Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Scudetto Napoli: 4 i feriti da arma da fuoco, uno grave
    Durante i festeggiamenti, altre 3 ferite da petardi
    Quattro persone sono rimaste ferite da arma da fuoco stasera a Napoli, mentre erano in corso i festeggiamenti per la conquista dello scudetto. E' quanto si apprende dalla Questura. (ANSA)

    "E' morta una delle quattro persone ferite a Napoli da colpi d'arma da fuoco.
    Si tratta di un giovane di 26 anni che era stato ricoverato all'ospedale Cardarelli in gravi condizioni. La dinamica è in corso d'accertamento "
    (Ansa)
    Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.

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      E’ fatta, a 33 anni da Maradona, il Napoli vince il terzo scudetto della sua storia. Lo fa con ben cinque giornate d’anticipo sulla fine del campionato, dimostrazione di un dominio schiacciante. E’ lo scudetto di De Laurentiis e di Spalletti, di Osimhen e di Karavtskhelia, del capitano Di Lorenzo e del grande regista dietro le quinte Cristiano Giuntoli, il mago del calciomercato. Uno scudetto costruito con pazienza negli anni, tenendo testa ai grandi club del Nord. Spalletti, che finalmente riesce a vincere a 64 anni uno scudetto che avrebbe meritato anche molto prima, ha plasmato e reso irresistibile una squadra nuova, derivata dalla progressiva liquidazione della precedente. Nessuno poteva immaginare che dopo l’addio a Insigne, Mertens e Koulibaly si potesse arrivare immediatamente allo scudetto. Ma è successo. Pensavamo tutti a Milan, Inter, Juventus: che invece si sono piegate subito al nuovo padrone del calcio. Non è un miracolo, Napoli ha vinto in un football ormai preda dei mostri dei colossi finanziari, e lo ha fatto impegnandosi in un calcio sostenibile. Tutti il popolo azzurro in strada, Napoli ringrazia e il Vesuvio erutta non fuoco ma felicità. Ma soprattutto nessuno ha un Santo Protettore come Maradona che ti sorveglia e ti guida dall’alto.


      Il gol della storia lo segna, come ti potevi sbagliare, Victor Osimhen – lui, l’uomo mascherato del Napoli – al 52? di Udinese-Napoli. Sono le 21.56 di giovedì 4 maggio 2023. E’ Napoli, ormai non si poteva aspettare di più, che la festa cominci e che non termini mai. Tutto il mondo in piazza, suoni e colori come solo a Napoli è possibile, tutti appiccicati come sardine sotto al murales di Maradona ai Quartieri Spagnoli, la cattedrale del culto.

      “E se ne va, la capolista se ne va”: s’alza il coro della curva dei quindicimila napoletani. Qui Udine, stadio Friuli – 849 chilometri di macchina più a Nord del Maradona – trasformato in Fuorigrotta a voi Napoli. Uno scudetto a Napoli non sarà mai uguale a qualsiasi altro scudetto, ovunque lo si vinca. Trentatré anni erano già troppi per poter fare attendere a questo scudetto altro tempo. Sono 12.058 giorni tra il 29 aprile 1990 – quando il Napoli sconfisse la Lazio con un gol di Baroni e fu il secondo scudetto della sua storia – e questa notte in cui il Napoli di Spalletti chiude i conti di questa trionfale stagione sul campo dell’ Udinese. Un 1-1 che sarà ricordato più delle 25 vittorie di questo campionato trionfale. Il distacco è ormai irrecuperabile, è scudetto a cinque giornate dal termine: anche questo ci dà la misura della dominazione del Napoli di oggi.

      E’ la liberazione dopo 33 anni di risalita verso il paradiso. Da dove adesso Diego guarda, sorveglia e benedice Napoli. Forse Dio non esiste, ma Diego non è mai morto del tutto. E questo scudetto ne è la riprova. A Napoli il calcio è culto laico e i santi sono molto “terreni”. Devo guadagnarsi la giornata anche loro ed essere d’aiuto in maniera pratica, ai vivi. Il primo compito di Maradona asceso in cielo, dio pagano per eccellenza celebrato ovunque in città e che col proprio nome scalzò nientemeno che San Paolo, è stato quello di accompagnare il Napoli a questo scudetto. Il terzo dopo i due vinti da Lui ormai molto tempo fa, l’ultimo nel 1990 appunto. Per noi il ricordo non è quasi tale, è come se fosse ieri, talmente la potenza di quelle immagini e le emozioni di quell’impresa. Poi all’improvviso ti rendi conto che tantissimi non hanno visto e vissuto niente dal vivo di quella grande storia. E se bisogna essere bambini di almeno 8-10 anni per apprezzare quel che accade, ci rendiamo conto che per tantissimi quarantenni questo scudetto del Napoli è quasi uno sbarco sulla luna.

