Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Sean
    Csar
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    • In piedi tra le rovine
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    Ma almeno dicessero la verità quegli impuniti. Lo spacciano per il "kit-rinascimento", il "verde" della rinascita italiana...ma de che? Perchè sei primo in un girone di qualificazione europeo che ha dentro le corazzate Finlandia, Armenia, Bosnia, Grecia e Liechtenstein? E beh sai, una nazionale che ha vinto 4 mondiali dovrebbe bersi il girone come un tranquillo caffè mattutino...Il "rinascimento" vediamolo alla prova dei fatti dell'estate prossima, quando si farà sul serio.
    ...ma di noi
    sopra una sola teca di cristallo
    popoli studiosi scriveranno
    forse, tra mille inverni
    «nessun vincolo univa questi morti
    nella necropoli deserta»

    C. Campo - Moriremo Lontani


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    • Sean
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      Il rinascimento che vogliono loro (non solo i parrucconi del calcio intendo) è quello di un gran minestrone dove le culture, le specificità, le appartenenze e le tradizioni nazionali andranno a formare un unico ciambellone. E' tutto qui. Le nazionali non avranno più senso, lo diciamo da tempo, saranno rappresentative dei club, un estratto della crema dei club e non della nazione.

      Questi sono i prodromi. Per fortuna io sarà schiattato prima che tutto andrà a pieno regime. Mi bastano le avvisaglie per capire (non che serva essere un genio) la direzione ormai stabilita.
      ...ma di noi
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      C. Campo - Moriremo Lontani


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      • THE ALEX
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        • somewhere on planet earth
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        Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
        Il rinascimento che vogliono loro (non solo i parrucconi del calcio intendo) è quello di un gran minestrone dove le culture, le specificità, le appartenenze e le tradizioni nazionali andranno a formare un unico ciambellone. E' tutto qui. Le nazionali non avranno più senso, lo diciamo da tempo, saranno rappresentative dei club, un estratto della crema dei club e non della nazione.

        Questi sono i prodromi. Per fortuna io sarà schiattato prima che tutto andrà a pieno regime. Mi bastano le avvisaglie per capire (non che serva essere un genio) la direzione ormai stabilita.
        Chiara la deriva e condivido la tua euforia del non assistere al lavoro completato ma questa cosa è oltre il comprensibile... Hanno insozzato la bandiera italiana, è un reato penale. Qualcuno che sollevasse la questione e qualcun altro che ne rispondesse, mi sembrava scontato.
        « Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »

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          In tv c è Bologna - Real.
          Originariamente Scritto da BLOOD black
          per 1.80 mi mancano 4/5 cm ....

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          • Sean
            Csar
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            • In piedi tra le rovine
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            Per i 110 anni (auguri) del Bologna. In video da casa sua a Roma s'è collegato anche Mihajlovic.
            ...ma di noi
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            • Testa
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              Originariamente Scritto da topscorer Visualizza Messaggio
              In tv c è Bologna - Real.
              Si ma dei regaz tipo noi

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              • Virulogo.88
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                Originariamente Scritto da THE ALEX Visualizza Messaggio
                Chiara la deriva e condivido la tua euforia del non assistere al lavoro completato ma questa cosa è oltre il comprensibile... Hanno insozzato la bandiera italiana, è un reato penale. Qualcuno che sollevasse la questione e qualcun altro che ne rispondesse, mi sembrava scontato.
                A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.
                È marketing, se notate in tutte le pubblicità bisogna che si sia il nero, ed uno stemma italico stonava in quanto le nazioni sono ormai un retaggio passato al quale bisogna andare "avanti"

                Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
                Originariamente Scritto da Pesca
                lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                • robybaggio10
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                  • Franciacorta
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                  Originariamente Scritto da Naturalissimo.88 Visualizza Messaggio
                  A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.
                  È marketing, se notate in tutte le pubblicità bisogna che si sia il nero, ed uno stemma italico stonava in quanto le nazioni sono ormai un retaggio passato al quale bisogna andare "avanti"

