De Rossi ufficiale. Contratto di 6 mesi.
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Ngonge al Napoli per 10 + 3 di bonus....ma di noi
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popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
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C. Campo - Moriremo Lontani
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L'allenatore è un problema per la Roma ma anche un falso problema, sotto ad un certo punto di vista, perchè la rosa resta quella con i suoi (pochi) pregi ed i suoi (tanti) difetti...per cui è una rosa che ha bisogno di una bella potatura ed innesti di nuovi rami...quindi penso che sarà molto più importante avere un ben definito quadro dirigenziale, capace di stilare un progetto credibile, che non tutte queste chiacchiere sull'allenatore.
I giocatori al solito si fanno scudo delle manchevolezze di un allenatore, ma le loro non le guardano mai. Senza Mourinho adesso però non hanno più alibi.Last edited by Sean; 16-01-2024, 16:17:10....ma di noi
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Originariamente Scritto da Virulogo.88 Visualizza Messaggio
ciao cesko, vivi ancora a TV ?
Originariamente Scritto da Seanfaccini, kazzi, fike, kuli
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Originariamente Scritto da topscorer Visualizza Messaggio
Ciao coach.
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Sui social per ora hanno salutato Mourinho solo Dybala e il poro Abraham (e Zaniolo)...quindi in buona sostanza solo Dybala....ma di noi
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioNgonge al Napoli per 10 + 3 di bonus.
ki kazz'è?Originariamente Scritto da SPANATEMELAparliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentusOriginariamente Scritto da GoodBoy!ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
grazie.
PROFEZZOREZZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
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Non lo so dovrebbe essere un pezzo pregiato del Verona, che si sta vendendo l'argenteria per cercare di non fallire....ma di noi
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Un tonico 3-0 al Sassuolo, doppietta Vlahovic e goal di Chiesa. Qualità del gioco in costante miglioramento. Proseguiamo alla giornata....ma di noi
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Allegri: “L’Inter davanti è come in un gioco, i ladri scappano e le guardie inseguono”
Il tecnico della Juventus ironizza sulla capolista dopo la vittoria sul Sassuolo
La Juventus resta nella scia dell’Inter dopo la vittoria sul Sassuolo e Massimiliano Allegri scherza sulla caccia ai nerazzurri, avanti in classifica di 2 punti: "Se c'è uno davanti, c'è qualcuno dietro che insegue, come a guardie e ladri. I ladri scappano e le guardie rincorrono. Ora andiamo a Lecce su un campo difficile. Dobbiamo prendere i tre punti. Oggi abbiamo messo dietro a 16 punti la quinta e questo è importante, dopo vedremo". Il tecnico non pensa ad arrivare davanti alla supersfida con i nerazzurri: "Pensiamo partita dopo partita. A Lecce è difficile, vengono sempre partite non belle e combattute. Un passo alla volta. Non si può fare altro".
Allegri: “Conta solo vincere”
Con il Sassuolo la Juve ha anche convinto: "Non è questione di divertimento, è questione di vincere. Conta solo quello, il resto non conta niente. Non era semplice, ci avevano fatto quattro gol all'andata e anche stasera, quando sembrava indirizzata bene, hanno trovato soluzioni con giocatori bravi come Berardi e Laurienté. Szczesny ha fatto due belle parate. Siamo contenti ma pensiamo a domenica a Lecce. Abbiamo 49 punti, serve continuare a lavorare, migliorare e stare in silenzio".
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L’esonero di Mourinho e la Roma a De Rossi: benvenuti alla comedy de I Friedkin. Storia di una straordinaria allucinazione di massa
Ora che Josè Mourinho è stato brutalmente esonerato – e siamo al quarto consecutivo della sua straordinaria carriera di allenatore vincente, Chelsea (rescissione consensuale), Manchester Utd, Tottenham, Roma – presto qualcuno scriverà un saggio sull’allucinazione di massa di cui è stato al centro.
Intoccabile, indiscutibile, venerato come un dio pagano. Un po’ come Marte, dio della guerra, e un po’ come le apparizioni della Madonna, che si trasformano in mercato di piazza, lì dove la credenza popolare coagula il culto e il rito (vedi appunto la già citata Madonna di Trevignano).
La fine era nota, se non completamente, quasi nella sua interezza. Quella di Mourinho era una storia finita ormai per consunzione e per eccesso di tutto, ma soprattutto per evidente fallimento delle promesse e delle aspettative. Mourinho pretendeva di vivere sull’eterno paradosso, se tu lo hai come allenatore, pensi che sia venuta l’ora di vincere degli scudetti e magari pure delle Champions League, e se anche così non fosse perché l’asticella è davvero troppo alta, dovresti almeno tener vive quelle promesse, coltivare quelle illusioni, farle sembrare possibili, se invece sei sempre a distanza siderale, se sei sempre troppo sotto la linea di galleggiamento, alla fine non c’è show che tenga.
Mourinho pretendeva di essere riconosciuto come un grandissimo, ma di non essere nelle condizioni per dimostrare la sua grandezza. Insomma a quel punto, puoi dire, fare, urlare, ballare, scomplottare quel che ti pare, offrire corpi di arbitri in sacrificio al dio del football, ma alla fine vieni giù.
