Milan in crisi, cosa non va: manca equilibrio, Leao e Theo in difficoltà, calendario duro
Solo un punto in due partite per i rossoneri, che hanno investito 70 milioni ma che non partivano così male da tredici anni. E in tanti sui social sperano già nell'addio di Fonseca
Nuovo Diavolo, vecchi errori. La sconfitta di Parma, tutt’altro che casuale, tanto che il risultato poteva essere perfino peggiore, ha riportato il Milan indietro di cento giorni, al triste finale dell’ultima stagione. Sono cambiati diversi giocatori, il club ha investito sul mercato non poco, oltre 70 milioni di euro, è cambiato l’allenatore, passando da Stefano Pioli a Paulo Fonseca, ma i difetti sono sempre gli stessi. Nel mirino continua a esserci la difesa, o meglio la fase difensiva, che riesce a distruggere anche quanto di buono si crea dalla metà campo in su.
I quattro gol subiti nelle prime due partite contro Torino e Parma spaventano più ancora del solo punto racimolato, che rappresenta la peggior partenza da tredici anni a questa parte. A inquietare è la modalità, la facilità con la quale gli avversari trovano il sistema di approfittare dell’assoluta mancanza di equilibrio tattico, con cinque-sei giocatori insensatamente oltre la linea della palla. Basta un cambio campo o un contropiede e il gioco è fatto. Una pacchia per gli allenatori avversari, che pur senza grandi interpreti si presentano con idee chiare e e compiti fatti. Tatticamente, la serie A non perdona.
Fonseca è già a rischio?
Inevitabile quindi chiedersi perché fin qui il tecnico portoghese non abbia trovato una contromossa. Nemmeno in corso d’opera, come si è visto al Tardini, dove una volta riacchiappata la partita è arrivato il gol del nuovo sorpasso, uguale al primo. E pensare che il suo Lille l’anno passato ha fatto segnare in Ligue 1 il record di clean sheet, vale a dire gare senza subire reti, ben 22. Come a dire: non siamo di fronte a uno sprovveduto, tutt’altro. Le sue qualità sono fuori discussione, il profilo è di prima fascia.
Ed è davvero troppo presto per metterlo in discussione, anche se sui social c’è chi reclama già Allegri o un Pioli-bis. Calma. Il club, a partire da Ibrahimovic, lo ha voluto fortemente scegliendolo fra un casting infinito. E ora dovrà difenderlo, anche mediaticamente, alla vigilia di un settembre rosso che mette in calendario il derby verità e l’inizio della Champions. Vedremo se dal mercato arriverà un vice di Morata, che è già indispensabile: servirebbe.
Leao e Theo deludono, la svolta passa da loro
Anche da Fonseca ci si attende però una svolta immediata, già sabato in casa della Lazio: servono accorgimenti tattici, magari un mediano in più, che portino maggiore equilibrio. L’ultimo arrivo Fofana sarà fondamentale, come Pavlovic che in difesa ha già impressionato. Le parole a fine partita del tecnico («Difficile spiegare perché giochiamo cosi») sono apprezzabili per l’onestà, ma suonano preoccupanti. La verità è che ora le parole non contano più. Siamo solo alla seconda giornata e il tempo per invertire la rotta non manca: ciò che conta è farlo al più presto, sul campo, prima che le altre prendano il largo.
Una considerazione ulteriore riguarda però i giocatori: anche loro sono responsabili di questo avvio choc. Da calciatori talentuosi e strapagati come Leao e Theo Hernandez è doveroso aspettarsi molto di più, anche in termini di leadership. Sta ovviamente a Fonseca trovare anche la chiave comunicativa, ma trattandosi di professionisti ormai formati sono loro a doversi dare la spinta da soli, trascinando i compagni. Rafael ha litigato con qualche tifoso, ma non è così che deve sprecare energie. Il nuovo Diavolo, come quello vecchio, ha un maledetto bisogno di lui.
