Inter-Milan, Ibrahimovic totem e l’asse Theo Hernandez-Bennacer: così il nuovo 4-4-2 di Pioli ha fatto ripartire i rossoneri
Il cambio di modulo ha portato i suoi frutti: 2,5 punti a partita, mentre i flussi di gioco indicano il ruolo-guida dello svedese e la centralità acquisita dai due nuovi acquisti. Questo potrebbe indurre Conte a una sorpresa nella formazione titolare
I tre Milan
Quello che domenica sera (ore 20.45) giocherà il derby di ritorno contro l’Inter, sarà il terzo Milan della stagione 2019-2020. Il primo è stato quello di Marco Giampaolo, esonerato dopo 7 giornate. Il secondo è stato quello messo in campo dal suo successore Stefano Pioli tra l’8ª e la 17ª giornata, prima cioè dell’acquisto di Zlatan Ibrahimovic. Due le cose in comune tra questi Milan: la media punti molto bassa (1,28 con Giampaolo, che scende a 1,18 col Pioli 1). E il modulo: il 4-3-3. Poi, con la partita della 18ª giornata a fare da cerniera (Ibra entra al 10’ del secondo tempo), Pioli passa al 4-4-2. E le cose cambiano: in 4 partite arrivano 10 punti (media di 2,5 a partita). I gol fatti salgono a 1,5 (contro 0,9 complessivi in stagione), i tiri effettuati 18 (prima erano 15,3), i gol subiti scendono a 0,5 (da 1,4). Va da sé che se si guardasse solo al cambio di modulo si sottovaluterebbero in modo grave gli aspetti psicologici del calcio: è evidente che l’arrivo di Ibrahimovic ha influenzato anche l’atteggiamento mentale di molti suoi compagni. Ma alcuni dati (riassunti in grafici) mostrano che i due aspetti hanno influito l’uno sull’altro: soprattutto se dei movimenti di mercato del Milan consideriamo non solo le entrate (Ibra appunto) ma anche le uscite: Suso e Piatek.
Svolta a sinistra
Proprio perché il Milan è andato incontro a così tanti cambiamenti in così poco tempo, l’unico modo per andare alla ricerca dei possibili fattori di svolta è l’unica comparazione omogenea possibile: quella tra le 4 partite giocate interamente col 4-4-2 e le precedenti 4, cioè le ultime giocate dai rossoneri col 4-3-3. L’immagine mette a confronto la percentuale di attacchi effettuata dalla squadra di Pioli col modulo ereditato da Giampaolo (a sinistra). A destra, invece, ci sono i dati (tutti calcolati da Opta) emersi dalle 4 gare giocate col nuovo modulo. Il numero-chiave è quel 43% di attacchi sulla fascia sinistra, ovvero un notevole spostamento del gioco sul lato in cui agiscono Theo Hernandez e Calhanoglu. Se nel 4-3-3 la differenza tra le due fasce era minima (meno dell’1%), nelle ultime 4 partite è salita quasi a 11, con gli attacchi centrali quasi invariati.
Col 4-3-3
La seconda immagine riassume invece il modo di giocare del Milan col 4-3-3. E mostra diverse cose interessanti. La prima, innanzitutto, spiega perché Piatek è stato ceduto all’Hertha Berlino. Il polacco è il numero 9. E, come si vede, era completamente fuori dai flussi di gioco. Flussi che, comunque, avevano una certa orizzontalità statica, visto che i movimenti di palla più frequenti appaiono essere quelli fra i difensori centrali Romagnoli (13) e Musacchio (22), i quali poi smistavano il pallone agli esterni Conti (12) o Hernandez (19). Questa soluzione era più frequente del passaggio centrale verso Bennacer (4) o Kessie (79), per permettere ai due laterali di far proseguire il gioco in direzione di Suso (8) o Calhanoglu (10).
