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Guarda avanti ed espandi i tuoi orizzonti... Potresti scoprire che esiste un nuovo genere musicale che si chiama trap.. Che pare rap ma non so perché non è rap. E I trapper devono avere i tatuaggi in faccia.
Guarda quanta bellezza a portata di click.
Il Milan deve rilanciarsi...non competere subito. L'esperienza serve. Io un biennale glie lo farei ad occhi chiusi.
I giocatori esperti di un certo spessore che verrebbero al Milan sono per forza in fase calante...altrimenti verrebbero cercati da ben altre squadre.
Last edited by robybaggio10; 07-01-2020, 00:34:48.
I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Te lo dico io gratis che devi fare per crescere: devi spignere fino a cagarti in mano
Originariamente Scritto da debe
Chi è che è riuscito a trasformarti in un assassino mangiatore di vite altrui?
Originariamente Scritto da Zbigniew
Kurt non sarebbe capace di distinguere, pur avendoli assaggiati entrambi, il formaggio dalla formaggia.
Un indecente crogiuolo di dislessia e malattie veneree.
E’ il 2020 dei grandi attaccanti. L’Inter di Conte avanti a forza di gol di Lukaku & C. Il centravanti abbatte il Napoli di Gattuso (sempre più infossato in classifica) con due grandi gol di potenza.
Napoli-Inter 1-3
Dopo Immobile, Belotti, Ilicic e Ronaldo (Ibrahimovic, oggettivamente no) ecco ancora Lukaku: il 2020 è partito nel segno dei grandi attaccanti. A ribadire che i grandi uomini gol fanno la differenza e tengono quasi sempre in piedi le loro squadre. I gol di Lukaku al Napoli sono stati di grande forza e potenza, col belga incontenibile e travolgente in contropiede e l’ Inter di Conte a beneficiare da tale strapotenza fisica e tecnica. Lukaku è arrivato in Italia senza avere particolari apprezzamenti e anzi una notevole diffidenza per il prezzo altissimo pagato. Io stesso non pensavo che a un fisico così poderoso riuscisse ad accoppiare tanta tecnica e fiuto del gol.
Con Lautaro, Lukaku forma una coppia quasi perfetta, i due sono complementari l’uno dell’altro. Antonio Conte, nonostante una partita decisamente più impegnativa rispetto a quella dei suoi diretti avversari, riesce a tenere abbastanza comodamente il passo della Juventus: anzi forse adesso ha addirittura qualcosa in più. Mentre Sarri deve faticare per far entrare nella testa dei suoi giocatori un gioco corale e automatico, Conte punta più su un’ Inter fisica, veloce, potente che parte da un ottimo blocco difensivo e poi praticare un calcio molto verticale, che non bada al possesso palla. Sono due filosofie di gioco diverse, quasi opposte. Ma possono essere entrambe vincenti.
Il Napoli da Ancelotti a Gattuso si è trasformato solo in parte. E’ migliorato un po’ dal punto di vista del carattere, cade meno facilmente in depressione, ma i risultati non lo sostengono e continuano a non esserci come succedeva prima dell’avvento di Gattuso. Non ci sono grandi rimpianti, le strade da tra il Napoli e Ancelotti si sono separate così rapidamente che non c’è stata mai alcuna possibilità di ripensamento. Forse nemmeno di vero rimpianto. Va così, senza sapere bene cosa si possa fare di più.
SERIE A 2019-2020, GIORNATA N. 18 Risultati Brescia-Lazio 1-2, Spal-Verona 0-2, Genoa-Sassuolo 2-1, Roma-Torino 0-2, Bologna-Fiorentina 1-1, Atalanta-Parma 5-0, Juventus - Cagliari 4-0, Milan-Sampdoria 0-0, Lecce-Udinese 0-1, Napoli- Inter 1-3. *** BLOOOOG! sulla 18a giornata di campionato. Leggi anche: 1 - Juve e Inter, unite e diverse (ma non ditelo a Conte...) 2 - Più Ronaldo di Ibrahimovic 3 - L'anno della Lazio *** Napoli-Inter 1-3 Dopo Immobile, Belotti, Ilicic e Ronaldo (Ibrahimovic, oggettivamente no) ecco ancora Lukaku: il 2020 è partito nel segno dei grandi attaccanti. A ribadire che i grandi uomini gol fanno la differenza e tengono quasi sempre in piedi le loro squadre. I gol di Lukaku al Napoli sono stati di grande forza e potenza, col belga incontenibile e travolgente in contropiede e l' Inter di Conte a beneficiare da tale strapotenza fisica e tecnica. Lukaku è arrivato in Italia senza avere particolari apprezzamenti e anzi una notevole diffidenza per il prezzo
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Nel giorno del ritorno di Ibrahimovic in serie A col Milan, Ronaldo si prende tutta la scena con una tripletta al Cagliari. Il portoghese trascina la Juve, mentre Ibra in una sola mezzora di gioco non fa miracoli e il Milan continua a giocare male, perdere punti preziosi e a deprimersi
Juventus-Cagliari 4-0: i tre gol di Ronaldo
Milan-Sampdoria 0-0: l’esordio di Ibrahimovic
Nel momento in cui Ibrahimovic è ricomparso sulla scena del calcio italiano, Cristiano Ronaldo si è preso tutto il palcoscenico con una tripletta pesante e clamorosa, non così frequente nella sua esperienza bianconera. Ibrahimovic invece ha capito che la sua esperienza milanista sarà anche più sofferta del previsto e che non basterà la sua sola presenza a dare cuore e coraggio al Milan. Per lo svedese e il Milan non è tanto un problema di fare gol, quanto quello di far arrivare a Ibrahimovic almeno un cross preciso, un passaggio smarcante, creargli un corridoio in cui infilarsi, una palla giocabile con i suoi indubbi mezzi acrobatici (anche se forse dimezzati dall’età…). A prescindere se possa far coppia con Piatek o o meno (se uno fa zero gol, che faccia coppia o meno non è poi così decisivo) il gioco e il ritmo del Milan sono così poveri che non si può pretendere che Ibra i gol li autoproduca completamente da solo.
