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ad oggi
esito finale più probabile è
Milan Campione della Lega Europea
Inter Campione d'Ita..
scusate scusate
non riesco a dirlo...
boh
sono ancora convinto che questo scudetto ce lo portiamo a casa
vedremo.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
De Rossi alla Roma: quattro mosse per allontanare Mourinho
Daniele De Rossi ha portato aria nuova: tre vittorie consecutive, il recupero di Pellegrini, la libertà concessa a Dybala e un rapporto più dialogante con gli arbitri
di Luca Valdiserri
Mourinho non è di sicuro un allenatore «bollito» e De Rossi non è diventato dopo tre partite il nuovo Pep Guardiola. Alla Roma, però, l’aria è cambiata ed è cambiata in meglio. Non soltanto per i 9 punti su 9 conquistati da quando De Rossi è seduto sulla panchina giallorossa, che comunque fanno comodo. La sensazione più importante è che la squadra abbia smesso di fare la guerra al mondo — una guerra voluta principalmente dal suo allenatore — e abbia ripreso a giocare più leggera, divertendosi anche. Per la prima volta in campionato la Roma ha segnato per tre partite di fila più di due gol: Roma-Verona 2-1, Salernitana-Roma 1-2 e Roma-Cagliari 4-0. Avversarie in piena lotta per non retrocedere, è vero, ma con la gestione Mourinho erano stati conquistati solo 4 punti contro queste tre squadre. Il cambio di marcia, insomma, c’è stato.
Le novità di De Rossi
È vero che il momento della verità deve ancora arrivare: sabato la capolista Inter in campionato e giovedì 15 l’andata del playoff di Europa League contro il Feyenoord, in trasferta, alzeranno di molto il livello dell’asticella. Però qualcosa De Rossi ha già portato: il recupero di un calciatore importante (anche per i bilanci del club) come Lorenzo Pellegrini ; il passaggio alla difesa a 4 che ha garantito un calcio più offensivo e piacevole (ma DDR non è un integralista e, se servirà, può anche tornare alla linea a 3); un rapporto più sereno in campo, soprattutto con gli arbitri. Lunedì sera, contro il Cagliari, Marcenaro aveva fischiato un rigore per un contatto tra Llorente e Lapadula, poi tolto dalla Var. Nell’attesa del verdetto della «macchina», i giocatori della Roma non hanno assediato l’arbitro e De Rossi si è limitato a dirgli: «Guarda che non era fallo!». In due stagioni e mezzo, Mourinho e il suo focoso staff avevano preso ben 29 espulsioni.
I punti di forza e di debolezza
De Rossi ha lavorato in fretta e in profondità. In difesa ha cambiato modulo per guadagnare un uomo in fase offensiva. Il giocatore tatticamente più importante è Paredes. L’argentino, in fase di possesso palla, scende tra i due difensori centrali per impostare l’azione e i due terzini si alzano nella famosa «salida lavolpiana». Paredes fa quello che faceva De Rossi con Luis Enrique che, insieme a Luciano Spalletti, è uno degli allenatori a cui ha «rubato» di più. Lucho ricorda che De Rossi gli chiedeva dettagli a ogni esercizio. Studiava già da allenatore. Il punto debole, per ora, pare la coppia di centrali Mancini-Llorente, ma prima o poi Ndicka rientrerà dalla Coppa d’Africa e Huijsen è più che una promessa (anche se a giugno tornerà alla Juve). Negli ultimi allenamenti, ma sempre a parte, si è rivisto Smalling. L’acquisto di Angeliño, il primo terzino sinistro vero da molto tempo, è stato il regalo di addio di Tiago Pinto.
I titolari a centrocampo
Il centrocampo è il reparto più «bloccato». I titolari sembrano scritti: Cristante, Paredes e Pellegrini, letteralmente rinato (3 partite e 3 gol sotto la gestione DDR, dopo la rottura del rapporto con Mourinho). Il capitano è stato il primo giocatore con cui De Rossi ha parlato. Bove è il cambio sicuro, la speranza è avere qualcosa anche da Aouar e Renato Sanches. In avanti, a Dybala è lasciata libertà di cercare la posizione migliore, El Shaarawy ha più spazio, Lukaku finora è stato sotto il suo livello. Ma ora arrivano Inter e Feyenoord, partite da big. È contro avversari di questo livello che bisogna vedere se la «rivoluzione con il sorriso» di De Rossi può avere un futuro. Anche dopo giugno.
