Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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    Coronavirus, lo sport «salvato» per far sorridere l’Italia. Ma forse è ora di fermarci tutti

    Ma l’emergenza non è solo del nostro Paese, ci vorranno molte riunioni per stabilire cosa fare e come rimediare a cominciare da Champions e Europei

    di Mario Sconcerti

    Il viaggio del virus entra di nuovo dentro Juve-Inter, ma soprattutto entra profondamente nella vita di tante squadre e città. Diciamocelo sinceramente: non è più giusto pronosticare niente, né un risultato né una gara del calendario. Siamo sospesi ai capricci del virus e alla nostra obbedienza delle nuove regole. Se posso dare un giudizio quasi solo personale, non credo sia giusto nemmeno giocare a porte chiuse, consentire viaggi speciali e assembramenti non necessari. Creano più sospetti che vantaggi, sono fragilissimi.

    Se fermare il contagio significa quasi soltanto prevenire, è tempo di pensare di fermarci tutti. Sono ormai zona rossa più di venti capoluoghi di provincia. Ognuno di questi ha una squadra professionistica, molte sono tra serie A e serie B. Non è allarmismo. Quello racconta un pericolo sopravvalutato. Non è più il nostro caso. Oggi si tratta semplicemente di prendere atto di un pericolo reale e di difendersi nel modo migliore. È vero. Se chiude la Lombardia, se chiude parte dell’Emilia, parte del Piemonte, altre città sparse nel Paese, chiude l’intero sport. Ma è stonato, improprio, anche pensare solo alla sopravvivenza dei campionati. Venti squadre di serie A fanno 500 persone che vivono insieme e corrono, si annodano e sputano per semplice compenso respiratorio. Che senso ha metterli in pericolo, aiutare loro a mettere forse in pericolo noi? Ci sono grandi interessi in gioco, non superiori però a quelli di tante altre aziende e persone che sono messe adesso con le spalle al muro. Non facciamo metà dei guai e metà responsabilità. La decisione è forte quando è globale. La gente capirà perché ha paura.


    Sono uno che ama il calcio e che di calcio ha vissuto per tutta la vita. È il mio lavoro e la mia antica compagnia. Non me la sento di vederlo sempre come un’eccezione straordinaria e stupida. Un oppio che manda profumo allucinante anche quando c’è bisogno di coscienza. C’è un tempo della vita e un tempo per l’oppio. Tutte e due insieme fanno una vita sbagliata. Per questo risparmiare il calcio adesso mi sembra un’offesa all’intelligenza di tutti e prima di tutto del calcio. Ci sarà tempo per rimediare. Il calcio è padrone dei propri calendari. L’emergenza non è solo italiana. Ci vorranno molte riunioni per stabilire che cosa fare e come rimediare. A partire dalla Champions, passando per gli Europei, finendo con le Olimpiadi. Ma rinviare, cambiare, tornare, dipende solo da noi. Si può giocare a luglio, in agosto. Si può ricominciare il nuovo campionato a metà settembre, all’inizio di ottobre fino a una ventina di anni fa era normale. E nel frattempo anticipare il mercato, sovrapporre giocatori nuovi e squadre. Non scandalizzatevi, è quello che già facciamo con i prestiti. Quanti ce ne sono? L’importante adesso è liberarci prima possibile di questo virus.

    Non serve tempo, serve intelligenza. Anche il grande calcio ha diritto alla sua parte di contributo nel portarci tutti a casa. Niente eccezioni quindi. Solo trasparenza e solidarietà. Al posto di una grande partita come Juve-Inter offerta come grande distrazione di massa, è preferibile la discrezione della realtà. Vi ringraziamo, ma non ne abbiamo bisogno. Oggi lo scopo è un altro e anche il calcio ha diritto di partecipare alla corsa per trovarlo.



