Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Mario12
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    Gilardino valeva quanto Pazzini o gente del genere ... un Di Natale già gli pisciava in testa seduta stante.

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    • marcu9
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      Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggio
      Gilardino valeva quanto Pazzini o gente del genere ... un Di Natale già gli pisciava in testa seduta stante.
      Assolutamente vero.
      Originariamente Scritto da Sean
      Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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      • robybaggio10
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        • Franciacorta
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        Originariamente Scritto da Mario12 Visualizza Messaggio
        Gilardino valeva quanto Pazzini o gente del genere ... un Di Natale già gli pisciava in testa seduta stante.
        Ma non diciamo stronzate. Di Natale in nazionale spariva. LUI tra under 21 e nazionale maggiore e' il miglior marcatore di SEMPRE della nazionale italiana!
        I SUOI goals:
        -Serie A: 189
        -Serie B: 6
        -Super League: 5
        -Coppa Italia: 13
        -Chinese FA Cup: 1
        -Coppa UEFA: 5
        -Champions League: 13
        -Nazionale Under 21: 19
        -Nazionale: 19
        TOTALE: 270

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        • Mario12
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          • Nov 2014
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          Di Natale era un attaccante con colpi da fuoriclasse assoluto , forse uno dei più sottovalutati in Serie A

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          • marcu9
            Bodyweb Advanced
            • May 2009
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            Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza Messaggio
            Ma non diciamo stronzate. Di Natale in nazionale spariva. LUI tra under 21 e nazionale maggiore e' il miglior marcatore di SEMPRE della nazionale italiana!
            Wow...che differenza assurda di media goal tra Di Natale e Gilardino nella Nazionale Maggiore : 0,33 goal a partita vs 0,26.
            Gilardino sembrava tanto tanto prolifico nell'Under 21.
            Poi però ha certamente deluso un po'.
            Per carità, è stato un buon attaccante, ma ce ne sono stati tantissimi migliori di Lui, Italiani e non, la tua è solo un'assurda ed inspiegabile ossessione.

            Prendendo la classifica della Nazionale Maggiore, è solo quindicesimo...


            1. Riva Luigi 35 GOL
            2. Meazza Giuseppe 33 GOL
            3. Piola Silvio 30 GOL
            4. Baggio Roberto 27 GOL
            5. Del Piero Alessandro 27 GOL
            6. Altobelli Alessandro 25 GOL
            7. Baloncieri Adolfo 25 GOL
            8. Inzaghi Filippo 25 GOL
            9. Graziani Francesco 23 GOL
            10. Christian Vieri 23 GOL
            11. Mazzola Alessandro 22 GOL
            12. De Rossi Daniele 21 GOL
            13. Rossi Paolo 20 GOL
            14. Bettega Roberto 19 GOL
            15. Gilardino Alberto 19 GOL
            Originariamente Scritto da Sean
            Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.

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            • Sean
              Csar
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              • In piedi tra le rovine
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              ...ma di noi
              sopra una sola teca di cristallo
              popoli studiosi scriveranno
              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

              C. Campo - Moriremo Lontani


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              • Steel77
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                Grande Scesni

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                  Csar
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                  Italia-Uefa, scontro sulle date: "Impossibile finire il campionato entro il 30 giugno"

                  Nyon ha fissato una data entro cui tutti i tornei - Champions ed Europa League uniche eccezioni - dovranno essere conclusi. Ma serie A e Spagna, che hanno il calendario più intasato, chiedono una deroga. Il nodo dei diritti tv

                  Il 30 giugno, per la Uefa, è la linea del Piave: per finire i campionati non si può andare oltre, questo ha spiegato Aleksander Ceferin, n.1 della confederazione europea, alle federazioni. Aprendo una frattura profonda, soprattutto con Italia e Spagna, i campionati più in ritardo con il calendario. A fine giugno scadono i contratti, i prestiti, la stagione: prorogarne le scadenze non è di facile soluzione, anzi. Per questo ad oggi la Uefa alza un muro a quella data. Lasciando aperta la sola possibilità di sforare per le finali di Champions ed Europa League.


