Il. Biondino guadagna quanto icardi sono pazzi tutti ormai
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da marcu9 Visualizza MessaggioGiornalai
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tutto il mondo è paese, anche nei meme.
un occhio critico è auspicabile sempre anche da chi recepisce il/i messaggio/i e le sue varianti più o meno serie
Originariamente Scritto da SergioSei un coglione.
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioCredo che sarà un proprietario che non si limiterà ai tweet ma ci metterà la presenza e la faccia. I soldi che sta investendo sono tanti.
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Originariamente Scritto da topscorer Visualizza MessaggioNon l'ho presente, che voto gli dareste?I SUOI goals:
-Serie A: 189
-Serie B: 6
-Super League: 5
-Coppa Italia: 13
-Chinese FA Cup: 1
-Coppa UEFA: 5
-Champions League: 13
-Nazionale Under 21: 19
-Nazionale: 19
TOTALE: 270
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Cessione Roma, il prezzo è giusto: da Pallotta a Friedkin per 780 milioni
L’imprenditore texano coinvolgerà il figlio Ryan. Fiducia all’attuale amministratore delegato Fienga e al tecnico Fonseca
Le firme arriveranno più avanti, perché non si compra «semplicemente» una squadra di calcio (la Roma) ma le quote di As Roma SPV LLC, cioè la società controllante, però la notizia che i tifosi giallorossi aspettavano c’è lo stesso: Dan Friedkin, compratore, e James Pallotta, venditore, hanno trovato l’accordo. Un deal da circa 780 milioni di euro, che permetterà al tycoon texano di entrare in possesso del pacchetto di maggioranza, mentre il «re degli hedge fund» resterà, almeno a tempo, con una quota di minoranza. Usciranno, invece, altri compagni di cordata del bostoniano, in testa Starwood. Nella cifra concordata sono compresi i debiti (272 milioni) e l’aumento di capitale che toccherà al proprietario (130 milioni, 50 subito e il resto entro fine 2020. L’accelerata nei tempi garantirà all’attuale gruppo dirigente — Fienga, Zubiria, Petrachi — di poter lavorare con tranquillità nell’immediato. Il futuro è tutto da scrivere.
Pallotta lascia la guida del club dopo 7 anni di presidenza, ma era entrato nel club già dal 2011 (presidenza DiBenedetto). I suoi detrattori, numerosi a Roma, non gli perdoneranno mai la totale assenza di vittorie, tanto più se paragonata ai trofei vinti dalla Lazio di Lotito. La curva Sud gli rinfaccerà per sempre la definizione di «fuckin’ idiots» e Friedkin dovrà fronteggiare l’emorragia di spettatori allo stadio Olimpico. I sostenitori della proprietà americana presentano anche i lati positivi: il club è aumentato di valore, ha avviato la telenovela dello stadio di proprietà che dovrebbe andare a dama entro marzo 2020, ha sviluppato enormemente i social media e l’immagine, si è battuto con forza su temi antirazzisti e solidali. La pagina più bella, calcisticamente parlando, resta la vittoria contro il Barcellona nei quarti di finale della Champions (10 aprile 2018). La frattura più dolorosa è quella della fine traumatica dei rapporti con Totti e De Rossi (difficile, al momento, prevedere un possibile ritorno nei quadri societari).
Il rimpianto è non aver vinto nulla avendo avuto a disposizione, in tempi diversi, giocatori come Pjanic, Strootman, Marquinhos, Benatia, Zago, Sczsesny, Nainggolan, Salah, Alisson, Manolas, Dzeko, Kolarov… All’inizio si è cercato di costruire un modello futuribile, poi ci si è rifugiati nelle plusvalenze.
La struttura attuale continuerà almeno fino a giugno: Friedkin stima l’attuale Ceo, Guido Fienga, ma ogni nuova proprietà porta i propri uomini. Fonseca ha convinto come allenatore, la base giovane della squadra (Zaniolo, Pellegrini, Diawara, Cristante) è garanzia di futuro. Friedkin non farà spese folli, ma cercherà di far crescere la squadra. Il primo «colpo» dovrebbe essere la conferma di Smalling. Come ha fatto l’Inter, anche la Roma avrà come presidente il figlio del proprietario, Ryan Friedkin, che si farà vedere anche a Roma e a Trigoria. Lascerà l’incarico il vicepresidente Mauro Baldissoni, sparirà la figura di Franco Baldini.