Col 4-4-2
Sono bastate quattro partite col 4-4-2 per far emergere differenze evidenti. Come per l’immagine precedente, partiamo dall’attacco. Il numero 21 è Ibrahimovic che, a differenza di Piatek, è molto più presente nel gioco del Milan. Si può discutere se la cosa dipenda dal cambio di modulo o dal fatto che i compagni lo cercano molto di più visto il suo carisma. L’ipotesi tattica però è la più probabile se si considera la posizione dell’altro attaccante (Leão), la cui posizione media coincide con quella dello svedese: segno che col 4-4-2 entrambi gli attaccanti legano meglio con gli altri reparti. Non solo col centrocampo, quindi: rispetto all’immagine precedente, infatti, spunta l’asse Donnarumma (99)-Ibra, oltre a quello tra Zlatan e Bennacer (4). Ma c’è un’altro cambiamento assai evidente: quello dei flussi di gioco fra i centrali difensivi e gli esterni. Romagnoli (13) dà molti meno palloni al suo omologo (in questo caso Kjaer). Ed entrambi tendono a giocare molto di più sui due esterni Conti (12) ed Hernandez (19). Quest’ultimo, che è la vera sorpresa di questa stagione milanista (a partire dal fatto che, pur essendo un laterale difensivo, è il capocannoniere della squadra) ha visto crescere moltissimo i suoi scambi di gioco con Bennacer. È quello il nuovo asse del gioco del Milan. Ma per questo, trasferiamoci alla scheda successiva.
L’asse Hernandez-Bennacer
Da quando Pioli è passato al 4-4-2, solo una volta Hernandez e Bennacer non sono stati i due calciatori del Milan che hanno toccato più palloni. È successo all’ultima giornata, nella partita contro il Verona, e per una ragione molto semplice: l’algerino non ha giocato per squalifica. Nelle tre gare precedenti, contro Cagliari, Udinese e Brescia, i dati Opta si ripetono uguali a se stessi: primo per palloni toccati dai rossoneri Hernandez, secondo Bennacer. Perciò, se da quelle parti (salute permettendo) Conte metterà D’Ambrosio invece del nuovo arrivato Moses, non ci sarà troppo da stupirsi.
CorSera
Il cambio di modulo ha portato i suoi frutti: 2,5 punti a partita, mentre i flussi di gioco indicano il ruolo-guida dello svedese e la centralità acquisita dai due nuovi acquisti. Questo potrebbe indurre Conte a una sorpresa nella formazione titolare
I tre Milan
Quello che domenica sera (ore 20.45) giocherà il derby di ritorno contro l’Inter, sarà il terzo Milan della stagione 2019-2020. Il primo è stato quello di Marco Giampaolo, esonerato dopo 7 giornate. Il secondo è stato quello messo in campo dal suo successore Stefano Pioli tra l’8ª e la 17ª giornata, prima cioè dell’acquisto di Zlatan Ibrahimovic. Due le cose in comune tra questi Milan: la media punti molto bassa (1,28 con Giampaolo, che scende a 1,18 col Pioli 1). E il modulo: il 4-3-3. Poi, con la partita della 18ª giornata a fare da cerniera (Ibra entra al 10’ del secondo tempo), Pioli passa al 4-4-2. E le cose cambiano: in 4 partite arrivano 10 punti (media di 2,5 a partita). I gol fatti salgono a 1,5 (contro 0,9 complessivi in stagione), i tiri effettuati 18 (prima erano 15,3), i gol subiti scendono a 0,5 (da 1,4). Va da sé che se si guardasse solo al cambio di modulo si sottovaluterebbero in modo grave gli aspetti psicologici del calcio: è evidente che l’arrivo di Ibrahimovic ha influenzato anche l’atteggiamento mentale di molti suoi compagni. Ma alcuni dati (riassunti in grafici) mostrano che i due aspetti hanno influito l’uno sull’altro: soprattutto se dei movimenti di mercato del Milan consideriamo non solo le entrate (Ibra appunto) ma anche le uscite: Suso e Piatek.
