Fonseca salvo dopo Inter-Milan: «È stata la vittoria dei giocatori. Le voci su di me? Io non ascolto niente»
L'allenatore portoghese salva la panchina nella partita più importante: Nessuno ha creato così tante difficoltà ai nerazzurri. La squadra ha giocato con coraggio»
Il derby toglie, il derby dà. L’incubo ricorrente di Stefano Pioli diventa il sogno di speranza di Paulo Fonseca, che rialza la testa e scaccia i fantasmi che svolazzavano da giorni sopra la sua traballante panchina, resa ora più solida da tre punti che valgono come tre chiodi. «Una vittoria meritata, molto importante per il momento che stavamo vivendo» ha ammesso a fine partita, tornando a sorridere dopo giorni durissimi, mentre i tifosi rossoneri cantavano e festeggiavano. Era arrivato a questo duello-verità con l’acqua alla gola, sapendo benissimo che un tracollo gli sarebbe costato un licenziamento certo, per di più con giusta causa. Invece il colpaccio gli dà speranza. E lo salva.
Gabbia abbraccia Fonseca: «Siamo tutti con lui»
La fiducia resta a termine, come è giusto che sia, perché fin qui il suo Milan ha stentato davvero troppo e serviranno controprove. Ma finalmente qualcosa di diverso si è visto, anche in termini di risposta caratteriale da parte della squadra. È stato il miglior Diavolo di stagione: rabbioso, equilibrato, determinato. Significa che i giocatori, se non sono con l’allenatore, almeno non gli sono contro. «Siamo con lui, al di là di quel che si dice» ha ribadito il match winner Matteo Gabbia. Anche da un punto di vista tattico il tecnico portoghese ha dato un segnale forte: ha pagato la scelta del 4-4-2 iniziale, con Abraham e Morata insieme, una tattica ultraoffensiva con quattro punte che aveva fatto storcere il naso a molti, ma che alla fine si è rivelata efficace.
Fonseca: «Mai nessuno ha creato così tante difficoltà all'Inter»
A dar coraggio all’allenatore in bilico sono state forse anche le parole di Zlatan Ibrahimovic prima del match, finalmente da dirigente vero: «Partita decisiva per Fonseca? Assolutamente no. Il focus è sulla partita, nessuno ha parlato di altro. Non ci sono altre cose in mente. Le critiche ci danno più gas. Le battute? Non posso farle perché non tutti le capiscono, allora devo stare attento». Ad ogni modo il suo intervento ha funzionato. E la svolta, forse, è arrivata.
«Non ricordo negli ultimi tempi una squadra creare così tanti problemi all’Inter come abbiamo fatto noi — ha aggiunto Fonseca dopo la gara —. Il mio futuro? Per me è lo stesso, io non sento e non vedo niente. Sarà una settimana con più fiducia, ma per me è importante continuare a vedere i giocatori credere nelle nostre idee. È stata soprattutto una vittoria dei giocatori». E sul modulo con il doppio centravanti Abraham-Morata: «In realtà abbiamo sempre giocato così...».
La sua posizione, come detto, resta sotto osservazione. La fiducia è a tempo. E non potrebbe essere altrimenti, visto che la classifica resta sotto le aspettative di inizio stagione, quando lui per primo parlava di scudetto. Da Igor Tudor a Maurizio Sarri, da Max Allegri a Ediz Terzic, gli identikit sul tavolo delle scrivanie all’ultimo piano di Casa Milan sono diversi. E continueranno a restare lì, pronti per essere consultati. Con le prossime partite che continueranno a essere decisive.
Ma il primo derby vinto dopo i sei k.o. filati potrebbe aver davvero cambiato gli scenari. In fondo è proprio da notti così che iniziano le grandi rimonte. Vedremo. Venerdì il Lecce a San Siro, poi la seconda giornata di Champions in casa del Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, infine la Fiorentina in trasferta: tre sfide-crocevia per rimettersi in corsa in Italia e in Europa prima della sosta per le nazionali, dimostrando che il derby non è stato solo una casualità, ma un nuovo inizio. Quando finiscono gli incubi, a volte iniziano i sogni.
