Como in serie A: stadio, un miliardo di valore e merchandising. Il club più ricco d'Italia ora può sognare in grande
Un pareggio con il Cosenza e sul Lago di Como scatta la festa: lariani in serie A dopo 21 anni. Per restarci, grazie alla proprietà degli Hartono, i più ricchi del calcio
Una notte lunga e piena di stelle. Entusiasmo, tanto. Felicità, ancora di più. Una festa rumorosa eppure composta, attesa 21 anni e per questo assaporata fino in fondo. Il Como torna in serie A e ha tutta l’intenzione di restarci. Il giorno giusto si trascina elettrico in un pomeriggio caldo, con i tavolini dei bar pieni di turisti e i tifosi che lentamente iniziano a invadere lo stadio.
Una bolla azzurra, che scuote la testa incredula nel primo tempo della partita con il Cosenza, quando la squadra di Roberts e Fabregas va sotto e i rivali del Venezia vincono a La Spezia. Nella ripresa scatta qualcosa. L’ansia diventa adrenalina, la paura si trasforma in rabbia. Il resto è storia: il gol di Verdi, il Venezia che crolla, la promozione diretta che si materializza.
In tribuna, seduto accanto a Mirwan Suwarso, braccio operativo della proprietà, per la prima volta c’è anche Thierry Henry, magnifico ex calciatore, oggi azionista del Como. Elegantissimo, sorridente, a fine partita premia i giocatori (insieme a Mauro Balata, presidente della Lega di B, e Lucia Salmaso di Bkt) che sfilano uno dopo l’altro davanti al pubblico. Un abbraccio per tutti, un po’ più speciale quello riservato a Fabregas, l’allenatore che con le sue idee ha rilanciato la squadra a metà stagione. Cesc prova a rientrare negli spogliatoi dopo la celebrazione, ma i tifosi che hanno invaso il campo sono come ipnotizzati. Un selfie dopo l’altro, lo spagnolo avanza a fatica, come Cutrone, che dedica la promozione «a mio padre, che adesso non c’è più, è stata la persona più importante della mia vita», poi giura fedeltà: «Adesso resto qui, finalmente sono riuscito a far vedere le mie qualità».
Quando finisce la partita il lago si colora d’azzurro. Clacson, trombette, fuochi d’artificio. Per le strade ci sono tantissimi giovani, ragazzi che da queste parti non hanno mai visto la serie A, nel 2003 neanche erano nati. «Avrei voluto assistere a tutto questo con mio nonno, che mi ha trasmesso il tifo per il Como», dice Giovanni, neanche 18 anni, con gli occhi lucidi. Poco accanto un papà ha sulle spalle la figlia, intanto si guarda attorno emozionato.
Questo Como è entrato in una dimensione in cui non ci si stupisce di vedere in tribuna al Sinigaglia Jamie Vardy, il bomber del Leicester scatenato al gol di Verdi, che magari pensa a un futuro sul lago. E Gianluca Zambrotta, comasco, che non nasconde la felicità: «Il ritorno in A è una gioia indescrivibile, immensa». Il viaggio è appena iniziato. Lo sottolinea proprio Verdi: «Ci abbiamo sempre creduto, ora ci godiamo questo traguardo con una società molto ambiziosa che vuole raggiungere traguardi importanti». L’ex Toro e Napoli ringrazia Roberts («Ci ha portato una mentalità vincente»), il mister che individua la svolta nella partita persa a Cremona alla 29ª giornata: «Dopo non abbiamo più perso».
Il Como sbarca in serie A forte di una proprietà (gli indonesiani Hartono) che vanta un patrimonio di oltre 40 miliardi di dollari: è la più ricca del calcio italiano. Alle spalle del club, infatti, ci sono gli indonesiani Robert e Michael Hartono che detengono rispettivamente un patrimonio di 26,5 e 25,5 miliardi di dollari secondo Forbes e sono entrambi nella top 10 dei proprietari di società sportive più facoltosi del pianeta. Davanti, e di molto, a big della Serie A col portafoglio gonfio come Commisso, Friedkin, Saputo o Elkann. Questi i loro prossimi obiettivi: portare i ricavi del merchandising da 4 a 20 milioni di euro, migliorare il centro sportivo di Mozzate, arrivare a un miliardo di euro di valore del club, considerando anche l’indotto del turismo generato dal calcio. Poi rimodernare lo stadio Sinigaglia, trasformarlo in un impianto attuale (e omologabile per la massima serie) e, ovviamente, costruire una squadra che possa farsi valere in serie A. Per fare sogni ancora più grandi ci sarà tempo.