    CorSera
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
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    C. Campo - Moriremo Lontani


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      La paura del Coronavirus, l’Italia stravolta e sotto shock, la Lombardia chiusa in un’enorme zona rossa in cui non si può entrare o da cui nessuno può uscire. Tranne il calcio, che ha una deroga per le partite a porte chiuse di serie A. Ma Juve-Inter sarà ancora Juve-Inter? E’ ancora calcio questo? Si può andare avanti cosi? Tommasi del sindacato calciatori vuole chiudere il campionato qui, i giocatori hanno i timori che hanno tutti. L’Atalanta gioca a poca distanza da dove si assiste a un nuovo focolaio del virus. Insomma la Serie A è appesa a un filo. Se dovesse chiudere, oggi non sarebbe nemmeno la cosa peggiore: c’è chi paga molto, molto di più

      Imbarazza molto, sinceramente, preoccuparsi del campionato. Cercare di immaginare, adesso, che cosa sarà del campionato. Ma ci sarà un campionato? Ne arriveremo mai in fondo? Per Damiano Tommasi, l’ex giocatore oggi presidente del sindacato calciatori, è ora di chiuderla qui. Il suo tweet di sette parole sette è eloquente: “Fermiamo il campionato! Serve altro? Stop football”. Ma fino a un’ora prima di questo tweet delle 21.29 di sabato il calcio ha talmente tenuto a freno il pessimismo, e rifiutato di guardare in faccia il problema, che si è litigato per non essere danneggiati, per non rimetterci l’incasso, e anzi guadagnarci qualcosa sopra.

      Ora come ora è tale la botta – la Lombardia chiusa in un’enorme zona rossa – che non mi sentirei di scommettere nemmeno su Juventus-Inter, sia pure blindata, senza pubblico, contingentata, senza cerimoniale e strette di mano.

      Un grande appuntamento che vale una stagione, un evento straordinario, grandi allenatori e grandi campioni, una rivalità feroce, la vigilia che si infuoca ad ogni profferire di parola, ma poi via via il supermatch rinviato, spogliato, menomato minimizzato, giocato in un acquario silenzioso, davanti a pochi testimoni cui sarà misurata la febbre prima di entrare allo stadio e che dovranno disperdersi e stare a distanza di sicurezza l’uno dall’altro. Insomma, un mero esercizio burocratico di calcio, giusto per avere un risultato e difendere fino all’ultimo, con i denti uno straccio di classifica. Una parvenza di sport, ma non più sport. Mi sembra chiaro che pochissimi ormai abbiano voglia di giocare, forse un po' di tifosi, magari i presidenti, ma quanti ormai stanno pensando che giocare così non è possibile? E forse non ha nemmeno senso? Il calcio al tempo del coronavirus è questo. La realtà è che lo Juve-Inter che immaginavamo non esiste più, non è proprio Juve-Inter. Posto che da qui a domenica sera non accada qualcos’altro di sconvolgente.

      Nel momento in cui si entra così pesantemente nella vita delle persone, si è costretti a limitare la loro libertà, nel momento in cui l’intero sistema sanitario italiano rischia il collasso, il campionato, il calcio non mi sembrano più fondamentali. Almeno rispetto, e per rispetto di quello che ci sta succedendo intorno. Per me si potrebbe anche chiudere qui e non sarebbe nemmeno un problema. Ma ci dicono che è vitale andare avanti perché il rito del calcio, sia pure minimizzato, ci restituisce almeno una parvenza, un’illusione di normalità. Dove intorno di normalità non ce ne è più. La trasmissione in chiaro in tv di Juve-Inter, così sdegnosamente rifiutata dalla Lega di Serie A “a termini di contratto”, sarebbe servita più che altro a evitare il rischio di assembramenti davanti alle tv di pub e bar. Che però sono svuotati e senza nessuno che abbia davvero voglia di godersela questa partita. Ma comunque a ogni gol o rigore non dato non sarebbe possibile abbracciarsi, al limite mandarsi a quel paese sì. Perché si può fare a distanza.

      La Lombardia è sotto coprifuoco e con essa altre 11 province: 5 squadre di serie A sono in piena zona rossa, Inter, Milan, Atalanta, Brescia più Parma. Potremmo metterci anche Reggio Emilia, perché lì c’è lo stadio dove gioca il Sassuolo. Si giocherà, sembra, fino a ordine contrario, un campionato in deroga: a porte chiuse e con permessi speciali per viaggiare. Ma possiamo immaginare la quantità enorme di problemi nel far funzionare la macchina del pallone. E del resto i problemi li hanno e li avranno tutti - ci sono bar e ristoranti che non battono più uno scontrino da giorni, un’infinità di locali pubblici chiusi - perché il calcio non dovrebbe averne?