      Per quanto sia lo scudetto più annunciato degli ultimi anni, per quanto non ci sia stata concorrenza, lo scudetto a Napoli è sempre accompagnato da stupore, sorpresa, una scenografia e una partecipazione umana che non eguali al mondo. La città e la gente di Napoli si sono presi la scena tanto quanto Osimhen e Kvaratskhelia, Di Lorenzo e Zielinski, De Laurentiis e Spalletti.

      Napoli in questo anno ha occupato fiumi di parole, esaurito le memorie dei nostri telefonini, prodotto milioni di video e di canti. C’è qualcuno al mondo che non conosca la maschera di Osimhen? C’è qualcuno che non si meravigli della stupefacente gestione di Aurelio De Laurentiis, personaggio egocentrico, polemico e assai permaloso, ma ormai uno dei pochissimi a resistere col suo solo patrimonio ai colossi finanziari che hanno invaso il calcio? C’è qualcuno che non sappia ormai quanto sia bravo Spalletti al di là del suo caratteraccio, che però è anche uno dei suoi punti di forza, e soprattutto di questo scudetto che arriva a 64 anni? A ripagare una certa penuria di vittorie pesanti almeno qui in Italia.

      E’ vero lo scudetto del Napoli è frutto di un progresso e di una maturazione di lunghissimi anni, praticamente due decenni, da quando cioè De Laurentiis rilevò il Napoli dal fallimento (2004) ripartendo dalla Serie C. De Laurentiis ha salvaguardato l’unicità del Napoli, protetto i bilanci, mentre gli allenatori che ingaggiava si preoccupavano di costruire gioco e dare spettacolo. Si è fatto “calcio sostenibile” per forza e per scelta, a Napoli le condizioni sono diverse da quelle dei grandi club del Nord: Juventus, Milan, Inter. I detentori dei 20 scudetti precedenti.

      Ci sono stati campioni cui si è dovuto dire addio per non fare follie, da Lavezzi, Cavani e Higuain fino agli ultimi, Insigne, Mertens e Koulibaly. Pezzi di cuore strappati cinicamente, e anche non senza scontri, veleni e polemiche, al tifo del San Paolo e poi del Maradona. Ma si è saputo sempre ricostruire, dare una stabilità alla squadra ad alto livello, sia in campionato che in campo internazionale. Allenatori come Mazzarri, Benitez, Sarri e Spalletti hanno costruito squadra e mentalità.
      I primi due scudetti, quelli di Maradona, forse furono davvero gli scudetti di una divinità scesa in terra, un miracolo napoletano – anche se Ferlaino ci credette, lo volle fortemente e impegnò pesantemente la Cassa del Mezzogiorno – questo invece è una scommessa cercata e vinta. Dietro le quinte di questo successo c’è il lavoro di Cristiano Giuntoli, che dopo Insigne, Mertens e Koulibaly, ha cercato Kim e Karavtskhelia, che nessuno conosceva. Su Osimhen ha investito una cifra pesantissima (70 milioni, record per il Napoli), che comunque qualsiasi club inglese oggi gli ripagherebbe con un cospicuo surplus.

      Questi giocatori sono diventati campioni con il lavoro, la determinazione e la cocciutaggine di Spalletti. Le tante possibili combinazioni intorno a Meret; Dilorenzo – Rrahmani – Kim – Olivera; Anguissa – Lobotka -Zielinski; Lozano – Osimhen – Karavtskhelia hanno reso la squadra una formazione a testuggine. Io non sono tra quelli che pensa che il calcio sia matematica e geometria, penso che sia una scienza altamente imperfetta, in cui non sempre due più due fa quattro. Ma stavolta la combinazione è stata davvero perfetta, anche se bisogna pur dire che mentre il Napoli diventava sempre più forte, le sue avversarie si arrendevano sempre più alla sua strapotenza.

      Napoli si identifica fortemente col Napoli, anzi sono praticamente la stessa cosa. La passione e il cuore sono una parte fondamentale, ma da soli non basterebbero. Bisogna comunque saper costruire, fare sistema, investire molto, resistere a una concorrenza finanziariamente molto più forte. Gli scudetti al Sud hanno un altro sapore perché sono un evento raro. Solo 9 scudetti sono stati vinti al di sotto di Roma, e solo quattro al Sud: i tre di Napoli, più quello del 1970 del Cagliari. Proprio per questo hanno un peso diverso ed entrano più nella storia di tanti altri.

      Il Vesuvio erutta non fuoco – come avrebbero voluto i vergognosi cori razzisti che hanno tormentato questi anni di rinascita – ma felicità. E’ un’esplosione vulcanica di gioia, non esiste festa uguale e più bella al mondo del Napoli che vince lo scudetto. C’è da dire che la “supervisione” di Diego, Santo Protettore del Napoli, è stata straordinaria, addirittura divina.

