Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Inter-Bayer, probabili formazioni e dove vederla. Conte punta su Lukaku e Lautaro, Eriksen parte in panchina

    Il futuro in una coppa, i quarti di finale il primo passo per essere grandi. L'allenatore: «Non voglio rimpianti»

    Una vittoria per provare a tornare grandi. Dove va l’Inter di Antonio Conte lo si capirà lunedì sera. Una semifinale di coppa manca dall’anno di grazia 2010, quello del Triplete. Nei quarti di finale contro il Bayer Leverkusen i nerazzurri non si giocano appena il passaggio del turno, pure un pezzo di futuro. L’Europa League è il confine da oltrepassare per conoscere il resto della storia tra l’allenatore e l’Inter. Domani verrà, Conte però è chiaro. «Non voglio nessuna recriminazione. Non so se arriveremo in fondo e vinceremo il trofeo, ma non voglio rimpianti».


    Eliminato il Getafe agli ottavi, sul cammino si presenta il Bayer Leverkusen, non una montagna impossibile da scalare, di certo una squadra più attrezzata e pericolosa. «Non ci sono favoriti, ma dobbiamo stare molto attenti perché sulle ripartenze sono veloci e possono fare male».

    I tedeschi sono terrorizzati da Romelu Lukaku, il bomber voluto a tutti i costi da Antonio Conte. Trenta gol in una stagione il belga non li aveva mai segnati in carriera, «sta vivendo una grande annata, ma se segna il merito è della squadra, dell’alchimia che si è creata all’interno del gruppo». Un’alchimia non turbata dalle dichiarazioni di Conte dopo il match con l’Atalanta, lo spogliatoio si è stretto ancor di più attorno all’allenatore. «La squadra deve pensare solo a giocare», taglia corto Conte schivando ogni minimo accenno di polemica.

    L’Inter però a vincere la coppa ci punta eccome e non solo perché il club non alza un trofeo ormai dal 2011, la Coppa Italia con Leonardo in panchina. Conte ha sempre messo in bacheca un titolo al primo anno, stavolta però vale triplo: significherebbe riportare la Coppa Uefa in Italia assente dal 1999 (Parma), far tornare l’Inter a vincere e potersi sedere alla discussione con il presidente e la dirigenza con un risultato pesante. Steven Zhang, ancora in Cina, potrebbe arrivare in Germania già in caso di semifinale.

    Per passare il turno Conte punta su Lukaku, in corsa per infrangere un altro record. Il centravanti ha sempre segnato nelle ultime otto partite di Europa League (11 reti), ha eguagliato Alan Shearer e con un altro gol diventerebbe primatista solitario.


    A Düsseldorf, nell’indifferenza assoluta e nel più completo deserto della Merkur Arena, l’Inter vuole tutto: continuare il viaggio in Europa League e mettersi già sulle tracce della Juventus, per dare la caccia al titolo la prossima stagione. Conte regala a Pirlo solo complimenti, sa che la crescita dei suoi passa dalla coppa, ma il capolinea resta lo scudetto. «Bisogna essere positivi, lavoriamo per l’obiettivo massimo. Da lì ad arrivare in fondo ce ne passa, però».

    Le armi giuste ci sono in campo, dove si è ritrovato anche Lautaro, e in panchina con gente di qualità come Eriksen e Sanchez. L’Inter è cambiata, il finale di campionato e il secondo posto l’hanno fortificata. L’attacco segna, la difesa non subisce gol da cinque partite. «Sono aumentate autostima e fiducia. Ogni match dove non prendi gol ti carichi e ti senti più forte», ammette il capitano Handanovic. Si pensa all’oggi, ma resta spalancata la finestra su domani. Il futuro è un’incognita, vincere l’Europa League darebbe grandi certezze.


