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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Europa League, il pareggio della Roma col Tottenham all’ultimo istante con Hummels è accolto trionfalmente come una vittoria. Ranieri accolto a Londra come un idolo ha ridato alla squadra cuore e carattere, ma la Roma la misureremo sul rendimento in campionato. La Lazio fa 0-0 col Ludogorets ma è già sicura ormai del passaggio del turno. Vince anche la Fiorentina in Conference League col Pafos.
Tottenham – Roma 2-2 è una festa. Hummels all’ultimo istante è la favoletta della sera – fino a un secondo prima al magnifico tedescone ne dicevano di tutti i colori per la collezione di assenze, delusioni ed errori – smuove e intenerisce l’aridità di sentimenti con cui ormai si guardano le partite.
Ci sono certi anfratti dell’Europa League, per non dire della Conference League da cui si vorrebbe scappare, poi però salta fuori un Tottenham-Roma che starebbe benissimo inChampions League e che ha entusiasmato anche più di certe italiane.
La Roma di Ranieri che si risveglia a Londra accende la terza giornata di questi intermezzi di Coppa sempre lunghissimi e interlocutori. Anche se un paio di verdetti positivi sono già arrivati: la Lazio sempre prima in Europa League è già sicura del passaggio del turno. Insieme alla Fiorentina in Conference League, unica a vincere.
London calling, Ranieri sente il richiamo non solo della sua romanità, ma di quel calcio inglese di cui è ormai idolo consacrato per merito della storica vittoria col Leicester. Col Tottenham partita di carattere, con rimonte, con Hummels che fa e disfa e alla fine diventa persino l’eroe di un pareggio che viene salutato come una vittoria. Tale era la depressione e la disperazione del mondo giallorosso. Intendiamoci non credo che oggi l’Europa League possa essere il core business giallorosso e che faccia poi grande differenza nei destini della Roma, il cui obiettivo principale è restituire dignità prima di tutto al campionato, ma intanto qualcosa si vede. A parte Dybala sempre problematico, trasparente e infatti sostituito. E’ il problema principale e più pesante da gestire, tanto che a gennaio potrebbe pure cambiare aria. Chissà…
I romanisti considerano il 2-2 di Tottenham come la ripartenza di una nuova epoca.
...ma di noi
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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La stagione è molto lunga e non credo si potrà rinunciare facilmente anche all'apporto di Dybala, in ottica ipotesi mercato di gennaio...perchè che abbia delle pause questo è notorio, ma le alternative sarebbero due giovani come Soulè e Baldanzi, che in quanto tali (cioè giovani) pure loro hanno, anche se per ragioni diverse rispetto a quelle di Dybala, delle pause...e visto che la stagione si è messa in salita, se vuoi provare a raddrizzarla non puoi fare a meno di avere in rosa (non dico in campo sempre, ma in rosa, come risorsa) un Dybala...e infatti per me se ne riparla semmai a giugno....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioLa stagione è molto lunga e non credo si potrà rinunciare facilmente anche all'apporto di Dybala, in ottica ipotesi mercato di gennaio...perchè che abbia delle pause questo è notorio, ma le alternative sarebbero due giovani come Soulè e Baldanzi, che in quanto tali (cioè giovani) pure loro hanno, anche se per ragioni diverse rispetto a quelle di Dybala, delle pause...e visto che la stagione si è messa in salita, se vuoi provare a raddrizzarla non puoi fare a meno di avere in rosa (non dico in campo sempre, ma in rosa, come risorsa) un Dybala...e infatti per me se ne riparla semmai a giugno.