                  Inviato dal mio SM-G970F utilizzando Tapatalk
                  Il ***** e la donna. Servono sempre nelle pubblicita'.
                  I SUOI goals:
                  -Serie A: 189
                  -Serie B: 6
                  -Super League: 5
                  -Coppa Italia: 13
                  -Chinese FA Cup: 1
                  -Coppa UEFA: 5
                  -Champions League: 13
                  -Nazionale Under 21: 19
                  -Nazionale: 19
                  TOTALE: 270

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                  • Sidius
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                    Originariamente Scritto da LO SCAPPELLATORE Visualizza Messaggio
                    vabbeh per una singola partita (e comunque come seconda o terza maglietta) ci sta.
                    è la mancanza di tricolore che effettivamente è un'oscenità
                    Si si, io parlavo nel complesso, non solo del colore
                    Fosse la terza pace, anche se non so bene quando potrebbero usarla
                    Originariamente Scritto da GoodBoy!
                    modroc - yy

                    piquet - gabbiani

                    acquilani - manchini

                    maybe - Vendola

                    mandjukic - Sjneider

                    lialicic - Kongobia

                    il Mangio - Cointreau

                    izco - Mihajlovich

                    Bonacci - Falcata

                    Cancrena - Val di fiori

                    mouse - Sczesjky

                    Jo Amo Mario - Ronado - Juliano

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                    • Sean
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                      • In piedi tra le rovine
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                      Milan, Gazidis manda i primi segnali: Boban-Maldini verso il campo

                      Il club rossonero è guidato da un triumvirato con il nuovo tecnico Pioli,
                      dove tutto diventa discussione, dialettica, informazione comune


                      di Mario Sconcerti

                      Gazidis ha parlato per la prima volta di calcio, non lo aveva mai fatto. È questo il segnale più importante che la crisi di Giampaolo ha portato. Vuol dire che il Fondo Elliott non è contento, sta spendendo troppo e sa che molto dovrà ancora spendere. Andar male significa investire, ma il fine di Singer è un altro: rivitalizzare il Milan per guadagnare di più. Oggi il rischio è che i costi del Milan allontanino il profitto, quindi il momento della vendita. L’ingresso di Gazidis in uno spazio vicino al campo, spinge automaticamente in avanti, molto dentro la squadra, sia Maldini che Boban.

                      Non c’è dubbio che più Gazidis nel Milan significhi un mestiere diverso anche per i due vecchi fuoriclasse. È successo qualcosa che è solo un inizio diverso ma ancora soltanto un inizio. Per la prima volta due uomini di calcio perfetti sono diventati oggetto di discussione, devono dimostrare qualcosa. Non so se siano pronti e se ne abbiano voglia. Potrebbero esserci molte sorprese. Ma una cosa è chiara: il loro futuro è ora legato a quello di Pioli. Con l’allargarsi di Gazidis, che rappresenta la proprietà, la zona campo diventa una controparte sorella ma sottomessa. Non c’è più spazio per l’errore o la vetrina.

                      Credo sia opportuno capire che da oggi il Milan è guidato da un triumvirato, Boban-Maldini-Pioli, dove tutto diventa discussione, dialettica, informazione comune. Non ci saranno più spazi liberi fuori da questo triangolo perché il fallimento di Giampaolo ha tolto l’innocenza a tutta l’area tecnica. Pioli allenerà una squadra che sarà di tutti e tre, coloro che l’hanno fatta più l’uomo che la mette in campo. È l’inizio di un percorso comune, forse di un esperimento. Non ci sarà più una formazione che non sia condivisa da tutti e tre. Non ci sarà vergogna, suscettibilità. È un allargamento di competenze fra i massimi responsabili. Una conseguenza corretta e perfino doverosa. Nella speranza, che è ancora convinzione, che in tre sbaglino meno di un maestro solitario come Giampaolo.