      Il gol della storia lo segna, come ti potevi sbagliare, Victor Osimhen - lui, l'uomo mascherato del Napoli - al 52' di Udinese-Napoli. Sono le 21.56 di giovedì 4 maggio 2023. E’ Napoli, ormai non si poteva aspettare di più, che la festa cominci e che non termini mai. Tutto il mondo in piazza, suoni
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Le lacrime di Spalletti dopo lo scudetto e la dedica al fratello Marcello morto

        L’allenatore del Napoli si commuove quando dedica lo scudetto: «A mia figlia Matilde, alla famiglia, che è sempre lì a spingere. A tutti gli amici, a mio fratello Marcello», morto quattro anni fa

        Lo ha vinto sul campo, come voleva. Non nel suo, e il finale è stato incandescente. Spalletti, il visionario, l’allenatore geniale, distende la fronte, libera il sorriso, abbraccia chiunque gli capiti a tiro. Molla i freni dopo una gara tiratissima, si rivolge a Napoli:«Questo traguardo è per te». Ha tutti i giocatori attorno, nello stadio friulano i tifosi dell’Udinese (qui 117 panchine e la qualificazione ai preliminari di Champions) lo hanno offeso per tutta la durata della partita. Agli insulti lui risponde alzando le braccia: il calcio sa essere ingrato, il suo è anche lo scudetto della rivincita. Al triplice fischio di Abisso non si aprono le danze alla Dacia Arena, la festa è rovinata dall’invasione di campo: lo scudetto è servito in trasferta, il finale è rissa. De Laurentiis è a Napoli tra la sua gente: «Una gioia immensa», la sua gioia è incontenibile. Sciarpa azzurra al collo, dice ai tifosi del Maradona: «Mi avete sempre detto noi vogliamo vincere, lo abbiamo fatto tutti insieme. Lo rifaremo ancora, ci manca la Champions e la conquisteremo. Stasera ci vorrebbe Modugno per cantare: Meraviglioso».

        L’interminabile attesa è finita, capitan Di Lorenzo urla: «Siamo campioni d’Italia» con l’ultima vocale ripetuta oltre l’inverosimile. Gli vanno incontro gli altri compagni: braccia al cielo, sorrisi, applausi come se non ci fosse un domani. L’euforia tocca picchi altissimi, nonostante la tensione. Lui, il grande vincitore Spalletti resta in campo. «La felicità è un attimo fugace» ripete, ed è talmente forte l’emozione che stavolta un po’ si lascia andare. È l’ottavo allenatore dell’era De Laurentiis in serie A, il primo a vincere. Risponde così, con la gioia esagerata, a quell’etichetta di uomo spigoloso che pure a Napoli si era portato addosso. «Il problema per quelli abituati a lavorare duramente sempre, come me — dice — è che non riescono a gioire totalmente nemmeno delle vittorie. Bisogna di nuovo lavorare». Quando vinse allo Zenit con una temperatura polare sfilò in campo a torso nudo. La sua prima volta a 64 anni in Italia è il traguardo della maturità e della commozione («ho dedicato tutto il mio tempo a questi ragazzi»), soprattutto quando alla fine arriva la dedica agli affetti più cari: «A mia figlia Matilde, alla famiglia, che è sempre lì a spingere. A tutti gli amici, a mio fratello Marcello». E a quel punto Spalletti, nominando il fratello scomparso 4 anni fa, si commuove e in lacrime lascia la postazione dell’intervista. Riavvolge il nastro e per una notte vive intensamente e senza limiti. Il bagno di spumante nello spogliatoio è un rito inedito per questo Napoli, viene ripetuto più e più volte mentre sui cellulari arrivano le immagini dal Maradona: una città impazzita.

        Alla Dacia Arena festeggiano gli oltre 13 mila napoletani arrivati in mattinata, poi quando a tarda sera la squadra torna in hotel (rientrerà a Napoli in mattinata) anche lì è un via vai di amici friulani, si tira tardi e arrivano davanti all’ingresso un migliaio di tifosi. Spalletti fa fatica a ricomporre il puzzle del campionato che resta: ci sono altre cinque partite da giocare, vuole (ancora) il massimo, deve stravincere, lui è così. «Questa è una vittoria extralusso. Napoli è una città unica, inimitabile. Bellissima, passionale» aveva detto prima della partenza. Nella notte dello scudetto l’elogio è ancora più forte: «I napoletani lo sanno che è bella ma quanto lo sia veramente lo può dire meglio chi come me ne è ospite e ne resta folgorato».

