Originariamente Scritto da Naturalissimo.88
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Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Eccoci , di ritorno dalle fogne
Saluti.Originariamente Scritto da huntermastertu ti sacrifichi tutta la vita mangiando mer da in bianco e bevendl acqua per.farti le seghe nella tua kasa di prigio.Originariamente Scritto da luna80Ma come? Non avevi mica posto sicuro al McDonald's come salatore di patatine?
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Il problema di Lukaku non è non segnare...ma non segnare quando si alza un attimo l'asticella della difficoltà. Va in difficoltà come va in difficoltà l'Inter (o almeno questo ha detto fin qui la stagione).
Intanto anche Motta sta per saltare. Credo che siamo alla decima o undicesima panchina saltata. Metà o più della metà delle squadre hanno già cambiato guida tecnica...e non è ancora finito il girone di andata....ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
C. Campo - Moriremo Lontani
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Originariamente Scritto da sebix Visualizza Messaggiosei una sentenzaOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Ha perso pure il Torino in casa con la Spal. Rischia pure Mazzarri?...ma di noi
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Originariamente Scritto da sebix Visualizza Messaggiosei una sentenzaOriginariamente Scritto da germanomosconi Visualizza MessaggioEri sparito
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Originariamente Scritto da Steel77 Visualizza Messaggioeravamo tutti preoccupati. Se il benessere di sebix dipende dalle vittorie dell'inter allora che l'inter vinca! E che cazz*!
scrivo solo molto meno
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L’Inter fa quattro gol al Genoa, non molla la Juve e si tiene agganciata alla testa della classifica, incollata ai bianconeri. Lukaku scatenato sta facendo più gol di Ronaldo e in genere l’attacco nerazzurro batte addirittura il trio Ronaldo-Dyabala-Higuain. Nella lotta scudetto le due big perfettamente alla pari, con qualche chances per Lazio e Roma. Insomma, arrivati alla sosta natalizia, chi l’avrebbe mai detto che l’Inter di Conte sarebbe riuscita a tanto?
Inter-Genoa 4-0
Non c’è differenza sostanziale oggi tra la Juve e l’ Inter. Stessi punti in classifica, ma un attacco, quello di Lukaku e Lautaro, che sta prendendo il largo rispetto all’attacco dei tre tenori Ronaldo, Dybala e Higuain. Due in collaborazione con i centrocampisti e il gioco più verticale e diretto di Conte,possono far meglio del trio più gettonato del momento. Anche se, oggettivamente, è solo questione di dettagli.
Considerato che siamo alla 17a giornata, e dunque praticamente a metà campionato, diciamo che a oggi, le squadre di Sarri e Conte si giocano lo scudetto con le stesse chances. Direi 40% e 40%, con un 20% da suddividersi tra Lazio e Roma. La Juve ha più considerazione, gode di più favori (del pronostico), perché di scudetti ne ha già vinti otto di seguito, al momento ha un maggior prestigio internazionale, ha Ronaldo che è considerato secondo solo a Messi. Ma intanto Lukaku – doppietta al Genoa, testa e gran sinistro da lontano dopo una doppia finta per crearsi lo spazio) fa più gol di Ronaldo (12 contro 10). E si permette, generosamente, perfino il lusso di rinunciare a un rigore per farlo tirare al giovanissimo Sebastiano Esposito (17 anni, contro il Genoa titolare per l’assenza di Lautaro) e mettere a segno così il primo gol in serie A. Tanto per continuare con il gioco dei punti di contatto, entrambi – Ronaldo e Lukaku – hanno fatto gol di testa nell’ultima partita. Ronaldo in terzo tempo con spettacolare elevazione e sospensione, Lukaku a mezza altezza ma con una notevolissima torsione per via della palla che preveniva da dietro (e dunque non facile).
L’ Inter si gode anche la bella genuina innocenza di Sebastiano Esposito, prodotto del suo settore giovanile: un bambino passato da Castellammare di Stabia, al Brescia per poi finire all’Inter. Oggi Esposito è la mascotte portafortuna, e non solo, dell’ Inter: il ragazzino in cui tutti vedono loro stessi da giovani. Una vita fatta di sogni ma anche e soprattutto sacrifici, per poi essere ripagato con le emozioni di San Siro.
Si va dunque alla sosta natalizia così, con una lotta scudetto incerta e sospesa come meglio conviene al campionato e allo spettacolo. E’ vero che quest’anno, almeno fino a quando è in corsa, per la Juve è più importante la Champions League, ma cedere il passo proprio all’ Inter – che dalla Champions è già fuori e che lotta per la consolazione dell’Europa League – le costerebbe un prezzo abbastanza caro. Siamo alla prima stagione di Sarri, dopo i 5 scudetti consecutivi di Allegri, ora fermo a guardare chi ne ha preso il posto.