                      CorSport
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                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                      • Sean
                        Csar
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                        Pioli e il giovane Milan spregiudicato. Maldini: «Cambiamo per salvare la stagione»

                        Il normalizzatore: «Basta vincere, a testa alta o bassa non mi importa Alleno i giocatori, non i principi». Vanno subito rigenerati Piatek e Paquetá, e poi il mercato di gennaio

                        Cento giorni dopo, stessa scena. Cambia solo il clima fuori da Casa Milan: dal caldo impietoso di luglio alla pioggia mogia d’autunno. Quella era stata la volta del «testa alta e giocare a calcio». Ci avevano, ci avevamo creduto un po’ tutti. Svanita l’illusione Giampaolo, travolto dopo solo 7 gare da qualcosa evidentemente più grande di lui, tocca al normalizzatore Stefano Pioli. A lui, al suo buonsenso, al suo equilibrio, al suo mestiere da subentrante, il Milan s’affida per provare a ripartire. Meglio: partire.

                        «Cambiamo perché pensiamo di poter ancora salvare la stagione», spiega il d.t. Paolo Maldini. Quando dice salvare, intende qualificazione alla Champions. Proposito che, ora come ora, appare un filo ambizioso. Impossibile no, complicato sì. Di sicuro prima c’è da riaccendere una squadra andata in tilt. Mentale e tecnico. Vanno subito rigenerati Piatek e Paquetá. Poi, a gennaio, servirà cambiare qualcosa. Rafforzarsi, Perché vincere, con soli ragazzini, è dura. Boban, seduto accanto al suo allenatore, definito con un mezza bugia «la prima scelta», che invece era Spalletti, ha lasciato intendere che qualcosa si proverà a fare.


                        Il progetto giovani di Elliott però non muta, non nella sostanza: il Milan era e resterà giovane e di prospettiva. La differenza ora la dovrà fare Pioli, che coi ragazzi ha dimostrato di saperci fare. «Voglio la Champions» ha messo in chiaro il neo tecnico, dopo aver dedicato su MilanTv un pensiero ad Astori: «Sarebbe contento di sapermi qui».

                        Pioli, che ha firmato un biennale a un milione e mezzo più 500 mila euro in caso di Europa, con tanto di clausola che consente alla società di rescindere in caso di obiettivo mancato, ha assicurato che il suo calcio sarà diverso da quello di Giampaolo. Tre slogan. Uno: «Vincere. A testa alta o bassa non m’importa». Due: «Voglio idee, intensità e spregiudicatezza». Tre: «Alleno i giocatori, non i principi».

                        Un modo chiaro per dire che s’adatterà lui agli uomini, non il contrario. La rivoluzione della normalità. Anche se a Pioli l’etichetta di Normal One non piace. Così come non gli piacciono i social, che gli rovesciano addosso veleno per via della carriera poco chic: «Hanno tutti diritto di critica, per me è uno stimolo ulteriore. Io interista da bambino? Voglio essere giudicato sulla base di quello che farò, non per quello che ero a 13 anni».


                        CorSera
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                        nella necropoli deserta»

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                        • Sean
                          Csar
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                          Pioli, ecco le sue 6 mosse per far decollare nuovamente il Milan

                          Il neoallenatore dei rossoneri è il nono che si avvicenda sulla panchina dal gennaio del 2014 quando fu mandato via Allegri. Ecco cosa ha in mente di fare


                          Il normalizzatore

                          Stefano Pioli è il nono allenatore che si avvicenda sulla panchina del Milan dal gennaio del 2014 quando con un comunicato Ansa Barbara Berlusconi licenziò Massimiliano Allegri dopo la caduta dei rossoneri a Reggio Emilia con il Sassuolo. Da allora si sono avvicendate bandiere bruciate -Seedorf, Inzaghi, Brocchi, Gattuso- , e tecnici più esperti a cui non è stato concesso tempo da Mihajlovic e Montella per arrivare a Giampaolo. Dopo i 111 giorni di regno del tecnico di Giulianova, orgoglioso nel definirsi un talebano, ora tocca a Pioli, riportare buon senso, equilibrio e ordine nella squadra e nello spogliatoio. La sua carriera insegna che è stato spesso chiamato per aggiustare situazioni complesse, riuscendo in avvio ad ottenere buoni risultati ma di peccare di continuità. Ma tant’è. Oggi con il primo allenamento si comincia. La squadra ha bisogno di certezze tattiche: dopo il fallimentare progetto del Milan con il trequartista di Giampaolo, si passerà al 4-3-3. Modulo che, secondo i dirigenti, è quello che meglio rispecchia le caratteristiche della rosa a disposizione.