        Lo scudetto dei partenopei ha nulla di estemporaneo, è il frutto della programmazione e della lungimiranza del club guidato da Aurelio De Laurentiis, del mercato oculato ed efficace del d.s. Giuntoli ma soprattutto della regia di un allenatore arrivato due stagioni fa tra lo scetticismo generale. Spalletti è felice due volte: «Ho scelto di venire a Napoli soltanto per vincere, qui ci sono stati allenatori importanti come Benitez, Ancelotti e lo stesso Sarri: hanno fatto bene, ci sono andati vicini. Non avevo scampo, a Napoli avrei dovuto puntare soltanto al massimo. Ci siamo riusciti». Non è tempo di togliersi sassolini dalle scarpe, Spalletti però ha annotato tutto sui quadernetti delle memorie : gioisce ma non dimentica chi gli ha fatto striscioni contro, chi si è presentato in ritiro, l’anno scorso, munito di pacchi di uova. Ora sul carro fa salire tutti, poi verrà il tempo delle domande. Una se l’è già fatta: «Posso ancora dare ai napoletani tutto ciò che meritano? Sarò alla loro altezza?». De Laurentiis non ha dubbi: «Proseguiamo con lui, è stato un bellissimo film». Ci sarà ancora tanto da raccontare.

        CorSera
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          Napoli, Spalletti: "La più grande emozione è vedere i tifosi azzurri felici". De Laurentiis: "Promessa mantenuta e rivinceremo ancora"

          Il tecnico azzurro dedica il suo primo scudetto al popolo partenopeo: "Un domani riusciranno a superare certi momenti della loro vita pensando a questo momento". Il presidente sottolinea: "Titolo costruito negli anni" e promette: "E' solo l'inizio. Osimhen, Kvara e Luciano non si toccano, ci manca la Champions"

          "Se sono felice? La mia più grande emozione è vedere i tifosi partenopei felici. Il problema era arrivare fin qui, loro riusciranno a superare certi momenti della loro vita pensando a questo momento. Queste persone hanno diritto a vivere questi momenti. Ora mi sento più rilassato, ce l'ho fatta, la felicità finisce qui". Luciano Spalletti dedica il suo primo scudetto in carriera al popolo napoletano. "Vedere i napoletani sorridere è l'emozione più grande. Sono loro a trasferirti le emozioni con la loro felicità. Avevamo il sentimento di una città sul collo. Per chi è abituato a lavorare duramente come me, non riesce a gioire completamente delle vittorie. La felicità è fugace e ora penso già a ripartire".

          "In questa vittoria c'è anche la protezione di Maradona"

          Poi Spalletti dedica un pensiero anche a chi non c'è più, come Maradona: "Questa squadra ha visto grandi allenatori e grandi campioni nella storia. Questo pubblico ha visto giocare Maradona e forse in questa vittoria c'è anche la sua protezione. A me è sempre stato chiesto di tenere il Napoli in Champions. Non siamo contenti quando siamo usciti e siamo pure stati contestati. Questa cosa non mi è piaciuta. Lo scorso anno, quando avevo detto che si doveva provare a vincere il campionato, in molti mi sono saltati addosso perché pensavano che io fossi andato troppo in là. Lo scorso anno abbiamo fatto partite splendide, senza mai mettere in discussione la qualificazione alla Champions".

          "Dopo Benitez, Ancelotti, Sarri e Gattuso potevo solo vincere"

          Spalletti non nega di aver avvertito il peso della responsabilità: "Prima di me ci sono stati Benitez, Ancelotti, Sarri e Gattuso. Dopo di loro non avevo scampo: potevo solo vincere. La prima dedica è per i calciatori, che meritavano questa gioia. La seconda è per i tifosi: Napoli, è per te! Poi, ai collaboratori, al direttore, alla società e a tutto lo staff. Poi, anche a mia figlia Matilde e a tutte la famiglia. A mio fratello Marcello (scomparso 4 anni fa, ndr) e agli amici". Infine, un commento su Victor Osimhen. "È fortissimo, ha grande cuore e grande disponibilità. Nel primo tempo rincorreva tutti. Quando vede la palla è come i bambini, la rincorre da tutte le parti".

          De Laurentiis: "Volevate vincere, ho mantenuto la promessa"

          Il presidente Aurelio De Laurentiis ha sintetizzato prima in un tweet le proprie emozioni: "Mi avete sempre detto di voler vincere e abbiamo vinto! Lo abbiamo fatto tutti insieme. Domenica con la Fiorentina ci sarà una grande festa. Grazie ancora a tutti quanti". Poi è sceso in campo al Maradona e, davanti a 50mila spettatori festanti, ha aggiunto: "È il coronamento di un'attesa di 33 anni. Io quando arrivai dissi 10 anni per l'Europa, promessa mantenuta in anticipo, poi dissi 10 anni per lo scudetto e ce l'abbiamo fatta prima. Ora rivincerlo, rivincerlo e poi ci manca la Champions. Questa squadra si era appesantita di responsabilità, ci voleva una manciata di aria nuova nel gruppo e ora abbiamo vinto sapendo che questo scudetto lo abbiamo costruito negli anni".