    Inter (3-5-2): Handanovic; Godin, De Vrij, Bastoni; D'Ambrosio, Barella, Brozovic, Gagliardini, Young; Lukaku, Lautaro. All. Conte.
    Bayer Leverkusen (4-3-3): Hradecky; L. Bender, S. Bender, Tapsoba, Sinkgraven; Palacios, Baumgartlinger, Demirbay; Bailey, Havertz, Diaby. All Bosz.
    Arbitro: Del Cerro Grande (Spagna)
    Tv: ore 21, Sky 201 e 252, Tv8


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      Il Napoli volta pagina, a Barcellona la fine di un ciclo. Insigne saluta Callejon: "Quel tuo taglio mi mancherà"

      Sono diversi gli azzurri che andranno via: Allan, Milik, Llorente e forse anche Koulibaly. Il messaggio del capitano allo spagnolo

      La stagione del Napoli è finita e si è concluso pure un ciclo, nella notte afosa e senza gloria del Camp Nou. Ancora una volta l'ostacolo degli ottavi di finale della Champions si è rivelato un ostacolo troppo alto, per gli azzurri: costretti peraltro alla resa dal Barcellona di Lionel Messi, che nel suo stadio è imbattuto da 36 partite nelle manifestazioni internazionali. Per questo i rimpianti sono stati relativi e al momento del congedo Rino Gattuso ha comunque ringraziato il gruppo per la professionalità dimostrata negli ultimi mesi: specialmente nel durissimo periodo del lockdown.


      Nel bilancio del Napoli resta la vittoria della Coppa Italia, il primo trofeo alzato dopo 6 anni e mezzo di astinenza. Molto negativo è stato invece il bilancio in campionato, con un settimo posto che non rispecchia il valore effettivo della squadra. Ma gli azzurri hanno pagato a caro prezzo il clima di incertezza che accompagna di frequente la conclusione di un'era. In molti sapevano infatti che la loro avventura era ormai agli sgoccioli e nello spogliatoio non c'è mai stata la compattezza necessaria per superare i fisiologici momenti di difficoltà: diventati ostacoli insormontabili.


      Ormai è acqua passata, però. Si volta pagina e il primo addio si è già consumato nella notte del Camp Nou. Lo spagnolo Josè Callejon ha infatti salutato tutti con grande commozione e da oggi non è più un calciatore del Napoli, dopo essere stato per sette anni un pilastro della squadra. Il suo contratto era del resto già scaduto il 30 giugno e l'attaccante ha terminato la stagione con una copertura assicurativa. Lorenzo Insigne, il capitano, lo ha salutato con un post sui social: "Caro Josè, purtroppo oggi le nostre strade si dividono. E' stato un onore essere al tuo fianco in tutti questi anni. Ho avuto la fortuna di conoscere un uomo fantastico, un giocatore incredibile, un professionista esemplare - scrive Insigne - Mi mancherà non trovarti nello spogliatoio, mi mancheranno le nostre risate e si mi mancherà il tuo fantastico taglio in area di rigore. Auguro il meglio a te e alla tua fantastica famiglia. Buona fortuna amico mio".

      Ma il numero 7 non sarà l'unico ad andare via. La stessa sorte attende sicuramente Allan, Milik, Llorente e forse Koulibaly, che ha richieste dalla Premier (City e United). Il difensore senegalese ha toppato pure i 90' contro il Barcellona e negli ultimi 12 mesi è stato il fantasma di sé stesso: forse per la mancanza di stimoli e motivazioni, che ora potrà magari trovare altrove. Non ci sono veti sulla sua cessione da parte di Gattuso, che nei prossimi giorni incontrerà De Laurentiis per progettare il futuro. C'è in ballo l'ipotesi di prolungare il contratto del tecnico calabrese, in scadenza nel 2021. Non c'è ancora però l'accordo sull'aumento dell'ingaggio di Ringhio e sulle clausole di uscita che vorrebbe inserire il presidente.

      Più fluida la situazione sul mercato. In arrivo ci sono già tre rinforzi: Petagna e Rrahmani (presi a gennaio) e soprattutto il centravanti nigeriano Victor Osimhen, acquistato per 70 milioni dal Lille. I tre si aggregheranno alla squadra durante il ritiro del Napoli a Castel di Sangro, in Abruzzo, che dovrebbe cominciare il 23 agosto.

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        Coronavirus: due positivi nell'Atletico Madrid

        Due casi di positività a Coronavirus nel gruppo squadra dell'Atletico Madrid. Lo rende noto il club spagnolo con un comunicato in cui spiega come i test effettuati nella giornata di ieri, in vista della sfida di Champions League contro il Lipsia, abbiano rivelato la presenza di due individui positivi prontamente isolati nelle rispettive abitazioni.