      Tommasi parla sicuramente a nome della maggioranza. Giocatori e allenatori hanno le stesse identiche paure di tutti e per lavorare devono pure fare i globe trotter, vivere strettamente insieme, respirarsi addosso talvolta. Il calcio e la Serie A vivono con la spada di Damocle di un eventuale positivo, un paziente zero che farebbe scattare le solite misure drastiche previste in questi casi. Si può immaginare no? Chiusura dei ritiri e dei centri sportivi, compagni in quarantena, e con loro anche gli avversari con cui hanno giocato. Il presidente della Figc Gravina ha esplicitato il timore che un solo positivo finirebbe col bloccare l’intero campionato: “Non possiamo nasconderci nulla”.

      L’Atalanta, impegnata in una straordinaria cavalcata in campionato e in Champions League, svolge la sua attività proprio nella provincia che è il nuovo e più recrudescente focolaio del virus. Dopo Valencia-Atalanta il prossimo appuntamento sarà Atalanta-Lazio, ufficialmente fissata per domenica 15 alle 15. Ma nessuno oggi può fare programmi a una settimana. Nessuno sa quale altra sorpresa o brutta notizia possa riservarci l’emergenza, il calcio va avanti di in ora in ora, modificando il suo calendario e adattandosi alla nuova, ormai quasi insostenibile, situazione. E’ una resistenza strenua e disperatamente orgogliosa, una “resilienza” quasi impossibile. Il campionato è veramente appeso a un filo, basta un niente per spezzarlo e chiudere qui la stagione. Ma oggi non sarebbe nemmeno il danno peggiore, c’è gente che soffre e paga molto, molto di più.

      Imbarazza molto, sinceramente, preoccuparsi del campionato. Cercare di immaginare, adesso, che cosa sarà del campionato. Ma ci sarà un campionato? Ne arriveremo mai in fondo? Per Damiano Tommasi, l'ex giocatore oggi presidente del sindacato calciatori, è ora di chiuderla qui. Il suo tweet di sette parole sette è eloquente: "Fermiamo il campionato! Serve altro? Stop football". Ma fino a un'ora prima di questo tweet delle 21.29 di sabato il calcio ha talmente tenuto a freno il pessimismo, e rifiutato di guardare in faccia il problema, che si è litigato per non essere danneggiati, per non rimetterci l'incasso, e anzi guadagnarci qualcosa sopra. Ora come ora è tale la botta - la Lombardia chiusa in un'enorme zona rossa - che non mi sentirei di scommettere nemmeno su Juventus-Inter, sia pure blindata, senza pubblico, contingentata, senza cerimoniale e strette di mano. CONTINUA QUI
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        Juve-Inter di stasera potrebbe essere l'ultima partita di questo campionato. Un campionato iniziato e proseguito con incertezza, interesse, un torneo appassionante che si spegne travolto anch'esso da questa improvvisa emergenza nazionale, che nessuno mai avrebbe potuto prevedere.

        Il calcio è come la vita, lo abbiamo detto tante volte, e, come la vita, subisce e viene sconvolto dai colpi del destino, quelli che nessuno si incarica di preannunciarti.

        D'altro canto, con che spirito guarderemo alle partite di oggi? E' da quando hanno iniziato a rinviare le partite che il campionato, di fatto, non esiste più, perchè tutti sapevamo che stava arrivando qualcosa di più grave e importante di cui preoccuparci.

        Nella stagione più interessante e bella e aperta degli ultimi anni, il pericolo, la crisi più grave da 70 anni a questa parte. Gli eventi ormai decidono per tutti. Non c'è modo di poter tornare al calcio se non si supera prima quanto stiamo attraversando.
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          Che sia tutto "falsato" è ovvio. Lo è ogni aspetto della nostra vita attuale e lo sarà ancora a lungo. In questo periodo surreale, credo che il calcio possa e debba continuare per ritornare alla sua sostanza ludica.... Altrimenti si scapoccia sul serio.
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            La vedo anch'io così, almeno un po' di distrazione
            Ovvio che se i calciatori temono per la propria salute..