          "Questo è solo un inizio, Osimhen, Kvara e Spalletti non si toccano"

          Poi ha promesso: "Questo scudetto è un nuovo punto di partenza. Adesso non ci dobbiamo più fermare deve essere solo un inizio e per questo Osimhen e Kvaratskhelia non si muovono, non si toccano. In questi anni c'è stata perseveranza a Napoli di andare contro il sistema che in qualche modo blocca il calcio italiano, se sei da solo contro il sistema ci metti più tempo. Il calcio è complesso, guidi i tuoi pensieri in mezzo a un gran caos. Penso che abbiamo fatto 10 milioni di tifosi napoletani, nel mondo occidentale 83 milioni, stiamo aumentando, in Cina ci seguono, in Corea con Kim, in Georgia, ormai stiamo dilagando e potremnmo diventare presto anche 200 milioni di tifosi nel mondo". Una frase, infine, anche per il tecnico Spalletti: "È un vero uomo, lavora con grande consapevolezza e dedizione al lavoro, un uomo vero che io ringrazio. Me lo voglio tenere molto stretto, è difficile trovarne così". Frase che Spalletti ha commentato così da Udine: "Vuole che io resti? Lo deve dire a me, non a voi...".

          Osimhen: "La vittoria a Roma ci ha dato consapevolezza"

          Victor Osimhen, simbolo di questo terzo scudetto azzurro, tiene a sottolineare: "Abbiamo lottato tantissimo per prenderci questo titolo. Ho lavorato diversi anni per raggiungere questo obiettivo. Ora andiamo a festeggiare allo stadio con i nostri tifosi. Nessuno meritava lo scudetto più di noi. Non eravamo i favoriti a inizio stagione. La squadra, l'allenatore, il presidente e tutto lo staff sono stati straordinari. Ci credevamo. In italiano ho imparato a cantare 'La capolista se ne va' - aggiunge il bomber nigeriano -. Abbiamo capito di poter vincere il campionato dopo la vittoria all'Olimpico contro la Roma. Non vedo l'ora di andare dai miei tifosi e godermi il successo. Sarò per sempre grato al campionato italiano per avermi fatto crescere. Ora segno tanti gol. Sento la fiducia dei compagni e dell'allenatore.
          È così che vengono fuori i risultati. Ho rotto la maschera dopo il gol, ma ne avevo tante di riserva", conclude ridendo.

          Di Lorenzo: "Emozione grandissima, ho pianto insieme a Mario Rui"

          Capitan Giovanni Di Lorenzo è emozionato: "È un'emozione grandissima. È da inizio anno che lottiamo per questo e finalmente lo scudetto è arrivato. È un trionfo meritato e non vediamo l'ora di festeggiare. Una piazza come Napoli ha atteso troppo. Ci trasmette passione e amore. I tifosi sono stati incredibili anche a Udine, sembrava di giocare in casa. Mi sono goduto il momento insieme ai miei compagni. Abbiamo fatto un campionato strepitoso, chiudendolo nel migliore dei modi. I napoletani si meritano questa gioia. La nostra è stata una crescita partita dopo partita. Siamo rimasti sempre uniti e ora siamo qui. Riportare lo scudetto a Napoli dopo 33 anni è incredibile. Essere accostato a Maradona ed essere il primo capitano dopo di lui a vincere lo scudetto mi lascia senza parole. Ho pianto insieme a Mario Rui a fine partita, con lui ho un rapporto splendido. Era dispiaciuto di non poter giocare", conclude.

          Lozano: "Orgoglioso di essere il primo messicano a vincere lo scudetto"

          Anche Hirving Lozano non sta nella pelle: "Sono molto felice ed è un'emozione incredibile essere il primo messicano a vincere lo scudetto in Italia. Mi stanno arrivando tanti messaggi dal Messico. Ai bambini messicani dico che i sogni si possono realizzare. I tifosi mi hanno sempre dato forza, così come la mia famiglia, mia moglie e i miei figli. Napoli mi ricorda tanto il mio Paese. Tutti abbiamo fatto un lavoro incredibile dall'inizio alla fine. Nessuno credeva in noi all'inizio, ma tutto è andato benissimo. Maradona è stato l'ultimo a vincere qui ed è davvero incredibile. Io ho sempre giocato sulla sinistra ma qui mi hanno messo a destra. Ho lavorato tanto".

          Juan Jesus: "Dedicato a chi per anni ha sentito sfottò e cori cattivi"

          Juan Jesus scrive le proprie sensazioni su Instagram: ''Questo è per te Napoli! È per voi, tifosi. Per chi ha sofferto, gioito, aspettato e sperato per 33 anni. Per te che andavi negli anni '80 al San Paolo per vedere il più grande di tutti, per te che hai visto festeggiare le solite squadre. Per te che hai ascoltato il nonno raccontare le storie di Diego e di quella squadra e pensavi non sarebbe mai più ricapitato. Per te che hai sentito parlare di scudetto come se alla tua gente fosse proibito. Per te che hai sentito sfottò per anni ma anche cori cattivi contro una delle città più belle del mondo. Per te che indossi questa maglia mentre entri nello stadio chiamato Diego Armando Maradona. Amici napoletani, la rivoluzione è completa. È storia! Napoli Campione d'Italia! Tre è per te!''.