        "E' stato attivato il protocollo di azione previsto per questi casi - si legge sul sito ufficiale dell'Atletico -, che richiede che vengano effettuati nuovi test PCR sulla prima squadra e sui partecipanti della trasferta a Lisbona, così come sui contatti più stretti dei casi positivi".


        (atleticodemadrid.com)

        Due casi di positività a Coronavirus nel gruppo squadra dell' Atletico Madrid . Lo rende noto il club spagnolo con un comunicato in cui spiega come i test effettuati nella giornata di ieri, in vista della sfida di Champions League contro il Lipsia, abbiano rivelato la presenza di due...
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          Da una parte è meglio essere usciti subito dalla champions, Pirlo ha bisogno di sfruttare ogni secondo disponibile dato che il tempo è poco e il lavoro enorme...la decisione dell'esonero di Sarri era infatti già presa e trascinarsi in champions (per poi magari uscire col City o il Bayern) era solo un inutile spreco di giorni.

          Se poi il budget sarà ridotto perchè ci sono pochi soldi meglio ancora: la necessità costringe a concentrarsi, a muovere le rotelle del cervello, a mettere attenzione su quello che si va a comprare. Per l'intanto Paratici inizi a vendere: la rosa è piena di vecchie stufe e ciabatte rotte.
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          • Fabi Stone
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            • Jan 2015
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            Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
            Da una parte è meglio essere usciti subito dalla champions, Pirlo ha bisogno di sfruttare ogni secondo disponibile dato che il tempo è poco e il lavoro enorme...la decisione dell'esonero di Sarri era infatti già presa e trascinarsi in champions (per poi magari uscire col City o il Bayern) era solo un inutile spreco di giorni.

            Se poi il budget sarà ridotto perchè ci sono pochi soldi meglio ancora: la necessità costringe a concentrarsi, a muovere le rotelle del cervello, a mettere attenzione su quello che si va a comprare. Per l'intanto Paratici inizi a vendere: la rosa è piena di vecchie stufe e ciabatte rotte.
            Quelle pippe, se non le regali, manco per Genoa, Parma e Verona sono buoni.

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            • Sean
              Csar
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              • In piedi tra le rovine
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              Almeno ti liberi dello stipendio. Ormai bisogna puntare a limitare i danni.
              ...ma di noi
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              • germanomosconi
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                • pordenone
                • Send PM

                madonna Higuain, come diceva giustamente natural quando saltava si vedeva la panza, ma come fa uno di 32 anni che prende 5,5 milioni all'anno a ridursi così...
                Originariamente Scritto da Marco pl
                i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                IO? Mai masturbato.
                Originariamente Scritto da master wallace
                Io sono drogato..

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                • marcu9
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                  • May 2009
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                  Non ha testa.
                  Peccato.
                  Al Napoli con la testa giusta fece grandi cose seppur anche lì ingrassato rispetto l'esordio.
                  Originariamente Scritto da Sean
                  Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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                  • ottantino
                    Bodyweb Senior
                    • Jan 2013
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                    • Roma
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                    Lazio e roma giocheranno l'ultima fuoricasa anche nel prossimo campionato, stesso motivo di quest'anno, luefa vuole lo stadio olimpico almeno 20 giorni prima dell'inizio dell'europeo, Italia Turchia partita di inaugurazione.
                    Winners are simply willing to do what losers won't.




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                    • Sean
                      Csar
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                      Originariamente Scritto da germanomosconi Visualizza Messaggio
                      madonna Higuain, come diceva giustamente natural quando saltava si vedeva la panza, ma come fa uno di 32 anni che prende 5,5 milioni all'anno a ridursi così...
                      Ne prende 7, più gli ovvi benefit. Lui però è il caso meno spinoso, pare si sia deciso ormai ad andarsene: nostalgia dell'Argentina e altri motivi.

                      Il caso spinoso è Khedira, che ha ribadito ieri sui social che intende restare per "riconquistarsi la Juve". Lui non schioda.

                      Poi ovvio piazzare scarpari sopravvalutati e sovrastipendiati come quella nullità di Bernardeschi.
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                        Rivoluzione romanista

                        IL TEMPO (A. AUSTINI) - Tutti in bilico, come logico che sia. Nella Roma oggi nessuno può sentirsi sicuro di essere confermato dalla nuova proprietà, che ha investito quasi 600 milioni di euro per acquistare il club e ora, pian piano, sceglierà i suoi uomini. Il discorso vale per il Ceo Fienga, che continua a guidare la fase di transizione tra l'era Pallotta e quella Friedkin ma non ha avuto alcuna comunicazione sul suo futuro, fino all'ultimo dei dipendenti.

