La Partita del Secolo, giocata con la lussazione della spalla... l'ha fatto entrare tra gli Immortali.
Attenzione: Calcio Inside! Parte III
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Che partita quella...che giocatori, che calcio meraviglioso.
Italia-Germania (che Italia e che Germania...) in semifinale...Italia-Brasile (quello di Pelè) in finale...tra semifinali e finale il meglio del meglio, non poteva esserci di meglio...questa roba qua offriva quel calcio....ma di noi
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C. Campo - Moriremo Lontani
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Il Napoli in crisi va in ritiro: da De Laurentiis a Garcia a Mazzarri
La squadra campione d’Italia ha 20 punti in meno dello scorso anno: calciatori scontenti, calo della condizione fisica, risultati e prestazioni deludenti, mercato lento.Si tratta per Samardzic
Basta il numero dei punti in classifica (28) a chiarire la portata del disastro Napoli: -20 dall’Inter prima, nono posto. Con la media, ultima, di un solo punto a partita. Lo stato di crisi della squadra campione d’Italia in carica non può essere però spiegato solo ed esclusivamente con la logica dei numeri, né risolto con un ritiro punitivo (da ieri e fino a sabato per ordine di De Laurentiis), tantomeno archiviato con le scuse in diretta del d.s. Meluso.
Si tratta di un record nella storia della serie A a 20 squadre, l’analisi delle ragioni del crollo è imprescindibile. Probabilmente ha origini precedenti finanche alla vittoria dello scudetto. Il club degli scontenti , riferito ai giocatori in ansia da rinnovo o, peggio, mortificati dallo scarso utilizzo, per esempio, nasce proprio nella stagione del trionfo. Coperto, sottaciuto, dissimulato dall’euforia di un titolo che via via si avvicinava. Tenuto sotto controllo, da un allenatore, Luciano Spalletti, che aveva individuato come sua unica missione la vittoria dello scudetto: dorme nel centro sportivo, accoglie i giocatori all’arrivo, li saluta alla sera e resta lì. Persuasore, Spalletti. Il primo, peraltro, a lasciare il campo a trionfo avvenuto. Senza se e senza ma. Qualcosa doveva pur significare, come l’addio del d.s. Giuntoli, fermo e deciso ad ogni tentativo di convincerlo a restare.
Tutti gli altri scontenti sono rimasti, escluso Kim difensore centrale e perno della stagione dei miracoli. Al suo posto Natan, serie B brasiliana e neanche fotocopia sbiadita del suo predecessore. Da Spalletti a Garcia, al ritorno di Mazzarri: senza cessioni, senza rinnovi, con acquisti finora ingiudicabili. Un girone trascorso precipitando sempre più in basso: Elmas l’ha spuntata ed è stato ceduto, Zielinski ha rifiutato il prolungamento e si comporta in campo come un parametro zero «qualsiasi», Osimhen coperto d’oro prima di andare in Coppa d’Africa e primo partente in estate. De Laurentiis si è assunto la responsabilità del crollo dopo il pari casalingo col Monza anticipando innesti di mercato. Finora, il solo Mazzocchi, terzino, arrivato dalla Salernitana. Non è il salvatore della patria e neanche si avvicina, rosso diretto dopo 4 minuti col Torino. Il presidente è in vacanza in Spagna mentre il suo club tocca il punto più basso, il suo vice, il figlio Edoardo, si è concesso anche lui uno stacco dalla tensione della crisi.
A Castel Volturno Mazzarri, il team manager Santoro e il d.s. Meluso a tener botta. L’allenatore sta con i suoi calciatori, prova a ricompattare la squadra, a sostenere ogni singolo calciatore, provando insieme a capire gli errori. Ma il club degli scontenti è sempre lì: ciascuno pronto a reagire ma anche a pensare alle proprie rivendicazioni. Il gruppo da tenere unito (ma anche da rimettere in condizione fisica accettabile) questa è la mission verso il derby con la Salernitana. Il mercato? C’è necessità di forze nuove, fresche. Di entusiasmo e leggerezza, ma oltre a Mazzocchi e a un accordo ancora da definire con Samardzic , gli obiettivi (sfumato Dragusin) non sono chiari.
Il crollo del Napoli è questo: uno stato mentale misto di confusione e depressione, una squadra sì forte ma non capace di gestirsi. Figlio delle scelte sbagliate post scudetto. Si può discutere del modulo, delle occasioni sprecate, dei gol subiti come all’oratorio. Ma tutto è troppo, tutto è quasi inverosimile. Si può recriminare sugli infortuni, sulle assenze. C’è di più: il Napoli ha toccato il fondo senza guardarsi mai indietro. Che giochi Raspadori o Simeone, a questo punto, viene dopo. I campioni infelici hanno toccato il fondo, e da lì si può soltanto risalire. Se c’è voglia.