          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            forse, tra mille inverni
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              Un grande traguardo che parte da lontano. Intanto dalla società: in due mercati non si è avuto timore di liberarsi di grossi nomi (Insigne, Mertens, Koulibaly e altri), tagliare il monte-ingaggi, reinvestire nel mercato azzeccando tutti gli acquisti (Osimehn, Kvara, Anguissa, Kim ecc...).

              De Laurentiis e Giuntoli hanno poi indovinato anche l'allenatore, quel Luciano Spalletti al quale sembrava che mancasse sempre un cent per fare un euro...e che invece al Napoli si è speso completamente, entrando in maniera perfetta fin da subito nel sentire, nel modo e nel vissuto della città, modellando in due anni il gruppo per condurlo prima alla qualificazione in champions e poi al tanto atteso titolo di Campione d'Italia.

              Dunque uno scudetto programmato, uno scudetto sostenibile, uno scudetto a misura d'uomo (i primi due, risalenti a tre decadi fa, erano stati vinti con un colpo di follia di Ferlaino che materializzò il genio di Maradona sotto al Vesuvio), uno scudetto costruito passo dopo passo, anche con scelte e svolte coraggiose e grande ambizione.

              Ora il Napoli si trova in squadra giocatori che valgono milioni e che potranno garantire - in un calcio in piena crisi - futuri investimenti, se la capacità di indovinare i sostituti verrà mantenuta, se l'ebrezza, l'inebriante e rarefatta aria della vetta non farà perdere lucidità al club.

              Uno scudetto vinto con pieno merito che premia il lavoro di tanti, la passione di tanti, la voglia di finalmente vincere di ogni componente la squadra e la società.

              Se questo scudetto è "solo" storia o diventerà anche destino, questo è tutto nelle mani e nelle scelte degli uomini che hanno compiuto l'impresa.
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              • Danielish
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                E come disse un grandissimo attore....Ricominciamo da 3

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                • Françis1992
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                  • Jun 2009
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                  A volte si allineano gli astri e li bisogna essere bravi ad approfittarne. Il Napoli ha meritatamente vinto lo scudetto in un periodo transitorio, orfano della vera dominatrice del campionato: la Juve. Se il filone stipendi dovesse avere impatti sulla stagione successiva, quest periodo transitorio si allarghera' ed altre squadre potranno beneficiarne.
                  Tornando al Napoli, come dice giustamente Sean Giuntoli ha azzeccato tutto quello che poteva azzeccare: ha venduto giocatori 30enni per prendere giovani gia pronti per essere schierati dal primo minuto. Giuntoli e' riuscito a fare cio che Monchi aveva fallito: vendere bene e rimcomprare meglio.

                  la Roma nel 2018 vendette:

                  Somma: 150,47 mln €
                  Età media: 23,3
                  Valore di mercato degli cessioni: 236,10 mln €
                  Portiere
                  25 60,00 mln €
                  Centrale
                  30 45,00 mln €
                  Centrale
                  28 28,00 mln €
                  Portiere
                  27 7,00 mln €
                  Per comprare


                  Vedete dei Kvara o dei Kim li in mezzo ? Togliere Alisson (miglior portiere della serie A ai tempi) ed il perno del centrocampo (Nainggolan e strootman andavano cmq venduti eh, non dico di no) per prendere Pastore, Nzonzi, Olsen, Santon, etc. ha distrutto la squadra, ne ha cambiato l'ossatura. Di colpo, si e' passati da squadra top (sempre nelle prime 3 dal 2014 in poi) a squadra da sesto posto, complice anche il calo (normale) di gente come De Rossi, Kolarov ed in parte Dzeko che a quei livelli non e' piu tornato. La Roma per assurdo chiuse il mercato in negativo (per rispondere a chi parlava di Pallotta straccione) ma peggioro' la squadra. Tutto cio andrebbe fatto vedere nelle scuole per DS, ammesso che esistano, per mostrare agli aspiranti giuntoli cio che non va fatto


                  Tessera N° 7

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                  • Sean
                    Csar
                    • Sep 2007
                    • 120216
                    • 3,350
                    • 3,416
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                    • In piedi tra le rovine
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                    Il calcio solo apparentemente è una materia semplice e oggi poi vi entrano anche componenti per noi tifosi astruse, tipo questioni bilancistiche, finanziarie, economiche ecc...

                    La Roma non è che in questi anni non ha avuto grossi giocatori (si pensi a Salah) ma è che non se li è tenuti o che se li è dati via troppo presto...e coi soldi incassati ci ha fatto altro (tipo autofinanziarsi societariamente, non dirottandoli tutti sul mercato) e quindi i sostituti venivano scelti di livello inferiore rispetto ai partenti, così impoverendo il tasso tecnico complessivo.

