Retroscena Popovic: operazione saltata del tutto con il Milan. Club rossonero dispiaciuto per il ragazzo che voleva venire e per il valore di un talento puro. Ma la rottura con gli agenti è insanabile [Daniele Longo]
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioRetroscena Popovic: operazione saltata del tutto con il Milan. Club rossonero dispiaciuto per il ragazzo che voleva venire e per il valore di un talento puro. Ma la rottura con gli agenti è insanabile [Daniele Longo]
chissà quanti fantastilioni hanno chiesto
Paolo Torna.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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per.i due burloni qui sopra:
non vedo l'ora di sedermi
al sacro banchetto della vittoria.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori".
(L. Pirandello)
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Juventus-Frosinone Coppa Italia, risultato 4-0 tripletta di Milik gol di Yildiz
La Juventus batte il Frosinone e vola in semifinale con la Lazio. Tripletta di Milik e gol del solito Yildiz
Mica si potevano festeggiare con il corto muso le 400 panchine juventine di Massimiliano Allegri — applauditissimo dalla sua arena — così Madama si mette l’abito da Golden Globe: 2-0 già a fine primo tempo, altri due gol nel secondo, e semifinale di Coppa Italia con la Lazio (ad aprile) prenotata con sfacciato e prepotente anticipo. Insomma, un altro Luna park, dopo il 6-1 alla Salernitana, segno di un istinto famelico ritrovato e della voglia di dar la caccia al trofeo.
Frosinone in partita nella presenza (sul prato), ma mai nell’essenza (del risultato). Eppure, dall’incipit pareva poter essere una sera complicata, visto che i bianconeri passano davanti dopo nove minuti di tentativi di harakiri dal basso, evitati con qualche frettoloso rinvio di Perin. Per una volta, è il Frosinone a subire pressing, e non a farlo, con Miretti che piazza l’intercetto in territorio nemico, si infila in area e viene abbattuto da Lirola: calcio di rigore chiaro anche scrutando dalla punta della Mole. Ci pensa Milik, con saltello alla Zaza, ma esecuzione da professionista. Il polacco concede il replay sul finale di tempo, tagliando alle spalle delle linee avversarie, raccogliendo il morbido lancio di McKennie: stop e piatto mancino, da menù stellato. Per rendere l’idea della bellezza (ma con il dovuto rispetto), un gol simile a quelli della ditta Pirlo-Lichtsteiner, uno di quelli degli anni ruggenti, che 13 anni fa inaugurò lo Stadium.
Subito avanti, la Juve continua a masticare gioco, evitando il copia-incolla di tante altre notti, quelle con il vizietto di segnare e poi appisolarsi. Per carità, non sempre geometrie limpide, ma tutti ci hanno messo determinazione e applicazione, se non sempre precisione. Yildiz più rifinitore che stoccatore (se non nel gran gol della ripresa), Milik un po’ uno e un po’ l’altro. E poi McKennie, uno con la magia dell’ubiquità. Morale: diverse occasioni, anche se qualche ultimo passaggio era più complicato dell’investitura di un candidato per le regionali.
Da una parte, un formicolio di idee (Allegri), dall’altra un labirinto di tante trincee e accenni di pressing (Di Francesco). Ne usciva così un primo tempo che la Juve ha controllato (55 per cento di possesso palla) e dominato, con 2 gol e 5 tiri nello specchio (contro 2 nemici). E con Perin giusto chiamato a qualche rara parata (scolastica). Rumba bianconera anche a inizio ripresa, con la stoccata di McKennie alzata oltre la traversa da doppia deviazione; e, soprattutto, il tris di Milik, su un patatrac ospite nella propria area, di cui approfitta Locatelli, che poi serve l’assist al numero 14. Al quale solo la Var annulla la ciliegiona del poker, dopo rapido tocco sotto porta, alla Pippo Inzaghi. Il 4-0 arriva comunque dopo un attimo, con volée di Yildiz, su altro invito con il gps di McKennie. E di chi sennò?
CorSera
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Il Milan e il tabù Coppa Italia, dopo la Champions un altro flop. Ma Pioli, Furlani e Scaroni si autoassolvono
I rossoneri fuori dal trofeo tricolore dopo l’eliminazione dalla coppa più importante. Una stagione sempre più in salita
La più lucida analisi sul Milan, uscito in largo anticipo prima dalla Champions League e adesso anche dalla Coppa Italia (non la vince da 21 anni, il tabù continua) e ancora troppo distante dalla cima della classifica della serie A per potere pensare di inserirsi nella corsa allo scudetto con Inter e Juventus, l’ha fatta indirettamente Gasperini [...]
