’emergenza, che segue le indicazioni dell’Oms, diventa una sorta di ombrello sotto al quale si può riparare qualunque amministratore che decida di non agire. I medici di tre grandi ospedali lombardi, Niguarda di Milano, Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Sant’Anna di Como, scrivono alle ATS di riferimento chiedendo di verificare il numero di posti nelle terapie intensive della regione. La sera del 21 febbraio a Bergamo si tiene una riunione dei medici ospedalieri della provincia. All’ordine del giorno c’è un’altra lettera da mandare all’ATS, per fare presente che «date le attuali condizioni», non sono in grado di fare fronte all’epidemia, se mai arriverà. È già arrivata, purtroppo.
Un mese di vuoto
Il primo documento governativo che spiega come muoversi e cosa fare è dell’1 marzo, un mese dopo. Lo firma il direttore generale della Salute Andrea Urbani. Accoglie le richieste del Comitato tecnico-scientifico (CTS) della Protezione civile secondo cui è «necessario che nel minor tempo possibile» sia attivato nelle strutture pubbliche e private un modello di cooperazione «coordinato a livello nazionale per un incremento delle disponibilità di posti letto del 50% nelle unità di terapia intensiva e del 100% in quelle di pneumologia e malattie infettive». Il commissario Angelo Borrelli firma l’accordo con la società Siare per la fornitura di ventilatori meccanici, fondamentali per le terapie intensive, verrà siglato sei giorni dopo. Cosa è successo in questo mese di limbo, tra il primo e l’ultimo week end di febbraio?
Opinioni divergenti
Nel governo convivono opinioni discordanti. Roberto Speranza è da subito per la linea dura. Il 2 febbraio, quando in Italia gli unici malati sono i due cittadini cinesi ricoverati allo Spallanzani, in tv da Fabio Fazio il virologo Roberto Burioni afferma che da noi il rischio “è pari a zero”. Il ministro della Salute invece drammatizza: “Abbiamo fatto scelte molto prudenziali, il Paese deve essere pronto”. Per Speranza, “chiudere tutto” sarà il mantra ripetuto in ogni consiglio dei ministri, Conte invece non è convinto. A marzo, quando la curva dei contagi si impenna, resiste per giorni alle pressioni dei governatori del Nord. Salvini, che in questa crisi cambierà diverse volte rotta, chiede più coraggio. Ma Conte non vuole cedere al “ricatto” del centrodestra. La linea di Palazzo Chigi è chiudere il Paese un passo alla volta, decreto dopo decreto. La strategia della gradualità si basa sulla convinzione che solo un sentimento profondo di paura diffusa potrà rendere tollerabile una forma così severa di reclusione sociale.
In ordine sparso
Nei momenti decisivi, mentre si invoca l’unità istituzionale, le istituzioni avanzano in ordine sparso. Il 23 febbraio arriva l’ordinanza che istituisce misure restrittive per la Lombardia. La firma è del presidente Attilio Fontana e di Speranza, fautori della serrata totale. Lo stesso giorno alle 18,30 nell’Aula Biagi di Palazzo Lombardia i 500 sindaci della Regione chiedono deroghe per mercati, centri commerciali e attività sportive. La Lombardia cede dopo 72 ore, con una deroga che concede ai bar di restare aperti anche dopo le 18. Il 27 febbraio il sindaco Giuseppe Sala lancia la campagna #Milanononsiferma, seguito a Bergamo da Giorgio Gori. Salvini in un video chiede di “riaprire tutto”, invitando i turisti stranieri a visitare tranquilli il Paese più bello del mondo, mentre il segretario del Pd Nicola Zingaretti fa un aperitivo pubblico sui Navigli, che forse gli costa il contagio. Il 28, gli esperti della Regione mostrano per la prima volta a Fontana le stime della curva epidemica che in quei giorni presenta un indice R0 di contagiosità superiore a 2: “Se la situazione dovesse allargarsi, il rischio è di default dell’intero sistema ospedaliero”. Oggi sembra surreale, ma l’Emilia Romagna chiede di tenere aperti cinema e teatri e il Veneto vuole un deroga sulle terme.