CorSera...ma di noi
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Dallo scudetto al crollo, il Napoli come il Verona di Bagnoli e la Samp d’oro: quando la gloria dura un attimo
Un anno campioni, quello successivo comparse. Il crollo degli azzurri ha diversi illustri precedenti
Inevitabile è la caduta degli dei, ma quando accade con modalità così repentine e fragorose assume contorni da favola nera. C’era una volta il Napoli, ma oggi non c’è più. Della squadra che l’anno scorso vinse trionfalmente lo scudetto non rimane che lo sbiadito ricordo di un tempo felice da declinare al passato. Ei fu campione d’Italia, così percosso e attonito sta il suo popolo.
Last edited by Sean; 09-01-2024, 09:14:28....ma di noi
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Mourinho e il lato oscuro della Roma, il caos per nascondere il non gioco
Reazioni scomposte, una modalità intimidatoria studiata a tavolino, soprattutto nelle partite in casa. Per creare quel clima da corrida, supportato dai 60.000 dell’Olimpico, utile a volte a ribaltare le partite. Contro l’Atalanta per il tecnico portoghese è arrivato il settimo cartellino rosso da quando è nella Capitale
E sono sette. I cartellini rossi ricevuti da José Mourinho da quando siede sulla panchina della Roma. In meno di tre anni. Se non è record, poco ci manca. Ieri sera l’ultimo della serie, ricevuto a tempo praticamente scaduto della sfida con l’Atalanta. Protagonista l’arbitro Aureliano, colpevole secondo Mou, di una direzione di gara discutibile culminata con il mancato fischio a Lukaku lanciato a rete. [...]
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Al via i quarti di finale di Coppa Italia: Fiorentina e Bologna cercano riscatto, chi passa sfiderà la vincente di Milan-Atalanta
Riparte la Coppa Italia. Oggi, martedì 9 gennaio, è in programma la prima gara dei quarti di finale.
Si gioca Fiorentina-Bologna alle ore 21: diretta su Canale 5 e in streaming su Mediaset Infinity. La squadra di Vincenzo Italiano vuole rifarsi dopo il k.o. inatteso con il Sassuolo (1-0, 6 gennaio), con tanto di rigore fallito da Bonaventura. L’ex rossonero dovrebbe comunque essere in campo a supportare, con Ikoné e Brekalo, Beltran. In difesa la Fiorentina dovrebbe puntare sulla coppia Milenkovic-Ranieri, con Kayode e Parisi terzini.
Da parte sua, non è un ottimo momento per il Bologna. Agli ottavi ha sì eliminato l’Inter in rimonta (2-1 ai supplementari, il 20 dicembre), ma nelle ultime due partite di campionato ha perso rovinosamente contro l’Udinese (3-0, 30 dicembre) e pareggiato in pieno recupero contro il Genoa (1-1, 5 gennaio). Thiago Motta vuole tornare a vincere e continuare a lottare, per quanto riguarda la serie A, per un posto in Europa.
Per centrare questo obiettivo ha chiesto due rinforzi alla società: «Abbiamo delle priorità, sono stati fatti due nomi per mantenere il livello di questa squadra e poter continuare a competere e dare alternative fino alla fine della stagione. Poi dopo queste due priorità ci possono essere altri. Che tipo di giocatori? Duttili: nel calcio d’oggi se fai una cosa sola devi essere un fenomeno. Ah, se poi arriva un fenomeno lo prendo…», ha detto l’allenatore dei rossoblù.
«Visto il format di questa Coppa Italia e che era un po’ programmata Inter-Fiorentina, i viola sono i favoriti. Una gara da dentro o fuori dà una buona tensione. Se il loro organico è più forte? È da tempo che come organico loro sono davanti a noi, noi lavoriamo per colmare questo gap. Italiano è un grande allenatore e ha dei grandi giocatori: noi dobbiamo semplicemente andare a giocare il nostro calcio», ha concluso. Chi passa in semifinale sfida la vincente di Milan-Atalanta, in programma domani sera.
