[...] l’ipotesi che il Milan non appartenga davvero a chi dal 31 agosto 2022 ne appare il proprietario teorico, e cioè l’allora acquirente fondo statunitense RedBird del finanziere Gerry Cardinale, ma che in realtà sia sempre rimasto e sia tuttora sotto l’influenza controllante dell’allora apparente venditore, il fondo statunitense Elliott del finanziere Paul Singer, viene suggerita al Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza da tre fonti documentali di inedite circostanze.
Ricavate alcune da documenti depositati alla Sec negli Stati Uniti, altre da documenti trovati in Lussemburgo nelle perquisizioni di un anno fa ai già indagati consiglieri di amministrazione Jean MarcMclean e Daniela Italia, ma altre ancora pescate in un recentissimo documento interno al Milan stilato per presentare il club nel tour invernale di contatti della dirigenza con potenziali investitori arabi.
Il verbale di assemblea
Ora invece i pm milanesi sembrano muoversi su altre e autonome basi. A cominciare dalla relazione trimestrale del Milan inviata il 27 maggio 2022 alla Figc, che non faceva alcun cenno al fatto che appena 24 ore prima fosse stato sottoscritto il preliminare di vendita del Milan, per di più sbianchettando dal verbale di assemblea la parte in cui il rappresentante di Blue Skye chiedeva se fossero vere le voci di vendita. In più, anzi, un documento trovato dagli inquirenti nello studio legale «Legance Associati» (consulente del fondo RedBird) dimostra che, quando nei mesi precedenti Gordon Singer (figlio di Paul, fondatore del fondo Elliott) giurava non ci fossero trattative per la vendita del Milan, non diceva il vero al socio di minoranza Blue Skye, perché invece almeno già da fine 2021 aveva iniziato a contrattare con RedBird i termini dell’affare concluso il 31 agosto 2022.
Le carte per la Sec e la presentazione agli arabi
Studiando poi le ufficiali catene societarie di controllo del Milan dopo il teorico passaggio di proprietà - rappresentate man mano al consiglio di amministrazione del Milan, alla Figc, e alla Sec (l’autorità di vigilanza sulla Borsa americana equivalente della Consob in Italia) -, gli inquirenti rilevano tre singolarità e incongruenze.
Una sta nel fatto che in cima alla catena di Gerry Cardinale apparisse in realtà non una sua azienda, ma una sigla societaria collocata nel Delaware allo stesso indirizzo di due società che per conto del fondo Elliott avevano la maggioranza della società usata per acquisire il Milan, «Project Redblack».
Così come dalle carte depositate alla Sec parrebbe che gran parte della tranche di soldi usati dal fondo RedBird per comprare il Milan sia venuta da una società non riconducibile al fondo RedBird.
C’è poi - per quanto si riesce a intuire - il documento più nuovo di tutti, uno scritto interno al Milan, finito in mano agli inquirenti non si capisce come: una sorta di presentazione dell’attuale assetto del Milan, preparata per i colloqui avuti dalla dirigenza del Milan nelle settimane scorse con potenziali acquirenti/investitori arabi.
Dall’interpretazione di questo documento la GdF trae la convinzione appunto che l’influenza dominante sul Milan sia tutt’oggi non di RedBird, ma ancora di Elliott; e che, di questo controllo di fatto, la chiave sia il da sempre curioso «vender loan agreement» sottoscritto tra Elliott e RedBird all’epoca dell’apparente vendita del Milan nel 2022, cioè lo strumento di emissione di prodotti finanziari con cui il venditore Elliott aveva prestato 560 milioni al tasso annuo del 7% al compratore RedBird, che di tasca propria aveva invece versato cash 600 milioni per raggiungere il complessivo prezzo di acquisto del Milan di circa 1,2 miliardi di euro.
I soldi di corsa alle Cayman
Questi documenti nuovi si aggiungono alle tre circostanze invece già rilevate nei mesi scorsi in questo fascicolo. E cioè il fatto che dal 2022, nonostante il cambio di proprietà in capo a RedBird, i consiglieri di amministrazione in quota Elliott fossero rimasti in carica; il fatto che, per consentire nel 2022 l’apparente vendita a RedBird, il pegno esistente sulle azioni del Milan fosse stato cancellato dai rappresentanti di Elliott a insaputa e quindi senza l’unanimità del socio di minoranza BlueSkye pur prevista dai loro accordi; e lo spostamento (poche ore dopo le prime perquisizioni ordinate il 26 gennaio 2023 dai pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri) alle Isole Cayman e in Delaware, nel patrimonio di altre due società riconducibili sempre al fondo Elliott, di 515 milioni di euro in denaro e di altri 541 milioni in obbligazioni.