                  Ad oggi però, con 5 squadre impegnate nelle coppe europee, per la Serie A è impossibile immaginare di concludere il campionato entro il 30 giugno: solo se uscissero tutte rapidamente sarebbe immaginabile di concentrare tutte le 12 giornate residue (più un'altra giornata, incompleta) nel calendario, considerato che è inimmaginabile pensare di riprendere il campionato prima del 2 maggio. Il rischio di non riuscire a concludere il campionato quindi sarebbe altissimo, perdendo di conseguenza l'ultima rata dei diritti tv che garantisce la sopravvivenza di un gruppo foltissimo di squadre. E quindi? Da ieri lo scontro è aperto.


                  Italia e Spagna insistono: scavallare il 30 giugno è l'unico modo per completare i campionati: per questo la riunione europea ha movimentato un certo nervosismo tra i club. Ma l'opera di mediazione è iniziata. E la Uefa dovrà convincersi: "I campionati finiranno tardissimo, dovranno accettarlo tutti", è la linea che circola oggi in Serie A. Insomma, una deroga è inevitabile. A meno di non voler assistere a un default collettivo del calcio, non solo quello italiano.

                  Nyon ha fissato una data entro cui tutti i tornei - Champions ed Europa League uniche eccezioni - dovranno essere conclusi. Ma serie A e Spagna, che hanno il c…
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
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                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                  • Sean
                    Csar
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                    Coronavirus, la Lazio decide di tornare ad allenarsi il 23 marzo. Ed è polemica

                    Secondo il club di Lotito il Centro sportivo di Formello è il luogo ideale per lavorare singolarmente, senza contatti, sotto assiduo controllo medico. Ma la scelta va contro le indicazioni dell’Assocalciatori e dei medici sportivi

                    La Lazio ricomincia ad allenarsi. O, almeno, annuncia di volerlo fare: con una nota pubblicata sul sito ufficiale, la società comunica che «i biancocelesti torneranno a lavorare all’interno del centro sportivo di Formello nella giornata di lunedì prossimo, 23 marzo».

                    Una decisione o una provocazione? Di sicuro una scelta destinata a far discutere, perché l’Associazione calciatori ha manifestato in modo netto la propria posizione in merito: pretende che venga rispettata e tutelata la salute dei suoi associati. E i medici sportivi l’altro giorno hanno indicato nel 3 aprile il termine minimo per stare fermi senza allenarsi. C’è una violazione di questo principio in quanto programmato dal club di Lotito? Il presidente biancoceleste ha sempre dichiarato che l’attività sarebbe ripresa non appena ci fossero state le condizioni necessarie a garantire i giocatori.


                    Nelle idee della Lazio, il centro sportivo di Formello è il luogo ideale per allenarsi: i giocatori lavorerebbero sul campo singolarmente, senza avere contatti tra di loro nemmeno negli spogliatoi, sotto assiduo controllo medico. Tutta la struttura è stata e sarà sottoposta a sanificazione. «È una decisione presa innanzitutto a garanzia dei calciatori», si chiarisce, anche se ovviamente non si esclude che la scelta possa essere rivista in conseguenza di quanto accade con la diffusione dell’epidemia.

                    L’annuncio della Lazio ha scatenato un’immediata bufera sui social. Moltissimi i commenti di tifosi delle altre squadre che accusano la società e il suo presidente di essere «irresponsabili» (eufemismo). Ma c’è anche chi si schiera in difesa della decisione.