L’ingaggio di Mourinho fu mossa cinematografica e populista da parte degli ineffabili Friedkin, a lora volta protagonisti di un loro singolarissimo film muto, e la sua sostituzione con Daniele De Rossi, il dioscuro capitolino gemello di Totti, è altrettanto cinematografica e populista.
Quello dei Friedkin, per adesso, resta solo il titolo di una fantastica comedy capitolina: “I Friedkin”. Quarta stagione, episodio 32…
I Friedkin esonerano Mourinho e affidano la Roma a Daniele De Rossi. Per lo Special One è il quarto esonero dopo Chelsea, Manchester Utd e Tottenham
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Mourinho e l'amore folle con Roma (che dopo l'esonero si sente orfana)
Questa è la storia di un miraggio: i romanisti più che per le azioni da gol (mai troppo belle), si sono entusiasmati per quella luce che brilla dentro gli occhi dello sciamano. E ora i Friedkin sanno di averla fatta grossa e si giocano la carta (populista) De Rossi
di Fabrizio Roncone
Orfani. Di botto. Con una voce che nel lento risveglio romano rotola in città, nei bar, rimbalza sul web, diffusa dalle radio. Un trauma. Tifosi romanisti increduli. Poi lo sgomento si trasforma in straziante amarezza. Mourinho va via com’era arrivato: un soffio impossibile. Un amore folle e imprevisto. Interrotto brutalmente proprio da chi l’aveva acceso. Una coppia di americani, padre e figlio, Dan e Ryan Friedkin. I padroni.
Nessuno controlla la classifica (la Roma è nona, ed erano ventuno anni che non galleggiava lì sotto dopo venti giornate), nessuno pensa più al derby appena perduto, all’umiliante esclusione dalla Coppa Italia. Ingranaggi invisibili scatenano adesso altri ricordi. Tutto, come sempre, quando all’improvviso non sai più a chi mandare il tuo bacio, si riduce a ciò che hai avuto e a ciò che hai perso.
Per Mourinho i romanisti hanno riempito ossessivamente lo stadio Olimpico come non era mai accaduto nemmeno per Totti. Una furibonda caccia ai biglietti, un sold out dietro l’altro, la sciarpata, l’inno. Cantato con lui. E per lui. Non erano più partite di calcio: erano sabba. Mourinho è entrato nelle teste, nei cuori, nelle allucinazioni, nei sacri deliri di un’intera tifoseria. Un cronista racconta, non fa lo psichiatra: ma a Roma è subito stato chiaro che un’intera popolazione aveva spontaneamente deciso di seguire ovunque un allenatore arrivato carico di trofei e di magnetico egocentrismo, pieno di perfide astuzie e inaudite dolcezze, comunicatore geniale, abilissimo nell’intercettare e interpretare quel preciso sentimento romanista in cui convivono efferato orgoglio e tremenda frustrazione, e per il quale i padri tramandano ancora ai figli e alle figlie la leggenda del gol annullato a Turone.
Tutto questo è strano? È logico? Però è successo. E questo resta. In verità restano anche due finali europee consecutive: quella vinta a Tirana in Conference League e festeggiata — per struggente disabitudine a qualsiasi vittoria — come una Champions, con il giro d’onore sul pullman scoperto, le foto sotto al Colosseo, i balli fino all’alba, e quella persa, in Europa League, a Budapest, indirizzata da un arbitro sciagurato.
Certo la sensazione è che l’aspetto sportivo, per lunghi tratti, fosse comunque diventato un dettaglio: i romanisti più che per le azioni da gol (mai troppo belle, ma il calcio di Mou non è mai stato spettacolare), si sono entusiasmati per quella luce che brilla dentro gli occhi dello sciamano. E per quel suo parlare a nome di tutti, per tutti, e contro tutti. Era dai tempi dell’ingegner Dino Viola che non succedeva: la tribù giallorossa aspettava solo quel segnale di fumo per ritrovarsi. E, forse, è proprio questo che ai Friedkin, alla lunga, non è piaciuto. C’era troppo Mourinho ovunque. Dentro e fuori Trigoria. Dove fa sapere che se Dybala non fosse di seta, giocherebbe a Madrid o a Parigi. E che se comunque alla fine è venuto, è soltanto grazie a una sua telefonata. Come pure Lukaku (arrivato a campionato iniziato).
Invece Shomurodov e Sanches sono alcune delle felici, diciamo così, intuizioni di Tiago Pinto (ormai in uscita, nonostante si stia in pieno mercato e impazzi il casting per trovargli un erede). La verità — dice Mou nell’ultima conferenza stampa — è che non sono un mago, non mi chiamo Harry Potter. La rosa, sott’inteso, è scarsa. E anche risicata. Del resto: con Smalling sparito la scorsa estate e Kumbulla convalescente, la Roma ha solo tre centrali difensivi di ruolo (diventati due, quando N’Dicka è partito per la Coppa d’Africa).
Ma è stupido indugiare su aspetti tecnici.
