Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Zbigniew
    Valens in bibacitate
    • Oct 2009
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    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
    [...]Comunque l'Inter è nel lotto (ampio quest'anno) delle pretendenti allo scudetto...quindi vedremo...[...]
    Bravo Sean.
    E non dimenticare di includere il Napoli e la Roma e perché no l'Atalanta che dopo il passaggio del turno in coppa potrà riversare questa positività in campionato, di fare dei vivissimi complimenti al Milan per il percorso che sta facendo e che li mette in pole position, di sottolineare come noi invece siamo una squadra quasi rifondata e nelle mani di un novellino per cui siamo praticamente degli outsider.

    E poi le macumbe, gli sgozzamenti di capri sacrificali, le suppliche agli oscuri dèi yoruba, gli spilloni nei legamenti crociati delle bambole voodoo con le fattezze dei migliori avversari, le offerte sugli altari di Pazuzu... quest'anno ci serve tutto il cocuzzaro iettatorio che hai a disposizione.
    Originariamente Scritto da Sean
    mò sono cazzi questo è sicuro.
    Originariamente Scritto da bertinho7
    ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

    Originariamente Scritto da Giampo93
    A me fai venire in mente il compianto bertigno
    Originariamente Scritto da huntermaster
    Bignèw

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    • Sean
      Csar
      • Sep 2007
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      • In piedi tra le rovine
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      Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza Messaggio
      Madonna Sean... questo 2020 da anno nefasto ti è svoltato alla grande...e siamo solo a dicembre, che per l'anno solare vuol dire fine, ma per quello calcistico siamo agli albori.
      Non corriamo, la strada è lunga

      Adesso il mio orizzonte è la partita col Genoa piuttosto che le disgrazie altrui. Certamente, vedo che Conte aiuta parecchio i critici.
      ...ma di noi
      sopra una sola teca di cristallo
      popoli studiosi scriveranno
      forse, tra mille inverni
      «nessun vincolo univa questi morti
      nella necropoli deserta»

      C. Campo - Moriremo Lontani


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        Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza Messaggio
        Bravo Sean.
        E non dimenticare di includere il Napoli e la Roma e perché no l'Atalanta che dopo il passaggio del turno in coppa potrà riversare questa positività in campionato, di fare dei vivissimi complimenti al Milan per il percorso che sta facendo e che li mette in pole position, di sottolineare come noi invece siamo una squadra quasi rifondata e nelle mani di un novellino per cui siamo praticamente degli outsider.

        E poi le macumbe, gli sgozzamenti di capri sacrificali, le suppliche agli oscuri dèi yoruba, gli spilloni nei legamenti crociati delle bambole voodoo con le fattezze dei migliori avversari, le offerte sugli altari di Pazuzu... quest'anno ci serve tutto il cocuzzaro iettatorio che hai a disposizione.
        Sempre. Ho rituali antichissimi e che porto avanti dall'infanzia.

        Noi poi per davvero siamo una squadra rifondata e con un esordiente in panca, quindi che vuoi sperare? Siamo dietro a Milan e Inter, la classifica fotografa questa transizione.
        ...ma di noi
        sopra una sola teca di cristallo
        popoli studiosi scriveranno
        forse, tra mille inverni
        «nessun vincolo univa questi morti
        nella necropoli deserta»

        C. Campo - Moriremo Lontani


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        • Zbigniew
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          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
          Sempre. Ho rituali antichissimi e che porto avanti dall'infanzia.

          Noi poi per davvero siamo una squadra rifondata e con un esordiente in panca, quindi che vuoi sperare? Siamo dietro a Milan e Inter, la classifica fotografa questa transizione.
          Se li porti avanti dalla tua infanzia sono antichissimi per forza.
          Originariamente Scritto da Sean
          mò sono cazzi questo è sicuro.
          Originariamente Scritto da bertinho7
          ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo

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          A me fai venire in mente il compianto bertigno
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          • KURTANGLE
            Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
            • Jun 2005
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            • Borgo D'io
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            Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza Messaggio
            Madonna Sean... questo 2020 da anno nefasto ti è svoltato alla grande...e siamo solo a dicembre, che per l'anno solare vuol dire fine, ma per quello calcistico siamo agli albori.

            hahahahahahahahahahhaha
            Originariamente Scritto da SPANATEMELA
            parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
            Originariamente Scritto da GoodBoy!
            ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


            grazie.




            PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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            • KURTANGLE
              Inculamelo: l'ottavo nano...quello gay
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              Bravo Sean.
              E non dimenticare di includere il Napoli e la Roma e perché no l'Atalanta che dopo il passaggio del turno in coppa potrà riversare questa positività in campionato, di fare dei vivissimi complimenti al Milan per il percorso che sta facendo e che li mette in pole position, di sottolineare come noi invece siamo una squadra quasi rifondata e nelle mani di un novellino per cui siamo praticamente degli outsider.

              E poi le macumbe, gli sgozzamenti di capri sacrificali, le suppliche agli oscuri dèi yoruba, gli spilloni nei legamenti crociati delle bambole voodoo con le fattezze dei migliori avversari, le offerte sugli altari di Pazuzu... quest'anno ci serve tutto il cocuzzaro iettatorio che hai a disposizione.


              maledetto sean hahahah
              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
              Originariamente Scritto da GoodBoy!
              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


              grazie.




              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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              • Sean
                Csar
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                Originariamente Scritto da Zbigniew Visualizza Messaggio
                Se li porti avanti dalla tua infanzia sono antichissimi per forza.
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                sopra una sola teca di cristallo
                popoli studiosi scriveranno
                forse, tra mille inverni
                «nessun vincolo univa questi morti
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                • Mario12
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                  Non ho visto la partita ieri.
                  Mi confermate che Lupakku ha di nuovo trascinato l’Inda nell’Europa che conta e che Andonio ha dimostrato di non fallire mai una qualificazione agli ottavi , a differenza di quel fallito di Allegri ?

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                  • Sean
                    Csar
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                    Pablito, Pertini e l’estate del 1982: quando scoprimmo la felicità

                    Le vittorie su Maradona e Zico, il presidente della Repubblica che esulta sugli spalti: così il reprobo Paolo Rossi diventò l’eroe di una generazione

                    di Walter Veltroni

                    Questo anno maledetto sembra voglia strapparci dalla vita che abbiamo vissuto ogni istante di gioia. Voglia toglierci il colore dei giorni in cui siamo stati felici, in cui ci siamo abbracciati. In questo mondo in bianco e nero, mascherato e distanziato, anche il ricordo della gioia diventa quasi eversivo, innaturale.

                    Per Paolo Rossi, grazie a Paolo Rossi, gli italiani hanno vissuto il momento di allegria collettiva più importante che possano ricordare. Quattro anni prima che la meravigliosa nazionale di Bearzot vincesse i mondiali di Spagna Aldo Moro veniva rapito e ucciso, due anni prima la stazione di Bologna saltava in aria con il suo carico di corpi straziati. Erano anni di piombo. Non solo quello con cui si fabbricavano le pallottole che con grande facilità venivano conficcate nelle gambe o nel cuore delle persone ma quello che gravava sull’atmosfera della nostra vita che si era fatta grigia, scura, pesante. Poi arrivò quell’estate, l’estate del 1982. E tutto cambiò.

                    Paolo Rossi fu il simbolo di quella impresa sportiva magnifica. Anche per lui, quelli appena trascorsi, erano stati anni di piombo. La sua magnifica carriera di goleador interrotta dallo scandalo del calcio scommesse, la squalifica, la mortificazione di una delle tante gogne pubbliche di questo paese. Tornò un giorno di maggio del 1982, dopo due anni in cui era stato fermo. Lui, con il suo corpo esile, le sue gambe magre e il suo talento per il gol. Tornò, dopo gli anni con il Lanerossi e il Perugia, con la maglia della Juventus, quel giorno inopinatamente blu. Tornò e segnò. Puntuale come un orologio. Un vecchio friulano, la faccia scolpita, lo aspettava. Enzo Bearzot, commissario tecnico della nazionale, lo aveva perso per gli infausti europei del 1980, ma non voleva succedesse lo stesso per i mondiali di Spagna. Lo aveva aspettato, memore delle meraviglie vissute con lui al centro dell’attacco in Argentina, dando a Paolo serenità e sicurezza.