                    CorSera
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                    forse, tra mille inverni
                    «nessun vincolo univa questi morti
                    nella necropoli deserta»

                    C. Campo - Moriremo Lontani


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                    • Sean
                      Csar
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                      L'Italia senza notti magiche, a giugno (forse) lo scudetto

                      30 anni dopo il Mondiale in casa speravamo di festeggiare gli azzurri all'Europeo. Il coronavirus ha causato il rinvio della rassegna continentale, ora si spera di portare a termine i campionati e di assegnare il tricolore

                      Sono passati 30 anni. L'8 giugno 1990 cominciavano i Mondiali d'Italia. Agli angoli delle strade vendevano "Magica", antenna tv di plastica a forma di globo, che tutto faceva tranne funzionare. In panchina c'era Azeglio Vicini. La spigolosa mascotte era Ciao, omino dinoccolato a cubetti tricolori. Quella era l'Italia uscita dagli anni Ottanta craxiani, che aveva il suo simbolo nella frenetica Milano della moda. Un Paese elettrico, che tre anni dopo Bill Clinton in visita definì "modello di crescita da imitare nel mondo". Pensato oggi, nell'Italia in quarantena, quel Paese sembra un mondo perfetto e alieno, come l'Off-World di Blade Runner.


                      In quell'estate di sogni e di calcio, sulle note magiche di Bennato e della Nannini, l'intera Nazione sognò per i gol di Schillaci e le prodezze di Baggio. Si illuse per l'iniziale marcia trionfale contro Stati Uniti, Austria e Cecoslovacchia (c'era ancora la Cecoslovacchia, il muro di Berlino era stato abbattuto appena sette mesi prima). Si incendiò per la vittoria piena contro l'Uruguay agli ottavi, soffrì per quella risicata con l'Irlanda ai quarti e poi si disperò per la doppia pugnalata: l'eliminazione con l'Argentina e la coppa alla Germania, vendicata solo 16 anni dopo a Berlino.


                      Quella era la prima estate delle multe a chi in auto non metteva la cintura di sicurezza (in teoria obbligatorie da due anni) e della spensierata corsa alle vacanze in Sardegna, di moda come poi lo sarebbe diventato il Salento. Questa rischia di essere l'estate del lento risveglio dopo la luttuosa clausura del coronavirus. Se in qualche modo il calcio riuscirà ad allietare la ripresa, è ancora tutto da capire: di sicuro non si giocherà l'Europeo, rimandato al 2021. La gara inaugurale era prevista (e lo è ancora, ma un anno dopo) all'Olimpico. Per la Nazionale, lo stadio dei sogni infranti. Le coppe europee per club dovrebbero andare avanti, perché questo ha preteso la Uefa quando ha accettato di posticipare la competizione continentale fra Stati. Ma la grande incognita riguarda il campionato. Anzi, i campionati, visto che non c'è solo la Serie A.


                      La Champions League scalderà i cuori dei tifosi di Juventus, Napoli e Atalanta, Dea taumaturgica nella terra che più di tutti sta pagando il flagello del virus. La vittoria nerazzurra a Valencia, festeggiata ciascuno a casa propria in una Bergamo spettrale, è stato un momento di speranza per una popolazione che sta pagando un pegno altissimo al nemico invisibile che, dopo la Cina, flagella il continente europeo. L'Europa League sarà probabilmente l'ultima possibilità di successo in stagione per la Roma e per l'Inter, che dopo la sconfitta nello Stadium deserto dello scorso 8 marzo ha ridimensionato i suoi sogni di gloria. È probabile che le finali delle due coppe europee si giocheranno a luglio, proprio come fosse una finale dei Mondiali o dell'Europeo.

                      L'ultima data utile per ricominciare a giocare il campionato, con la speranza di concludere le 38 giornate, è il 15 maggio. Con un calendario serratissimo si potrebbe arrivare al 30 giugno con un vincitore e tre retrocesse, come se nulla fosse successo, solo un mese e mezzo più tardi. Ci spera più di tutti la Lazio, convinta di potere davvero strappare lo scudetto alla Juventus. Per questo, il presidente Lotito ha deciso, nonostante i decreti del governo e contro il buonsenso, di mandare i suoi giocatori ad allenarsi a Formello già nei prossimi giorni. Scartata l'ipotesi di assegnare il tricolore con i playoff, che non piacevano a nessuno (tranne Roma e Atalanta, nel caso si fossero allargati a sei squadre), resta concreta anche l'ipotesi che il campionato non sarà concluso.