                        A Trigoria si attendono con ansia segnali da Houston. L'unico passaggio certo al momento è l'uscita di sette membri dall'attuale cda contestualmente al closing previsto per il 17 agosto, che verranno sostituiti da uomini scelti da Friedkin, ma non è detto che entrerà lo stesso numero di consiglieri rispetto a quelli uscenti. Dell'attuale board da 14, in cui tutti sono dimissionari, ne resteranno per un primo momento la metà (i cinque italiani Fienga, Baldissoni, Cambareri, Navarra, Mazzamauro più Mia Hamm e un altro), poi l'assemblea di ottobre nominerà il nuovo cda. Detto che Ryan Friedkin, figlio di Dan, sarà senz'altro la guida operativa del club a Roma (da capire se con la carica di presidente) e che Marc Watts (entrerà nel cda) ed Eric Williamson sono gli altri uomini chiave del gruppo, già al fianco di Dan Friedkin nelle prime fasi della trattativa con Pallotta e nello studio del club, tutte le scelte sul management giallorosso (a cominciare dal Ceo) e, a cascata, quelle tecniche, vanno ancora prese.

                        Pallotta ha lasciato una Roma con un'area sportiva da ricostruire al completo. Va scelto innanzitutto un nuovo direttore sportivo, con Walter Sabatini che ieri ha escluso il clamoroso ritorno, e capire se mantenere De Sanctis come vice. Poi saranno gli stessi dirigenti sportivi a valutare la conferma di Fonseca, a riorganizzare l'area scout e il settore giovanile, quindi toccherà a loro portare avanti una missione complicatissima: vendere i tanti giocatori in esubero che appesantiscono un bilancio non più sostenibile, realizzare qualche necessaria plusvalenza e rinforzare al tempo stesso la squadra rimasta fuori dalla Champions. Il primo acquisto sarà in realtà l'ultimo confezionato da Baldini: Pedro dovrebbe sbarcare la prossima settimana.


                        Non si potrà fare tutto subito, ma è certo che la Roma si stia avvicinando a un'altra rivoluzione. In questi mesi Friedkin non è rimasto con le mani in mano. Introdotto nell'"ambiente" dal romano di Jp Morgan Alessandro Barnaba e dai legali dello studio Chiomenti, già a inizio 2020 aveva contattato e in alcuni casi incontrato, insieme al figlio Ryan e ai manager Watts e Williamson, diversi personaggi del mondo dello sport e del calcio italiano. Da Malagò ad Andrea Agnelli, dall'ex dirigente romanista Gandini fino a un incrocio, mai smentito, con Totti in un noto hotel del centro a Roma, i Friedkin si sono fatti un'idea sulla storia e le esigenze del club e della Lega di Serie A e sul mercato in cui stanno entrando.


                        Nel frattempo si sono tenuti informati sul dossier stadio, di cui continua a occuparsi il vice-presidente Baldissoni (uno dei tanti che dovrà parlare con la nuova proprietà), sentendo anche Vitek pronto a rilevare i terreni di Tor di Valle. Generare nuovi ricavi è l'unica via per tornare competitivi ai massimi livelli. II contenimento dei costi, però, sembra una necessità. Serviranno tempo, idee e altri soldi. Ma Friedkin non sembra aver paura.

                        IL TEMPO (A. AUSTINI) - Tutti in bilico, come logico che sia. Nella Roma oggi nessuno può sentirsi sicuro di essere confermato dalla nuova proprietà , che ha investito quasi 600 milioni di euro per acquistare il club e ora, pian piano, sceglierà i suoi uomini. Il discorso vale per il Ceo Fie...
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                          Positivi Atletico Madrid: ora che succede? Champions a rischio oppure può continuare?