Detto questo, solito articolo di Bocca, che non vede l’ora di bastonare certe squadre italiane, insinuando i veleni da lui ben conosciuti e non attenersi ai fatti e alla cronaca della partita.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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Crisi Real, Ancelotti rischia la panchina. Mbappé massacrato dalla critica
I campioni in carica sono 24esimi in Champions e inseguono il Barça nella Liga. Sacchi: «Pagano i troppi infortuni, ma solo Ancelotti può risolvere questa situazione»
Premessa: queste righe potrebbero invecchiare male, perché il Real Madrid spesso rifiorisce in primavera e perché Kylian Mbappé ha 25 anni e non può essere quello triste e sfasato di Anfield. Certo mercoledì il Real ha perso nello stadio in cui un anno fa ha ricominciato la sua rincorsa alla Champions, contro l’avversaria battuta in finale nel 2022, l’anno delle rimonte impossibili: per tutti, ma non per il Real, la squadra che non muore mai. Ma che adesso gode di pessima salute. In quelle sfide il protagonista era stato Vinicius, che adesso è fermo ai box: potrebbe rientrare con l’Atalanta il 10 dicembre, per poi puntare alla Coppa Intercontinentale il 14 dicembre, secondo possibile trofeo della stagione, dopo la Supercoppa, vinta proprio contro i bergamaschi.
Ancelotti incontra Florentino Perez
Due settimane però nel calcio sono lunghe quasi come una partita al Bernabeu e la posizione di Carlo Ancelotti non è più così salda. Nelle prossime ore il tecnico italiano incontrerà il presidente Florentino Perez per incassare la fiducia per il suo governo: non solo per ciò che ha fatto negli scorsi anni, ma per quello che promette di fare per uscire da questa situazione, che per Perez e tutto il madridismo è imbarazzante.
E si aggiunge alla beffa e alla figuraccia del Pallone d’Oro perso da Vinicius e disertato dal club e anche alle recenti invettive dello stesso Florentino contro la nuova formula della Champions. Il Real occupa la casella numero 24 della maxi classifica, l’ultima utile per accedere ai playoff. (E per giunta il pullman della squadra (senza i giocatori rientrati in Spagna) ha avuto un lieve incidente mercoledì nella strada verso casa).
Tutti i commentatori anche in Spagna difendono Ancelotti, quasi inorriditi di fronte alla sua possibile defenestrazione a vantaggio di Santiago Solari, che fa parte del club. Non solo per la gratitudine verso Carletto, ma perché il problema è un altro: la rosa senza più Kroos nel cuore del gioco e Nacho in difesa non è stata costruita nel modo giusto e gli infortuni (con sei titolari fuori, tra cui il fondamentale Carvajal) hanno acuito un problema strutturale, diventato più evidente per la rinascita del Barça dei ragazzi terribili della cantera, serbatoio che nel Real è meno ricco.
Mbappé nel mirino
Se non è tutta responsabilità di Ancelotti, non lo è nemmeno di Mbappé, che a Liverpool ha calciato un rigore moscio come il suo impatto nel mondo madridista. Ma l’allenatore rischia il posto e la stella è massacrata dalla critica, sia spagnola che francese: «La distanza tra lui e Vinicius è un abisso» sintetizza El Mundo. E chi pensava che senza il brasiliano Mbappé godesse di più libertà, giocando a sinistra come piace a lui, era fuori strada. Anche qui il problema è più profondo. E i turbamenti di Kylian e quelli del Real ormai sono una cosa sola.
CorSera...ma di noi
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Anche i ricchi piangono...però è vero che poi dalla fase ad eliminazione diretta inizia un'altra champions...dove il Real nelle doppie sfide o sfide secche si trasforma...
E' un pò in crisi anche il City mi pare....ma di noi
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Si ma stavolta sembrano messi troppo male per risorgereOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Lautaro, Morata, Koopmeiners, Kvara e Dybala: la serie A chiama, i campioni rispondono?
Le stelle di Inter, Milan, Juventus, Napoli e Roma devono dare di più: tra stanchezze (Lautaro), infortuni (Koopmeiners), problemi tattici (Morata) ansie da mercato (Kvara e Dybala) hanno reso meno del dovuto
Basta scherzi, giù la maschera. Per Lautaro Martinez, Alvarito Morata, Teun Koopmeiners, Khvicha Kvaratskhelia e Paulo Dybala il tempo delle prove è finito. Si sono fatti attendere a lungo, troppo, come il Godot di Samuel Beckett che non arrivava mai. E adesso è ora che salgano definitivamente su quel palcoscenico dal quale in questi primi cento giorni sono andati su e giù, come fossero semplici comparse e non attori protagonisti, quali invece possono e devono essere.
