Non sarà obbligatoria, quell'app è già fottuta sul nascere in pratica. Tra anziani, complottari, gente che a parte gattini e catene su whatsapp non sa fare, è morta sul nascere.
Emergenza Coronavirus: thread unico.
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Originariamente Scritto da Gary Visualizza MessaggioNon sarà obbligatoria, quell'app è già fottuta sul nascere in pratica. Tra anziani, complottari, gente che a parte gattini e catene su whatsapp non sa fare, è morta sul nascere.Originariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioIn effetti, poche idee ma chiare. Massima fiducia!
• Dottor Burioni: "serve il vaccino".
• Virologo Tarro: "il vaccino non serve, il Coronavirus non è l'ebola ed ha più varianti, per cui non esiste una cura unica".
• Studio pubblicato sulla rivista SCIENCE dell'università di Harvard: "servirà isolamento a singhiozzo fino al 2022".
• Scienziato Ben Israel: "ogni ciclo epidemico dura massimo 70 giorni".
• Virologo Perno: "l'Eparina è utile come cura"; dottor Stabile: "l'Eparina ferma il virus".
• AIFA: "non è dimostrato che l'Eparina sia efficace contro il Covid 19"; primario San Raffaele: "l'Eparina può portare a gravi complicazioni".
• Studio pubblicato sulla rivista LANCET dei ricercatori di Imperial College: "tasso di mortalità pari allo 0,65%".
• Dati forniti dall'Istituto Superiore della Sanità oggi sul totale dei positivi: "tasso di mortalità pari al 13,1%" . Ma ribadisce "non si conosce il numero reale dei positivi".
...solo un pazzo non si fiderebbe di un vaccino tirato fuori a tempi record dopo una così schiacciante unanimità di pareri scientifici...
cit. Alessandro Mucciarelli
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Inviato dal mio SM-G970F utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da Pescalei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt
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Originariamente Scritto da Gary Visualizza MessaggioNon sarà obbligatoria, quell'app è già fottuta sul nascere in pratica. Tra anziani, complottari, gente che a parte gattini e catene su whatsapp non sa fare, è morta sul nascere.
Inviato dal mio iPhone utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da gaetano90gareggiare per esibizionismo natural
Originariamente Scritto da Magro97Odio i tanti pasti perché è un cagare in continuazione.
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Originariamente Scritto da claudio96 Visualizza Messaggioio non userei mai una roba simile e non appartengo a nessuna delle categorie che hai citato.
Inviato dal mio iPhone utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da modgallaghergandhi invece di giocarsi il libretto della macchina si gioca la cartella clinica
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Originariamente Scritto da Gary Visualizza MessaggioPosso chiederti le motivazioni per cui personalmente non ti sentiresti di usarla ?!Originariamente Scritto da gaetano90gareggiare per esibizionismo natural
Originariamente Scritto da Magro97Odio i tanti pasti perché è un cagare in continuazione.
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Coronavirus, spostamenti limitati
per gli under 18. Da lunedì 20 aprile via libera a cantieri, moda, auto
Si impedirà ai giovani di riunirsi nei locai o di stazionare all’aperto in gruppo. Lunedì potrebbero essere «riaperti» l’edilizia e i settori della moda e delle auto
Spostamenti limitati per chi ha più di 70 anni e meno di 18. Nella «fase 2» dell’epidemia da coronavirus resterà in vigore il divieto di assembramento e gli incontri, anche se con poche persone, dovranno essere comunque segnati dal distanziamento. E dunque, oltre alle misure di protezione per gli anziani che hanno patologie, si impedirà ai giovani di riunirsi nei locali o di stazionare all’aperto in gruppo aumentando così il rischio contagio. Le nuove regole per la riapertura delle attività produttive dal 4 maggio e per i movimenti dei cittadini saranno discusse dalla cabina di regia che dovrebbe riunirsi domani. Già dopo il 25 aprile potrebbe arrivare il via libera per numerose aziende — dalla moda all’auto — ma anche di alcuni cantieri. Il premier Giuseppe Conte non ha fretta di firmare un nuovo Dpcm. Prima vuole discutere con le parti sociali, le Regioni e gli enti locali e valutare la relazione della commissione presieduta da Vittorio Colao. La linea del governo è procedere con estrema cautela, perché i contagi scendono con lentezza e in Lombardia si continuano a contare i morti.