CorSera
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Originariamente Scritto da Sean Visualizza MessaggioMourinho e il lato oscuro della Roma, il caos per nascondere il non gioco
Reazioni scomposte, una modalità intimidatoria studiata a tavolino, soprattutto nelle partite in casa. Per creare quel clima da corrida, supportato dai 60.000 dell’Olimpico, utile a volte a ribaltare le partite. Contro l’Atalanta per il tecnico portoghese è arrivato il settimo cartellino rosso da quando è nella Capitale
E sono sette. I cartellini rossi ricevuti da José Mourinho da quando siede sulla panchina della Roma. In meno di tre anni. Se non è record, poco ci manca. Ieri sera l’ultimo della serie, ricevuto a tempo praticamente scaduto della sfida con l’Atalanta. Protagonista l’arbitro Aureliano, colpevole secondo Mou, di una direzione di gara discutibile culminata con il mancato fischio a Lukaku lanciato a rete. [...]
https://www.repubblica.it/sport/calc...oma-421830568/
Domenica sera c'è stata, per almeno tre quarti di partita, una sola squadra in campo...e non era l'Atalanta.
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Vero, concordo.
Tempistica non appropriata quando una disamina del genere era fattibile in altri momenti.
L'ultima partita meritava qualcosa di più.
Dopo sul fatto in sè dell' espulsione, boh.
L'ho visto in diretta e non ci ho capito nulla lo stesso.Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
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Riguardo il Mourinho personaggio, onestamente non fa più notizia e l'ultima battuta che mi fece ridere è stata "non sono un pirla".
Soprattutto se non frega n cazz0 a lui, dei commenti di certi atteggiamenti (veri o presunti), figurate a me...
Spero si possa fare sempre più spesso una proposta di calcio come quella di domenica, perché significa che il quarto posto te lo puoi giocare.
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E' proprio perchè è tutto in ballo e che forse si sta migliorando nel gioco, che, se Mourinho evitasse di fare caciara, aiuterebbe credo la missione...perchè che senso ha farsi buttare fuori a partita ormai finita, quando poi il prossimo turno è importante come quello che sta finendo e comunque ormai diventeranno tutti importanti?
Penso che sarebbe meglio concentrarsi sul calcio, la via è quella. Dare spettacolo extracalcistico in questo momento non fa il bene della squadra....ma di noi
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Monza, chiesto Kean alla Juventus ma c’è anche la Fiorentina
(Andrea Molinari — redazione gianlucadimarzio.com) Dopo l’apertura della Juventus per la partenza di Kean in prestito, il Monza lo ha chiesto ai bianconeri. Sul classe 2000 si è inserita anche la Fiorentina e il giocatore deve scegliere la destinazione. I brianzoli, intanto, proseguono la trattativa con il Torino per Radonjic, che sembra più vicino.
Napoli, tentativo per Koné del Borussia e per un’alternativa a Dragusin
(Andrea Molinari — redazione gianlucadimarzio.com) Non solo Samardzic. Il Napoli si è mosso nei giorni scorsi per Kouadio Koné del Borussia Monchengladbach. Su di lui c’è anche l’interesse dell’Atletico Madrid ma anche quella della Juventus, che lo segue da tempo ma lo prenderebbe soltanto per giugno. Da capire quindi se il club azzurro proseguirà nella trattativa e se il giocatore sarà disponibile a trasferirsi subito. Per quanto riguarda la difesa, invece, sfumato Dragusin — ci sta provando il Milan, ora — si pensa a Perez dell’Udinese. L’argentino è un osservato speciale per giugno sia dal Milan che dalla Fiorentina e il Napoli vorrebbe anticipare. I friulani non vorrebbero darlo via a gennaio visto l’infortunio al piede di Bijol. Di fronte a un’offerta importante, però, potrebbe pensarci.
Roma, Renato Sanches già ai saluti?
(Andrea Molinari — redazione gianlucadimarzio.com) La Roma potrebbe salutare dopo solo sei mesi Renato Sanches. Sul centrocampista portoghese, falcidiato dagli infortuni in questa prima parte di stagione, sono state chieste informazioni da Besiktas e Olympiakos anche al PSG, squadra che ne detiene il cartellino. Per una possibile conterà in ogni caso anche la volontà del giocatore.
Roma, chiesto Söyüncü in prestito
(Andrea Molinari — redazione gianlucadimarzio.com)La Roma ha chiesto Söyüncü in prestito all’Atletico Madrid. Purtroppo per i giallorossi, però, sono già arrivate offerte dalla Premier League. In particolare il Fulham ha messo sul piatto 20 milioni per il trasferimento a titolo definitivo. La speranza è che il giocatore non accetti per poi aspettare la fine del mercato e affondare il colpo.
CorSera
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Originariamente Scritto da Fabi Stone Visualizza Messaggio
Direi che sto articolo arriva nel momento meno opportuno, riguardo al nascondere il non gioco.
Domenica sera c'è stata, per almeno tre quarti di partita, una sola squadra in campo...e non era l'Atalanta.sigpic
Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
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A riguardo dell'articolo di Furio Zara su Repubblica circa i precedenti "illustri" di squadre campioni d'Italia che nella stagione seguente "crollano", occorre fare delle precisazioni che, per lo meno da quanto si intuisce dal sunto dell'articolo, Zara non fa ma che sono importanti, visto che parliamo di precedenti e dunque di storia del calcio.