CorSera
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popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Gol nella serie A 2023/24, perché sono così pochi: i numeri
Rispetto alle stagioni con gli stadi chiusi causa Covid la media gol a partita è caduta a picco, con la serie A lontanissima dai livelli della Premier League. Difensori più forti o attaccanti in crisi?
Mal di gol. Lo slogan funziona per inquadrare una tendenza sempre più evidente: in serie A si segna sempre meno. A differenza però dei classici malanni di stagione, qui il problema non sembra passeggero: non basterà un’aspirina, per intenderci. La media di gol per partita è infatti crollata, passando dagli oltre 3 del 2019-20 e 2020-21 ai 2,5 di adesso. In sostanza nel giro di qualche anno è sparito mezzo gol a partita, che fanno 5 a giornata, che in proiezione a fine stagione possono arrivare alla quota choc di 200 reti in meno. La domanda è inevitabile: dove sono finiti quelli mancanti? Cosa è successo?
La prima doverosa riflessione è di carattere ambientale, perché non sarà sfuggito che le stagioni dei record in cui si sfondava quota 3 sono quelle delle porte chiuse a causa della pandemia: stadi vuoti, meno pressione, testa più libera, gioco più disinvolto, uguale più gol. Occorre però andare oltre, scavare più in profondità. Perché dalla riapertura al pubblico degli impianti il trend calante non si è arrestato, i gol continuano a scendere: 2,87 nel 2021-22, 2,57 nel 2022-23. Quindi? Il 2,55 di questa stagione è il più basso degli ultimi 13 anni. Siamo tornati ai livelli di vent’anni fa. E a confermare che la questione è seria, c’è anche il confronto con gli altri campionati top d’Europa: solo la Ligue1 sta peggio di noi, con 2,51 gol a partita, ben lontani dallo show dei 3,2 della Premier.
«Si sta alzando il livello dei difensori — è l’opinione di Alessandro Altobelli, ex attaccante di Inter, Juve e Nazionale —. Da qualche tempo si vedono gli effetti, grazie anche alle nuove tecnologie che consentono di specializzarsi. Sono migliorati i difensori e sono peggiorati gli attaccanti». «La crisi del gol è innanzitutto la crisi degli attaccanti — è la convinzione di Fulvio Collovati, ex difensore di Milan, Inter e Nazionale, oggi opinionista Rai —. Dietro Lautaro c’è il vuoto: solo l’argentino sta rendendo ai suoi livelli di eccellenza con un’Inter stratosferica. Per me anche Vlahovic è sotto standard, anche se ora si sta riprendendo, nell’anno nuovo. Ma è stato pagato 90 milioni: dovrebbe fare la differenza ogni settimana. Un applauso a Giroud che sta andando ben oltre le aspettative, alla faccia dei 37 anni, ma nel complesso lo scenario dei centravanti della nostra serie A è deludente. I gol che stanno mancando sono tutti lì».
Vedi Leao: 3 sono troppi pochi, per uno col suo talento. Idem Kvaratskhelia, inchiodato a 6, ben distante dalle prestazioni da top player del torneo scorso. Il suo compagno Osimhen fra infortuni e Coppa d’Africa ha giocato poco, ma anche lui non ha reso come nella stagione dello scudetto. Ora è quota 7. «Victor ha la testa già al futuro, alla sua prossima squadra» conclude Collovati.
Quella delle punte spuntate è una questione che ci tocca da vicino, in relazione all’azzurro. Viene in mente Immobile, il calciatore in attività con il maggior numero di gol in A, 199, vincitore quattro volte della classifica marcatori, ma fermo ora a quota 5. All’orizzonte c’è l’Arabia Saudita. Ma a quasi 34 anni è normale abbia già dato il meglio. Discorso ben diverso per il 25enne Scamacca, 6 reti: deve darsi una mossa, anche per il bene della Nazionale di Spalletti, che ha bisogno estremo di un bomber. E non da oggi.
Mettiamoci poi anche la rivoluzione dell’implacabile fuorigioco in 3D, che annulla gol col microscopio: qualcuno di certo lo si è perso lì. Ma anche nei troppi rigori sbagliati di una stagione maledetta per chi va sul dischetto: lo scorso turno, il 22°, ci sono stati ben 5 errori, a eguagliare il record negativo che risaliva al campionato 1960-61. Insomma: il mal di gol ha molti sintomi. Ma la cura?