Sul mercato non saranno fatte spese folli. I parametri del Financial Fair Play saranno tenuti d’occhio e ci sarà la possibilità di chiedere alla Uefa il bonus di ingresso per le nuove proprietà. Tutto, però, attraverso un dettagliato piano di rientro. Il surplus sarà l’entusiasmo che Pallotta non aveva più.
CorSera...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Friedkin-Roma: non sarà un mecenate, in America non esistono
Con Pallotta la squadra non è andata male, ma non ha vinto niente. La sua colpa è stata il vivere nel decennio nero di Milano e non aver saputo approfittarne
di Mario Sconcerti
James Pallotta è stato il primo a ridefinire la figura dei presidenti di calcio in Italia. Fu accolto fra tante speranze, si diceva che tra il cancello della sua proprietà a Boston e la sua villa trascorressero minuti e minuti di prati e boschi, il vero ricco d’America con nome italiano e voglia di far conoscere la propria ricchezza.
Naturalmente Pallotta è ricco davvero, ma non rappresenta più i ricchi scemi; semplicemente quelli che nel calcio vedono quello che vedono in ogni cosa: un affare. E alla fine l’affare l’ha fatto. Ha probabilmente guadagnato almeno un centinaio di milioni netti in pochi anni e annullato un indebitamento che stava diventando poderoso.
La squadra non è andata male. Ha avuto un piazzamento medio fra il terzo e quarto posto, contro il quinto dei 28 anni precedenti, ma non ha vinto niente. La Roma è stata sempre in corsa e non è mai arrivata. Questo è stato il peccato di Pallotta: vivere nel decennio nero di Milano e non aver saputo approfittarne. Non è quasi mai stato popolare.
La gente si aspettava lo sceicco d’America, l’uomo che cambia i destini. Gli americani del calcio non sono così. È gente pratica, che pensa in grande ma investe, non spende. Ci sono stati attimi in cui Pallotta è sembrato vicino a cedere ai sentimenti, ma si è presto trovato immerso nei debiti: circa 430 milioni tra banche e aumenti di capitale, senza che la gente capisse i suoi sforzi.
La Roma è sempre costata molto più di quanto produceva. Era fatale finisse così. Vedremo adesso Friedkin, anche lui molto ricco, uomo Toyota e produttore cinematografico. È giovane, ha figli da coinvolgere, molte idee. Ma non aspettiamoci il mecenate. Non esistono più. Gli sceicchi arabi spendono soldi che non sono loro. Gli oligarchi sono in crisi, Abramovich oggi non può nemmeno mettere piede in Inghilterra. Restano gli imprenditori dei grandi mercati. Possono dare molto ma vogliono sempre indietro un euro in più.
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Il Barcellona non molla: Vidal si muove solo per 20 milioni
La richiesta di premi arretrati del cileno non cambia la posizione della società catalana: senza l'offerta giusta non partirà a gennaio il centrocampista, che Valverde considera importante dopo la cessione di Alena. Non bastano i 12 milioni proposti dall'Inter, che però insiste
Nessun genere di sconto: se Arturo Vidal andrà via a gennaio, lo farà solo alle condizioni del Barcellona. Secondo la stampa spagnola, il tentativo del centrocampista cileno di forzare la cessione chiedendo 2,4 milioni di arretrati per la scorsa stagione non avrebbe minimamente cambiato la posizione dei blaugrana: a quei soldi il giocatore non avrebbe diritto non avendo giocato il numero necessario di gare per far scattare il bonus e dunque se non arriverà l'offerta giusta - ovvero 20 milioni di euro - l'ex bianconero non lascerà il Camp Nou.
Valverde punta su Vidal dopo la cessione di Alena
I 12 milioni proposti dall'Inter, insomma, restano insufficienti anche perché il tecnico Valverde considera Vidal un giocatore fondamentale per la seconda parte di stagione, a maggior ragione dopo la cessione di Alena al Betis che priva l'allenatore dei catalani di un'alternativa in mezzo al campo. Dovesse partire il cileno, il Barça sarebbe infatti costretto a trovare un sostituto. Vidal, dal canto suo, ha più volte ribadito di voler parlare con la società del suo futuro al suo rientro dal Cile, ma il club la pensa diversamente, indispettito dal tentativo di 'ricattò del giocatore che, oltre ai bonus, chiede più spazio.
