Quoto con la mia rep Death.
Emergenza Coronavirus: thread unico.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioDipende da tante cose. Per una catarsi a volte si ha bisogno di uno o più colpevoli. Sono riti di espiazione collettiva, per fare in modo di chiudere le pagine nere e tornare a voltare le altre.
Bisogna prima far calmare questa tempesta. Poi vedere tutto. Al Trivulzio si parla di 70 morti. C'è già una intera procura che sta indagando sulle RSA lombarde.
Nelle rsa bergamasche oltre 600 decessi
Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza MessaggioRagazzi, ma la teoria dei migliaia di asintomatici da dove viene fuori ? Questo virus si sta rivelando molto simile alla sars che sta percentuale di asintomatici mica ce l’aveva. Io credo che la letalità sia poco più bassa di quella che vediamo in Veneto ma scordatevi milioni di asintomatici e mortalità sotto l’1 %.
dallo studio su vo' euganeo
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Originariamente Scritto da Maverick87 Visualizza MessaggioTerapia intensiva significa tubo nella trachea ed è l'ultima spiaggia, pochi cazzi...
terapia intensiva non significa automaticamente intubazioneOriginariamente Scritto da gaetano90gareggiare per esibizionismo natural
Originariamente Scritto da Magro97Odio i tanti pasti perché è un cagare in continuazione.
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Originariamente Scritto da claudio96 Visualizza Messaggionon è vero
terapia intensiva non significa automaticamente intubazione
Inviato dal mio Mi 9T Pro utilizzando TapatalkOriginariamente Scritto da claudio96
sigpic
più o meno il triplo
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articolo del 25 March 2020
In una ricerca dell'Ires- Cgil la fotografia di chi continua a produrre anche aggirando i divieti del governo. I sindacati: "A Bergamo e Milano centinaia di richieste di deroga allo stop presentate ai prefetti"
In base ai codici Ateco, le aziende che realizzano produzioni essenziali in Lombardia sono circa 155.000, il 39 per cento del totale, e occupano 2,1 milioni di dipendenti, il 58 per cento circa della forza lavoro della regione. Questo, naturalmente, al netto dei furbetti, quegli imprenditori che hanno modificato il codice Ateco all'ultimo momento o che hanno fatto risultare indispensabile più del 10 per cento della loro produzione per poter continuare a lavorare al 100 per cento.
In una ricerca dell'Ires- Cgil la fotografia di chi continua a produrre anche aggirando i divieti del governo. I sindacati: "A Bergamo e Milano centin…
Lockdown?????????????????????????????????????????????
Last edited by ghisarcionado; 07-04-2020, 01:04:19.
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Però mi sembra di capire in quei 2 milioni di lavoratori sono inclusi anche tutti quelli che lavorano da casa o sbaglio?
Detto ciò è abbastanza appurato che il lockdown stia funzionando.Last edited by The_machine; 07-04-2020, 01:12:00.
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Originariamente Scritto da The_machine Visualizza MessaggioPerò mi sembra di capire in quei 2 milioni di lavoratori sono inclusi anche tutti quelli che lavorano da casa o sbaglio?
Originariamente Scritto da The_machine Visualizza MessaggioDetto ciò è abbastanza appurato che il lockdown stia funzionando.
bergamo-milano le città in articoloLast edited by ghisarcionado; 07-04-2020, 01:36:36.
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una truffa al codice ATECO al giorno toglie il coronavirus di tornoLast edited by ghisarcionado; 07-04-2020, 01:37:10.
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Originariamente Scritto da claudio96 Visualizza Messaggionon è vero
terapia intensiva non significa automaticamente intubazione
Originariamente Scritto da Ponno Visualizza MessaggioShhh lascia perdere Maverick che legge il Süddeutsche Zeitung con Google Traduttore
Inviato dal mio Mi 9T Pro utilizzando Tapatalk
che giornale tedesco preferisci?
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Originariamente Scritto da Maverick87 Visualizza Messaggiosì, l'hanno messo nel letto di terapia intensiva per poterlo intubare rapidamente se necessario. L'andazzo sembra quello...Originariamente Scritto da gaetano90gareggiare per esibizionismo natural
Originariamente Scritto da Magro97Odio i tanti pasti perché è un cagare in continuazione.
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Nessun decesso in Cina, è la prima volta
Per la prima volta in Cina non è stato registrato alcun decesso legato al coronaviurs. Lo hanno reso noto le autorità sanitarie di Pechino nell'aggiornamento quotidiano
Record di decessi negli Stati Uniti
Non si ferma, purtroppo, il conto dei decessi negli Stati Uniti: nelle ultime 24 ore sono morte 1.150 persone a causa del coronavirus. Dall'inizio della pandemia, in America il totale delle vittime ha toccato quota 10.783. I casi totali di Covid-19 sono 367.507, secondo quanto riporta la mappa della Johns Hopkins University.