CorSera
Un pareggio con il Cosenza e sul Lago di Como scatta la festa: lariani in serie A dopo 21 anni. Per restarci, grazie alla proprietà degli Hartono, i più ricchi del calcio
Una notte lunga e piena di stelle. Entusiasmo, tanto. Felicità, ancora di più. Una festa rumorosa eppure composta, attesa 21 anni e per questo assaporata fino in fondo. Il Como torna in serie A e ha tutta l’intenzione di restarci. Il giorno giusto si trascina elettrico in un pomeriggio caldo, con i tavolini dei bar pieni di turisti e i tifosi che lentamente iniziano a invadere lo stadio.
Una bolla azzurra, che scuote la testa incredula nel primo tempo della partita con il Cosenza, quando la squadra di Roberts e Fabregas va sotto e i rivali del Venezia vincono a La Spezia. Nella ripresa scatta qualcosa. L’ansia diventa adrenalina, la paura si trasforma in rabbia. Il resto è storia: il gol di Verdi, il Venezia che crolla, la promozione diretta che si materializza.
In tribuna, seduto accanto a Mirwan Suwarso, braccio operativo della proprietà, per la prima volta c’è anche Thierry Henry, magnifico ex calciatore, oggi azionista del Como. Elegantissimo, sorridente, a fine partita premia i giocatori (insieme a Mauro Balata, presidente della Lega di B, e Lucia Salmaso di Bkt) che sfilano uno dopo l’altro davanti al pubblico. Un abbraccio per tutti, un po’ più speciale quello riservato a Fabregas, l’allenatore che con le sue idee ha rilanciato la squadra a metà stagione. Cesc prova a rientrare negli spogliatoi dopo la celebrazione, ma i tifosi che hanno invaso il campo sono come ipnotizzati. Un selfie dopo l’altro, lo spagnolo avanza a fatica, come Cutrone, che dedica la promozione «a mio padre, che adesso non c’è più, è stata la persona più importante della mia vita», poi giura fedeltà: «Adesso resto qui, finalmente sono riuscito a far vedere le mie qualità».
Quando finisce la partita il lago si colora d’azzurro. Clacson, trombette, fuochi d’artificio. Per le strade ci sono tantissimi giovani, ragazzi che da queste parti non hanno mai visto la serie A, nel 2003 neanche erano nati. «Avrei voluto assistere a tutto questo con mio nonno, che mi ha trasmesso il tifo per il Como», dice Giovanni, neanche 18 anni, con gli occhi lucidi. Poco accanto un papà ha sulle spalle la figlia, intanto si guarda attorno emozionato.
Questo Como è entrato in una dimensione in cui non ci si stupisce di vedere in tribuna al Sinigaglia Jamie Vardy, il bomber del Leicester scatenato al gol di Verdi, che magari pensa a un futuro sul lago. E Gianluca Zambrotta, comasco, che non nasconde la felicità: «Il ritorno in A è una gioia indescrivibile, immensa». Il viaggio è appena iniziato. Lo sottolinea proprio Verdi: «Ci abbiamo sempre creduto, ora ci godiamo questo traguardo con una società molto ambiziosa che vuole raggiungere traguardi importanti». L’ex Toro e Napoli ringrazia Roberts («Ci ha portato una mentalità vincente»), il mister che individua la svolta nella partita persa a Cremona alla 29ª giornata: «Dopo non abbiamo più perso».
Il Como sbarca in serie A forte di una proprietà (gli indonesiani Hartono) che vanta un patrimonio di oltre 40 miliardi di dollari: è la più ricca del calcio italiano. Alle spalle del club, infatti, ci sono gli indonesiani Robert e Michael Hartono che detengono rispettivamente un patrimonio di 26,5 e 25,5 miliardi di dollari secondo Forbes e sono entrambi nella top 10 dei proprietari di società sportive più facoltosi del pianeta. Davanti, e di molto, a big della Serie A col portafoglio gonfio come Commisso, Friedkin, Saputo o Elkann. Questi i loro prossimi obiettivi: portare i ricavi del merchandising da 4 a 20 milioni di euro, migliorare il centro sportivo di Mozzate, arrivare a un miliardo di euro di valore del club, considerando anche l’indotto del turismo generato dal calcio. Poi rimodernare lo stadio Sinigaglia, trasformarlo in un impianto attuale (e omologabile per la massima serie) e, ovviamente, costruire una squadra che possa farsi valere in serie A. Per fare sogni ancora più grandi ci sarà tempo.
CorSera
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