                      Se il contagio da coronavirus continuerà a diffondersi, le possibilità sono due. La prima: scudetto non assegnato e campionato da rifare. Ma è quasi irreale. La seconda, più probabile: scudetto alla Juve, posizioni congelate per l'accesso alle coppe (Lazio, Inter e Atalanta in Champions. Roma in Europa League e Napoli ai preliminari). Retrocessioni bloccate, con Benevento e Crotone promosse in Serie A. Il prossimo campionato si giocherebbe quindi con 22 squadre, con inizio anticipato a metà agosto. Ma la Lega di Serie B difende con le unghie e con i denti la previsione delle tre promosse, due direttamente e una terza con i playoff. Se così non sarà, annuncia battaglia legale. Un quadro desolante, che fa apparire ancor più magiche, nel ricordo, quelle notti lontane trent'anni, con i maxischermi in piazza, la birra fresca e gli abbracci, tutti uniti attorno a una Nazionale che faceva sembrare tutto possibile.

                      30 anni dopo il Mondiale in casa speravamo di festeggiare gli azzurri all'Europeo. Il coronavirus ha causato il rinvio della rassegna continentale, ora si …
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                      forse, tra mille inverni
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                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Sean
                        Csar
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                        Nicolò Schira
                        #Brescia
                        convoca collaboratori di #Corini e #Grosso a Torbole per domattina ore 9, l'#Aiac: "Condotta grave e irresponsabile. Convocazione illettima, lesiva della sicurezza e salute”. Obiettivo di #Cellino era il rifiuto così da licenziare per giusta causa. Che vergogna
                        ...ma di noi
                        sopra una sola teca di cristallo
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                        nella necropoli deserta»

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                        • germanomosconi
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                          • pordenone
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                          Che poveraccio
                          Originariamente Scritto da Marco pl
                          i 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          IO? Mai masturbato.
                          Originariamente Scritto da master wallace
                          Io sono drogato..

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                          • Sean
                            Csar
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                            Si chiede ai giocatori il taglio degli ingaggi. La Lega di A valuta il 20-30% in meno, Aic contraria. E tutti litigano sulla ripresa degli allenamenti

                            Tolto di mezzo l’ostacolo Euro 2020, la strada è tornata parzialmente agibile, serve ora la volontà di percorrerla insieme. La Lega serie A però procede in ordine sparso e si spacca. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ritiene che «il campionato possa riprendere il 3 maggio, almeno lo speriamo. Valuteremo poi se a porte aperte o chiuse». Trovato l’accordo sulla data, emergenza coronavirus permettendo, bisogna capire in quale misura il forzato stop impatterà sui conti della serie A. Proiezioni ottimistiche stimano la perdita minima da 160 a 200 milioni, le più catastrofiche di 720, nel caso in cui non terminasse la stagione. Per questo, dopo aver ottenuto dal governo una sospensiva sui contributi da versare a fine marzo, si discute di tagliare una percentuale dello stipendio dei calciatori, per ripartire il danno tra le varie componenti. «Il taglio degli ingaggi in questo momento di emergenza non è un tabù», ha fatto notare il presidente della Figc, Gabriele Gravina. In Lega se ne parla, anche se farlo ora, quando non si sa se si potrà riprendere o meno, è più un modo per sondare il terreno. L’Assocalciatori che non ha potere negoziale è ovviamente contraria. Si ipotizza, come prima richiesta, una decurtazione che oscilla tra il 20 e il 30% dell’ingaggio. Di certo, in un momento di sacrifici economici per il Paese, sarebbe un autogol per i giocatori non voler rinunciare a una percentuale dei guadagni. Il tema accende gli animi. Damiano Tommasi, presidente Aic, prende tempo: «Abbiamo interesse che l’equilibrio economico venga preservato. Valuteremo tutti gli elementi, mancati introiti, rinvii, cancellazioni, i contributi governativi e internazionali ricevuti: tutti questi ci diranno quale sarà il ruolo dei calciatori».