CorSera
Solo un punto in due partite per i rossoneri, che hanno investito 70 milioni ma che non partivano così male da tredici anni. E in tanti sui social sperano già nell'addio di Fonseca
Nuovo Diavolo, vecchi errori. La sconfitta di Parma, tutt’altro che casuale, tanto che il risultato poteva essere perfino peggiore, ha riportato il Milan indietro di cento giorni, al triste finale dell’ultima stagione. Sono cambiati diversi giocatori, il club ha investito sul mercato non poco, oltre 70 milioni di euro, è cambiato l’allenatore, passando da Stefano Pioli a Paulo Fonseca, ma i difetti sono sempre gli stessi. Nel mirino continua a esserci la difesa, o meglio la fase difensiva, che riesce a distruggere anche quanto di buono si crea dalla metà campo in su.
I quattro gol subiti nelle prime due partite contro Torino e Parma spaventano più ancora del solo punto racimolato, che rappresenta la peggior partenza da tredici anni a questa parte. A inquietare è la modalità, la facilità con la quale gli avversari trovano il sistema di approfittare dell’assoluta mancanza di equilibrio tattico, con cinque-sei giocatori insensatamente oltre la linea della palla. Basta un cambio campo o un contropiede e il gioco è fatto. Una pacchia per gli allenatori avversari, che pur senza grandi interpreti si presentano con idee chiare e e compiti fatti. Tatticamente, la serie A non perdona.
Fonseca è già a rischio?
Inevitabile quindi chiedersi perché fin qui il tecnico portoghese non abbia trovato una contromossa. Nemmeno in corso d’opera, come si è visto al Tardini, dove una volta riacchiappata la partita è arrivato il gol del nuovo sorpasso, uguale al primo. E pensare che il suo Lille l’anno passato ha fatto segnare in Ligue 1 il record di clean sheet, vale a dire gare senza subire reti, ben 22. Come a dire: non siamo di fronte a uno sprovveduto, tutt’altro. Le sue qualità sono fuori discussione, il profilo è di prima fascia.
Ed è davvero troppo presto per metterlo in discussione, anche se sui social c’è chi reclama già Allegri o un Pioli-bis. Calma. Il club, a partire da Ibrahimovic, lo ha voluto fortemente scegliendolo fra un casting infinito. E ora dovrà difenderlo, anche mediaticamente, alla vigilia di un settembre rosso che mette in calendario il derby verità e l’inizio della Champions. Vedremo se dal mercato arriverà un vice di Morata, che è già indispensabile: servirebbe.
Leao e Theo deludono, la svolta passa da loro
Anche da Fonseca ci si attende però una svolta immediata, già sabato in casa della Lazio: servono accorgimenti tattici, magari un mediano in più, che portino maggiore equilibrio. L’ultimo arrivo Fofana sarà fondamentale, come Pavlovic che in difesa ha già impressionato. Le parole a fine partita del tecnico («Difficile spiegare perché giochiamo cosi») sono apprezzabili per l’onestà, ma suonano preoccupanti. La verità è che ora le parole non contano più. Siamo solo alla seconda giornata e il tempo per invertire la rotta non manca: ciò che conta è farlo al più presto, sul campo, prima che le altre prendano il largo.
Una considerazione ulteriore riguarda però i giocatori: anche loro sono responsabili di questo avvio choc. Da calciatori talentuosi e strapagati come Leao e Theo Hernandez è doveroso aspettarsi molto di più, anche in termini di leadership. Sta ovviamente a Fonseca trovare anche la chiave comunicativa, ma trattandosi di professionisti ormai formati sono loro a doversi dare la spinta da soli, trascinando i compagni. Rafael ha litigato con qualche tifoso, ma non è così che deve sprecare energie. Il nuovo Diavolo, come quello vecchio, ha un maledetto bisogno di lui.
CorSera
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