                          Se non ci saranno altri casi, si giocherà regolarmente. Potrebbe comunque essere fatta valere la regola (futura) Uefa che prevede almeno 13 giocatori della lista disponibili. In caso estremo, può essere modificata la lista. La volontà di evitare la sconfitta a tavolino

                          Alla luce delle due positività al coronavirus accertate all’Atletico Madrid, e in attesa dell’esito dei tamponi che arriverà questo pomeriggio, lunedì, che cosa può accadere adesso? Diverse le ipotesi. Se i casi restano due, la squadra di Diego Pablo Simeone potrà partire per Lisbona e scendere in campo giovedì 13 agosto contro il Lipsia per i quarti di Champions, non avendo a disposizione i due presunti giocatori positivi al coronavirus. In caso contrario, se i casi fossero di più, l’Uefa potrebbe far entrare subito in vigore il nuovo regolamento, quello della stagione 2020-21 «applicabile alla fase di qualificazione e spareggi per Covid-19». Ossia «se almeno 13 giocatori registrati nell’elenco A (incluso almeno un portiere) sono disponibili, la partita deve proseguire nella data prevista. Se ci sono meno di 13 giocatori iscritti nell’elenco A o nessun portiere registrato disponibile, l’Uefa può autorizzare una riprogrammazione della partita». Oppure: «Il club può schierare i giocatori che non sono stati registrati presso l’Uefa entro i termini previsti nel presente regolamento, a condizione che questi calciatori siano registrati presso la propria associazione nazionale come calciatori».


                          Modifica lista

                          Nella peggiore delle ipotesi, con altri giocatori positivi, l’Atletico Madrid potrebbe modificare la lista Champions avendo tempestivamente avvisato Nyon dell’esito dei temponi. Il nuovo regolamento dice anche che «nel caso la gara non si possa giocare, il club in questione sarà ritenuto responsabile e perderà 3-0 a tavolino». Al momento, una possibilità (drastica) non presa in considerazione. Un’opzione che l’Uefa eviterebbe vista l’importanza del match e l’inizio del nuovo format, studiato apposta per portare al termine Champions ed Europa League senza intoppi.



                          I problemi per il futuro

                          Dicevamo del nuovo regolamento. Non si parla soltanto dei possibili casi di positività di una squadra. Ma anche di altri aspetti. In primis, la sede delle partite. La Uefa pubblicherà prima di ogni estrazione l’elenco delle restrizioni di viaggio note tra i paesi entro 48 ore prima del match. In questo caso «i club interessati devono — previa consultazione con le rispettive federazioni nazionali e autorità nazionali/locali — informare per iscritto l’amministrazione Uefa se tali restrizioni sono note o se altre restrizioni precedentemente sconosciute sono state imposte dai rispettivi nazionali/locali autorità che avrebbero un impatto sui viaggi dei club». Inoltre, le società devono informare il massimo organismo continentale che queste restrizioni mettono a rischio lo svolgimento della partita. Se non lo faranno, si rischia la sconfitta a tavolino per 3-0. Non solo. Le gare si giocheranno nella sede approvata dall’Uefa. Ma se le restrizioni possono danneggiare la squadra ospite, allora la squadra di casa deve «proporre un luogo alternativo adatto per consentire lo svolgimento della gara senza alcuna restrizione per entrambi i club. Se il club di casa non riesce a proporre tale alternativa adeguata» perderà 3-0 a tavolino. Insomma, potrebbe non essere semplice la vita per le due competizioni continentali della prossima stagione, a partire dagli spareggi di Champions ed Europa League (nella quale sarà impegnato il Milan, arrivato sesto in campionato). Anche perché «se entrambi i club si rifiutano di giocare o entrambi sono responsabili dello non svolgimento della partita», allora l’Uefa squalificherà «le società interessate». Resta il fatto che ogni sede del match deve essere approvato da Nyon.


                          Il nodo arbitri

                          In secondo luogo, se risulterà positivo al coronavirus un membro della squadra arbitrale, l’Uefa nominerà dei sostituti o potrà riprogramma la partita, senza mettere a repentaglio il programma degli altri match, ma «se per qualsiasi motivo, la fase di qualificazione e o gli spareggi non possono essere completati, sarà l’esecutivo Uefa» a decidere quali club accederanno alla fase a gironi. In tutto questo «un ricorso deve pervenire all’organismo di controllo, etica e disciplina Uefa entro 12 ore dalla fine della partita in questione».



                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

                          C. Campo - Moriremo Lontani


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                          • Sean
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                            Forse (a sorpresa) parte Matuidi: ha una bella richiesta da un club di MLS.