L'Inter di Conte non molla la presa
Più probabile un divorzio in estate quando Vidal sarà a un anno dalla scadenza del contratto e al Barcellona farebbe comodo fare cassa. L'Inter, però, non molla la presa, forte del gradimento del calciatore che in nerazzurro ritroverebbe Antonio Conte. Resta da capire se Marotta e Ausilio busseranno alla porta degli azulgrana con i 20 milioni di euro richiesti per la cessione del 32enne centrocampista.
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Milan, c’è Petagna. Haaland è del Borussia Dortmund, Juventus beffata
I rossoneri sfidano la Fiorentina per la punta della Spal, ma la priorità è la doppia cessione di Piatek e Paquetá. Vidal all’Inter, ma dopo la Befana
Il mercato non è ancora cominciato ma il Borussia Dortmund l’ha già vinto per distacco con l’ingaggio del miglior giovane cecchino d’Europa, all’anagrafe Erling Haaland, proveniente dal Salisburgo. I tedeschi con un’operazione lampo hanno beffato sia la Juventus sia il Manchester United che si erano mosse con Mino Raiola, il manager di questo 19 enne norvegese che nel campionato austriaco ha segnato 14 reti in 16 partite, ma soprattutto 8 nella fase a gironi della Champions. I gialloneri lo hanno pagato 20 milioni, la cifra della clausola rescissoria, e il giocatore ha sottoscritto un contratto sino al 2024 da 8 milioni a stagione.
La Juve ha incassato il colpo. Nei piani di Paratici, per preparare meglio l’assalto alla Champions, un attaccante alternativo a Higuain ci starebbe bene. Haaland sarebbe stato un grande investimento per il futuro. Ora l’uomo mercato dei bianconeri dovrà ricominciare daccapo anche con una soluzione low cost. Un’ipotesi è il trentatreenne Olivier Giroud del Chelsea, che Sarri conosce bene e sul quale lavora anche l’Inter. I nerazzurri lo hanno chiesto insieme al terzino Marcos Alonso, una doppia trattativa che non si sbloccherà tanto presto. La priorità dell’Inter è il cileno Arturo Vidal da portare a Milano subito dopo l’Epifania. Quanto all’attaccante, prima ancora del francese dei Blues, il nome che stuzzica Conte resta quello di Fernando Llorente con Matteo Politano a Napoli. Discorsi che si intersecano. Tutto è aperto. Gennaio è lungo. Giroud, che al Chelsea non ci vuole più stare, balla su almeno due tavoli e rischia di diventare l’ennesimo duello tra nerazzurri e bianconeri e tra Marotta e Paratici.
Più di Giroud balla Andrea Petagna, il simbolo della Spal di Leonardo Semplici che lo vorrebbe trattenere a Ferrara. Ma le offerte si moltiplicano. Ieri il suo manager, Beppe Riso, è stato convocato a Firenze da Joe Barone e Daniele Pradè che devono assolutamente rivitalizzare la Fiorentina con un nuovo centravanti. Il discorso è stato interlocutorio. I viola ci provano. La Spal tiene duro. Nell’ombra agisce il Milan, che conta su Leao ma vorrebbe riportare Petagna in rossonero con il ruolo di vice Ibrahimovic. Ipotesi che diventerà credibile solo nel momento in cui il Diavolo riuscirà a cedere, anche in prestito, l’ingombrantissimo Piatek, che era arrivato l’anno scorso come l’uomo dei sogni e adesso è di troppo. Anche la Fiorentina ha chiesto informazioni sul Pistolero, ma il Milan spera di piazzarlo in Germania. Per i viola resta calda la pista di un altro ex rossonero, Patrick Cutrone, emigrato in estate al Wolverhampton, dove trascorre i suoi weekend in panchina.
Giovedì aprirà il mercato. La Juve ha come priorità il centrocampista Leandro Paredes del Psg, magari in cambio di Emre Can. Il Milan, che punta il difensore Todibo del Barcellona, è ossessionato dalle cessioni, urgenti e inevitabili. Non solo Piatek. Anche Paquetà. Leonardo, che l’anno scorso lo aveva portato a Milanello per 37 milioni, lo vorrebbe a Parigi, ma di milioni ne offre solo 20.