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Mourinho, Roma è stanca della corrida. Dei derby restano solo sconfitte, alibi e risse
Friedkin non sostiene la sua strategia polemica. E i numeri dicono che non è mai andato così male
Il murale di Testaccio, quello che lo ritrae sulla Vespa, ha iniziato a scrostarsi al fischio finale di una sconfitta con la Lazio in Coppa Italia. Per la prima volta, dopo quasi tre anni di idolatria, Roma interrompe la liturgia verso il suo totem. José Mourinho non è più intoccabile. Il fuoco si è spento sull’altare del vero sancta sanctorum della capitale: il derby [...]
Last edited by Sean; 12-01-2024, 08:14:29....ma di noi
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Pioli (Milan) e Mourinho (Roma), perché le panchine sono a rischio
I due allenatori si sfidano domenica in campionato a San Siro. Gli obiettivi sfumati cominciano a pesare sul destino di Pioli. I numeri sono contro Mou, la curva è con lui, i Friedkin temporeggiano
Domenica a San Siro si affrontano Milan e Roma, sulle panchine due allenatori Pioli e Mourinho che hanno visto sfumare l’obiettivo Coppa Italia e che probabilmente si giocano la loro permanenza nei rispettivi club con il campionato: il Milan deve puntare alla qualificazione Champions, la Roma ci prova anche se è più indietro. Nervosi, insoddisfatti dei risultati fin qui ottenuti, polemici con le decisioni arbitrali: Mou e Pioli, le panchine restano in bilico.
(Carlos Passerini) Su e giù, su e giù. Passano i mesi, ma il Milan è sempre uguale a sé stesso: prima lo scatto, poi la caduta rovinosa. Illusioni e delusioni, senza soluzione di continuità, ad accrescere il senso di frustrazione di una tifoseria sempre più esasperata, come dimostrato dai fischi di mercoledì. Ma la verità è che le tre vittorie consecutive con Sassuolo, Cagliari ed Empoli avevano illuso solo chi non conosce i difetti strutturali di una squadra che non ha mai trovato una vera continuità non solo nei risultati, ma anche nella tenuta mentale. Un loop che da un lato è costato già due obiettivi stagionali, Champions e Coppa Italia, mentre dall’altro ha indebolito ulteriormente la posizione di Stefano Pioli, che ha il contratto in scadenza a giugno 2025 ma che (giustamente) verrà giudicato a fine stagione sulla base dei risultati.
L’ombra di Antonio Conte è destinata ad aleggiare fino ad allora, anche se oggi come oggi il suo profilo non sembra collimare con le strategie societarie. Decisiva per Pioli sarà ad ogni modo la qualificazione alla prossima Champions, obiettivo primario fissato dalla proprietà in estate. Alzare un trofeo a primavera sarebbe un’occasione in più per accrescere le sue chance di permanenza, ma adesso resta solo l’Europa League: missione complicata, la concorrenza include big come il Liverpool. Gli errori arbitrali di mercoledì, con quel rigore molto dubbio costato la sconfitta, non possono e non devono essere un alibi: l’Atalanta ha meritato la semifinale più del Milan. Il restyling tattico, con la scelta di giocare a specchio imitando l’avversario con un’inefficace difesa a tre, non ha pagato. L’emergenza infortuni resta un’attenuante, ma fino a un certo punto: dal mercato sono arrivati Gabbia e Terracciano, in attesa del rientro dei titolari Thiaw, Tomori e Kalulu. Domenica con la Roma a San Siro serve rialzare la testa. In tribuna, accanto a Zlatan Ibrahimovic, ci sarà anche Gerry Cardinale: il primo a non essere soddisfatto per tutti quei su e giù è proprio lui.