Sono due storie – quelle di Ronaldo e Ibrahimovic – oggi incomparabili, ma pur sempre due storie di grandi campioni, che hanno in comune la celebrità, la venerazione dei tifosi, i gol con cui tutti inevitabilmente li misuriamo e li pesiamo. Non è che da due come loro alla fine ci si possa aspettare qualcosa di molto diverso. Ronaldo, molto concretamente, sta tornando al suo ruolo di leader, trascinatore e la Juventus, almeno in campionato se ne sta giovando. Da notare che quando Ronaldo fa gol nessuno fa più caso se la Juve giochi a una, due o tre punte, sfruttando il contributo di tutti e tre i tenori.
Viceversa Ibrahimovic deve risollevare uno degli attacchi più miseri della serie A: per ora il nostro ha preso solo contatto con la vecchia, nuova realtà. Si sarà reso conto che del Milan con cui vinse lo scudetto (e la classifica cannonieri) nove anni fa, non sono rimaste che le foto attaccate al muro. Per il resto è tutto da fare, o meglio tutto da ricostruire. Ronaldo intanto si è preso un bel vantaggio, per lui un confronto indiretto, sia pure a distanza, non esiste.
SERIE A 2019-2020, GIORNATA N. 18 Risultati Brescia-Lazio 1-2, Spal-Verona 0-2, Genoa-Sassuolo 2-1, Roma-Torino 0-2, Bologna-Fiorentina 1-1, Atalanta-Parma 5-0, Juventus - Cagliari 4-0, Milan-Sampdoria 0-0, Lecce-Udinese 0-1, Napoli- Inter 1-3. *** BLOOOOG! sulla 18a giornata di campionato. Leggi anche: 1 - Juve e Inter, unite e diverse (ma non ditelo a Conte...) 2 - Più Ronaldo di Ibrahimovic 3 - L'anno della Lazio *** Juventus-Cagliari 4-0: i tre gol di Ronaldo Milan-Sampdoria 0-0: l'esordio di Ibrahimovic Nel momento in cui Ibrahimovic è ricomparso sulla scena del calcio italiano, Cristiano Ronaldo si è preso tutto il palcoscenico con una tripletta pesante e clamorosa, non così frequente nella sua esperienza bianconera. Ibrahimovic invece ha capito che la sua esperienza milanista sarà anche più sofferta del previsto e che non basterà la sua sola presenza a dare cuore e coraggio al Milan. Per lo svedese e il Milan non è tanto un problema di fare gol, quanto quello di far arrivare a
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E' sempre Juve-Inter, ma Lazio e Atalanta sembrano le 'vecchie' Samp e Verona
Con l'anno nuovo continuano a fare cose straordinarie Lazio e Atalanta. In negativo invece il Milan continua a deludere, perdendo una occasione pazzesca per dare entusiasmo a Ibrahimovic. Lo svedese comunque ha tutto da guadagnare e niente da perdere vista la situazione: scelta oculata, soprattutto se le cose dovessero migliorare.
La Juventus ha dominato un Cagliari che aveva iniziato bene ma poi si è sciolto. Va però detto che la squadra di Sarri nella prima mezz'ora non ha fatto un tiro in porta: tifosi e società si aspettano oltre alle vittorie un gioco diverso che ancora non si è visto. L'Inter dal canto suo si conferma una squadra che sa quello che vuole. Cattiva, tosta, concentrata, con attaccanti funzionali alla squadra e capaci -vedere Lukaku- di giocate di grandissimo livello contro un Napoli che prosegue la fase critica. Troppi errori individuali degli uomini di Gattuso: tre gol regalati, pazzesco lo sbaglio di Manolas per un giocatore di livello.