CorSera
L'allenatore portoghese salva la panchina nella partita più importante: Nessuno ha creato così tante difficoltà ai nerazzurri. La squadra ha giocato con coraggio»
Il derby toglie, il derby dà. L’incubo ricorrente di Stefano Pioli diventa il sogno di speranza di Paulo Fonseca, che rialza la testa e scaccia i fantasmi che svolazzavano da giorni sopra la sua traballante panchina, resa ora più solida da tre punti che valgono come tre chiodi. «Una vittoria meritata, molto importante per il momento che stavamo vivendo» ha ammesso a fine partita, tornando a sorridere dopo giorni durissimi, mentre i tifosi rossoneri cantavano e festeggiavano. Era arrivato a questo duello-verità con l’acqua alla gola, sapendo benissimo che un tracollo gli sarebbe costato un licenziamento certo, per di più con giusta causa. Invece il colpaccio gli dà speranza. E lo salva.
Gabbia abbraccia Fonseca: «Siamo tutti con lui»
La fiducia resta a termine, come è giusto che sia, perché fin qui il suo Milan ha stentato davvero troppo e serviranno controprove. Ma finalmente qualcosa di diverso si è visto, anche in termini di risposta caratteriale da parte della squadra. È stato il miglior Diavolo di stagione: rabbioso, equilibrato, determinato. Significa che i giocatori, se non sono con l’allenatore, almeno non gli sono contro. «Siamo con lui, al di là di quel che si dice» ha ribadito il match winner Matteo Gabbia. Anche da un punto di vista tattico il tecnico portoghese ha dato un segnale forte: ha pagato la scelta del 4-4-2 iniziale, con Abraham e Morata insieme, una tattica ultraoffensiva con quattro punte che aveva fatto storcere il naso a molti, ma che alla fine si è rivelata efficace.
Fonseca: «Mai nessuno ha creato così tante difficoltà all'Inter»
A dar coraggio all’allenatore in bilico sono state forse anche le parole di Zlatan Ibrahimovic prima del match, finalmente da dirigente vero: «Partita decisiva per Fonseca? Assolutamente no. Il focus è sulla partita, nessuno ha parlato di altro. Non ci sono altre cose in mente. Le critiche ci danno più gas. Le battute? Non posso farle perché non tutti le capiscono, allora devo stare attento». Ad ogni modo il suo intervento ha funzionato. E la svolta, forse, è arrivata.
«Non ricordo negli ultimi tempi una squadra creare così tanti problemi all’Inter come abbiamo fatto noi — ha aggiunto Fonseca dopo la gara —. Il mio futuro? Per me è lo stesso, io non sento e non vedo niente. Sarà una settimana con più fiducia, ma per me è importante continuare a vedere i giocatori credere nelle nostre idee. È stata soprattutto una vittoria dei giocatori». E sul modulo con il doppio centravanti Abraham-Morata: «In realtà abbiamo sempre giocato così...».
La sua posizione, come detto, resta sotto osservazione. La fiducia è a tempo. E non potrebbe essere altrimenti, visto che la classifica resta sotto le aspettative di inizio stagione, quando lui per primo parlava di scudetto. Da Igor Tudor a Maurizio Sarri, da Max Allegri a Ediz Terzic, gli identikit sul tavolo delle scrivanie all’ultimo piano di Casa Milan sono diversi. E continueranno a restare lì, pronti per essere consultati. Con le prossime partite che continueranno a essere decisive.
Ma il primo derby vinto dopo i sei k.o. filati potrebbe aver davvero cambiato gli scenari. In fondo è proprio da notti così che iniziano le grandi rimonte. Vedremo. Venerdì il Lecce a San Siro, poi la seconda giornata di Champions in casa del Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, infine la Fiorentina in trasferta: tre sfide-crocevia per rimettersi in corsa in Italia e in Europa prima della sosta per le nazionali, dimostrando che il derby non è stato solo una casualità, ma un nuovo inizio. Quando finiscono gli incubi, a volte iniziano i sogni.
CorSera
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