                    Il Napoli al contrario ha sì venduto ma anche acqustato. Osimehn è costato 70 milioni, finanziato col tesoretto ricevuto dalla cessione di Higuain due anni prima. Con la cessione di Koulibaly hanno finanziato le sostituzioni di Insigne, Mertens ecc...

                    In questi due mercati è stata allungata anche la panchina, segno di floridezza societaria: i Raspadori, i Simeone...

                    Poi è chiaro che non è solo una questione di soldi, perchè poi il Kim al posto di Koulibaly lo devi comunque azzeccare...così come gli altri grandi acquisti.

                    In questo Giuntoli è stato il migliore. Ha ricordato il Marotta del '12 per come ha azzeccato tutto.

                    Poi siccome si parla di calcio, anche la scelta dell'allenatore ovviamente, perchè Spalletti si è superato e in due anni non ha sbagliato niente.
                    Last edited by Sean; 05-05-2023, 10:05:14.
                    ...ma di noi
                    sopra una sola teca di cristallo
                    popoli studiosi scriveranno
                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Françis1992
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                      la Roma non ha incassato, almeno non nel post champions... la Roma ha speso male


                      Tessera N° 7

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                      • Sean
                        Csar
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                        Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
                        la Roma non ha incassato, almeno non nel post champions... la Roma ha speso male
                        Monchi è stato un Attila, ha depauperato tutto il patrimonio tecnico. Inoltre continuo ad avere riserve sulla struttura societaria della Roma, perchè pure Pinto non mi pare un genio.

                        Questa fissa per dirigenti esteri...quando in Italia se ne hanno tra i migliori del mondo del calcio, quella è una scuola che ancora abbiamo. Dopo la Juve abbiamo avuto l'Inter con Marotta, il Milan col duo Maldini-Massara (allievo di Sabatini), ora il Napoli di Giuntoli: tutti italiani.

                        Idem con patate per gli allenatori: Conte, Pioli, Spalletti. I due allenatori semifinalisti di champions sono Inzaghi e Pioli. Forse è il caso di aprire delle riflessioni sul fatto che le maestranze, gli architravi di un progetto devono conoscere il campionato, il mercato, l'aria italiana.
                        Last edited by Sean; 05-05-2023, 10:16:12.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                        • Fabi Stone
                          Bodyweb Senior
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                          • 11000
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                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                          Monchi è stato un Attila, ha depauperato tutto il patrimonio tecnico. Inoltre continuo ad avere riserve sulla struttura societaria della Roma, perchè pure Pinto non mi pare un genio.

                          Questa fissa per dirigenti esteri...quando in Italia se ne hanno tra i migliori del mondo del calcio, quella è una scuola che ancora abbiamo. Dopo la Juve abbiamo avuto l'Inter con Marotta, il Milan col duo Maldini-Massara (allievo di Sabatini), ora il Napoli di Giuntoli: tutti italiani.

                          Idem con patate per gli allenatori: Conte, Pioli, Spalletti. I due allenatori semifinalisti di champions sono Inzaghi e Pioli. Forse è il caso di aprire delle riflessioni sul fatto che le maestranze, gli architravi di un progetto devono conoscere il campionato, il mercato, l'aria italiana.
                          L'unico DS italiano stronzo lo avete avuto voi, in pratica...
                          Ahahahahahahah ahahahahahahah

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                          • Sean
                            Csar
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                            • In piedi tra le rovine
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                            Originariamente Scritto da nonno Visualizza Messaggio
                            Il Brighton batte il Man United ed vola 6° in classifica con una partita in meno. Lotterà fino all'ultima partita per agguantare un posto in CL.

                            De Zerbi sta sciorinando il miglior calcio d'Europa assieme al Man City e poche altre. Una lezione a tutti quegli "espertoni" di calcio che non hanno fatto altro che denigrarlo negli ultimi anni.
                            Roberto è attualmente il miglior allenatore italiano in circolazione, pronto per un palcoscenico di rilievo.
                            Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                            Era Sean quello
                            Sì confermo. Quando si ipotizzava, tempo fa, su chi prendere dopo Pirlo e si tirava in ballo De Zerbi facevo riti esorcistici avverso quella ipotesi.

                            Nonostante la bella stagione che sta disputando mi tengo tutte le mie riserve al riguardo, consapevole che i giudizi affrettati nel calcio sono pane quotidiano di tutti sia quando troppo avventatamente si celebra tizio o quando lo si squalifica.

                            De Zerbi dopo il Sassuolo è finito in Ucraina alo Sachtar, nessuna delle big italiane se l'è filato. Dallo Sachtar è andato al Brighton, pure lì un club di seconda fascia.

                            Sta facendo bene quest'anno? Beh, pure Umberto Balsamo in carriera ha azzeccato una canzone (L'Angelo Azzurro) ma non mi pare abbia fatto la carriera di un Battiato.