CorSera
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"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Se vincono anche a Roma, non ci sarà più molto modo di poter sperare in qualcosa.
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Mou, che al cuor non sa comandare, avrebbe lasciato vincere l'Inter. E' per questo esatto motivo che Agnelli lo ha esonerato e l'ha sostituito Danielino.
Originariamente Scritto da Sean
mò sono cazzi questo è sicuro.
Originariamente Scritto da bertinho7
ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo
De Laurentiis, il Napoli, Spalletti, Garcia e Mazzarri: conferenza stampa
Il presidente del Napoli spiega perché è finita con Spalletti e tutti i motivi delle scelte, anche sbagliate, che ha fatto successivamente nella scelta dell’allenatore
La crisi del Napoli post scudetto? Parte tutto da Spalletti, secondo De Laurentiis. O meglio, da lì sarebbe partita tutta la serie di errori venuti dopo e di cui si assume la responsabilità. «Non dovevo accettare che andasse via». Per una volta non parla completamente a braccio, ha un foglietto scritto con le date, i numeri per spiegare come è andata la fine del rapporto tra il Napoli e Spalletti .
Il presidente De Laurentiis parte così dal suo errore: «Accettare la sua richiesta di andar via, il 12 maggio durante una cena in un ristorante di Chiaia, dopo che io lo avevo già confermato pubblicamente ad aprile in occasione del Premio Bearzot al Maschio Angioino e aver poi mandato una pec dopo tre partite storte, compresa la sconfitta col Milan per 4-0, per esercitare la mia opzione per un altro anno». De Laurentiis che svela anche un suo retropensiero («forse Gravina lo aveva già contattato, ma è solo un dubbio») insiste sul fatto che l’allenatore dello scudetto gli disse che «voleva prendersi un anno sabbatico, e non è stato così».
Una motivazione tecnica? «Non saprei — ha detto il presidente del Napoli — posso immaginare che avendo vinto per la prima volta in Europa, la Russia la lascio perdere, dopo essere stato a Roma e a Milano, avendo avuto lì anche problemi nello spogliatoio, qui aveva tratto tutto dal gruppo. Forse è voluto uscire di scena da vincitore». Perché non l’ho avvertito della Pec ? «Era nel contratto, cosa avrei dovuto dirgli, e lo fatto in un momento in cui il Napoli era in fase calante». Ripercorre la stagione trionfale dello scudetto ma aggiunge: «Ma volevo la Champions, potevamo farcela, in finale ci potevamo andare poi ce la giocavamo». Sulla penale non si sbilancia: «Non glielo dovevo permettere di andar via, l’errore è stato mio. Ma le questioni legali le vedono gli avvocati. Per me i soldi sono solo un mezzo».
Ma lei ha un carattere difficile, gli viene chiesto, forse è questo il motivo? Perchè l’agente di Thiago Motta dichiara: mai al Napoli? Non si sottrae De Laurentiis: «Abbiamo avuto una conversazione di molte ore, Motta mi disse che voleva allenare fuori dall’Italia e io ho fatto altre scelte».
Aggiunge De Laurentiis a chi gli fa notare di essere «tuttologo», onnipresente e sempre al centro di tutte le questioni del Napoli, tecniche e non che «sono un imprenditore e come tale devono sapere tutto, tenere tutto sotto controllo. Io ho preso Giuntoli, io ho preso Spalletti, questa città senza i miei soldi personali a garanzia non avrà nè il nuovo stadio, nè il centro sportivo».
Capitolo Garcia, De Laurentiis ricomincia a leggere gli appunti, elencando tutti i meriti sportivi dell’allenatore «che voi avete offeso, chiamandolo bollito». Da migliore allenatore della Ligue One, alle vittorie con la Roma ai successi in Champions. «Il mio errore non è stato prenderlo ma non soffermarmi sulle sue parole al momento della presentazione “non ho visto le partite del Napoli”. Ma se lo avessi subito mandato via cosa avreste detto? Che ero impazzito! Invece ho cercato di dare a garcia delle possibilità. Mi ci sono dedicato». L’ho mandato via quando nell’intervallo di una partita giocata male, l’Empoli, scesi nello spogliatoio per dirgli: ma come stai giocando e lui, sgarbatamente mi disse: mi lasci fare!. Non l’ho tollerato».