Il calcio va in vacanza ma ci lascia parecchio da chiacchierare sulle tavole di questo Natale.
SERIE A, GIORNATA N. 17 Inter-Genoa 4-0 Non c'è differenza sostanziale oggi tra la Juve e l' Inter. Stessi punti in classifica, ma un attacco, quello di Lukaku e Lautaro, che sta prendendo il largo rispetto all'attacco dei tre tenori Ronaldo, Dybala e Higuain. Due in collaborazione con i centrocampisti e il gioco più verticale e diretto di Conte,possono far meglio del trio più gettonato del momento. Anche se, oggettivamente, è solo questione di dettagli. Considerato che siamo alla 17a giornata, e dunque praticamente a metà campionato, diciamo che a oggi, le squadre di Sarri e Conte si giocano lo scudetto con le stesse chances. Direi 40% e 40%, con un 20% da suddividersi tra Lazio e Roma. La Juve ha più considerazione, gode di più favori (del pronostico), perché di scudetti ne ha già vinti otto di seguito, al momento ha un maggior prestigio internazionale, ha Ronaldo che è considerato secondo solo a Messi. Ma intanto Lukaku – doppietta al Genoa, testa e gran sinistro da lontano dopo...ma di noi
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La Juve e CR7 provano a saltare anche l’ostacolo Lazio, Sarri «minaccia»: «Mi sto divertendo»
La squadra di Inzaghi ha appena battuto i bianconeri in campionato. Non solo: nel 2017 ha già trionfato proprio in Supercoppa, ma Sarri vuole il primo trofeo italiano
Il volo di Ronaldo contro la Sampdoria, secondo la tv Al Arabya «ha avuto più risalto qui rispetto al Clasico Barcellona-Real». Questo non vuol dire che la Supercoppa italiana, tra Juventus e Lazio — curiosamente la seconda che si gioca nel 2019 in Arabia dopo Juve-Milan di gennaio — sia diventata l’ombelico del mondo calcistico. Ma CR7, che fa urlare «siiiuuu» anche ai tifosi locali accorsi all’allenamento, giusto un attimo prima che inizi la preghiera serale del muezzin, sta oggettivamente portando la Juve in un’altra dimensione.
Anche sul campo la squadra di Sarri sta imparando a volare alto e in ventitré partite ne ha persa solo una, proprio contro la Lazio, terzo incomodo in campionato oltre che prima finalista della Supercoppa dopo cinque anni ad esserci arrivata grazie alla vittoria della Coppa Italia. Il fatto che il precedente dell’Olimpico, con la violenta rimonta da 0-1 a 3-1 degli inzaghiani sia di appena due settimane fa, aggiunge una suspence insolita alla sfida nella notte fredda di Riad: riuscire a battere per due volte di fila la Juve in quindici giorni e sfilarle un’altra Supercoppa dopo quella del 2017, porterebbe anche i biancocelesti in una dimensione differente.
Non è quindi una sfida banale per nessuno, neanche per Giorgio Chiellini che a poco più di tre mesi dalla rottura del crociato lavora con il pallone prima dell’allenamento dei compagni. E tanto meno per Maurizio Sarri che a 60 anni — in uno stadio da 25mila posti, molto più piccolo di quello di Gedda dove un gol di Ronaldo di testa fu sufficiente per battere il Milan — potrebbe alzare stasera il suo primo trofeo italiano, il secondo in carriera dopo l’Europa League di fine maggio con il Chelsea. Se è vero che la meta è importante, ma il viaggio lo è ancora di più, allora l’avviso ai naviganti che lancia l’allenatore della Juve non passa inosservato: «In allenamento e in partita — sottolinea — mi sto divertendo. La squadra sta giocando sempre di più il calcio che le ho proposto. L’obiettivo utopico deve essere la perfezione, che è irraggiungibile: così saremo sempre scontenti e avremo sempre motivazioni».
L’asticella si alza continuamente, ma il contropiede chirurgico della Lazio (unito ad alcuni errori di posizione dei bianconeri), l’ha spazzata via due settimane fa, grazie soprattutto a mezzali come Luis Alberto e Milinkovic, due giocatori con caratteristiche assenti nella Juve extralarge. Sarri dice in effetti che «il centrocampo della Lazio è uno dei più forti d’Italia» e che «dentro la partita di campionato ci sono stati episodi che ci possono dare grandi motivazioni». Inzaghi junior sa «che la Juve potrebbe avere un approccio diverso», ma sottolinea che «anche all’Olimpico era partita molto bene: mi tengo stretto quella vittoria e spero nella partita perfetta per riportare a Roma il trofeo».