                            L'allure da vincente non lo si coglie da una stagione che va per il verso giusto. Ci sono bravi allenatori che però quello restano, inadatti per qualche motivo a guidare una grande squadra, per la quale non basta proporre un gioco, conoscere la materia calcio ma serve tanto e tanto altro, altre qualità, perchè si passa dal competere per partecipare al competere per vincere, con tutto quel che ne consegue nella gestione complessiva di una squadra e di una stagione.

                            Il tempo è il miglior giudice. Vedremo se a De Zerbi in Premier verrà affidata una grande panchina e cosa farà nel caso in quella panchina.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • germanomosconi
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                              • pordenone
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                              Originariamente Scritto da Françis1992 Visualizza Messaggio
                              A volte si allineano gli astri e li bisogna essere bravi ad approfittarne. Il Napoli ha meritatamente vinto lo scudetto in un periodo transitorio, orfano della vera dominatrice del campionato: la Juve. Se il filone stipendi dovesse avere impatti sulla stagione successiva, quest periodo transitorio si allarghera' ed altre squadre potranno beneficiarne.
                              Tornando al Napoli, come dice giustamente Sean Giuntoli ha azzeccato tutto quello che poteva azzeccare: ha venduto giocatori 30enni per prendere giovani gia pronti per essere schierati dal primo minuto. Giuntoli e' riuscito a fare cio che Monchi aveva fallito: vendere bene e rimcomprare meglio.

                              la Roma nel 2018 vendette:

                              Somma: 150,47 mln €
                              Età media: 23,3
                              Valore di mercato degli cessioni: 236,10 mln €
                              Portiere
                              25 60,00 mln €
                              Centrale
                              30 45,00 mln €
                              Centrale
                              28 28,00 mln €
                              Portiere
                              27 7,00 mln €
                              Per comprare


                              Vedete dei Kvara o dei Kim li in mezzo ? Togliere Alisson (miglior portiere della serie A ai tempi) ed il perno del centrocampo (Nainggolan e strootman andavano cmq venduti eh, non dico di no) per prendere Pastore, Nzonzi, Olsen, Santon, etc. ha distrutto la squadra, ne ha cambiato l'ossatura. Di colpo, si e' passati da squadra top (sempre nelle prime 3 dal 2014 in poi) a squadra da sesto posto, complice anche il calo (normale) di gente come De Rossi, Kolarov ed in parte Dzeko che a quei livelli non e' piu tornato. La Roma per assurdo chiuse il mercato in negativo (per rispondere a chi parlava di Pallotta straccione) ma peggioro' la squadra. Tutto cio andrebbe fatto vedere nelle scuole per DS, ammesso che esistano, per mostrare agli aspiranti giuntoli cio che non va fatto
                              i primi 3 acquistati per 100 milioni circa sono degli autentici bidoni....
                              Originariamente Scritto da Marco pl
                              i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                              Originariamente Scritto da master wallace
                              IO? Mai masturbato.
                              Originariamente Scritto da master wallace
                              Io sono drogato..

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                              • germanomosconi
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                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Sì confermo. Quando si ipotizzava, tempo fa, su chi prendere dopo Pirlo e si tirava in ballo De Zerbi facevo riti esorcistici avverso quella ipotesi.

                                Nonostante la bella stagione che sta disputando mi tengo tutte le mie riserve al riguardo, consapevole che i giudizi affrettati nel calcio sono pane quotidiano di tutti sia quando troppo avventatamente si celebra tizio o quando lo si squalifica.

                                De Zerbi dopo il Sassuolo è finito in Ucraina alo Sachtar, nessuna delle big italiane se l'è filato. Dallo Sachtar è andato al Brighton, pure lì un club di seconda fascia.

                                Sta facendo bene quest'anno? Beh, pure Umberto Balsamo in carriera ha azzeccato una canzone (L'Angelo Azzurro) ma non mi pare abbia fatto la carriera di un Battiato.

                                L'allure da vincente non lo si coglie da una stagione che va per il verso giusto. Ci sono bravi allenatori che però quello restano, inadatti per qualche motivo a guidare una grande squadra, per la quale non basta proporre un gioco, conoscere la materia calcio ma serve tanto e tanto altro, altre qualità, perchè si passa dal competere per partecipare al competere per vincere, con tutto quel che ne consegue nella gestione complessiva di una squadra e di una stagione.

                                Il tempo è il miglior giudice. Vedremo se a De Zerbi in Premier verrà affidata una grande panchina e cosa farà nel caso in quella panchina.
                                su questo sono d'accordo, è da vedere su una grande panchina e lì cambia tutto (pressione, risultati, ecc...)
                                Originariamente Scritto da Marco pl
                                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                                Originariamente Scritto da master wallace
                                IO? Mai masturbato.
                                Originariamente Scritto da master wallace
                                Io sono drogato..

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