Inter, Milan, Juventus, Napoli e Roma li aspettano. E hanno bisogno di loro. Anche perché il campionato è arrivato all’atto numero 14: siamo già nel cuore della sceneggiatura. Da qui a marzo si giocherà senza sosta: campionato, Champions, Coppa Italia e anche la Final Four di Supercoppa a gennaio in Arabia Saudita. Se fin qui le big sono riuscite a fare a meno dei loro top player, ora tutto cambia: la stanchezza aumenterà, la pressione pure. Come le responsabilità: chi ha un talento superiore deve mostrarlo. Prima che sia troppo tardi.
È il caso del Milan di Fonseca, che deve recuperare terreno: per farlo ha bisogno anche dei gol di Morata. Lo spagnolo ha avuto un impatto indiscutibile, specialmente sotto l’aspetto della leadership. Ma quanto a reti, fin qui non ha lasciato il segno. Non è mai stato un bomber e si sapeva, ma 2 centri in 9 gare sono pochi. Stasera con l’Empoli, la chance è preziosa. Ma il discorso è anche tattico: Alvarito è più un regista d’attacco, finisce per giocare troppo lontano dalla porta, sta quindi a Fonseca costruire una «struttura», come la chiama lui, che favorisca il suo numero 9. Magari schierandolo insieme ad Abraham, come succedeva a inizio stagione?
L’interista Lautaro invece è sempre stato un bomber. Di razza. Per questo i suoi numeri, per quanto migliori, con 5 gol in 11 gare, sono sotto standard. Dopo la delusione del 7° posto al Pallone d’oro, un’altra beffa: la Fifa non lo ha inserito tra gli 11 candidati per il The Best Men’s Player, nonostante scudetto e Coppa America vinti da capocannoniere. «Una scelta deludente e sorprendente, merita più rispetto e un riconoscimento maggiore» ha tuonato il presidente Marotta. La verità però è che nella nuova stagione il Toro è giù di tono. Calcia meno, arriva con un istante di ritardo su palloni che nelle scorse stagioni girava in rete con regolarità. Quest’estate non ha riposato. È stanco e si vede. Ma è un generoso, non si tira mai indietro. Fosse per lui, le giocherebbe tutte. E domani guiderà l’Inter nel crash test scudetto di Firenze.
Chi sul palco non è mai realmente salito è Koopmeiners. È stato il grande colpo di mercato dell’estate, la Juventus lo ha pagato oltre 60 milioni, ma siamo quasi a dicembre e ancora non si è visto. Una stella spenta. Anche per via di un infortunio alle costole che lo ha condizionato. Contro l’Aston Villa è arrivata l’ennesima prova incolore. Thiago Motta lo difende, ma i numeri sono deludenti: 9 presenze, zero gol. Domani a Lecce partirà di nuovo titolare, ma la grande paura dei tifosi bianconeri è di essere di fronte all’ennesimo giocatore che, fuori dall’Atalanta del maestro Gasperini, si smarrisce e si normalizza. Sarà così?
Se per Koop la questione è principalmente tattica e atletica, per Kvara e Dybala c’entra anche il mercato. O, meglio, il futuro incerto. L’argentino ha il contratto in scadenza, ma paga soprattutto il caos della Roma. Vedremo se Ranieri riuscirà ad accendere il suo immenso talento. Il contratto del georgiano del Napoli scade invece nel 2027 e il rinnovo è un rebus. Dicono abbia già la testa altrove. I 5 gol in 13 gare non sono pochi, ma può dare di più. «Ha grande voglia di essere protagonista» garantisce Antonio Conte. Se è davvero così, per lui come per gli altri è ora di gettare la maschera. Su il sipario.
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Milan-Empoli
(ore 18 su Dazn)
Il doppio pareggio in campionato (3-3 a Cagliari prima della sosta e 0-0 con la Juventus il 23 novembre) ha allontanato il Milan dal quarto posto. Per questo motivo i rossoneri non possono fallire e ritrovare la vittoria. Successo, seppur sofferto, arrivato in Champions nel 3-2 rifilato allo Slovan Bratislava (25 novembre). Invece, l’Empoli arriva da tre risultati utili di fila: dal successo contro il Como del 4 novembre (1-0) e dai pareggi con Lecce (1-1, 8 novembre) e Udinese (1-1, 25 novembre).