La zona rossa
L’8 marzo è una domenica di sole e di festa, bar e ristoranti aperti, tanta gente in giro. Lunedì 9 marzo, dopo l’incontro con i capi delle opposizioni, Conte annuncia che l’Italia intera diventa zona rossa. Sono passati 38 giorni da quel 31 gennaio nel quale era stata dichiarata l’emergenza sanitaria. Il dottor Poidomani si è ammalato di Covid-19. Ricoverato il 2 marzo in terapia intensiva, ne è uscito il 13. Venerdì scorso, il doppio tampone ha dato esito negativo. Oggi tornerà al lavoro nel suo ambulatorio.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Coronavirus, l’App (quasi) obbligatoria e il braccialetto per gli anziani
Per essere utile alla causa dovrà essere scaricata almeno dal 60% della popolazione. Altrimenti i contatti mappati, non sarebbero sufficienti a tenere sotto controllo la situazione. La regola dei 40 metri quadri e il termoscanner per i dipendenti. Più corse per alleggerire i bus
Fase 2
AIl vero problema, ancora da risolvere, è quello dei trasporti. Ci potrebbe essere l’apertura stabile delle zone a traffico limitato per alleggerire la rete di bus e metropolitane ma sono all’esame anche altre soluzioni. L’ultima voce nella lista delle riaperture è quella dei ristoranti, dove la distanza di sicurezza andrà rispettata anche all’aperto, mentre i camerieri dovranno portare guanti e mascherine. Il governo continua a lavorare sulle regole che dovranno consentire la cosiddetta fase due, cioè la riapertura del Paese dopo la quarantena nazionale. Immuni, la app che dovrebbe mappare i contatti dei contagiati per evitare un’eventuale seconda ondata dell’epidemia, resterà volontaria. Ma chi sceglierà di non scaricarla, potrebbe avere delle limitazioni negli spostamenti. Un incentivo per raggiungere quel 60% di adesioni che viene considerata la soglia minima per garantire l’efficacia del sistema. Per i negozi confermata la regola dei 40 metri quadrati: al di sotto di questa soglia si potrà entrare una alla volta.
Scaricare Immuni
Il tema è delicato, perché incrocia la tutela della privacy e l’efficacia dei controlli decisivi per la fase 2, cioè per la riapertura del Paese. Immuni è la app scelta dal governo per tracciare i contatti delle persone contagiate, in modo da contenere gli effetti di un’eventuale seconda ondata. Per essere utile alla causa dovrà essere scaricata almeno dal 60% della popolazione. Altrimenti i contatti mappati, nel rispetto della privacy delle singole persone viste che tutte le informazioni sarebbero anonimizzate, non sarebbero sufficienti a tenere sotto controllo la situazione. Per questo serve un incentivo che spinga il maggior numero possibile di italiani a scaricare la app sul proprio telefonino che potrebbe prendere la forma di un braccialetto per le persone anziane, poco abituate agli smartphone ma più esposte a rischi del Covid 19. Un’idea per l’incentivo potrebbe essere quella di lasciare che la possibilità di scaricare la app, o indossare il braccialetto, resti volontaria. Come del resto già chiarito dal governo. Ma prevedere che per chi sceglierà di non scaricarla, restino delle limitazioni nella mobilità. Cosa si intende di preciso con limitazioni alla libertà di movimento resta ancora da chiarire. Non l’obbligo di restare in casa, non sarebbe possibile. Ma ci potrebbe essere una stretta sugli spostamenti che invece per tutti gli altri, nella fase 2, saranno consentiti progressivamente. La proposta, ancora in fase di elaborazione, potrebbe essere formalizzata nei prossimi giorni dalla commissione tecnico-scientifica, d’accordo con Domenico Arcuri, il commissario straordinario che ha firmato l’ordinanza proprio per l’app, e d’intesa anche con la task force guidata da Vittorio Colao. La decisione finale, naturalmente, spetta al governo
Sotto i 40 metri quadri solo un cliente
È stata fissata un misura standard per i negozi: «Per locali fino a quaranta metri quadrati può accedere una persona alla volta, oltre a un massimo di due operatori. Oltre i 40 metri quadri l’accesso sarà regolamentato in funzione degli spazi disponibili, differenziando, ove possibile, i percorsi di entrata e di uscita». L’erogatore del disinfettante dovrà essere sistemato alle casse. La pulizia dovrà essere programmata prima dell’apertura e durante la pausa. I dipendenti dovranno indossare la mascherina, i clienti che acquistano generi alimentari dovranno utilizzare i guanti.
Termoscanner e distanza di un metro
Prima di iniziare il lavoro i dipendenti dovranno passare al termoscanner. Le aziende dovranno avere un medico a disposizione che potrebbe essere quello «di contenimento» oppure rivolgersi alla Asl in modo che ci sia una vigilanza costante e anche la possibilità di avere assistenza in caso di contagio e dunque se è necessario effettuare i tamponi. Dovrà essere garantita la distanza di almeno un metro tra le postazioni e si dovrà privilegiare il lavoro in smart working. Se questo non è possibile si dovranno organizzare fasce orarie di entrata e di uscita per limitare le presenze.
Bar e ristoranti: solo asporto
Ristoranti e bar sono in fondo alla lista delle riaperture. Dovranno garantire la distanza di un metro al bancone e di due metri ai tavoli, anche all’aperto. Il personale dovrà indossare guanti e mascherine. Per aiutare il settore che rischia di subire gravi danni economici si è deciso di programmare una riapertura anticipata affiancando le consegne
a domicilio alla possibilità di preparare cibi da asporto. In ogni caso — sia con l’ordinanzione al telefono o direttamente nel locale — bisognerà prevedere percorsi di ingresso e accessi scaglionati per il ritiro della merce.