Per lo scudetto non usciamo dal duello tra Juventus e Inter. Vorrei poter dire la stessa cosa della Lazio, ma nonostante sembri l'annata giusta, anche a livello di episodi, la vedo più dura. Anche l'Atalanta meriterebbe una vittoria importante, un coronamento del lavoro di Gasperini. La sua squadra e la Lazio sembrano quelle degli scudetti storici di Sampdoria e Verona.
Chiudo con l'altra faccia della Capitale, stavolta dolente: per la Roma quella con il Torino è stata una partita nata male e finita peggio. Florenzi e Kolarov irriconoscibile, giornata stortissima sotto tutti gli aspetti.
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L'Inter adesso ha la stessa diversità della Juventus
È arrivato Ibrahimovic: porterà cose al Milan, ma le altre dovranno cercarsele i rossoneri, da soli
di Mario Sconcerti
Il Napoli non ha giocato male, ha perso su due infortuni di Di Lorenzo e Meret, ma è stato più accanto all’avversario di tante altre volte. La differenza l’ha fatta l’Inter, è stata l’Inter a essere ogni volta nuova e sempre bella. Continua a crescere, ha recuperato giocatori come Gagliardini e Vecino che erano stati quasi dimenticati, non c’è un giocatore che stia dando meno rispetto a un anno fa. Ma la regolarità di Conte nell’ottenere risultati assomiglia molto alla scienza.
Ha poco di probabilistico, Conte arriva e determina. C’è un rapporto di causa-effetto che in uno sport cieco come il calcio è quasi sbalorditivo. Sia detto con grazia e prudenza, ma cancella la relatività di cui siamo parte e di cui l’erba del calcio è uno dei portabandiera storici.
Si può dire la stessa cosa di pochissimi altri tecnici al mondo. Guardiola, Allegri, Klopp, non più Mourinho, Zidane o Ancelotti. Il Napoli ha perso altre partite al San Paolo con avversari inferiori, ma per sviste. L’Inter, con calma, ha sempre fatto la partita e spesso dominato.
Una dimostrazione che le dà per la prima volta in modo concreto la stessa diversità della Juve. Ha vinto benissimo anche Sarri, Ronaldo è tornato elettrico, segna in modo quasi naturale dentro una squadra che comunque si sente più forte di tutti. Credo anzi lo sia, ma il privilegio ha un costo che quest’anno è più duro da pagare. Sono tornati determinanti i centravanti, Ronaldo, Lukaku, Immobile, Belotti. Difficile sceglierne uno, la strada del gol è pura sapienza individuale, non conta come fai ma quanti ne segni. Juve e Inter hanno di più nei secondi attaccanti, Dybala e Lautaro.
La Lazio ha Correa che è meno punta, più attaccante complessivo, comunque grande giocatore. La Juve lascia un soffio di perplessità, come un tono eccessivo, un accento di grigio nel chiaro di Leonardo. In un campionato così equivalente la differenza finirà per farla un giocatore, qualunque sia, due-tre prodezze in fila, dei colpi alla Ilicic.
È infine arrivato Ibrahimovic, è stato come togliersi un peso. Finalmente il silenzio del campo. Non è stato granché, dentro il Milan, non oltre. Ora diciamo tutti che non poteva essere altrimenti, ma allora di cosa abbiamo parlato per tutte le Feste? La verità sta anche qui nel mezzo. Ibra porterà cose, ma le altre dovrà cercarsele il Milan. Da solo.
CorSera
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Ibrahimovic-Milan atto II: più fermo e più saggio, è già il punto di riferimento dei baby rossoneri
«Manca fiducia: proverò a infonderla ai miei compagni. Siamo poco concreti, quando ti arriva l’occasione devi andarci per ammazzare». E Leao già lo ringrazia
Lo abbiamo ritrovato in una condizione atletica ancora deficitaria, ma identico a se stesso nell’incutere come un tempo timore reverenziale negli avversari, infondere coraggio ai compagni e soprattutto nell’esibire dosi industriali di modestia. «Avrei voluto segnare per fare il gesto di Dio sotto la curva, ma sono sicuro che il gol arriverà». Ladies and gentleman, ecco a voi Zlatan Ibrahimovic, il 38enne che ha dato un calcio ai progetti di pre-pensionamento per accendere la scintilla in un ambiente affetto da depressione.
Certo, nei 39 minuti (recupero compreso) in cui è stato utilizzato non si è materializzata la magia del gol-vittoria ma intanto davanti allo stato maggiore del club, Gordon Singer compreso, il pubblico ha respirato entusiasmo, la squadra ha ritrovato coraggio, è aumentata la fiducia su un cambio di direzione della stagione. «Ho provato tanta emozione e adrenalina. Sensazioni che mi hanno riportato indietro di dieci anni, ai tempi in cui giocavo qui. Emozioni che mi fanno venire la voglia di giocare per altri dieci anni» confessa Ibra a fine partita.