Regioni scaglionate
È stato Attilio Fontana ad annunciare la partenza, tra domani e dopodomani, della cabina di regia proposta dal segretario dem Nicola Zingaretti. Ne fanno parte il presidente della Lombardia, il presidente della Sicilia Musumeci in rappresentanza delle Regioni a statuto speciale, Bonaccini come presidente della conferenza delle Regioni e poi i sindaci Pella, Raggi e Decaro (Anci). Toccherà al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia frenare le fughe in avanti dei territori e il pressing di quelle regioni che hanno voglia di correre, Lombardia e Veneto in primis: «Basta protagonismi. La partita si vince solo con il gioco di squadra». Ormai evidente che la ripartenza non potrà essere unica per tutta Italia, dunque si terrà conto delle richieste dei governatori e poi sarà il governo a concedere le autorizzazioni.
Auto, moto ed edilizia
Convivere con il virus è la nuova parola d’ordine nel governo. L’ipotesi più probabile è un provvedimento ministeriale, tra Sviluppo e Tesoro, per rimettere in moto alcune attività e imprese, sbloccando i codici Ateco in attesa di varare le norme per la sicurezza dei lavoratori. Se ne dovrebbe parlare lunedì al consiglio dei ministri, convocato per discutere di leggi regionali, dello scostamento di bilancio per finanziare il «decreto Aprile» e del rinvio delle elezioni amministrative. Sempre nella riunione di lunedì potrebbero essere sbloccati i cantieri per la costruzione di edifici e altre attività che hanno un codice di rischio basso o medio-basso secondo le tabelle Inail. I settori sotto osservazione sono il tessile, la moda, la fabbricazione di autoveicoli, mobili e articoli in pelle. A rischio basso e quindi sulla via della riapertura anche l’industria del tabacco, l’estrazione di minerali metalliferi, le cave e le miniere.
Medici sentinella
Le aziende che riaprono, così come i negozi, dovranno seguire un protocollo molto stretto che riguarda sia la pulizia (due volte al giorno) sia i dispositivi. Oltre a dispenser per il disinfettante, le mascherine e i guanti, gli ingressi limitati e il distanziamento di almeno un metro, dovranno mettere a punto un vero e proprio programma sulla presenza dei dipendenti con turni alternati e soprattutto smart working per un numero più alto possibile di dipendenti, almeno fino a quando l’indice di contagio R0 non sia prossimo allo zero. Ma dovranno avere sempre un medico di riferimento: per le aziende più grandi dovrà essere interno, gli altri dovranno fare riferimento alle Asl e per questo il ministero della Salute sta già predisponendo alcune linee guida. I dottori dovranno infatti effettuare la valutazione di rischio di ogni lavoratore ed essere a disposizione di dipendenti e società in caso di necessità. Oltre ai dispositivi obbligatori, tutti dovranno avere un medico di riferimento che monitori in maniera costante i dipendenti. Per chi manifesterà i sintomi da Covid dovrà infatti scattare il protocollo della messa in quarantena e l’effettuazione del tampone. Lo stesso medico dovrà poi compilare le certificazioni dei dipendenti che riprendono l’attività.
I giovani
La libertà di spostamento per fasce d’età è uno dei capitoli più delicati che si stanno affrontando. Se la limitazione per chi ha oltre 70 anni scatterà in caso di patologie e rientrerà in un piano più ampio soprattutto per chi ha bisogno di essere assistito, per i giovani ci saranno — almeno nella prima fase — divieti stringenti. Non sarà possibile stazionare all’aperto e al chiuso in più di due, massimo tre e sempre tenendo la distanza di sicurezza. «Abbiamo notato che i ragazzi sono i più restii ad indossare le mascherine, ma è evidente che in alcune circostanze dovremo renderle obbligatorie, altrimenti per loro sarà impossibile uscire visto che molti sono asintomatici e quindi possono veicolare il virus», avverte il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. Anche di questo si parlerà lunedì e ci sarà da discutere, viste le diverse scuole di pensiero che dividono il governo. La ministra renziana Bonetti vuole aprire i parchi per i bambini. Speranza resta molto cauto, teme una seconda ondata di contagi.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Coronavirus, gli esiti dei primi test Gli anticorpi nel 10% dei casi
Dai comuni lombardi alla Liguria: le rilevazioni sui gruppi ristretti di popolazione e operatori sanitari. La categoria più esposta quella tra i 50 e i 60 anni. In Toscana già svolti 80 mila esami
Ci sono indicazioni interessanti, anche se molto parziali visti i numeri ancora minimi. A Robbio, il primo Comune lombardo a prendere la strada dei test sierologici, la fascia d’età più colpita è stata quella tra i 50 e i 60 anni. Ci sono le regioni che, come spesso avviene in Italia, si muovono in ordine sparso: chi concentrandosi su medici e infermieri, chi coinvolgendo anche le forze dell’ordine, chi scegliendo solo i test rapidi, quelli con la goccia di sangue dal dito per capirsi, chi quelli che hanno bisogno di più tempo per dare i risultati ma che sono anche più affidabili. Resta il fatto che i test sierologici — capaci di dire chi è entrato in contatto con il coronavirus e quindi ha sviluppo l’immunità, anche se non sappiamo per quanto tempo — restano un elemento chiave per la riapertura del Paese.