Più corse per alleggerire i bus
Ci sono tre opzioni per alleggerire il trasporto pubblico di cui si sta ancora discutendo. La prima prevede l’apertura delle Zone a traffico limitato (Ztl) in modo che vengano favoriti i trasferimenti di singoli cittadini con mezzo proprio. La seconda punta al potenziamento delle corse di autobus e metropolitane perché si potrà stare soltanto seduti e per garantire il distanziamento i posti dovranno essere alternati. Infine, la terza ipotesi: allestire aree di scambio dove si arriva con il mezzo proprio e poi si utilizzano bici e auto in servizio sharing con prezzi calmierati.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Coronavirus, la fase 2: le condizioni per le Regioni che vogliono partire prima del 4 maggio
Richiesta di ospedali Covid e luoghi per la quarantena. Le aziende dovranno fornire una patente di sicurezza. Ipotesi di test psicologici sui cittadini per il lockdown. Chi non sarà in regola ai controlli rischia la sospensione della licenza o la chiusura
Le Regioni che vogliono partire prima del 4 maggio 2020 — data di inizio della fase 2 — dovranno garantire di avere a disposizione ospedali Covid e luoghi dove tenere in quarantena i positivi. È questa la condizione posta dal governo per sbloccare già il 27 aprile le aziende del settore auto, edile e moda. Altrimenti le riaperture cominceranno dalla settimana successiva. Saranno scaglionate in base alle tabelle dell’Inail che misurano il rischio per i lavoratori. Negozi e aziende avranno l’obbligo di autocertificarsi per dimostrare di essere in regola con le nuove norme per il contenimento del contagio da coronavirus. Poi scatteranno i controlli e chi non si sarà adeguato rischia la sospensione della licenza o la chiusura. «Si può ragionare su una regionalizzazione delle aperture», conferma il ministro Stefano Patuanelli.
Lo stress
Entro questa settimana il presidente del consiglio Giuseppe Conte dovrebbe annunciare le linee guida in modo che tutti possano adeguarsi. Gli scienziati avrebbero suggerito di sottoporre un campione di cittadini a un test psicologico per verificare quanto tempo ancora siano in grado di sopportare il lockdown. Uno strumento che servirà anche a modulare i prossimi messaggi pubblici e le successive scelte. Soprattutto per garantire quella tenuta sociale che ha finora retto ma che dopo un mese e mezzo rischia di vanificare quanto fatto finora.
L’autocertificazione
La riorganizzazione della fase 2 terrà conto di tutti i suggerimenti che provengono dai vari gruppi di lavoro e saranno inseriti nel decreto del governo. Per garantire il rispetto delle norme aziende e negozi dovranno compilare un modulo che autocertifica il rispetto delle prescrizioni imposte su dotazioni dei dispositivi di sicurezza personale, sanificazione, presenza del medico e tutte le altre regole che saranno diversificate a seconda delle filiere. Dovranno essere in ogni caso garantiti turni diversificati per i lavoratori e privilegiato lo smart working.
Take away
Per i bar e i ristoranti la riapertura appare ancora lontana rispetto all’inizio della fase 2. Le tabelle Inail assegnano infatti a questi luoghi di ritrovo un livello di rischio elevato. Dunque si sta valutando la possibilità di concedere — oltre alle consegne a domicilio che già vengono effettuate — il servizio da asporto. In questo caso l’ingresso sarà scaglionato, così come già avviene per tutti gli altri negozi già aperti, e calcolato sulla base della metratura dei locali. La misura rimane quella di 40 metri quadri fissata nell’ultimo decreto dove possono entrare due dipendenti e un cliente.
Trasporti pubblici
Più articolato il piano per il trasporto pubblico, che dovrà tenere conto delle esigenze delle Regioni e soprattutto dei Comuni più grandi. Su autobus e metropolitane i passeggeri potranno stare soltanto seduti e comunque mantenendo la distanza, dunque su posti alternati rendendo inevitabilmente ridotta la capienza. Ecco perché si sta valutando la possibilità di aprire le zone a traffico limitato favorendo così il trasporto privato. In questo caso va però tenuto nel conto il mancato introito per le amministrazioni locali che dovrà essere comunque compensato. L’alternativa — dove il parco mezzi lo consente — è aumentare il numero delle corse. Ma anche creare aree di scambio dove si possa lasciare il proprio mezzo e utilizzare il servizio sharing di auto e bici.
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Per bar, ristoranti, pub sarà un disastro: come si farà a lavorare con quelle limitazioni? Idem per tutto il settore della ricezione e del turismo. Anche per lo spettacolo, mostre, eventi e tutto quanto gira attorno (che sono posti di lavoro pure quelli)....ma di noi
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