                            Khedira è tra i pochi centrocampisti col senso del goal...ma la questione è che gioca 3 partite in tutta la stagione e prende un sacco di soldi.

                            Costa idem: deve andare via. Tutta gente che non gioca, che non è utile.
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                              Se matuidi vola in MLS, Khedira glielo diamo come bagaglio a mano

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                                Cosa sappiamo del Pirlo allenatore?


                                La scelta di affidare ad Andrea Pirlo la gestione della prima squadra ha spiazzato tutti. Il bresciano non ha esperienze da allenatore, ma forse le qualità che cerca il Presidente Agnelli sono altre.

                                Il 6 giugno 2015, Andrea Pirlo lascia la Juventus in lacrime nella finale di Berlino, con un'immagine che da allora ci resterà impressa a fuoco: un giovane e lucido Pogba consola un triste campione al tramonto. Dopo aver passato due stagioni negli Stati Uniti a giocare per il New York City, il 5 novembre 2017 Pirlo lascia definitivamente il calcio giocato. Da quel giorno, nonostante sia più facile identificarlo con la maglia del Milan, viene considerato un patrimonio della società bianconera.

                                Pirlo allenatore?
                                Nei due anni successivi mette in cascina comparsate in televisione come opinionista e il 30 settembre 2019 il Master UEFA Pro a Coverciano. Pirlo può accedere sin dall’inizio ai corsi più avanzati dei patentini UEFA, “approfittando” di un sistema che premia gli ex calciatori nelle graduatorie punti. Per sua stessa ammissione, si era iscritto solo per conseguire l’esame e poi decidere se potesse tornargli utile, ma alla fine si è “infognato”.

                                Le voci di un ritorno in bianconero si sono rincorse per tutta la ripresa del campionato post-COVID, ed il 30 luglio è stato annunciato ufficialmente il suo rientro a Torino per sedersi sulla panchina della Juventus Under 23.
                                L’indomani, in apertura della conferenza di presentazione, Andrea Agnelli ha insistito a più riprese sulle qualità umane di Pirlo, rimarcando anche l’orgoglio di riavere Pirlo di nuovo nei ranghi bianconeri. Il “salto” da seconda a prima squadra era già stato preparato durante quella conferenza, ma difficilmente il grande pubblico aveva colto che questo balzo si sarebbe compiuto nel giro di una settimana.

                                Ad oggi, Andrea Pirlo non ha ancora ottenuto il patentino UEFA Pro, necessario per allenare in Serie A (o anche in Serie B). Ha frequentato e ultimato il corso AIC a Coverciano, ma non ha ancora sostenuto l’esame finale e discusso la tesi, indi per cui siederà in panchina con una deroga. Si dice che dovrà consegnare la tesi entro il 21 agosto, e discuterla entro metà settembre. Di sicuro, avrà gli occhi di mezza Italia addosso.

                                Nel mentre, le funzioni burocratiche le espleterà Roberto Baronio, che Pirlo si è portato nello staff. Come sappiamo, nello staff del neo-tecnico bianconero figura anche Antonio Gagliardi, ex match analyst della Nazionale e uomo di punta della nouvelle vague azzurra, che dovrebbe fare “il salto” con l’ex campione del mondo; così come dovrebbe farlo Andrea Barzagli. Ma soprattutto, è possibile che parte dello staff tecnico di Sarri rimanga in funzione: si dice che Martusciello potrebbe rimanere, così come i preparatori.

                                Sì, ma che allenatore sarà?
                                È impossibile dire che tipo di allenatore sarà Andrea Pirlo. Nessuno ha potuto osservarlo all’opera, dato che non ha ancora mai avuto una squadra in gestione, a nessun livello professionistico. Tuttavia, Pirlo stesso ha disseminato qualche indizio dalla conferenza di presentazione, dove ha democristianamente ammesso di voler prendere qualcosa da tutti gli allenatori che lo hanno avuto in carriera, citando Lippi, Ancelotti, Conte, e Allegri. Allo stesso tempo, ha dichiarato di avere già da tempo in testa il proprio modello di gioco, da modellare sulla base di quello che gli piaceva fare in campo.