(Luca Valdiserri) La Roma di oggi è nei fatti: ottava in campionato; fuori dalla Coppa Italia dopo il derby perso; seconda in un girone facile di Europa League e costretta al playoff contro il Feyenoord. La Roma di domani ha perso il ds Tiago Pinto; ha in scadenza di contratto Mourinho, Rui Patricio e Spinazzola; ha in prestito Lukaku, Huijsen (senza riscatto), Kristensen, Renato Sanches, Azmoun e Llorente; Dybala ha una clausola per l’estero da 13 milioni e contro la Lazio si è fatto male: Milan-Roma sarà la 26ª gara saltata in giallorosso; Smalling desaparecido ha un contratto da 3,8 milioni fino al 2025, così come Karsdorp (2,2), El Shaarawy (2,5) e Belotti (2,4). Mou, ieri assente da Trigoria per un permesso programmato, ha spalancato il problema del rinnovo dopo la sconfitta contro il Bologna: «Rimarrei anche con un programma basato sui giovani». E prima di Roma-Atalanta: «I Friedkin non mi convocano? Non so darmi una risposta».
Lo stadio da quando c’è Mou è sempre pieno e la Curva Sud è con lui. Bonucci non è stato preso anche per il veto ultrà. Pure i risultati, però, sono chiari. Mou vorrebbe una risposta entro febbraio e ha detto di aver rinunciato nei mesi scorsi a una proposta, con cifre fuori mercato, per fedeltà ai Friedkin. I suoi tempi, però, non coincidono con quelli di un club indebitato, che agogna i soldi della Champions. La non risposta dei Friedkin è lecita come la fretta di Mou. E se la fretta è troppa, dovrà essere lo Special One a dire «Me ne vado», sollevando la proprietà da un atto per molti — ma non tutti — impopolare. Quattro derby persi su 6 sono fatti, così come lo è la Conference League vinta il 25 maggio 2022. E se Mou andasse via? Piace Thiago Motta, ma la concorrenza è agguerrita e il brasiliano accorto. In estate ha rifiutato il Napoli che non lo convinceva. La statistica, come esce dai dati di Massimo Perrone, è contro Mou. Pioli è l’unico tra 138 allenatori affrontati almeno tre volte che non ha mai battuto: 3 sconfitte e 2 pareggi.
CorSera
Last edited by Sean; 12-01-2024, 08:51:52....ma di noi
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Crisi Napoli, come la favola dello scudetto è diventata una farsa
Errori, appagamento, fughe e cessioni. E la grande incognita di chi allenerà la squadra l’anno prossimo
Scurdámmoce ‘o ppassato. Quello recente, il terzo scudetto, trent’anni dopo Maradona, ma anche il fallimento, la serie B e via ricordando. Qui e ora. Dimenticare tutto è l’antidoto per la depressione post scudettum. Il Paradiso e l’Inferno, le due facce di Napoli e del Napoli. La grande bellezza di un anno fa, la grande bruttezza di una squadra di fantasmi. Non era mai successo che i campioni d’Italia implodessero a ritmo retrocessione.
Eppure, guardando la formazione, ai calciatori immortalati nella canzone di Liberato, «‘O core nun tene padrone», manca solo Kim. Eppure... Come non assimilare il Fujtevenne di eduardiana memoria, al messaggio lanciato dalla fuga di Spalletti e Giuntoli, due pilastri dello scudetto. Un tatuaggio e via. La scelta del tecnico, cittadino onorario, di bucolico aveva solo il verde e l’azzurro di altri campi mentre il direttore sportivo è corso ad abbracciare la sempre amata Juve.
Pance piene, contratti in scadenza, voglia di cambiare aria, crollo fisico e mentale che parte da lontano, come certificato dal triplice tonfo con il Milan. Sintomi che avrebbero dovuto suggerire cessioni eccellenti e innesti di qualità, in linea con quanto fatto due anni fa con Kim, sostituito con Natan, serie B brasiliana, e Kvara. Ignorarli ha prodotto una squadra che gira a vuoto, senza gambe e senz’anima. A tenere banco è stato solo l’estenuante e ricchissimo rinnovo con tanto di super clausola di Osimhen. Guadagna dieci volte più del suo talentuoso e oggi irriconoscibile compagno di reparto.
Un dato che spiega gli stracci pubblicamente volati tra il bomber azzurro e l’agente del georgiano, reo di averlo dato promesso sposo d’Arabia. Casting da cinepanettone tra quaranta papabili, una serie di no grazie, la chimera Conte, il ripiego Garcia, il richiamo dell’allenator prodigo Mazzarri. Tutto sotto il segno di Aurelio De Laurentiis, nella triplice veste di presidente, direttore sportivo e (quasi) allenatore. La favola che diventa farsa.