L’occasione è speciale: dalla Svezia è arrivata la famiglia al gran completo, la signora Helena e i figli Vincent e Maximilian. San Siro è impazzito quando alle 14.22 è sbucato dal tunnel per il riscaldamento del pre-gara. La curva lo ha omaggiato con uno striscione («Una nuova sfida da vivere insieme: Bentornato Ibra»), i sessantamila di San Siro lo hanno salutato con un boato alla lettura delle formazioni. Eppure Zlatan non è contento, non fino in fondo insomma. «Sono soddisfatto solo se vinco. Però di positivo c’è il ritorno in campo dopo quasi tre mesi e poi qui, in questo stadio che mi è mancato tanto». Sembra davvero emozionato, di certo più immerso nel mondo Milan di quanto lo siano alcuni suoi svagati compagni. Ha rincuorato Leao, con cui è entrato in campo al 10’ del secondo tempo, dopo un errore (e il baby compagno lo ha ringraziato con un post su Twitter in cui oltre alla foto che li ritrae insieme gli ha dedicato la didascalia: «Ciò che conta davvero è chi vuole aiutarti a vincere»), ha tentato di segnare di testa, ha messo pressione a Colley. «Si vede che manca fiducia in fase di finalizzazione, proverò a iniettarla in ogni mio compagno. Siamo poco concreti: quando ti arriva l’occasione devi andarci per ammazzare. È ovvio che i tifosi non siano contenti per i risultati: dobbiamo allenarci, soffrire e dare il massimo».
Pioli, deluso per il risultato, si compiace invece per la prova di Zlatan. «Si è mosso bene, ci ha dato una presenza nell’area importante. Ogni pallone che ha toccato è stato pericoloso, i compagni avrebbero potuto cercarlo di più». Pur in una forma non brillante, il caro vecchio Ibra è già il centro di gravità permanente del baby Milan. «La squadra si rialzerà, sono sicuro al cento per cento. Passo dopo passo». Guascone sì, ma più saggio di un tempo. Tanto che incenerisce un giornalista svedese che gli chiede se farà dichiarazioni a effetto. «È questo il tuo lavoro? Fare domande idiote?». Va bene l’arroganza, ma la classifica del Milan suggerisce di evitare gli effetti speciali.
CorSera
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Inter: Vidal rompe col Barcellona, ma ora c’è anche il Manchester United
Il cileno si sente poco impiegato e reclama una maglia da titolare: dirigenza divisa sulla cessione (da 20 milioni), I Red Devils si inseriscono. Marotta freddo su Eriksen
La trattativa per portare Arturo Vidal all’Inter sta diventando un intrigo internazionale. Il giocatore è irritato con il Barcellona e cerca di andare via. Il cileno si sente sotto utilizzato, vorrebbe giocare con costanza e si fa forte di un rendimento fin qui eccellente. In Liga ha realizzato 6 gol in appena quattro presenze da titolare su 15 partite totali. Nel confronto con il tecnico Ernesto Valverde, il 32enne centrocampista ha reclamato una maglia da titolare. L’allenatore ritiene il giocatore utile, è contrario alla cessione, ma non può garantirgli un posto fisso. Vidal ha forzato la situazione, anche perché sa di avere Leo Messi dalla sua parte: «O gioco titolare o mi vendete all’Inter» è stato l’aut aut. La società avrebbe risposto: «Da qui non ti muovi, a gennaio non ti vendiamo». Il giocatore, con contratto fino a giugno 2021, è così andato al muro contro muro. Nella dirigenza blaugrana però affiorano le crepe: una parte è per la linea dura e non vuole cederlo, un’altra venderlo il prima possibile, infastidita dalla causa intentata dal centrocampista al club per il mancato pagamento di 2,4 milioni di bonus. Un prezzo per la cessione è stato fissato: 20 milioni, l’Inter sperava di averlo per 15. Sul cileno, da martedì in Arabia Saudita con il Barcellona per la Supercoppa spagnola, si è inserito anche il Manchester United. Il suo agente Fernando Felicevich è in Italia, avrebbe già incontrato i dirigenti nerazzurri e un nuovo meeting è già in agenda. L’ad interista Beppe Marotta ha spiegato: «Abbiamo diversi contatti in atto per migliorare questo gruppo, cerchiamo un centrocampista e un esterno». Resta viva la pista per il 27enne danese Christian Eriksen, ma Marotta è stato più freddo: «Non abbiamo avviato alcun contatto con il Tottenham, è un ottimo giocatore, ma ci sono tante squadre su di lui».
CorSera
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