Fontana, Bertolaso sta bene, credo oggi dimesso
«Bertolaso sta bene e credo che oggi sia uscito dall'ospedale». Lo ha detto il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, a Quarta Repubblica su Rete 4.
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Coronavirus, sulla zona rossa tra Alzano e Nembro è scontro tra Conte e Fontana
Duro botta e risposta tra il presidente del Consiglio e il presidente della regione Lombardia. Il premier: «Riteniamo di aver preso una decisione in scienza e coscienza, ce ne assumiamo tutta la responsabilità»
Sulla mancata istituzione della zona rossa di Nembro e Alzano «noi riteniamo di aver preso una decisione in scienza e coscienza, ce ne assumiamo tutta la responsabilità»: lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa al termine del Cdm, rispondendo a una domanda di una reporter di TPI. «Ci sarà tutto il tempo per giudicare e chiamarci a responsabilità e io per primo non mi sottrarrò, adesso è il momento della massima concentrazione e degli sforzi per uscire dall’emergenza tutti insieme» (Qui la nostra inchiesta sull’ecatombe da coronavirus nella Bergamasca).
Il botta e risposta con Fontana
In giornata, Conte aveva diffuso una nota sulle decisioni prese a inizio marzo, nota in cui si legge: «Se la Lombardia avesse voluto, avrebbe potuto fare di Alzano e Nembro zona rossa». «Io non ritengo che ci siano delle colpe in questa situazione», gli aveva replicato a stretto giro il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, aggiungendo che «ammesso che ci sia una colpa, la colpa eventualmente è di entrambi». In conferenza stampa, questa sera, il presidente del Consiglio è tornato sullo stesso concetto, spiegando di non voler fare «polemica»: «Non abbiamo mai impedito di predisporre misure più restrittive. La precisazione (sul fatto che la Lombardia poteva istituire una zona rossa, ndr) l’ho fatta non per polemica, né per mettere in difficoltà qualcuno. Mi assumo tutta le responsabilità e non vado a ricercare la responsabilità di altri. Serve collaborazione di tutti».
La ricostruzione di Conte
Conte, durante la conferenza stampa, ha voluto ripercorrere le tappe fondamentali di una vicenda — quella della mancata istituzione di una “zona rossa” nella bergamasca — che da giorni è al centro di un botta e risposta polemico tra regione Lombardia e governo. E che solleva domande pesanti. Come hanno scritto Marco Imarisio, Simona Ravizza e Fiorenza Sarzanini nell’inchiesta del Corriere sull’epidemia nella bergamasca: «Perché non è mai stata istituita una zona rossa nella provincia di Bergamo? (...) Secondo i dati di Confindustria Bergamo, una eventuale zona rossa avrebbe riguardato 376 aziende (...). Ma l’ultima parola spetta sempre alla politica. Al governo regionale, a quello nazionale. Avevano entrambi la possibilità di intervenire. Ma per sei giorni, dal 3 al nove marzo, nessuno si è assunto l’onere di farlo». Conte, in conferenza stampa, ha parlato proprio di quei sei fatidici giorni. «Dopo la prima indicazione del comitato tecnico scientifico il giorno 3 marzo», ha ricostruito il presidente del Consiglio, «il 5 ho chiesto io stesso di articolare meglio le ragioni a supporto di questa richiesta di una specifica cintura sanitaria, visto che ci stavamo già orientando verso una misura ancora più rigorosa, cioè di una cintura per l’intera Lombardia. Il giorno 6 ho discusso per ore con i componenti del comitato tecnico scientifico e alla fine siamo arrivati alla conclusione che si imponeva una zona rossa per l’intera Lombardia. E il giorno 7 ho firmato».