Questa è la storia di un miraggio. E di un popolo che, improvvisamente, si ritrova destinato alla provvisorietà. I Friedkin, licenziando il tecnico portoghese, sanno di averla fatta grossa e, senza scrupoli, giocano la carta del populismo più banale: chiamano Daniele De Rossi. Che accetta (e dove abbia trovato il coraggio di accettare un simile incarico, francamente resta — per ora — un mistero).
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Perché i Friedkin hanno esonerato Mourinho: troppi alibi
La proprietà della Roma aveva perso la fiducia in Mou dal derby di Coppa Italia. Gli arbitri, il Financial Fair Play, il mercato scadente, gli infortunati: per la società questi invocati da Mourinho erano alibi
di Luca Valdiserri
Il re è morto, evviva il re! La famiglia Friedkin esonera con l’ennesimo colpo a sorpresa José Mourinho e assume Daniele De Rossi, da qui a giugno, per provare a salvare il salvabile. Ma la formula che annunciava la continuità della famiglia reale francese metterà al sicuro anche la Roma?
La prima prova arriverà presto, ancor prima del fischio d’inizio di Roma-Verona, sabato alle 18. Lo stadio Olimpico metterà pollice verso o pollice alto? Ci sarà un’ovazione per De Rossi, questo è certo. Ma soprattutto la Curva come reagirà alla ghigliottina che è calata su Mou? Quanti saranno i fischi ai Friedkin, che comunque tanti soldi hanno immesso nel club e, in fondo, pagavano profumatamente Mourinho per sentirsi dire un giorno sì e l’altro pure che non funzionava niente?
Secco il comunicato: «Ringraziamo José per la passione e l’impegno. Conserveremo per sempre grandi ricordi, ma riteniamo che, nel migliore interesse del Club, sia necessario un cambiamento immediato. Auguriamo a José e ai suoi collaboratori il meglio per il futuro».
Mantenute le buone maniere: Dan Friedkin è volato fino a Roma per parlare faccia a faccia con l’allenatore. Nessun addio in conference call. La proprietà aveva perso la fiducia in Mou dal derby di Coppa Italia, la partita contro il Milan era già oltre tempo massimo. Lo aveva detto anche Mou alla vigilia, bastava ascoltare bene: «Senza Dybala la squadra non ha connessione nel gioco». Cosa doveva pensare, andando in campo, chi sostituiva il talentuoso ma fragile argentino? I risultati e gli alibi
Con la squadra nona in campionato, ma con il terzo monte stipendi, i Friedkin hanno voluto dire basta a quelli che ritengono alibi: gli arbitri cattivi, il Financial Fair Play, il mercato scadente, gli infortunati che non guariscono mai. Dan e Ryan lo hanno detto con chiarezza alla squadra, riunita ieri per conoscere il nuovo allenatore. Ne resteranno pochi, l’anno prossimo, tra giocatori e dirigenti, visto che il ds Tiago Pinto ha già dato l’addio e forse lo farà anche l’ad Lina Souloukou. Lukaku è in prestito, Rui Patricio e Spinazzola in scadenza di contratto. Bisogna recuperare il valore di mercato di Pellegrini, Zalewski e Abraham quando ritornerà a marzo.
Provare a convincere Smalling a curarsi con metodi tradizionali, visto che ha ancora un anno e mezzo di contratto. Chi vuole restare deve essere convinto. Chi preferisce andare via, troverà la porta aperta. Il punto interrogativo più grande è naturalmente su Dybala, che da luglio potrà contare ancora su una clausola rescissoria da 13 milioni. Ieri la Joya ha salutato così il suo ex allenatore: «Grazie mister! Grazie di tutto... Lavorare con te è stato un piacere enorme. Spero che ci rivedremo presto!».
Nuovo corso De Rossi
Da qui a giugno, però, come tutti gli altri, dovrà mettersi a disposizione di Daniele De Rossi, 459 presenze con la maglia giallorossa e una gran voglia di mettersi alla prova. Ha accettato un contratto fino a giugno, senza discutere la parte economica e chiesto solo un congruo bonus in caso di qualificazione alla Champions League. «Desidero ringraziare la famiglia Friedkin. Tutti sanno cosa sia la Roma per me, ma il lavoro che attende tutti noi ha già preso il sopravvento. Non abbiamo tempo, né scelta. Dobbiamo essere competitivi, lottare per i nostri obiettivi e provare a raggiungerli».
Puntare tutto su De Rossi, una volta tolta la fiducia a Mourinho, è sicuramente la migliore scelta possibile. Si vedrà se è già un allenatore da serie A, di sicuro è sempre stato un leader. E non sarà Danielino, Capitan Futuro o DDR. Sarà Daniele De Rossi, allenatore della Roma.
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Originariamente Scritto da robybaggio10 Visualizza MessaggioAllegri la tocca piano!
Il fatto però che Allegri parli di ruolo di inseguitore vuol dire che ammette di poter rappresentare l'alternativa all'Inter, perchè finora aveva sempre delimitato l'obiettivo alla "qualificazione champions".
E' chiaro che a -2 occorre fare di tutto per provarci...poi dopo si vedrà....ma di noi
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