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Partita senza discussione a San Siro col Milan che batte l'Empoli 2-0 e avanza in classifica in attesa delle altre....ma di noi
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Milan, la metamorfosi funziona. I rischi dell'Inter a Firenze
Per la prima volta in stagione vittoria senza ansie del Milan, anche senza l'apporto di Theo e Leao ma con Reijnders, Fofana e Morata. L'Inter è la grande che rischia di più, Palladino gioca senza ansie
La vittoria intravista nella nebbia conforta il Milan viandante solitario, fin qui in disparte dalla ressa in vetta, colma di speranze il vuoto che ancora lo distanzia dal gruppone Champions (al momento 6 punti), lo avvolge di un grigio confacente alle ipotesi di rimonta, in attesa di prove, controprove e risultati altrui che solo oggi, quando la nebbia salirà, chiariranno le distanze e metteranno nella giusta prospettiva la vittoria di San Siro con l’Empoli.
Detto questo, mai si era avvertita una simile assenza di ansia nella stagione da montagne russe dei rossoneri: partita in totale controllo, netto passo avanti rispetto alla sfida, pur vinta, in Champions a Bratislava. Zero tiri in porta concessi all’Empoli (nove in tutto), seconda gara di fila senza prendere gol (non succedeva da marzo), al contrario tre reti segnate, e potevano essere di più, alla quarta difesa del campionato.
Tutto ciò rinunciando a quelle che per anni sono state le specialità della casa: gli scambi e le accelerazioni della coppia Theo-Leao, ieri più nascosti degli altri. Ma il Milan di Fonseca è una creatura in piena metamorfosi, ancora non si è capito bene cos’è, ma ha trovato altri punti di forza a cui aggrapparsi: le geometrie di Fofana, le qualità da tuttocampista di Reijnders e pure il gol ritrovato da Morata (mentre il lavoro, indispensabile, di cucitore del gioco lo spagnolo non lo aveva mai fatto mancare).
I rischi dell'Inter a Firenze
Alvarito risponde alle richieste di dare di più, e oggi passa la palla a Lautaro, altro bomber fin qui sotto il suo standard, che dovrà aiutare l’Inter a Firenze: la squadra di Inzaghi è quella che rischia di più (la Fiorentina non ha nulla da perdere, può giocare leggera), ma non sono trasferte scontate neanche quelle di Napoli (a Torino), Lazio (a Parma, sulla carta la più facile), Juventus (a Lecce, ancora una volta senza Vlahovic) e Atalanta (domani contro la Roma). Il Milan ha preso i popcorn e aspetta di fare i conti. Sapendo che il vero crash test sarà venerdì, proprio contro i bergamaschi.
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Vlahovic diventa un caso per la Juventus: che cos'ha tra infortunio e confronti con Motta
La Juventus va a Lecce con nove assenze, compresa quella del centravanti: si ferma infatti anche Savona. Resta il peso delle parole lanciate dalla Serbia: «Senza compiti difensivi, per me è più facile»
Tornato ammaccato 12 giorni fa dalla Nazionale, ma non incidentato — «gli accertamenti clinici hanno escluso lesioni» —, Vlahovic resta in officina per la terza partita consecutiva, in menù stasera a Lecce: «Sente ancora fastidio? Dusan non è disponibile, lui come gli altri è il primo a voler tornare in campo», taglia corto Thiago Motta, un po’ per mestiere (sicuro) e un po’ per diplomazia (forse). Di certo appena finita la sosta, parlando alla squadra, l’allenatore della Juve aveva mandato un messaggio: ragazzi, è anche il momento di stringere i denti. Difatti, Danilo aveva giocato nonostante un fastidioso mal di schiena, Koopmeiners aveva fatto lo stesso con la febbre.