La nota della regione Lombardia
Anche la Regione Lombardia ha ricostruito la vicenda in una sua nota. «Nello stesso giorno in cui si registra il primo contagio in Lombardia», si legge nel documento, «il presidente della Regione con il Ministro della Salute ha assunto la prima ordinanza con l’obiettivo di sospendere le attività scolastiche, le manifestazioni pubbliche e le attività lavorative e commerciali. Il 23 di febbraio viene istituita dal Presidente del Consiglio dei Ministri la zona rossa di Codogno. Nello stesso giorno viene istituita la zona gialla, che prevedeva minori restrizioni (...). Il 1 marzo è stato concordato il primo Dpcm con misure restrittive su tutta la regione con particolare severità per le province di Bergamo, Cremona, Lodi e Piacenza. A fronte della mappatura della diffusione del contagio, Regione Lombardia il 3 marzo ha reiterato, fra le altre, la richiesta di istituire una zona rossa per Nembro e Alzano (...). L’8 marzo — conclude la nota — il Governo ha deciso con proprio Dpcm, quello che ha generato il drammatico esodo notturno dalla Lombardia, di istituire la zona rossa in tutta la regione, superando ogni decisione relativa a Nembro e Alzano e cancellando quella di Codogno». In serata si apprende che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato al governatore lombardo Fontana. Dalla Lega spiegano che il capo dello Stato ha espresso «sostegno all’attività del governatore, della Regione, dei medici e dei sindaci». In questo periodo, il presidente Mattarella chiama spesso il governatore, visto che guida la Regione più colpita dall’epidemia.
Conte: «Alzano-Nembro e Codogno sono in una prospettiva temporale diversa»
Quanto alla differenza tra i casi di Codogno e Vo’ — che sono stati blindati in un rigoroso lockdown già ilo 23 febbraio — il presidente del Consiglio in conferenza stampa ha puntualizzato: «(A Bergamo, ndr) siamo in una prospettiva temporale diversa: questa è la differenza. Quei due Comuni li abbiamo cinturati perché erano i due focolai individuati all’inizio, ma dopo abbiamo ritenuto che la zona rossa si imponeva per l’intera regione». A oggi, Alzano Lombardo ha 177 contagi, Nembro 207. In tutta la provincia di Bergamo i morti sono 2.378.
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Coronavirus, per l’inizio della fase 2 il 4 maggio è la data cruciale. Da metà aprile riapertura per alcune imprese
I piani per la riapertura «a fasi»: serviranno ancora settimane per tornare a circolare in strada e nei parchi. Ultimi della lista i luoghi di aggregazione e di svago
Il 4 maggio 2020. Potrebbe essere questa la data della vera ripartenza. «Con cautela e gradualmente», come si affannano a ripetere gli scienziati che hanno il compito di indicare al governo la strada da percorrere per contenere il contagio da coronavirus. Soprattutto per non rischiare di ritrovarsi in piena estate a chiudere nuovamente tutto perché ci sono nuovi malati, altre vittime. E dunque si procederà per tappe. Già da metà aprile - subito dopo le festività pasquali - potrebbe essere concesso ad alcuni settori dell’imprenditoria e del commercio di ricominciare a lavorare. Ma per uscire di casa, tornare a passeggiare, incontrarsi con parenti e amici liberamente, dovranno trascorrere ancora settimane. E in ogni caso le regole non cambieranno: sempre a un metro di distanza e preferibilmente con le mascherine nei luoghi pubblici. Anche perché rimarrà in vigore a lungo il divieto di assembramento (qui lo speciale «La parola alla scienza»).
Aziende e negozi
L’ultimo decreto firmato dal presidente Giuseppe Conte scade il 13 aprile. E dunque i contenuti del nuovo provvedimento saranno decisi tra venerdì e sabato controllando l’andamento della curva epidemica e dunque l’indice di contagio R0. Se continuerà a scendere potrebbe arrivare il via libera per alcune imprese di supporto alla filiera alimentare e farmaceutica, alcune aziende meccaniche, ma anche qualche negozio che vende prodotti per il tempo libero oppure forniture per gli uffici.
Parchi e strade
Soltanto a maggio si potrà invece pensare a una circolazione più libera, anche se con molti limiti. E soltanto se - da un tempo congruo, come chiesto dagli scienziati - l’R0 sarà già prossimo allo 0. Non sarà comunque consentito stare in gruppo per strada oppure nei parchi, gli ingressi nei negozi saranno scaglionati, all’esterno da esercizi commerciali e uffici sarà ancora necessario fare la fila ad almeno un metro dagli altri. Niente eventi pubblici, feste nei locali chiusi o all’aperto, manifestazioni. E nella prima fase, niente bar e ristoranti.
Estetica e benessere
La possibilità di andare al parrucchiere o comunque nei centri benessere appare al momento molto lontana, anche se non è escluso si possa proporre una attività «in sicurezza» esattamente come accade per gli studi medici o per i laboratori di analisi. L’ipotesi è quella di ottenere autorizzazioni mirate dopo aver chiesto una particolare autorizzazione e aver dimostrato di essere in regola con la dotazione di protezioni personali.
