Acerbi ammette di aver detto «nero» a Juan Jesus ma «senza intenti razzisti». E spera nell’articolo 39
Francesco Acerbi è stato ascoltato dal procuratore Figc Giuseppe Chiné: non c’è traccia nel referto e nell’audio del Var. I nerazzurri sperano che venga riconosciuta la condotta gravemente antisportiva e non il razzismo: così si parte da due giornate di squalifica
Acerbi ammette di aver pronunciato la parola nero, ma non in senso dispregiativo e ora spera nell’applicazione dell’articolo 39 del codice di giustizia sportiva che sanziona la condotta gravemente antisportiva con 2 giornate di squalifica salvo aggravanti. Juan Jesus non recede e conferma invece di aver udito distintamente l’insulto razzista «negro».
Le versioni sono opposte, come diversi sono i comportamenti dei due giocatori. Nell’inchiesta della Procura federale sui presunti insulti razzisti dell’interista al brasiliano durante la sfida Inter-Napoli di domenica scorsa c’è di fatto la parola dell’uno contro quella dell’altro. Non esistono filmati di quel battibecco in campo, conseguenza di un contatto fisico (spallata del difensore brasiliano al nerazzurro). Né traccia nel referto arbitrale e nell’audio del Var. Ci sono le scene di denuncia di Juan Jesus all’arbitro La Penna, labiale incontrovertibile: «Mi ha chiamato *****, a me questo non sta bene». Entrambi sono stati ascoltati dal procuratore federale Giuseppe Chiné, ribadendo, Jesus, le accuse, Acerbi rigettando ogni intento razzista nelle sue parole.
Jesus ha scelto un profilo basso, al punto da rendere riservatissimo il suo colloquio col pm. Se Acerbi si è collegato in videoconferenza ieri mattina dalla Pinetina, Jesus ha scelto di non essere nel suo centro sportivo. Ha chiesto anche alla società di non essere assistito e si è consultato esclusivamente con il suo agente Roberto Calenda, il suo colloquio c’è stato già giovedì scorso ma non è trapelato nulla, al punto che ieri sembrava fosse avvenuto subito dopo quello di Acerbi. Mistero? Probabilmente soltanto la volontà di non dare clamore ad una vicenda dolorosa anche per lui che con Acerbi ha un rapporto pregresso. Ciò come ulteriore dimostrazione che per lui il «fattaccio» poteva esser chiuso, senza strascichi, al termine della partita. «Mi ha chiesto scusa, sono cose di campo». Poi però la crociata, dal suo punto di vista, ha avuto senso quando il collega intervistato al ritorno dal ritiro della Nazionale aveva negato .
Il brasiliano ha ribadito così a Chiné di essere stato chiamato ***** ed è deciso ad andare in tutte le sedi giudiziarie per dimostrare la sua verità. Il Napoli lo ha lasciato fare, rispettando la sua volontà, sostenendolo con video sui social in cui è chiaro il pensiero unico della lotta al razzismo.
L’Inter sostiene Acerbi, convinta che le parole del difensore siano state travisate da Jesus. Soprattutto spera che Chiné nella relazione che invierà in queste ore al giudice Mastrandrea non ravveda la matrice razzista negli epiteti rivolti al giocatore del Napoli. Il difensore interista, da codice, rischia un minimo di 10 giornate di squalifica, stop che metterebbe in pericolo la sua partecipazione agli Europei e la stessa carriera nell’Inter. I nerazzurri si appellano, eventualmente, alla condotta gravemente antisportiva. Il giudice sportivo esaminerà lunedì il materiale, la sentenza arriverà entro un paio di giorni.
CorSera
Francesco Acerbi è stato ascoltato dal procuratore Figc Giuseppe Chiné: non c’è traccia nel referto e nell’audio del Var. I nerazzurri sperano che venga riconosciuta la condotta gravemente antisportiva e non il razzismo: così si parte da due giornate di squalifica
Acerbi ammette di aver pronunciato la parola nero, ma non in senso dispregiativo e ora spera nell’applicazione dell’articolo 39 del codice di giustizia sportiva che sanziona la condotta gravemente antisportiva con 2 giornate di squalifica salvo aggravanti. Juan Jesus non recede e conferma invece di aver udito distintamente l’insulto razzista «negro».
Le versioni sono opposte, come diversi sono i comportamenti dei due giocatori. Nell’inchiesta della Procura federale sui presunti insulti razzisti dell’interista al brasiliano durante la sfida Inter-Napoli di domenica scorsa c’è di fatto la parola dell’uno contro quella dell’altro. Non esistono filmati di quel battibecco in campo, conseguenza di un contatto fisico (spallata del difensore brasiliano al nerazzurro). Né traccia nel referto arbitrale e nell’audio del Var. Ci sono le scene di denuncia di Juan Jesus all’arbitro La Penna, labiale incontrovertibile: «Mi ha chiamato *****, a me questo non sta bene». Entrambi sono stati ascoltati dal procuratore federale Giuseppe Chiné, ribadendo, Jesus, le accuse, Acerbi rigettando ogni intento razzista nelle sue parole.
Jesus ha scelto un profilo basso, al punto da rendere riservatissimo il suo colloquio col pm. Se Acerbi si è collegato in videoconferenza ieri mattina dalla Pinetina, Jesus ha scelto di non essere nel suo centro sportivo. Ha chiesto anche alla società di non essere assistito e si è consultato esclusivamente con il suo agente Roberto Calenda, il suo colloquio c’è stato già giovedì scorso ma non è trapelato nulla, al punto che ieri sembrava fosse avvenuto subito dopo quello di Acerbi. Mistero? Probabilmente soltanto la volontà di non dare clamore ad una vicenda dolorosa anche per lui che con Acerbi ha un rapporto pregresso. Ciò come ulteriore dimostrazione che per lui il «fattaccio» poteva esser chiuso, senza strascichi, al termine della partita. «Mi ha chiesto scusa, sono cose di campo». Poi però la crociata, dal suo punto di vista, ha avuto senso quando il collega intervistato al ritorno dal ritiro della Nazionale aveva negato .
Il brasiliano ha ribadito così a Chiné di essere stato chiamato ***** ed è deciso ad andare in tutte le sedi giudiziarie per dimostrare la sua verità. Il Napoli lo ha lasciato fare, rispettando la sua volontà, sostenendolo con video sui social in cui è chiaro il pensiero unico della lotta al razzismo.
L’Inter sostiene Acerbi, convinta che le parole del difensore siano state travisate da Jesus. Soprattutto spera che Chiné nella relazione che invierà in queste ore al giudice Mastrandrea non ravveda la matrice razzista negli epiteti rivolti al giocatore del Napoli. Il difensore interista, da codice, rischia un minimo di 10 giornate di squalifica, stop che metterebbe in pericolo la sua partecipazione agli Europei e la stessa carriera nell’Inter. I nerazzurri si appellano, eventualmente, alla condotta gravemente antisportiva. Il giudice sportivo esaminerà lunedì il materiale, la sentenza arriverà entro un paio di giorni.
CorSera
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