Dopodiché, quelli ai muscoli sono guai infidi e delicati, e allora ogni titubanza può diventare prudenza; a costo di cambiare quel che era il piano di recupero per Dusan ipotizzato dallo staff bianconero, sul momento: niente San Siro, casa Milan, probabile a Birmingham, per l’Aston Villa. E invece, niente: Madama si presenterà a un altro duello — non scontato — senza il suo unico cavaliere con il numero 9, dopo due zero a zero consecutivi, tra campionato e Champions, appunto.
«La situazione va affrontata come la stiamo affrontando — riassume Thiago Motta — dando tutti qualcosa in più, io per primo. Quando Dusan tornerà, faremo in modo che possa aumentare il livello della squadra e aiutarla, sia giocando dall’inizio sia a partita in corso. Ma adesso, come tanti altri, non è disponibile».
Tanti, sì, visto che la lista degli indisponibili s’è allungata a nove, cioè gli otto già assenti in Coppa più Savona, uscito ammaccato dal Villa Park. Tant’è che, stavolta, l’allenatore bianconero ha convocato cinque ragazzi, pescando tra NextGen e Primavera.
La chiacchierata Motta-Vlahovic
Tra Thiago e l’attaccante c’era già stata una chiacchierata, e mica per l’acciacco fisico, ma per le parole di Vlahovic dal ritiro della Serbia: giocando con un altro attaccante — il succo del discorso — e senza compiti difensivi, per me è più facile. Risposta dell’italo-brasiliano: «Ho fiducia in tutti i miei calciatori, sanno cosa dobbiamo fare e so che lo faranno, sia in fase difensiva che offensiva. Su questo siamo tutti d’accordo: è un obbligo, non un’opzione. Con Dusan abbiamo parlato e ci siamo trovati d’accordo, questa è la cosa importante».
È importante pure l’assenza, del serbo: senza di lui, l’area avversaria è passata da zona pericolo a zero pericolo. Nessuna occasione creata contro il Milan, una al Villa Park, il colpo di testa di Conceicao. Se giocare contro l’Atalanta è andare dal dentista (Pep dixit), ultimamente incrociare la Juve è come accompagnare qualcuno dal dentista: stai in sala d’aspetto e sai che non ti succederà nulla di male. All’ottima fase difensiva, impastata con organizzazione, palleggio e riaggressione, servirebbe aggiungere un po’ di dinamite davanti. E magari (anche) qualche tiro da fuori: i bianconeri sono dodicesimi in serie A per spari totali (dietro al Lecce), il 29,3 per cento dei quali finiscono nello specchio. Con un quoziente di realizzazione di 0,33 (su quelli dentro il bersaglio).
Una lotteria cui dovrebbero almeno partecipare Koopmeiners, uno con accertate capacità balistiche, e Yildiz, l’altro con un certo fiuto per le parabole. «Contro il Lecce voglio vedere tante cose — argomenta ancora Thiago — e anche una grande prestazione per avere il risultato dalla nostra parte». Non sarà semplice, davanti a un avversario che ha cambiato tecnico e ha vinto: «Giampaolo dà molto a livello di organizzazione, affrontiamo una squadra complicata». Senza vittoria, complicata comincerà a diventare la classifica.
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Oggi bisogna assolutamente vincere, anche con un goal di chiappa. La serie di pareggini ha già prodotto un piccolo solco di 4 punti dalla zona champions e occorre non perdere altro terreno, anche perchè non hai poche squadre contro cui sgomitare ma parecchie, alcune delle quali impreventivate all'inizio (Lazio e Fiorentina)...e l'Atalanta riduce ad uno soltanto i posti disponibili per l'Europa ricca....ma di noi
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Mondiale per Club, dopo i tentennamenti ora ci siamo: giovedì i sorteggi. Per Juve e Inter 18 milioni per la sola partecipazione
Il Mondiale per club negli ultimi mesi ha vissuto sulle montagne russe, poi sono arrivati i primi sponsor e altri ne stanno arrivando (trattative con Adidas e Coca Cola ad esempio).
I club a bilancio non hanno preventivamente messo a bilancio introiti per la competizioni viste le passate incertezze ma le italiane ad esempio oggi sono sicure di percepire circa 18 milioni di euro per la partecipazione cifra che poi aumenterà in base a risultati/passaggi del turno.
Giovedì attesa per i sorteggi.
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