CorSera
Ricavate alcune da documenti depositati alla Sec negli Stati Uniti, altre da documenti trovati in Lussemburgo nelle perquisizioni di un anno fa ai già indagati consiglieri di amministrazione Jean MarcMclean e Daniela Italia, ma altre ancora pescate in un recentissimo documento interno al Milan stilato per presentare il club nel tour invernale di contatti della dirigenza con potenziali investitori arabi.
Il verbale di assemblea
Ora invece i pm milanesi sembrano muoversi su altre e autonome basi. A cominciare dalla relazione trimestrale del Milan inviata il 27 maggio 2022 alla Figc, che non faceva alcun cenno al fatto che appena 24 ore prima fosse stato sottoscritto il preliminare di vendita del Milan, per di più sbianchettando dal verbale di assemblea la parte in cui il rappresentante di Blue Skye chiedeva se fossero vere le voci di vendita. In più, anzi, un documento trovato dagli inquirenti nello studio legale «Legance Associati» (consulente del fondo RedBird) dimostra che, quando nei mesi precedenti Gordon Singer (figlio di Paul, fondatore del fondo Elliott) giurava non ci fossero trattative per la vendita del Milan, non diceva il vero al socio di minoranza Blue Skye, perché invece almeno già da fine 2021 aveva iniziato a contrattare con RedBird i termini dell’affare concluso il 31 agosto 2022.
Le carte per la Sec e la presentazione agli arabi
Studiando poi le ufficiali catene societarie di controllo del Milan dopo il teorico passaggio di proprietà - rappresentate man mano al consiglio di amministrazione del Milan, alla Figc, e alla Sec (l’autorità di vigilanza sulla Borsa americana equivalente della Consob in Italia) -, gli inquirenti rilevano tre singolarità e incongruenze.
Una sta nel fatto che in cima alla catena di Gerry Cardinale apparisse in realtà non una sua azienda, ma una sigla societaria collocata nel Delaware allo stesso indirizzo di due società che per conto del fondo Elliott avevano la maggioranza della società usata per acquisire il Milan, «Project Redblack».
Così come dalle carte depositate alla Sec parrebbe che gran parte della tranche di soldi usati dal fondo RedBird per comprare il Milan sia venuta da una società non riconducibile al fondo RedBird.
C’è poi - per quanto si riesce a intuire - il documento più nuovo di tutti, uno scritto interno al Milan, finito in mano agli inquirenti non si capisce come: una sorta di presentazione dell’attuale assetto del Milan, preparata per i colloqui avuti dalla dirigenza del Milan nelle settimane scorse con potenziali acquirenti/investitori arabi.
Dall’interpretazione di questo documento la GdF trae la convinzione appunto che l’influenza dominante sul Milan sia tutt’oggi non di RedBird, ma ancora di Elliott; e che, di questo controllo di fatto, la chiave sia il da sempre curioso «vender loan agreement» sottoscritto tra Elliott e RedBird all’epoca dell’apparente vendita del Milan nel 2022, cioè lo strumento di emissione di prodotti finanziari con cui il venditore Elliott aveva prestato 560 milioni al tasso annuo del 7% al compratore RedBird, che di tasca propria aveva invece versato cash 600 milioni per raggiungere il complessivo prezzo di acquisto del Milan di circa 1,2 miliardi di euro.
I soldi di corsa alle Cayman
Questi documenti nuovi si aggiungono alle tre circostanze invece già rilevate nei mesi scorsi in questo fascicolo. E cioè il fatto che dal 2022, nonostante il cambio di proprietà in capo a RedBird, i consiglieri di amministrazione in quota Elliott fossero rimasti in carica; il fatto che, per consentire nel 2022 l’apparente vendita a RedBird, il pegno esistente sulle azioni del Milan fosse stato cancellato dai rappresentanti di Elliott a insaputa e quindi senza l’unanimità del socio di minoranza BlueSkye pur prevista dai loro accordi; e lo spostamento (poche ore dopo le prime perquisizioni ordinate il 26 gennaio 2023 dai pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri) alle Isole Cayman e in Delaware, nel patrimonio di altre due società riconducibili sempre al fondo Elliott, di 515 milioni di euro in denaro e di altri 541 milioni in obbligazioni.
CorSera
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