Intanto sono errati i paragoni: non puoi mettere il Napoli con Verona e Sampdoria: la prima infatti è squadra espressione di grande piazza (dunque con un certo pubblico e certi mezzi e risorse) e le altre due sono espressioni di provincia, quindi con altre dimensioni e dunque con altre aspettative o frequentazioni dei piani alti.
Inoltre, il Verona fece un exploit irripetibile, per cui non gli si poteva certo chiedere di dare ossigeno e corso a quell'impresa eccezionale per la sua rarità; la Samp invece, e questo Zara se lo dimentica per strada, conquistò lo scudetto come apice di un percorso di crescita continuo e dunque come termine di un ciclo, non suo inizio - dal 1985 al 1991, anno dello scudetto, aveva già vinto 3 coppe Italia, una coppa delle coppe, svariate altre finali di coppe nazionali e alti piazzamenti di classifica.
In più, il giornalista dimentica che nell'anno successivo allo scudetto è vero che quella Samp arrivò sesta, ma conquistò la finale di coppa campioni...cioè, questo non lo scriviamo? Pare poco per una Samp, per una città come Genova? Non sono stati a grattarsi dopo lo scudetto.
Non sono gli esempi adatti e le ragioni e le cause del calo repentino post vittoria vanno ricercati altrove, hanno a che fare con molteplici fattori (storici, economici, sociali) di cui ho spesso parlato e su cui dunque tratterò velocemente.
I Napoli, le Roma (la Lazio è un discorso a parte, per via che il suo bacino di utenza, e dunque di "disponibilità", è ridotto), sono squadre di grandi città/piazze ma non sono "grandi" squadre (nel senso di grandi club, quelli ricchi di titoli), perchè nel corso della storia hanno vinto poco e prodotto pochissimi cicli (uno a testa Napoli e Roma, entrambi negli anni '80, difatti questo scudetto del Napoli resta isolato, quello della Roma del 2001 idem).
Hanno vinto poco perchè sono nate tardi, e questo non ha permesso di apprendere i fondamentali, ovverosia farsi una cultura della vittoria, una stratificazione di cultura; sono espressione di città a carattere terziario, mentre le 3 grandi squadre del Nord lo sono di città e mentalità industriali e imprenditoriali, dove il successo, per essere tale, deve essere replicato (le industrie non si fermano al primo modello di successo, ma continuamente programmano, inventano, producono, perchè si alimenti il "marchio" ed esso si imponga appunto come modello di "successo"), e dove, non ultimo, i denari abbondano.
Da qui discende che se tra un successo e l'altro passano decenni, una volta raggiunto l'obiettivo, trovare gli stimoli giusti per scendere dalla cima e ricominciare la (faticosa) salita diventa psicologicamente difficile. Spogliarsi di quanto fatto, archiviare il già ottenuto, uno sforzo mentale "pesante" - difatti lo stesso De Laurentiis ha considerato bastevole lo scudetto, altrimenti non avrebbe scelto al ribasso (Garcia) ma alzato l'asticella investendo, alimentando le ambizioni - il fuoco va tenuto alto con la legna.
Eccole le cause, diciamo ontologiche, della stagione attuale del Napoli, cause prime che partono da molto lontano. Finchè infatti si considererà il successo un "miracolo", frutto quasi di condizioni "irreplicabili", non si invertirà la rotta. A riprova dell'assunto sta il fatto che gli stessi Spalletti e Giuntoli hanno considerato come quasi impossibile il secondo tentativo, e idem De Laurentiis, il primo a non crederci - per cui i giocatori hanno introiettato quella sensazione.
La storia recente del calcio dimostra che però lo iato storico può essere colmato oggigiorno, ne abbiamo degli esempi in squadre come il PSG, il Chelsea, il City. Oggi l'elemento economico è predominante, rappresenta una scorciatoia per "recuperare" il tempo, per "colmare" il vuoto - se ovviamente accoppiata la ricchezza alla competenza (lo United lo conferma in negativo).
E' un modo quello. L'altro è immettere "cultura" e "sapienza". Porto ad esempio l'Inter dei cinesi: grandi problemi economici, eppure una dirigenza che sa il fatto suo maschera il tutto riuscendo (con lavoro, visione, programmazione, profonda conoscenza della materia), pur col borsellino praticamente vuoto, ad allestire squadre competitive. Occorre prendere appunti.Last edited by Sean; 09-01-2024, 12:28:02....ma di noi
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