Milan, la strada resta in salita. Inter, che trauma per Inzaghi
La vittoria del Milan nel derby è prepotente e meritata, ed è una svolta per l’allenatore Fonseca. Fa da contraltare la smorfia di dolore dell’Inter, urge una terapia risolutiva
Inter squadra amica. Sì, ma di Fonseca. La testimonianza di affetto che i nerazzurri danno al tecnico portoghese è un’opera buona, da missionario: gli salvano la carriera. Questa vittoria, prepotente e meritata, è una svolta per l’allenatore del Milan, così diverso, lontano da quello visto pochi giorni fa contro il Liverpool in Champions e all’inizio di un campionato orripilante.
Il derby del Milan parte nel migliore dei modi, quando Mkhitaryan si fa soffiare la palla da Pulisic libero di volare in gol: anche questa distrazione difensiva rientra nell’opera caritatevole dell’Inter? La domanda va rivolta a Simone Inzaghi che rimedia con un’azione da Inter, una delle poche, finalizzata da Dimarco. Ma tranne questa parentesi durata una ventina di minuti, il Milan di Fonseca ha dettato legge, creando calcio e occasioni. Soprattutto nella ripresa. Un altro Milan, così bello se l’aspettava forse solo Fonseca, il cui futuro assume un’altra dimensione che va ben al di là delle parole di Ibra, finalmente senza fuochi di artificio, ieri sera più ragionevoli e mature, da dirigente e non da capetto («io sono il boss… comando io… tutti lavorano per me…», sì meglio dimenticarle).
Nello sport contano i fatti, i risultati, ne sa qualcosa Daniele De Rossi. E non c’è dubbio che senza questi tre punti, ancora più prestigiosi, perché conquistati in un derby, il racconto avrebbe avuto pagine diverse. La strada di Fonseca resta in salita, ma la si può affrontare con maggiore fiducia. Non è tutto risolto, per esempio il gol del pareggio dell’Inter nasce su un cambio di campo che il Milan sta a guardare, quasi ammirato. Leao è sempre Leao: un’opera non sempre compiuta. Quindi i problemi restano, ma adesso c’è anche un sorriso che può rivelarsi terapeutico. Fa da contraltare la smorfia di dolore dell’Inter, urge una terapia risolutiva: tocca al professor Simone Inzaghi, il primario, trovare la diagnosi giusta. Non è facile, perché il trauma è forte e profondo.
CorSera
La vittoria del Milan nel derby è prepotente e meritata, ed è una svolta per l’allenatore Fonseca. Fa da contraltare la smorfia di dolore dell’Inter, urge una terapia risolutiva
Inter squadra amica. Sì, ma di Fonseca. La testimonianza di affetto che i nerazzurri danno al tecnico portoghese è un’opera buona, da missionario: gli salvano la carriera. Questa vittoria, prepotente e meritata, è una svolta per l’allenatore del Milan, così diverso, lontano da quello visto pochi giorni fa contro il Liverpool in Champions e all’inizio di un campionato orripilante.
Il derby del Milan parte nel migliore dei modi, quando Mkhitaryan si fa soffiare la palla da Pulisic libero di volare in gol: anche questa distrazione difensiva rientra nell’opera caritatevole dell’Inter? La domanda va rivolta a Simone Inzaghi che rimedia con un’azione da Inter, una delle poche, finalizzata da Dimarco. Ma tranne questa parentesi durata una ventina di minuti, il Milan di Fonseca ha dettato legge, creando calcio e occasioni. Soprattutto nella ripresa. Un altro Milan, così bello se l’aspettava forse solo Fonseca, il cui futuro assume un’altra dimensione che va ben al di là delle parole di Ibra, finalmente senza fuochi di artificio, ieri sera più ragionevoli e mature, da dirigente e non da capetto («io sono il boss… comando io… tutti lavorano per me…», sì meglio dimenticarle).
Nello sport contano i fatti, i risultati, ne sa qualcosa Daniele De Rossi. E non c’è dubbio che senza questi tre punti, ancora più prestigiosi, perché conquistati in un derby, il racconto avrebbe avuto pagine diverse. La strada di Fonseca resta in salita, ma la si può affrontare con maggiore fiducia. Non è tutto risolto, per esempio il gol del pareggio dell’Inter nasce su un cambio di campo che il Milan sta a guardare, quasi ammirato. Leao è sempre Leao: un’opera non sempre compiuta. Quindi i problemi restano, ma adesso c’è anche un sorriso che può rivelarsi terapeutico. Fa da contraltare la smorfia di dolore dell’Inter, urge una terapia risolutiva: tocca al professor Simone Inzaghi, il primario, trovare la diagnosi giusta. Non è facile, perché il trauma è forte e profondo.
CorSera
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