I test fatti finora
La regione che ha i numeri più importanti è la Toscana. Sono 80 mila i test fatti finora, in un programma di 140 mila verifiche mirate su medici, infermieri, Rsa e forze dell’ordine. Lunedì partirà lo screening di massa con altri 400 mila test. Il Veneto è pronto a partire con 70mila test, personale sanitario e dipendenti della Regione. Il Lazio ne dovrebbe fare 300 mila, a partire dai 60 mila su sanitari e forze dell’ordine. E via così fino agli 8mila in Lombardia, una decina di Comuni da Cilavegna a Castello d’Agogna, e Liguria.
I contagiati «sommersi»
È difficile fare confronti, perché i test sono diversi a seconda dei Comuni. E perché non sono stati fatti su campioni selezionati con una base statistica. In molti casi sono stati mirati sul personale sanitario, più esposto al virus rispetto al resto della popolazione. Per poter capire davvero come si è mosso e come si muove il virus, servirebbero numeri più grandi e soprattutto sottoporre al test un campione rappresentativo della popolazione italiana. Un strada che dovrebbe materializzarsi a breve. Il dato più interessante viene fuori dal’analisi di 10 mila test — 8mila in Lombardia, 2mila in Liguria — fatti su persone sintomatiche e non che hanno avuto contatti con chi ha contratto il virus. E che in ogni caso non sono state ricoverate e non si sono ammalate in modo serio. La percentuale dei positivi è «sopra il 10%» dice Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive al San Martino di Genova. È lo stesso dato riscontrato sul campione più ristretto del Comune di Robbio, il primo che si è mosso su questa strada in Lombardia. Ed è la stessa cifra azzardata due settimane fa dall’Imperial College di Londra, che aveva parlato di 6 milioni di contagiati nel nostro Paese, in molti casi «sommersi».
Le categorie più esposte
Qui trarre conclusioni è ancora più difficile non perché il test non sia affidabile ma perché manca il campione statistico. Comunque. Della fascia d’età più esposta, in base ai test di Robbio, abbiamo già detto: tra i 50 e i 60 anni. Ma va detto che nel Comune lombardo, su 2 mila test, c’erano anche sette positivi con meno di 40 anni. Un altro dato interessante viene dall’Ospedale Careggi di Firenze, che ha sottoposto al test 1.505 operatori tra medici e infermieri. La percentuale di positivi è risultata più bassa nelle aree per i pazienti coronavirus, rispetto a quelle no-Covid: il 4% contro il 4,9%. E in Emilia Romagna, sui 13.156 test fatti solo su operatori sanitari, al 9 aprile il dato dei positivi era appena sotto il 3%. A testimonianza che le misure di protezione funzionano, anche se è più alta l’esposizione al virus.
Affidabili oppure no?
Eppure c’è chi dice che questo tipo di test non sia affidabile e che sarebbe sbagliato fondare su di loro la fase due. «Ma perché i tamponi sono stati validati da qualcuno? E le cure che si stanno adottando in uso compassionevole?» risponde Giorgio Palù, docente emerito di microbiologia a Padova, professore di neuroscienze, consulente della Regione Veneto proprio sul programma per i test sierologici. Anche lui riconosce che prima di trarre conclusioni generali sarà necessario avere numeri più grandi e quindi affidabili: «Certo, ci vorrebbe una standardizzazione non solo italiana ma europea, servirebbero delle linee guida. Ma se le regioni non si fossero mosse per conto loro, secondo lei si sarebbe mosso qualcosa?».
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Coronavirus, Pompeo rilancia l’ipotesi di un incidente
Non una creazione in laboratorio ma un errore umano in un centro di ricerca di Wuhan: finora nessuna prova però i servizi indagano. Il Pentagono: Pechino reticente
È una battaglia sanitaria e strategica, con gli esperti tirati per il camice a seconda delle convinzioni, dei sospetti, degli interessi. Al centro la domanda: come è iniziata la pandemia?
Primo atto
La malattia si diffonde a Wuhan, in Cina. Le autorità prendono tempo, l’allarme parte in ritardo. Cercano di coprire tutto, silenziano le fonti. Quando reagiscono è troppo tardi. E nella versione ufficiale, attacca il segretario alla Difesa Usa Mark Esper, c’è tanta opacità. Il Partito finalmente corre ai ripari, fa rotolare qualche testa, controlla il flusso di informazioni, non ostacola sentimenti nazionalisti, classico scudo contro le critiche esterne.