                    Quella nazionale era la più forte che io ricordi di aver visto. Eppure nel girone eliminatorio stentò e Paolo sembrava imbrigliato. Non un gol in tre partite, una stranezza per lui che ne segnava sempre, comunque. Non essendo potente fisicamente suppliva con una innata capacità di essere sempre dove bisognava essere, sembrava che il pallone lo cercasse per essere deposto in fondo alla rete. Alla fine del girone con Polonia, Perù e Camerun tutta la stampa si scagliò contro la nazionale, Bearzot e, in particolare, contro Rossi reo di non fare il suo mestiere, segnare. Furono usati toni belluini, secondo la cattiva abitudine di esagerare. Gli urlatori spesso sono poi costretti a rimpiangere di aver gridato. Così fu. Mentre tutti sgranavano il rosario e preparavano la consueta cassa di pomodori da tirare all’aeroporto pensando a quello che ci aspettava nei quarti avendo nel girone l’Argentina di Maradona e il Brasile di Falcao e Zico, i giocatori si ruppero le scatole, anche perché furono attaccati sul piano personale, e iniziarono un silenzio stampa.

                    A incontrare i giornalisti andava ogni giorno il capitano Zoff, l’uomo più taciturno che si possa immaginare. La nazionale taceva e si preparava a due partite campali. Bearzot trasmetteva fiducia, specie a Paolo che era frustrato dall’assenza del gol e dagli attacchi subiti. Con l’Argentina ci pensarono quei due fenomeni di Tardelli e Cabrini, mentre Gentile imbrigliava Diego Maradona. Poi arrivò la partita, decisiva, con il Brasile. Segnatevi questa data. Cinque luglio del 1982, ore 17,15 nello stadio del Sarrià di Barcellona. E se vi capita andate a cercare su You Tube un bellissimo servizio di Michele Plastino girato dagli spalti, come un tifoso qualsiasi. Paolo segnò di testa, su cross perfetto di Cabrini, poi rubò un pallone ai brasiliani e volò verso la rete, infine aggiunse una zampata a un tiro di Tardelli segnando il gol decisivo. Se chiedete a chiunque era in età della ragione nel 1982 vi descriverà quelle azioni come se le avesse viste ieri. Poi i gol con la Polonia, in semifinale. Uno di astuzia, uno di testa, come inginocchiato in preghiera sul campo. Gli urlatori batterono immediatamente in ritirata e ovviamente diventarono aedi, perché in Italia in fondo è sempre l’otto settembre.

                    Il reprobo Rossi diventò l’eroe assoluto, con la rapidità di un baleno. Gli italiani impazzirono per lui e per quella nazionale. E tornarono finalmente per strada, spezzando il piombo nel cielo e ritrovandosi abbracciati e uniti. Ebbri di una gioia bambina, come quella che lo sport sa dare. Poi arrivò la finale, quella in cui Pertini in piedi diceva “Non ci prendono più”. Una volta Paolo mi descrisse così quei momenti.

                    Gli chiesi: “Se lei potesse rivivere un momento, uno solo, di quel mondiale, quale sceglierebbe? “Non ho dubbi. Il finale della finale. Mentre le parlo lo rivedo. Noi che facciamo il giro del campo, con la Coppa in mano e una gran confusione in testa. Io vengo preso dai crampi. Mi fermo, mi siedo sui cartelloni. Alzo lentamente la testa e vedo la folla, la gente che piange, le bandiere tricolori che sventolano, persone che si abbracciano e i miei compagni che sorridono. Tutto in una volta. Capisco che cosa vuol dire davvero la parola felicità. Mi piacerebbe poter fermare questo istante per sempre. Invece so che passerà, ma ora non ci voglio pensare. So che quella felicità è anche per merito mio. E mentre guardo quei sorrisi e quelle lacrime, seduto su quei tabelloni, mi tornano in mente le mie figurine, il primo pallone, la maglia giallorossa, l’oratorio, i miei con la Prinz che viaggiano verso Torino. E capisco che la gioia degli altri è anche merito della mia fatica, dei miei sacrifici e anche del dolore, tanto, patito in una strana carriera. Eccolo, il momento che vorrei rivivere”.

                    Noi, che quel momento abbiamo vissuto, ora proviamo solo un gran dolore e una grande riconoscenza per Paolo Rossi. Per il nostro Pablito.