E veniamo a Walter Mazzarri , ammette: «Dovevo farlo venire prima, ma esonerare un allenatore è sempre doloroso». E aggiunge: «Lui ha umiltà, quando dissi a Walter di ripetere il gioco di Spalletti lui mi assecondò ma ha avuto poi l’umiltà di cambiare perché eravamo prevedibili. E grazie anche ai nuovi acquisti, le cose stanno andando meglio». Se resterà qui? «Lui è venuto perché è un amico della nostra famiglia, ha capito l’errore che ha fatto andando all’Inter. Lasciamolo lavorare, poi sarà quel che sarà. Ma vi pare che vado già a cercare un nuovo allenatore? Ad aprile vedremo».
Il nuovo centro sportivo. «Tra un anno e mezzo devo lasciare Castel Volturno. E ci sto lavorando. Sullo stadio ho detto al sindaco Manfredi: o ci accordiamo nel prossimi quattro mesi altrimenti vado da un’altra parte. Afragola o il litorale di Pozzuoli sono le due soluzioni che sto valutando. Zone servite da trasporti».
Capitolo Zielinski, parte in quinta De Laurentiis: «Quando ho offerto al suo agente tantissimi soldi e lui non vuole farlo rimanere io mi arrabbio molto. Non ce l’ho col calciatore, ma con chi ha voluto portarlo via. Poi, non mi pare che avesse fatto chissà cosa. Traorè devo vedere come va, su di lui c’è un riscatto significativo».
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Inter, Ausilio: “Trattiamo con Zielinski e Taremi. Al lavoro per i rinnovi di Lautaro e Barella”
Dopo l’amministratore delegato nerazzurro Beppe Marotta, che ha confermato i dialoghi in corso per Zielinski e Taremi, anche Piero Ausilio ha parlato delle manovre per il futuro dell’attacco interista: “Sarebbe inutile nasconderci. Sono situazioni a cui stiamo lavorando. Non amiamo dare ultimatum, abbiamo informato i rispettivi club che stiamo negoziando coi giocatori. Ci sono stati contatti, vediamo se porteranno a qualcosa di definitivo”, ha detto il direttore sportivo interista, a margine della presentazione della diciannovesima edizione del torneo a scopi benefici Amici dei Bambini.
Il ds nerazzurro è intervenuto alla presentazione del Torneo Amici dei Bambini: “Inzaghi amante del bel gioco e del lavoro”. Poi i complimenti a Spalletti, in …
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Mbappé al Real Madrid, il Psg risponde con Osimhen e Leao: Perez e Al-Khelaifi si sfidano con due tridenti da sogno
Con il campione francese verso i Blancos a parametro zero, i parigini sono pronti a spendere 305 milioni per pagare le clausole del nigeriano del Napoli e del portoghese del Milan. Nel piano di Ancelotti c’è anche Haaland
Con il campione francese verso i Blancos a parametro zero, i parigini sono pronti a spendere 305 milioni per pagare le clausole del nigeriano del Napoli e del …
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«nessun vincolo univa questi morti
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...Arrivano i soldi per il mercato di Conte al Milan.
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
De Laurentiis, il Napoli, Spalletti, Garcia e Mazzarri: conferenza stampa
Il presidente del Napoli spiega perché è finita con Spalletti e tutti i motivi delle scelte, anche sbagliate, che ha fatto successivamente nella scelta dell’allenatore
La crisi del Napoli post scudetto? Parte tutto da Spalletti, secondo De Laurentiis. O meglio, da lì sarebbe partita tutta la serie di errori venuti dopo e di cui si assume la responsabilità. «Non dovevo accettare che andasse via». Per una volta non parla completamente a braccio, ha un foglietto scritto con le date, i numeri per spiegare come è andata la fine del rapporto tra il Napoli e Spalletti .
Il presidente De Laurentiis parte così dal suo errore: «Accettare la sua richiesta di andar via, il 12 maggio durante una cena in un ristorante di Chiaia, dopo che io lo avevo già confermato pubblicamente ad aprile in occasione del Premio Bearzot al Maschio Angioino e aver poi mandato una pec dopo tre partite storte, compresa la sconfitta col Milan per 4-0, per esercitare la mia opzione per un altro anno». De Laurentiis che svela anche un suo retropensiero («forse Gravina lo aveva già contattato, ma è solo un dubbio») insiste sul fatto che l’allenatore dello scudetto gli disse che «voleva prendersi un anno sabbatico, e non è stato così».