Secondo atto
Negli Stati Uniti e in Europa vola la tesi del virus costruito in laboratorio, un’arma micidiale che si diffonde come in un film apocalittico. Tutto sarebbe partito da uno dei laboratori presenti a Wuhan. Ambienti conservatori, i cospirativi, ma anche persone senza un’agenda credono in questa ipotesi. Rispondono gli scienziati: non esistono elementi per provarlo. Lo ribadiscono voci autorevoli europee, italiane comprese. Le smentite placano il vento, riportano il «complotto» nel sottosuolo delle chiacchiere. Pechino, nell’angolo, prova a deviare le colpe, insinua che gli «untori» siano stati i militari americani che hanno partecipato ad una competizione. È la nebbia del virus. In parallelo sale lo scontro tra Stati Uniti e i rivali, concorrenti, ma legati dalle questioni economiche.
Terzo atto
È quello che stiamo vivendo in questi giorni, sintetizzato da un’affermazione del segretario di Stato Pompeo: all’origine potrebbe esserci un incidente avvenuto durante ricerche sul «corona». Non la bestia creata a tavolino, ma l’errore umano/tecnico a Wuhan. L’intervento del capo della diplomazia – fautore di una posizione dura contro la Cina – si specchia in una serie di elementi interessanti. Nel 2018 due diplomatici americani visitano l’Istituto di Virologia di Wuhan (WIV) e scoprono che le condizioni di sicurezza sono precarie. Immediatamente inviano dei cablo al dipartimento di Stato per segnalare i pericoli. Il Washington Postrivela questi aspetti e ricorda che già nel 2015 specialisti stranieri avevano sollevato dubbi sui rischi presi dai loro colleghi cinesi. Nelle ricostruzioni compaiono i nomi di studiosi che lavorano sui pipistrelli e pandemie con protezioni insufficienti. Allora ipotizzano che qualcosa sia andato storto durante le ricerche mediche, con la successiva contaminazione esterna. Di nuovo la parola passa agli uomini di scienza, arbitri non sempre netti: c’è chi considera plausibile la storia e chi no. In mezzo il partito dei prudenti.
Quarto atto
Il responsabile del Pentagono Esper osserva: non ci sono prove convincenti della «nascita in laboratorio», ma accusa la controparte di mancanza di trasparenza. Taluni commentatori insistono, invece, sulla volontà di Trump di mettere in difficoltà Xi Jinping. È lotta senza quartiere dove i due schieramenti assestano fendenti. Resta cauto il Capo di Stato Maggiore statunitense, Mark Milley. Al momento nulla è conclusivo – spiega — gli indizi sono per l’origine naturale, però non lo sappiamo con certezza. Il generale lascia spazio all’intelligence che fa sapere di non aver ancora finito la missione, vogliono verificare la storia dell’incidente. Le reti di intercettazione avranno rastrellato di tutto, se a Wuhan sono andati nel panico potrebbero aver parlato senza precauzioni. Le spie, però, hanno bisogno di sostanza, le voci sono insufficienti. E comunque sarà la politica ad avere l’ultima parola. C’è ancora tempo per l’ultimo atto ed è probabile che sarà scritto con due finali, dove ognuno sceglierà il colpevole che preferisce.
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Operaio dell’ex Ilva di Taranto risulta positivo al terzo tampone
«Un operaio ArcelorMittal, già in quarantena dall’11 marzo, è risultato positivo al tampone Covid-19 dopo due tamponi che avevano dato risultato indeterminato». Lo ha reso noto la Asl di Taranto in una nota in cui legge inoltre: «In seguito ai due casi di positività tra dipendenti ArcelorMittal, il Dipartimento di Prevenzione dell’Asl Taranto ha effettuato circa 30 tamponi a persone venute a contatto con i due operai positivi». Tutti i tamponi sono risultati negativi, tranne uno. «Il paziente è asintomatico ed è in isolamento domiciliare con il costante monitoraggio delle strutture sanitarie preposte» dichiara ancora Asl Taranto.
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Ci sono moltissime persone, non testate, che anche su base volontaria perche’ anche solo pauci sintomatici o entrati in contatto con francamente positivi, ebbene..sono/sono stati in quarantena.
Per un paio di misere settimane.
Senza test, questi 14 giorni possono rilevarsi insufficienti.
Alcuni restano positivi per anche il doppio del tempo, e se non esegui test ti senti magari tranquillo (“tanto ho fatto quarantena..)mentre continui ad essere contagioso.
Quanto contagioso, ancora e’ dubbio ma ognuno ha la propria carica virale.
i clinicamente guariti non sono affatto necessariamente negativi ai test, anzi...Last edited by Sly83; 17-04-2020, 08:54:46.
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