                                Pirlo sostiene che la sua squadra debba giocare bene, dominare il gioco, e “avere sempre la voglia di vincere” (e fin lì…). Rispondendo a precisa domanda, ha anche detto che gli sarebbe piaciuto giocare nella Juventus di Sarri, ammettendo di apprezzare il gioco dell’ormai ex tecnico bianconero. Un’indicazione importante ci viene sul modulo, che Pirlo relega a mero strumento, da utilizzare e cambiare a seconda dei giocatori a disposizione.

                                Nei mesi di lockdown, avevano una notevole eco le chiamate “pubbliche” con ex giocatori. Una di queste è molto significativa. Pirlo commentava la nuova carriera (in potenza) da allenatore, e spendeva parole d’oro per Antonio Conte che, a quanto pare, ha avuto un’influenza decisiva nella sua scelta di carriera da allenatore.

                                La prima volta che ho valutato la possibilità di fare l’allenatore è stata dopo una lezione di Conte. Ce ne faceva sempre da 40 minuti l’una. È stato allora che tra me e me ho pensato: ‘Anche io voglio fare l’allenatore’.
                                Allo stesso tempo, indicava Allegri come “un gran lavoratore”, esponendo la convinzione che allenatori di pura gestione non esistono più. Nella stessa intervista, Pirlo è stato molto generoso con i riferimenti delle squadre che ama studiare e a quelle che ritiene più vicine alla sua idea di calcio:

                                A parte Guardiola, che guardano tutti, mi piace molto vedere la costruzione di De Zerbi, l’Ajax, l’AZ Alkmaar, il RB Lipsia, l’Ajax di Van Gaal, il Barcellona di Cruijff.
                                Un elenco notevole, volendo anche di nicchia, in cui figurano le maggiori avanguardie del calcio europeo contemporaneo e i mdelli che hanno fatto la storia del calcio. Più avanti, ammette che tra i suoi allenatori preferiti, al momento, ci sono Guardiola, De Zerbi, Slot, e Quique Setién: nomi precisi, gente che è accomunata dal ricorso al gioco di posizione (Pirlo cita anche Klopp, ma dice che non è vicino al suo stile). Con la postilla che, in ogni caso, traslare le loro idee con un banalissimo copia e incolla non funziona mai, a prescindere dalla destinazione.

                                Ha poi offerto spunti circa gli strumenti da adottare in campo. Afferma che la costruzione dal basso offre una serie di vantaggi acclarati (o almeno più vantaggi che svantaggi) e che sarà un’arma da utilizzare. Inoltre, ha affermato – in pieno stile guardiolista – che il possesso palla è uno strumento per offendere e non un fine in sé.

                                In una chiamata con Cannavaro, stuzzicato proprio sullo stile di gioco da adottare una volta in panchina, rispondeva con l’apprezzamento per il 4-3-3 (ritenuto comunque non irrinunciabile) e la volontà di improntare la squadra al possesso palla.

                                Andando a ritroso nel tempo, nel libro autobiografico “Penso, quindi gioco” (2013) ha confidato di essere stato avvicinato da Guardiola e di aver provato enorme ammirazione verso il Barcellona e i suoi “sincronismi orchestrati da Dio in persona”. In un altro passaggio si dice fortunato ad aver incrociato Antonio Conte nel suo percorso alla Juventus (“Se Arrigo Sacchi era un genio, allora lui cos’è? Mi aspettavo uno bravo, ma non così bravo”).

                                Basandoci su questi stralci, possiamo dire che i suoi modelli di studio sono allenatori coraggiosi e identitari. Con queste premesse, sarebbe ragionevole scommettere su un calcio di possesso, dove la riconquista assume un ruolo importante; magari un gioco di posizione, magari impostando davvero un 4-3-3, anche se non necessariamente su quello che la Juventus ha adottato nell’ultimo anno. Un calcio, insomma, incentrato sui trend attualmente consolidati a livello europeo. O magari, siccome di lui sappiamo poco o nulla, ci sorprenderà adottando uno stile di gioco ancora diverso.

                                Alteralbus
                                Last edited by Sean; 10-08-2020, 12:11:05.
                                ...ma di noi
                                sopra una sola teca di cristallo
                                popoli studiosi scriveranno
                                forse, tra mille inverni
                                «nessun vincolo univa questi morti
                                nella necropoli deserta»

                                C. Campo - Moriremo Lontani


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