Una motivazione tecnica? «Non saprei — ha detto il presidente del Napoli — posso immaginare che avendo vinto per la prima volta in Europa, la Russia la lascio perdere, dopo essere stato a Roma e a Milano, avendo avuto lì anche problemi nello spogliatoio, qui aveva tratto tutto dal gruppo. Forse è voluto uscire di scena da vincitore». Perché non l’ho avvertito della Pec ? «Era nel contratto, cosa avrei dovuto dirgli, e lo fatto in un momento in cui il Napoli era in fase calante». Ripercorre la stagione trionfale dello scudetto ma aggiunge: «Ma volevo la Champions, potevamo farcela, in finale ci potevamo andare poi ce la giocavamo». Sulla penale non si sbilancia: «Non glielo dovevo permettere di andar via, l’errore è stato mio. Ma le questioni legali le vedono gli avvocati. Per me i soldi sono solo un mezzo».
Ma lei ha un carattere difficile, gli viene chiesto, forse è questo il motivo? Perchè l’agente di Thiago Motta dichiara: mai al Napoli? Non si sottrae De Laurentiis: «Abbiamo avuto una conversazione di molte ore, Motta mi disse che voleva allenare fuori dall’Italia e io ho fatto altre scelte».
Aggiunge De Laurentiis a chi gli fa notare di essere «tuttologo», onnipresente e sempre al centro di tutte le questioni del Napoli, tecniche e non che «sono un imprenditore e come tale devono sapere tutto, tenere tutto sotto controllo. Io ho preso Giuntoli, io ho preso Spalletti, questa città senza i miei soldi personali a garanzia non avrà nè il nuovo stadio, nè il centro sportivo».
Capitolo Garcia, De Laurentiis ricomincia a leggere gli appunti, elencando tutti i meriti sportivi dell’allenatore «che voi avete offeso, chiamandolo bollito». Da migliore allenatore della Ligue One, alle vittorie con la Roma ai successi in Champions. «Il mio errore non è stato prenderlo ma non soffermarmi sulle sue parole al momento della presentazione “non ho visto le partite del Napoli”. Ma se lo avessi subito mandato via cosa avreste detto? Che ero impazzito! Invece ho cercato di dare a garcia delle possibilità. Mi ci sono dedicato». L’ho mandato via quando nell’intervallo di una partita giocata male, l’Empoli, scesi nello spogliatoio per dirgli: ma come stai giocando e lui, sgarbatamente mi disse: mi lasci fare!. Non l’ho tollerato».
E veniamo a Walter Mazzarri , ammette: «Dovevo farlo venire prima, ma esonerare un allenatore è sempre doloroso». E aggiunge: «Lui ha umiltà, quando dissi a Walter di ripetere il gioco di Spalletti lui mi assecondò ma ha avuto poi l’umiltà di cambiare perché eravamo prevedibili. E grazie anche ai nuovi acquisti, le cose stanno andando meglio». Se resterà qui? «Lui è venuto perché è un amico della nostra famiglia, ha capito l’errore che ha fatto andando all’Inter. Lasciamolo lavorare, poi sarà quel che sarà. Ma vi pare che vado già a cercare un nuovo allenatore? Ad aprile vedremo».
Il nuovo centro sportivo. «Tra un anno e mezzo devo lasciare Castel Volturno. E ci sto lavorando. Sullo stadio ho detto al sindaco Manfredi: o ci accordiamo nel prossimi quattro mesi altrimenti vado da un’altra parte. Afragola o il litorale di Pozzuoli sono le due soluzioni che sto valutando. Zone servite da trasporti».
Capitolo Zielinski, parte in quinta De Laurentiis: «Quando ho offerto al suo agente tantissimi soldi e lui non vuole farlo rimanere io mi arrabbio molto. Non ce l’ho col calciatore, ma con chi ha voluto portarlo via. Poi, non mi pare che avesse fatto chissà cosa. Traorè devo vedere come va, su di lui c’è un riscatto significativo».
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il silenzio è d'oro....
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
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