La Lazio recupera col Verona e sogna il secondo posto e lo scudetto (Dazn, 20.45)
Vincendo biancocelesti a -2 dalla Juventus. E Immobile sfida le leggende: dopo Angelillo c’è Nordhal
Sono i fenomeni della stagione: la Lazio e Immobile. Mercoledì notte potrebbero essere secondi in classifica: se batteranno il Verona nel recupero, scavalcheranno l’Inter e voleranno a 2 punti appena dalla Juve. In piena corsa scudetto, questo è chiaro. Anche loro se ne rendono conto, tant’è vero che, benché nessuno dica apertamente che l’obiettivo è diventato il titolo, è anche impossibile trovare qualcuno che lo neghi con forza. Si tergiversa, insomma, quasi non si credesse a quanto sta capitando a una squadra di ex scarti rivalutati. A cominciare dal loro incontenibile trascinatore: Immobile, appunto.
La proporzione è elementare ancorché impressionante: se Immobile continuerà a segnare con questo ritmo fino al termine del campionato, supererà il muro dei 45 gol. E polverizzerà il record che Higuain ha stabilito con il Napoli poche settimane prima di scappare alla Juve: 36 reti, una in più del mitico «pompierone» milanista Nordahl nel 1949-50. Intanto, con la doppietta alla Spal, ha eguagliato il primato di un altro campione leggendario, Angelillo, andando a segno per la 25ª volta in 21 incontri.
Acquistando Immobile dal Siviglia, tre anni e mezzo fa, la Lazio ha concluso un’operazione straordinaria nel rapporto qualità-prezzo. Scaricato dall’allora d.s. Monchi, poi passato dalla Roma e adesso tornato in Andalusia, Ciro venne pagato 9 milioni e 450 mila euro. Una miseria, per un centravanti. Il suo destino, del resto, è quello di costare poco e segnare (quasi sempre) tanto: quando la Juve lo prese dal Sorrento, a 17 anni, versò 80 mila euro. Con la Lazio ha già segnato 114 gol, ciascuno dei quali è costato a Lotito 83 mila euro scarsi. Per questo il presidente lo adora. Nel confronto con gli attaccanti della Juve, la differenza è abissale: ogni rete di Ronaldo è costata finora 2 milioni, di Higuain 1 milione e 400 mila euro, di Dybala 450 mila euro.
Grazie a Immobile e a tutti i giocatori che Tare ha saputo scegliere e Inzaghi rivalutare, da Leiva a Caicedo fino ad Acerbi, la Lazio sogna. È stupito solo fino a un certo punto Lotito, il quale crede da anni nella possibilità di imitare il Leicester del romanista Ranieri. Ne parlò per la prima volta nell’estate del 2017, il giorno dopo avere strappato alla Juve di Allegri la Supercoppa italiana, e non a caso da allora fissa con i giocatori e con Inzaghi un sostanzioso premio scudetto.
Se Tare è uno straordinario scopritore di talenti, al punto che Maldini e Boban lo volevano al Milan, e se Inzaghi è un allenatore ormai di primissimo piano, finito anche nel mirino della Juve, la vera svolta l’ha data Lotito, cambiando la strategia di mercato. Anziché impegnarsi in estenuanti e dannose sfide a braccio di ferro con i giocatori migliori, il presidente ha cominciato a riconoscere loro ingaggi di assoluto rilievo, che hanno fatto aumentare di quasi il 40 per cento il monte ingaggi ma hanno anche fermato fughe a costo zero (vedi De Vrij) oppure liti da tribunale (clamoroso il caso Pandev). E, soprattutto, ha evitato di vendere i suoi campioni: Luis Alberto, Milinkovic-Savic e, ovviamente, Immobile.
CorSera
Vincendo biancocelesti a -2 dalla Juventus. E Immobile sfida le leggende: dopo Angelillo c’è Nordhal
Sono i fenomeni della stagione: la Lazio e Immobile. Mercoledì notte potrebbero essere secondi in classifica: se batteranno il Verona nel recupero, scavalcheranno l’Inter e voleranno a 2 punti appena dalla Juve. In piena corsa scudetto, questo è chiaro. Anche loro se ne rendono conto, tant’è vero che, benché nessuno dica apertamente che l’obiettivo è diventato il titolo, è anche impossibile trovare qualcuno che lo neghi con forza. Si tergiversa, insomma, quasi non si credesse a quanto sta capitando a una squadra di ex scarti rivalutati. A cominciare dal loro incontenibile trascinatore: Immobile, appunto.
La proporzione è elementare ancorché impressionante: se Immobile continuerà a segnare con questo ritmo fino al termine del campionato, supererà il muro dei 45 gol. E polverizzerà il record che Higuain ha stabilito con il Napoli poche settimane prima di scappare alla Juve: 36 reti, una in più del mitico «pompierone» milanista Nordahl nel 1949-50. Intanto, con la doppietta alla Spal, ha eguagliato il primato di un altro campione leggendario, Angelillo, andando a segno per la 25ª volta in 21 incontri.
Acquistando Immobile dal Siviglia, tre anni e mezzo fa, la Lazio ha concluso un’operazione straordinaria nel rapporto qualità-prezzo. Scaricato dall’allora d.s. Monchi, poi passato dalla Roma e adesso tornato in Andalusia, Ciro venne pagato 9 milioni e 450 mila euro. Una miseria, per un centravanti. Il suo destino, del resto, è quello di costare poco e segnare (quasi sempre) tanto: quando la Juve lo prese dal Sorrento, a 17 anni, versò 80 mila euro. Con la Lazio ha già segnato 114 gol, ciascuno dei quali è costato a Lotito 83 mila euro scarsi. Per questo il presidente lo adora. Nel confronto con gli attaccanti della Juve, la differenza è abissale: ogni rete di Ronaldo è costata finora 2 milioni, di Higuain 1 milione e 400 mila euro, di Dybala 450 mila euro.
Grazie a Immobile e a tutti i giocatori che Tare ha saputo scegliere e Inzaghi rivalutare, da Leiva a Caicedo fino ad Acerbi, la Lazio sogna. È stupito solo fino a un certo punto Lotito, il quale crede da anni nella possibilità di imitare il Leicester del romanista Ranieri. Ne parlò per la prima volta nell’estate del 2017, il giorno dopo avere strappato alla Juve di Allegri la Supercoppa italiana, e non a caso da allora fissa con i giocatori e con Inzaghi un sostanzioso premio scudetto.
Se Tare è uno straordinario scopritore di talenti, al punto che Maldini e Boban lo volevano al Milan, e se Inzaghi è un allenatore ormai di primissimo piano, finito anche nel mirino della Juve, la vera svolta l’ha data Lotito, cambiando la strategia di mercato. Anziché impegnarsi in estenuanti e dannose sfide a braccio di ferro con i giocatori migliori, il presidente ha cominciato a riconoscere loro ingaggi di assoluto rilievo, che hanno fatto aumentare di quasi il 40 per cento il monte ingaggi ma hanno anche fermato fughe a costo zero (vedi De Vrij) oppure liti da tribunale (clamoroso il caso Pandev). E, soprattutto, ha evitato di vendere i suoi campioni: Luis Alberto, Milinkovic-Savic e, ovviamente, Immobile.
CorSera
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