                            Dove invece la calma si è proprio persa è sul tema della ripresa degli allenamenti. Ieri, in uno dei tanti tavoli aperti per discutere la situazione, c’è stato un acceso scontro dialettico tra l’ad dell’Inter, Beppe Marotta, e il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Il dirigente dell’Inter ha difeso la linea dei medici sportivi, il cui consiglio è fermarsi fino al 3 di aprile, il patron dei biancocelesti è invece il capofila delle squadre, tra cui Napoli, Lecce, Cagliari, decise a ricominciare l’attività lunedì.


                            Corsera
                            ...ma di noi
                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

                            C. Campo - Moriremo Lontani


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                            • Françis1992
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                              • Jun 2009
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                              • L.A.
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                              Ma non potrebbero fare i playoff scudetto ? in due settimane chiudi la pratica


                              Tessera N° 7

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                              • Liam & Me
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                                • Dec 2006
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                                Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
                                Si chiede ai giocatori il taglio degli ingaggi. La Lega di A valuta il 20-30% in meno, Aic contraria. E tutti litigano sulla ripresa degli allenamenti


                                Tolto di mezzo l’ostacolo Euro 2020, la strada è tornata parzialmente agibile, serve ora la volontà di percorrerla insieme. La Lega serie A però procede in ordine sparso e si spacca. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ritiene che «il campionato possa riprendere il 3 maggio, almeno lo speriamo. Valuteremo poi se a porte aperte o chiuse». Trovato l’accordo sulla data, emergenza coronavirus permettendo, bisogna capire in quale misura il forzato stop impatterà sui conti della serie A. Proiezioni ottimistiche stimano la perdita minima da 160 a 200 milioni, le più catastrofiche di 720, nel caso in cui non terminasse la stagione. Per questo, dopo aver ottenuto dal governo una sospensiva sui contributi da versare a fine marzo, si discute di tagliare una percentuale dello stipendio dei calciatori, per ripartire il danno tra le varie componenti. «Il taglio degli ingaggi in questo momento di emergenza non è un tabù», ha fatto notare il presidente della Figc, Gabriele Gravina. In Lega se ne parla, anche se farlo ora, quando non si sa se si potrà riprendere o meno, è più un modo per sondare il terreno. L’Assocalciatori che non ha potere negoziale è ovviamente contraria. Si ipotizza, come prima richiesta, una decurtazione che oscilla tra il 20 e il 30% dell’ingaggio. Di certo, in un momento di sacrifici economici per il Paese, sarebbe un autogol per i giocatori non voler rinunciare a una percentuale dei guadagni. Il tema accende gli animi. Damiano Tommasi, presidente Aic, prende tempo: «Abbiamo interesse che l’equilibrio economico venga preservato. Valuteremo tutti gli elementi, mancati introiti, rinvii, cancellazioni, i contributi governativi e internazionali ricevuti: tutti questi ci diranno quale sarà il ruolo dei calciatori».

                                Dove invece la calma si è proprio persa è sul tema della ripresa degli allenamenti. Ieri, in uno dei tanti tavoli aperti per discutere la situazione, c’è stato un acceso scontro dialettico tra l’ad dell’Inter, Beppe Marotta, e il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Il dirigente dell’Inter ha difeso la linea dei medici sportivi, il cui consiglio è fermarsi fino al 3 di aprile, il patron dei biancocelesti è invece il capofila delle squadre, tra cui Napoli, Lecce, Cagliari, decise a ricominciare l’attività lunedì.


                                Corsera
                                Voler ricominciare subito quando alcune squadre hanno diversi infettati che non potranno schierare mi sembra roba da gente piccola.
                                B & B with a little weed










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