Simone, che in primavera sembrava aver ballato anche per la Juve, prima che la scelta ricadesse sul suo avversario di stasera, è «pronto a ogni eventualità», cioè a una Juve senza tridente e a una versione col tridente, come si è visto dall’inizio nelle ultime due esibizioni contro Udinese e Sampdoria. I bianconeri oltre a Szczesny ritrovano Bentancur, che a Roma era stato grande protagonista prima dell’infortunio al ginocchio e probabilmente anche De Ligt. In avanti uno tra Ramsey e Bernardeschi potrebbe anche parcheggiare Higuain in panchina. Ma il tridente, nell’arco di 90 (o 120) minuti non mancherà di certo. Altrimenti dove sarebbe il divertimento?
CorSera...ma di noi
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Milan, perché l’Atalanta è la prova della verità
Batterla cambierebbe la stagione e anche il mercato rossonero, Ibra o non Ibra. Piatek titolare come punta unica, Leao pronto a entrare a partita in corso
Per la classifica, per il morale, per allungare a cinque partite la striscia senza sconfitte, per tener vivi i sogni d’Europa, ma anche per il mercato: perché è chiaro che Elliott, stante la non semplice situazione finanziaria, a gennaio metterà seriamente mano al portafogli solo se ne varrà davvero la pena, solo se l’obiettivo sarà ancora realisticamente alla portata. Ecco perché Atalanta-Milan di oggi all’ora di pranzo vale un pezzo enorme di stagione, ecco perché c’è da aspettarsi un mezzogiorno e mezzo di fuoco. Pioli ha le sue buone ragioni a non voler sentir parlare di partita decisiva, «ogni settimana sento dire di ultima spiaggia», sa bene che il suo Diavolo giovane e imperfetto fatica il doppio quando ha addosso la pressione del dentro o fuori, ma la verità la racconta la classifica: se il Milan vince lo scontro più o meno diretto contro la magnifica Atalanta di Gasperini accorcia a 4 punti dal sesto posto e riapre la corsa ai sogni, se invece perde sprofonda a -10, una specie di Grand Canyon molto difficile da superare.
Di incoraggiante c’è che il Milan è in crescita. Crescita mentale, tecnica, anche tattica. Il 4-3-3 sta assumendo connotati sempre più precisi, è sempre più solido. Si percepisce un’autostima crescente, che prima non c’era. Là davanti si continua a fare una fatica maledetta a segnare, vero, ma per lo meno adesso la squadra crea. E parecchio. Un po’ tutti si aspettavano che oggi a Bergamo toccasse a Leao nel ruolo di centravanti titolare, o al massimo in coppia con Piatek, invece il polacco sarà ancora punta unica, col portoghesino pronto a entrare. La brutta notizia è l’assenza per squalifica di Paquetà ma soprattutto di Theo Hernandez, il terzino sinistro che è l’uomo in più di questo Milan. Al suo posto ci sarà Rodriguez, che non gioca dal derby del 21 settembre. Da quelle parti si muoverà Papu Gomez: un duello nel duello che avrà un peso specifico decisivo. Musacchio non sta benissimo, ha un po’ di dolore alla caviglia, l’ex Caldara è convocato e in preallarme, ma l’argentino resta favorito.
«Adesso abbiamo un’idea di gioco, ma non è ancora quella definitiva, finora non sono mai mancate le prestazioni, ma non siamo ancora riusciti a battere una grande, ecco perché sotto l’albero vorrei trovare i tre punti» ha messo in chiaro Pioli. Un modo anche per deviare il discorso dal mercato, con il fantasma di Ibrahimovic che continua a svolazzare sopra Milanello. Più passano i giorni e più le possibilità di rivederlo in rossonero calano. Perché oltre ai dubbi suoi, che sono reali, altrimenti sarebbe già qua, ora si sono aggiunti anche quelli del Milan stesso, che inizia a riflettere sull’opportunità di investire tutti quei soldi (3 milioni fino a giugno più un altro anno a 6 in caso di Europa) su un 38enne considerato sì ideale per dare una scossa vitale all’ambiente ma dal quale ci si aspettava un po’ più di entusiasmo. Sono i giorni della verità. Ma oggi conta solo l’Atalanta, solo e soltanto l’Atalanta.
CorSera...ma di noi
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