È la somma che fa il totale per dirla con Totò: 28 punti in classifica, nono posto e -20 dalla vetta. Contro il Torino l’ennesima figuraccia e tutti in castigo con la speranza di ritrovare in ritiro se non il gioco perduto, almeno la dignità e il rispetto per la maglia del trionfo. Metterci la faccia e addossarsi le colpe è un primo importante passo, ma alla diagnosi deve seguire la terapia. Chi allenerà il Napoli che verrà? Chi sarà il direttore sportivo? Chi onorerà lo scudetto da qui alla fine del campionato? Chi vestirà e farà sudare la maglia azzurra senza tricolore? Sbagliare è umano, perseverare è diabolico, giusto presidente?
CorSera
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Conte al Milan mi sembra una fantasia eccezionale...
Io amerei averlo al Milan, attenzione.
Ma con una società del genere mi sembra un ossimoro non indifferente.Originariamente Scritto da SeanTu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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non me lo vedo Conte che va in club come il Milan, con una disponibilità limitata di soldi per il mercatoOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Conte non è più il Conte che pretendeva i grandi investimenti. Adesso è un Conte di una certa età, che vorrebbe sì continuare ad allenare ma in Italia, per stare vicino alla famiglia: un progetto di crescita costante (e quindi di investimenti programmaticamente mirati) gli andrebbe benissimo, tanto più che la serie A è aggredibile senza tanti sforzi, cioè con uomini e giocatori giusti al posto giusto.
In quel senso il Milan è una possibilità concreta, in fondo ha una ossatura, i conti in ordine e gli serve solo una accelerata in panchina, perchè certi giocatori regrediscono perchè in certe condizioni non danno tutto quello che hanno...in altre condizioni sì - si veda i Rabiot ed i McKennie nella Juve di quest'anno: il primo pareva un pesce lesso e adesso un pesce vivo; il secondo da Poldo lento e addormito è diventato titolarissimo, con assist e proiezioni a rete...
Conte dunque, che nel far rendere giocatori insospettabili, è maestro, in Italia avrebbe parecchie squadre con cui "divertirsi" senza troppe pressioni (che lo esauriscono). Il Milan, ma anche la Roma, il Napoli......ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Sean francamente in tal caso andrei subito al napoli piuttosto che al milanOriginariamente Scritto da Marco pli 200 kg di massimale non siano così irraggiungibili in arco di tempo ragionevole per uno mediamente dotato.Originariamente Scritto da master wallaceIO? Mai masturbato.Originariamente Scritto da master wallaceIo sono drogato..
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Conte a Napoli ce lo vedo bene. Conte con De Laurentis ce lo vedo malissimissimo. Non mi stupirebbe se questo e questo soltanto fosse sufficiente a fargli preferire Milano.
E senza poi, ad oggi, il cuscinetto di un direttore sportivo di polso a mediare.... non credo che il Dela sia capace di starsene zitto e buono alla prima intervista post partita dove Conte si lamenta del mercato da straccioni.
Certo, sarebbe un grande spettacolo, in campo con una squadra che secondo me Conte farebbe andare a mille, anche a costo di deragliare, e fuori dal campo, tra comunicati piccati dal profilo twitter del Napoli, lagnanze incrociate, e una città perfetta a fare da scenografia.Originariamente Scritto da Seanmò sono cazzi questo è sicuro.Originariamente Scritto da bertinho7ahahhahah cmq è splendido il tuo modo di mettere le mani avanti prima, impazzire durante, e simil polemizzare dopo
Originariamente Scritto da Giampo93A me fai venire in mente il compianto bertignoOriginariamente Scritto da huntermasterBignèw
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Conte credo Milan o Roma. Nel primo caso per poter dire di aver allenato e vinto in tutte e 3 le panchine storiche del calcio italiano (e Milano poi è molto vicina a Torino e dunque alla famiglia).
Circa la Roma per sfida personale di fare quanto riuscì a Capello. Certo, i Friedkin dovrebbero comunque assecondare con un serio e convincete progetto quella sua intenzione.
Il Napoli, cioè De Laurentiis, credo si butterà su di un "giovane": Italiano o Motta in pole. Di sicuro non potrà sbagliare il prossimo allenatore....ma di noi
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