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Accordo trovato: la Roma passa a Friedkin
IL TEMPO (F. BIAFORA) - E’ venuto. Ha visto. Ha deciso di investire nella Roma. Ed ora ha raggiunto un accordo con Pallotta per diventarne l’azionista di maggioranza. Da ieri Dan Friedkin è virtualmente il nuovo proprietario giallorosso ad oltre due mesi di distanza dal momento in cui ha dato mandato ai propri advisor di seguire con attenzione e di approfondire il dossier di vendita preparato da Goldman Sachs. Il magnate texano ha raggiunto un’intesa - la notizia era nell’aria già da prima di Natale - con James Pallotta in merito alla valutazione dell’intero pacchetto giallorosso. La base su cui il presidente bostoniano e il tycoon di Houston si sono virtualmente stretti la mano è una valutazione di 550 milioni, a cui vanno sommati i 272,1 milioni dell’indebitamento finanziario netto (cifra al 30 settembre dell’anno corrente) e i massimo 150 milioni dell’aumento di capitale, già approvato dall’assemblea degli azionisti e da completare entro il 31 dicembre 2020. Al momento di andare in stampa non era stato ancora pubblicata la nota richiesta dalla Consob alla dirigenza della Roma, che è una società quotata in Borsa: il comunicato del club è atteso al massimo per questa mattina prima dell’apertura delle contrattazioni, che già negli scorsi giorni avevano fatto schizzare il titolo fino a 0,657 euro per azione sulla scia delle notizie sul possibile avvicendamento della proprietà.
Nella comunicazione al mercato si confermerà che AS Roma Spv Llc - ovvero la società costituita in Delaware da Pallotta e soci e messa a capo di tutte le aziende che orbitano nel mondo giallorosso, compreso il club - ha trovato con la controparte un accordo sulla valutazione economica di Neep e delle sue controllate e verrà precisato che ad ora non è stato formalizzato e sottoscritto alcun tipo di accordo: in caso di perfezionamento degli accordi, che comunque saranno soggetti al buon esito della due diligence e al fatto che tutte le negoziazioni delle clausole contrattuali saranno reciprocamente accettate da entrambe le parti, Spv Llc farà poi una comunicazione al mercato. Non saranno esplicitate cifre, né sarà specificato se nell’accordo è previsto un trasferimento integrale di Neep al nuovo veicolo che Friedkin costituirà appositamente per l’operazione-Roma negli Usa o se Pallotta resterà con una quota di minoranza.
Da ricordare che Spv Llc ha il possesso diretto del 3,293% di AS Roma Spa, e per tramite della partecipata al 100%, la Neep Roma Holding Spa, possiede l’83,284% del totale delle azioni del club. A sua volta Neep, holding italiana, ha tra le altre il 100% di Brand Management, di AS Roma Real Estate e soprattutto di Stadio TdV SpA, la società deputata alla progettazione, finanziamento, costruzione e gestione del progetto riguardante lo Stadio della Roma. L’auspicio dei legali coinvolti è quello di formalizzare il tutto già entro la metà di gennaio, accelerando tutte le pratiche grazie al fatto che l’operazione avverrà direttamente negli Stati Uniti dove i passaggi burocratici di trattative del genere sono più veloci e snelli. Con l’acquisto del controllo della Roma Friedkin sarà costretto a lanciare un’Opa, necessaria secondo i regolamenti Consob: l’Offerta Pubblica di Acquisto avrebbe un importo di poco inferiore ai venti milioni. Il texano si era presentato, insieme al figlio Ryan, a Roma a novembre e ora si attende un suo imminente ritorno in Italia. L’accelerazione della trattativa è arrivata anche grazie alla “success fee”, un bonus che spetta alle banche coinvolte come advisor se tutto si fosse concluso entro Capodanno. Sarà una fine del 2019 con i botti.
IL TEMPO (F. BIAFORA) - E’ venuto. Ha visto. Ha deciso di investire nella Roma . Ed ora ha raggiunto un accordo con Pallotta per diventarne l’azionista di maggioranza. Da ieri Dan Friedkin è virtualmente il nuovo proprietario giallorosso ad oltre due mesi di distanza dal momento in cui ha dat......ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Ma su questo Pippo Inzaghi allenatore rinato non diciamo nulla?
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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State pensando anche voi quello che sto pensando io?
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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E se adesso suono le canzoni
Quelle stesse che tu amavi tanto
Lei si siede accanto a me sorride e pensa
Che le abbia dedicate a lei
E non sa di quando ti dicevo
"Mangia un po' di più che sei tutt'ossa"...
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"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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