                    CorSera
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                    sopra una sola teca di cristallo
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                    • Sean
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                      Paolo Rossi morto, la moglie Federica, l’ultimomessaggio: «Mi ha scritto grazie per il nostro amore»

                      Federica Cappelletti racconta la malattia e gli ultimi momenti: «Dopo il viaggio alle Maldive abbiamo avuto la diagnosi. Era convinto di vincere, ma questo Mondiale lo abbiamo perso. Ora sarà cremato e l’urna starà sempre con me»

                      Racconta Federica che Paolo non voleva andarsene da questo mondo che amava moltissimo e quegli ultimi istanti di vita sono stati i più strazianti. Ha lottato sino alla fine, convinto di farcela. Forse voleva fare gol anche al destino, nonostante il pronostico avverso. Ci era già riuscito tante volte in campo. La moglie Federica Cappelletti, 48 anni, giornalista e scrittrice, ricorda che poco prima che il marito morisse tra le sue braccia in un letto dell’ospedale di Siena è riuscita sussurrargli una frase. «Sono sicura che l’ha capita», dice ora lei in lacrime.

                      Che cosa gli ha detto?
                      «Sappi che io crescerò le nostre bambine e sarò vicino al tuo primo figlio Alessandro che in quel momento era accanto a me. Poi gli ho detto di portarsi via tutto il mio amore e quello dei figli e di cercare di stare bene, di essere felice per sempre. Ci siamo amati ogni giorno, siamo stati sempre vicini. E anche Paolo me lo ha ricordato nell’ultimo un messaggio che mi ha scritto».


                      Che cosa le aveva scritto?
                      «Le leggo il testo integrale: “Purtroppo non riesco a dormire e sono agitato, guardo le foto che mi invii e penso al nostro grande amore. Vorrei solo dirti grazie per quello che stai facendo, per me e per le nostre meravigliose bambine. Sei davvero unica per le energie che profondi e per l’amore che riesci a dare in ogni cosa. Spero che il Signore ti possa riconoscere tutto questo. Darti tutto quello che meriti”. Era la prima volta che non parlava anche di sé. C’era Dio ma Paolo non c’era più, anche se coscientemente lui era certo di potercela fare. L’altro giorno aveva visto il derby Juve-Torino alla tv come un tifoso».


                      Da solo?
                      «No, era ricoverato nel reparto di neurochirurgia e accanto aveva il primario Giuseppe Oliveri, lo stesso medico che ha operato Alex Zanardi, una persona speciale. Il professore Oliveri stavolta non era solo un dottore con il suo paziente ma un appassionato di calcio. Lui tifava Torino e Paolo Juventus. Si sono molto divertiti».

                      Quando era stato ricoverato suo marito?
                      «Pochi giorni fa, ma tutto era iniziato un anno fa, improvvisamente, durante un viaggio alle Maldive dove avevamo deciso di rinnovare il nostro amore e di sposarci per la seconda volta dopo la cerimonia nuziale del 2010 in Campidoglio a Roma. Sono stati giorni straordinari. Tornati in Italia, è arrivata la diagnosi. Ma sembrava una cosa assolutamente risolvibile. Poi sono arrivati altri problemi».

                      Quali?
                      «Mio marito si è rotto il femore, è stato operato alla schiena. È stata una terribile escalation. Nella nostra casa di Bucine, in provincia di Arezzo, abbiamo cercato di superare i problemi e lui sembrava più forte di prima. Poi l’ultimo ricovero al Policlinico Le Scotte, aveva il tutore, liquido nei polmoni, ma niente avrebbe potuto farci pensare a un epilogo così improvviso, nessuno in famiglia se lo aspettava né io né le mie bambine».

                      È stato difficile dare loro la notizia della morte del papà?
                      «Sono tornata di notte a casa. Le ho abbracciate senza svegliarle. E stamani ho acceso la tv. C’erano le foto e i video del loro papà. Ho detto loro che Paolo è ovunque e che il suo ricordo meraviglioso sarà sempre nel loro cuore. Maria Vittoria ha 11 anni, Sofia Elena 8. Hanno pianto ma sono bambine forti come il loro padre».