Svolta a sinistra
Proprio perché il Milan è andato incontro a così tanti cambiamenti in così poco tempo, l’unico modo per andare alla ricerca dei possibili fattori di svolta è l’unica comparazione omogenea possibile: quella tra le 4 partite giocate interamente col 4-4-2 e le precedenti 4, cioè le ultime giocate dai rossoneri col 4-3-3. L’immagine mette a confronto la percentuale di attacchi effettuata dalla squadra di Pioli col modulo ereditato da Giampaolo (a sinistra). A destra, invece, ci sono i dati (tutti calcolati da Opta) emersi dalle 4 gare giocate col nuovo modulo. Il numero-chiave è quel 43% di attacchi sulla fascia sinistra, ovvero un notevole spostamento del gioco sul lato in cui agiscono Theo Hernandez e Calhanoglu. Se nel 4-3-3 la differenza tra le due fasce era minima (meno dell’1%), nelle ultime 4 partite è salita quasi a 11, con gli attacchi centrali quasi invariati.
Col 4-3-3
La seconda immagine riassume invece il modo di giocare del Milan col 4-3-3. E mostra diverse cose interessanti. La prima, innanzitutto, spiega perché Piatek è stato ceduto all’Hertha Berlino. Il polacco è il numero 9. E, come si vede, era completamente fuori dai flussi di gioco. Flussi che, comunque, avevano una certa orizzontalità statica, visto che i movimenti di palla più frequenti appaiono essere quelli fra i difensori centrali Romagnoli (13) e Musacchio (22), i quali poi smistavano il pallone agli esterni Conti (12) o Hernandez (19). Questa soluzione era più frequente del passaggio centrale verso Bennacer (4) o Kessie (79), per permettere ai due laterali di far proseguire il gioco in direzione di Suso (8) o Calhanoglu (10).
Col 4-4-2
Sono bastate quattro partite col 4-4-2 per far emergere differenze evidenti. Come per l’immagine precedente, partiamo dall’attacco. Il numero 21 è Ibrahimovic che, a differenza di Piatek, è molto più presente nel gioco del Milan. Si può discutere se la cosa dipenda dal cambio di modulo o dal fatto che i compagni lo cercano molto di più visto il suo carisma. L’ipotesi tattica però è la più probabile se si considera la posizione dell’altro attaccante (Leão), la cui posizione media coincide con quella dello svedese: segno che col 4-4-2 entrambi gli attaccanti legano meglio con gli altri reparti. Non solo col centrocampo, quindi: rispetto all’immagine precedente, infatti, spunta l’asse Donnarumma (99)-Ibra, oltre a quello tra Zlatan e Bennacer (4). Ma c’è un’altro cambiamento assai evidente: quello dei flussi di gioco fra i centrali difensivi e gli esterni. Romagnoli (13) dà molti meno palloni al suo omologo (in questo caso Kjaer). Ed entrambi tendono a giocare molto di più sui due esterni Conti (12) ed Hernandez (19). Quest’ultimo, che è la vera sorpresa di questa stagione milanista (a partire dal fatto che, pur essendo un laterale difensivo, è il capocannoniere della squadra) ha visto crescere moltissimo i suoi scambi di gioco con Bennacer. È quello il nuovo asse del gioco del Milan. Ma per questo, trasferiamoci alla scheda successiva.
L’asse Hernandez-Bennacer
Da quando Pioli è passato al 4-4-2, solo una volta Hernandez e Bennacer non sono stati i due calciatori del Milan che hanno toccato più palloni. È successo all’ultima giornata, nella partita contro il Verona, e per una ragione molto semplice: l’algerino non ha giocato per squalifica. Nelle tre gare precedenti, contro Cagliari, Udinese e Brescia, i dati Opta si ripetono uguali a se stessi: primo per palloni toccati dai rossoneri Hernandez, secondo Bennacer. Perciò, se da quelle parti (salute permettendo) Conte metterà D’Ambrosio invece del nuovo arrivato Moses, non ci sarà troppo da stupirsi.
CorSera
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