Palestre e piscine
Molto più complicata appare la strada per la riapertura di tutti quei luoghi - sia per lo sport, sia per lo svago - dove è più difficile impedire il contatto tra le persone e dunque il rischio di contagio da Covid-19. E per questo si ritiene assai difficile pensare di rendere accessibili le discoteche e i luoghi di aggregazione per i giovani. Nulla è stato invece deciso per quanto riguarda l’estate. «Ne riparleremo più avanti, con la bella stagione e i dati sull’epidemia aggiornati», ripetono scienziati e politici. Fase due non vuole dire liberi tutti», avverte il ministro Luigi Di Maio.
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Coronavirus, a Milano i morti sono quasi triplicati: 112 vittime in 24 ore
Nella prima settimana di marzo i decessi sono stati 272. Un mese dopo se ne sono contati oltre 700. L’ipotesi che i positivi siano 10-15 volte di più
Centododici morti in un giorno. Solo a Milano. È il dato di ieri. È quasi tre volte sopra la media. È un numero che evidenzia come l’onda del virus, dopo aver colpito Bergamo e Brescia, sia arrivata adesso nel capoluogo lombardo. È in questo momento che il passaggio del coronavirus sta martoriando la città nel modo più feroce. Dall’1 al 6 aprile i morti sono oltre 600, quasi due terzi uccisi dall’epidemia.
«Prima e dopo»
Per comprendere come si stia muovendo l’onda del Covid-19 su Milano e quante vite si stia portando via nelle case, negli ospedali e nelle residenze per anziani, bisogna tornare indietro di un mese: alla prima settimana di marzo, sette giorni che possono essere considerati ancora «standard», un momento in cui il contagio dilaga, la malattia si insinua, ma i morti ancora non si «vedono». Quella settimana a Milano (dati Istat) muoiono 272 persone, dunque appena sotto la media storica dei 40-45 decessi al giorno. Dall’8 marzo si può segnare la prima linea che segna un prima e un dopo: nella seconda settimana di marzo i decessi sono 393 (media di 56 al giorno), nella terza 374 (53 al giorno). A far alzare i dati sui decessi è una sola categoria, persone sopra i 75 anni. Incrociando fonti tra l’Istituto di statistica e l’anagrafe comunale, il Corriereè in grado di anticipare quel che sta accadendo in aprile, ed è un passaggio che segnerà un altro confine, siamo nel pieno del periodo in cui l’epidemia sta portando le conseguenze più violente. Ieri a Milano sono morte 112 persone in un solo giorno. Tra l’1 e il 6 aprile i decessi sono stati sempre tra i 100 e i 130 al giorno. Vuol dire oltre 700 morti in una settimana, quasi tre volte sopra la media.
«Paghiamo il passato»
Si tratta per ora di dati preliminari, ma sui quali la comunità scientifica può già fare una riflessione: «Milano si trova in una situazione particolare e per ora rimane un grande quesito aperto — riflette Carlo La Vecchia, epidemiologo e ordinario di Statistica medica alla «Statale» — con l’onda della mortalità partita tra metà e fine marzo, e che ha portato un eccesso superiore ai mille decessi, aprile di certo andrà peggio». Il dato ufficiale, fornito dall’Unità di crisi della Regione, è riferito ai soli casi di Covid-19 accertato. Significa persone che sono state sottoposte al tampone, prima o dopo il decesso. In sostanza, visti i protocolli adottati in Lombardia, si tratta di malati che nella maggioranza dei casi hanno avuto un passaggio ospedaliero. Il totale delle vittime «certe» di coronavirus è arrivato a 1.612 in provincia di Milano. Un numero alimentato dai focolai delle case di riposo dell’hinterland, come l’Rsa Borromea di Mediglia con 64 decessi, o la «Virgilio Ferrari» di via Dei Panigarola e la «Casa per coniugi» di via dei Cinquecento a Milano, dove le vittime sono un’ottantina.
Il trend dei contagi
Il numero dei positivi a Milano e provincia è ormai di 11.538, poco meno della metà (4.645) solo nel capoluogo. La diffusione del virus preoccupa per due ragioni. La prima è demografica: parliamo di una popolazione di 3,2 milioni di abitanti nell’area metropolitana e di 1,4 nella sola città. I casi noti di Covid-19 crescono ad un ritmo quasi doppio rispetto al resto della Lombardia: il 4% nell’ultima settimana, contro un 2% nel resto della regione. Perché il coronavirus ha in tutto il mondo una letalità media vicina all’1%. Le cifre ufficiali, invece, indicano un tasso «milanese» prossimo al 14%. Per gli esperti è il segno che i positivi (asintomatici o curati a casa ma senza tampone) sono molti di più. Si stima almeno 10-15 volte tanto rispetto ai casi finora conosciuti.
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