                      Come ha conosciuto Paolo Rossi?
                      «A Perugia nel 2003 a una presentazione del libro Razza Juve che avevo scritto insieme ad altri colleghi giornalisti. Non lo conoscevo personalmente ma lo avevo precedentemente chiamato per invitarlo alla presentazione. Mi aveva chiuso il telefono in faccia, ma poi era venuto, ci siamo conosciuti. Mi sono innamorata subito del suo sorriso, della sua generosità, della sua intelligenza con la quale riusciva a vedere le cose. Con Paolo ogni momento è stato bello e non è retorica. Anche questi giorni in ospedale lo vedevo sempre bello, il campione di sempre. Affrontava le cure con coraggio, la riabilitazione con volontà. Certo, il morale andava giù a volte, ma io ho sempre cercato di spingerlo a continuare a combattere. Era la partita della nostra vita, il nostro fatidico Mondiale. Ma stavolta non l’abbiamo vinto».

                      Ha già pensato al luogo dei funerali?
                      «Sì, sarà Vicenza, dove ha iniziato la carriera da campione. Dopo la cerimonia sarà cremato e l’urna starà sempre accanto a me».


                      CorSera
                      ...ma di noi
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                        La vita è questa, una fiamma che per tutti brucia molto in fretta. In questo tempo breve che cosa resta? Certamente quanto sei riuscito a realizzare, in specie in quell'ambito immateriale che è l'amore. I legami si stringolo lì, quei legami non si possono sciogliere proprio perchè fatti di nodi spirituali, è quel tesoro che "non può essere arrugginito o sottratto dai ladri".

                        Questo noi lo possiamo nel nostro privato. Poi il destino fa capitare in sorte a degli uomini un qualche talento: se essi hanno la fortuna e la bravura di non dissiparlo ecco che questo privato si fa pubblico, si allarga a contenere milioni di uomini che trovano gioia, felicità, stupore, esaltazione grazie a quel talento che, incarnato in un atleta o artista o scrittore o musicista, si fa manifesto a tutti.

                        Paolo Rossi fa parte di quella cerchia di persone che hanno avuto un talento e lo hanno usato, speso per dare un attimo di felicità a chissà quante altre persone, lui come tutta quella generazione di calciatori, tra le ultime prima che il calcio perdesse quasi completamente la sua parte romantica e poetica. E' stata, mi pare, una vita ben spesa.
                        Last edited by Sean; 10-12-2020, 14:36:24.
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
                        popoli studiosi scriveranno
                        forse, tra mille inverni
                        «nessun vincolo univa questi morti
                        nella necropoli deserta»

                        C. Campo - Moriremo Lontani


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                          Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                          Paolo Rossi morto, la moglie Federica, l’ultimomessaggio: «Mi ha scritto grazie per il nostro amore»

                          Federica Cappelletti racconta la malattia e gli ultimi momenti: «Dopo il viaggio alle Maldive abbiamo avuto la diagnosi. Era convinto di vincere, ma questo Mondiale lo abbiamo perso. Ora sarà cremato e l’urna starà sempre con me»

                          Racconta Federica che Paolo non voleva andarsene da questo mondo che amava moltissimo e quegli ultimi istanti di vita sono stati i più strazianti. Ha lottato sino alla fine, convinto di farcela. Forse voleva fare gol anche al destino, nonostante il pronostico avverso. Ci era già riuscito tante volte in campo. La moglie Federica Cappelletti, 48 anni, giornalista e scrittrice, ricorda che poco prima che il marito morisse tra le sue braccia in un letto dell’ospedale di Siena è riuscita sussurrargli una frase. «Sono sicura che l’ha capita», dice ora lei in lacrime.

                          Che cosa gli ha detto?
                          «Sappi che io crescerò le nostre bambine e sarò vicino al tuo primo figlio Alessandro che in quel momento era accanto a me. Poi gli ho detto di portarsi via tutto il mio amore e quello dei figli e di cercare di stare bene, di essere felice per sempre. Ci siamo amati ogni giorno, siamo stati sempre vicini. E anche Paolo me lo ha ricordato nell’ultimo un messaggio che mi ha scritto».