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              La vedo anch'io così, almeno un po' di distrazione
              Ovvio che se i calciatori temono per la propria salute..
              Cris, non voglio confondere 3ds ma credo che il numero/rischio decessi in soggetti sani in quella fascia d'età sia 0. Ovviamente si creerà un ambiente per quanto possibile "protetto", ma è proprio in momenti simili che "the show must go on".
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                Cris, non voglio confondere 3ds ma credo che il numero/rischio decessi in soggetti sani in quella fascia d'età sia 0. Ovviamente si creerà un ambiente per quanto possibile "protetto", ma è proprio in momenti simili che "the show must go on".
                Si si, dipende più che altro dalla loro percezione

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                  Si si, dipende più che altro dalla loro percezione
                  La percezione di un medico, di un infermiere, di un autotrasportatore, di una delle qualsiasi delle persone costrette a lavorare in questo periodo, non è argomento di discussione o preoccupazione. Non deve esserlo nemmeno per gli strapagati ragazzotti. Che ci trastullino calciando quella palla e non rompano i cojoni
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                    Cris, non voglio confondere 3ds ma credo che il numero/rischio decessi in soggetti sani in quella fascia d'età sia 0. Ovviamente si creerà un ambiente per quanto possibile "protetto", ma è proprio in momenti simili che "the show must go on".
                    Annamose a vede er Gallese, dai.
                    T'aspetto la...so quello cor Borghetti.

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                      La percezione di un medico, di un infermiere, di un autotrasportatore, di una delle qualsiasi delle persone costrette a lavorare in questo periodo, non è argomento di discussione o preoccupazione. Non deve esserlo nemmeno per gli strapagati ragazzotti. Che ci trastullino calciando quella palla e non rompano i cojoni
                      Si, ma se quelli non giocano e scioperano

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                        Annamose a vede er Gallese, dai.
                        T'aspetto la...so quello cor Borghetti.
                        Bella Fabié....solo se famo tafferugli.
                        Ieri parlavo con un amico assessore del Monterosi calcio. Un paio d'anni fa erano ad un passo dalla C, avevano uno squadrone e si avvalgono dei servigi di Matuzalem, ormai residente da queste parti per lo sprint finale. Nella partita decisiva, col Monterosi dato per strafavorito, proprio il funambolo, con un assurdo passaggio ad un avversario, sancisce la sconfitta ed il mancato passaggio in C.
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                          JUVENTUS 4-3-3
                          Szczesny
                          Danilo De Ligt Bonucci Alex Sandro
                          Bentancur Pjanic Matuidi
                          Cuadrado Dybala Ronaldo

                          INTER 3-5-2
                          Handanovic
                          D'Ambrosio De Vrij Skriniar
                          Candreva Vecino Brozovic Barella Young
                          Lautaro Lukaku
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                            Bravo Sean
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                              Bravo Sean
                              Almeno qui parliamo di calcio
                              Esattamente Cris.... Nel nostro piccolo abbiamo la prova di quello che dicevo. Il calcio è un momento di distensione, di "tranquilla normalità".. Lo è in un thread su bw, e lo è nella vita (sur) reale.
                              « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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                              • Fabi Stone
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                                • Jan 2015
                                • 11015
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                                Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza Messaggio
                                Bella Fabié....solo se famo tafferugli.
                                Ieri parlavo con un amico assessore del Monterosi calcio. Un paio d'anni fa erano ad un passo dalla C, avevano uno squadrone e si avvalgono dei servigi di Matuzalem, ormai residente da queste parti per lo sprint finale. Nella partita decisiva, col Monterosi dato per strafavorito, proprio il funambolo, con un assurdo passaggio ad un avversario, sancisce la sconfitta ed il mancato passaggio in C.
                                Embè pe forza...je sfonnamo tutto!!!

                                Ahahahah se, la storia de Francelino Matuzalem è arrivata fino a qui...se sarà vennuto pure l'anima de li mortacci sua pe qua partita. Je saranno arivati cinghiali a rotta de collo.

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