                          Valorizzare i nuovi acquisti

                          Tra i giocatori rossoneri Pioli ha già lavorato in passato con Biglia, che considera affidabile per esperienza e carisma. Ovviamente si giocherà il posto con Bennacer, giovane su cui Maldini e Boban puntano con forza. Il suo compito sarà anche quello di valorizzare maggiormente i nuovi acquisti che con l’allenatore di Giulianova hanno avuto un palcoscenico limitato.

                          Rilanciare Piatek e Paquetà

                          La principale scommessa sarà quella di far uscire dalla crisi involutiva di cui sembra essere preda il Pistolero Piatek. Troppo avulso dagli schemi di Giampaolo che non aveva esitato a ricordargli di dover lavorare maggiormente con la squadra, ora il polacco dovrà imparare un nuovo linguaggio tecnico. I gol dell’attaccante pagato a gennaio quasi 40 milioni servono a tutti: il Milan non può permettersi la svalutazione di un patrimonio, relegato talvolta in panchina. Non solo Piatek. Un altro giocatore che dovrà essere motivato è Paquetà, 35 milioni nell’ultima finestra invernale. Aveva perso sorriso e posto in squadra.

                          Maggiore intesa con la società

                          Pioli, arrivato a Milano in un momento di caos, dovrà però godere di quel sostegno umano e morale che a Giampaolo è mancato. Di certo le punture dei dirigenti dopo i primi rovesci stagionali non hanno giovato al lavoro del tecnico abruzzese. Nonostante i fotomontaggi con l’effigie di Padre Pio, miracoli Pioli non ne potrà compiere. Quindi è opportuno che la società faccia quadrato se e quando si affacceranno le prime difficoltà.

                          Ripetere l’esperienza avuta con la Lazio

                          Bersagliato sui social dopo che ieri su Twitter è stato trend topic per tutta la giornata l’hashtag #pioliout, dovrà superare le perplessità dei tifosi che guardano al suo curriculum recente. Quattro esoneri, un ottavo, un nono e un tredicesimo posto negli ultimi otto anni durante i quali il capolavoro è stato condurre la Lazio al terzo posto nella stagione 2014-2015 e trascinarla ai supplementari della finale di Coppa Italia con la Juve.

                          Imparare dalle esperienze negative

                          Pioli viene chiamato sulla panchina dell’Inter nel novembre del 2016 dopo la fallimentare avventura di Frank de Boer che voleva trasportare il modello Ajax a Milan. Inizia con il turbo, conquistato nelle prime tredici partite 33 punti su 39. Poi però in primavera il crollo. In aprile ottiene un solo punto, addirittura due nelle ultime sette giornate. Dopo 182 giorni e la sconfitta con il Genoa viene allontanato. Tifoso dichiarato del Biscione è l’ultimo tecnico a cui la Curva Nord, dopo Mourinho, ha dedicato un coro ad personam.

                          Saper gestire le difficoltà

                          Pioli era l’allenatore sulla panchina della Fiorentina il 4 marzo del 2018 quando in una stanza dell’hotel di Udine fu trovato senza vita il corpo di Davide Astori. Ha dovuto gestire il dramma emotivo e psicologico della squadra, provata dall’enorme disgrazia. L’esperienza lo ha segnato e se la ricorderà per sempre. Sul polso ha tatuato “DA13” per non dimenticare.



                          CorSera
                          ...ma di noi
                          sopra una sola teca di cristallo
                          popoli studiosi scriveranno
                          forse, tra mille inverni
                          «nessun vincolo univa questi morti
                          nella necropoli deserta»

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                            sopra una sola teca di cristallo
                            popoli studiosi scriveranno
                            forse, tra mille inverni
                            «nessun vincolo univa questi morti
                            nella necropoli deserta»

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                              «nessun vincolo univa questi morti
                              nella necropoli deserta»

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