                          Che cosa le aveva scritto?
                          «Le leggo il testo integrale: “Purtroppo non riesco a dormire e sono agitato, guardo le foto che mi invii e penso al nostro grande amore. Vorrei solo dirti grazie per quello che stai facendo, per me e per le nostre meravigliose bambine. Sei davvero unica per le energie che profondi e per l’amore che riesci a dare in ogni cosa. Spero che il Signore ti possa riconoscere tutto questo. Darti tutto quello che meriti”. Era la prima volta che non parlava anche di sé. C’era Dio ma Paolo non c’era più, anche se coscientemente lui era certo di potercela fare. L’altro giorno aveva visto il derby Juve-Torino alla tv come un tifoso».


                          Da solo?
                          «No, era ricoverato nel reparto di neurochirurgia e accanto aveva il primario Giuseppe Oliveri, lo stesso medico che ha operato Alex Zanardi, una persona speciale. Il professore Oliveri stavolta non era solo un dottore con il suo paziente ma un appassionato di calcio. Lui tifava Torino e Paolo Juventus. Si sono molto divertiti».

                          Quando era stato ricoverato suo marito?
                          «Pochi giorni fa, ma tutto era iniziato un anno fa, improvvisamente, durante un viaggio alle Maldive dove avevamo deciso di rinnovare il nostro amore e di sposarci per la seconda volta dopo la cerimonia nuziale del 2010 in Campidoglio a Roma. Sono stati giorni straordinari. Tornati in Italia, è arrivata la diagnosi. Ma sembrava una cosa assolutamente risolvibile. Poi sono arrivati altri problemi».

                          Quali?
                          «Mio marito si è rotto il femore, è stato operato alla schiena. È stata una terribile escalation. Nella nostra casa di Bucine, in provincia di Arezzo, abbiamo cercato di superare i problemi e lui sembrava più forte di prima. Poi l’ultimo ricovero al Policlinico Le Scotte, aveva il tutore, liquido nei polmoni, ma niente avrebbe potuto farci pensare a un epilogo così improvviso, nessuno in famiglia se lo aspettava né io né le mie bambine».

                          È stato difficile dare loro la notizia della morte del papà?
                          «Sono tornata di notte a casa. Le ho abbracciate senza svegliarle. E stamani ho acceso la tv. C’erano le foto e i video del loro papà. Ho detto loro che Paolo è ovunque e che il suo ricordo meraviglioso sarà sempre nel loro cuore. Maria Vittoria ha 11 anni, Sofia Elena 8. Hanno pianto ma sono bambine forti come il loro padre».

                          Come ha conosciuto Paolo Rossi?
                          «A Perugia nel 2003 a una presentazione del libro Razza Juve che avevo scritto insieme ad altri colleghi giornalisti. Non lo conoscevo personalmente ma lo avevo precedentemente chiamato per invitarlo alla presentazione. Mi aveva chiuso il telefono in faccia, ma poi era venuto, ci siamo conosciuti. Mi sono innamorata subito del suo sorriso, della sua generosità, della sua intelligenza con la quale riusciva a vedere le cose. Con Paolo ogni momento è stato bello e non è retorica. Anche questi giorni in ospedale lo vedevo sempre bello, il campione di sempre. Affrontava le cure con coraggio, la riabilitazione con volontà. Certo, il morale andava giù a volte, ma io ho sempre cercato di spingerlo a continuare a combattere. Era la partita della nostra vita, il nostro fatidico Mondiale. Ma stavolta non l’abbiamo vinto».

                          Ha già pensato al luogo dei funerali?
                          «Sì, sarà Vicenza, dove ha iniziato la carriera da campione. Dopo la cerimonia sarà cremato e l’urna starà sempre accanto a me».


                          CorSera
                          Bella.

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                              Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggio
                              Non ho visto la partita ieri.
                              Mi confermate che Lupakku ha di nuovo trascinato l’Inda nell’Europa che conta e che Andonio ha dimostrato di non fallire mai una qualificazione agli ottavi , a differenza di quel fallito di Allegri ?

                              mariolone disagione
                              Originariamente Scritto da SPANATEMELA
                              parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
                              Originariamente Scritto da GoodBoy!
                              ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?


                              grazie.




                              PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

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                                Ciao Paolo... I giocatori non dobrebbero andarsene prima degli allenatori

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