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O forse mi ero spiegato perfettamente e tu avevi capito male inizialmente...chissà!
Originariamente Scritto da Sean
Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
Brutta sconfitta della Lazio a Salerno per 2-1. Prima vittoria dei campani in campionato...e questo fa capire il contraccolpo della sconfitta odierna per Sarri ed i suoi: seconda caduta nelle ultima 3 partite e classifica che non si muove.
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Del famoso calendario con le big ravvicinate di cui Sarri, alla fine la Lazio ha perso solo col Milan, vincendo con l'Atalanta (e Fiorentina) e pareggiando il derby. In questo periodo ha invece perso col Bologna e la Salernitana, cioè quelle squadre che non avrebbero dovuto destare preoccupazioni eccessive nè lagnanze da calendario.
Alla fine vale sempre la regola che il calendario è facile o difficile a seconda di come affronti le partite, non per i nomi sulla carta.
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Dopo la sconfitta a Salerno il tecnico si mette in discussione: “Lotito dovrebbe intervenire in maniera pesante”. Squadra contestata
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"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Mazzarri inizia col piede giusto: 1-2 a Bergamo. Il solo fatto che Garcia se ne sia andato può aver ben disposto gli umori dello spogliatoio.
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Primo tempo penso una delle partite più brutte che ho visto da tempo immemore.
Comunque questo è da considerare fieno in cascina in un momento così.
Il problema è tra 2 gg.
Spesso vado più d'accordo con persone che la pensano in maniera diametralmente opposta alla mia.
Mazzarri ricomincia vincendo: il Napoli fa il colpo in casa dell’Atalanta e Kvaratskhelia bacia subito il nuovo allenatore tanto non ne poteva più di Garcia
Mazzarri e il Napoli finalmente liberato
Oltre i gol anche i baci, quello di Kvaratskhelia a Mazzarri è simbolico non tanto dell’affetto per l’allenatore presente, quanto del rancore e dell’insofferenza verso il precedente, che il georgiano mandò anche sonoramente e pubblicamente a quel paese..Che poi Mazzarri dica subito che è già nato un feeling fa parte del copione di queste circostanze.
E’ un piccolo miracolo, possiamo dirlo senza scadere nel banale. Vincere a Bergamo contro l’Atalanta è il primo segnale di riscossa di Mazzarri e del Napoli. La storia parte da due settimane fa, ma soprattutto da dieci anni prima lì dove De Laurentiis ha ripescato le tracce lasciate da Walter Mazzarri, quando l’allenatore toscano decise di fare il salto verso l’Inter e si lasciò alle spalle tutti gli affetti napoletani. Non fu esattamente un trampolino e non andò come pensava Mazzarri, ma insomma, restando all’oggi, il nuovo inizio è sotto i migliori auspici. Il Napoli ha dato l’impressione soprattutto di essersi lasciato alle spalle Garcia verso cui aveva un rigetto assoluto. Via lui la squadra è apparsa liberata e sia Kvaratskhelia che Osimhen sono tornati a veder le stelle. Merito di Mazzarri? Sicuro, in quanto sostituto di uno ormai non più sopportato. E’ già un merito anche questo.
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Il Milan con un rigore alla Fiorentina esce dall’incubo e allontana il processo a Pioli, in attacco esordisce il 15enne Camarda che fa il record di esordio precoce in Serie A.
Milan, il rigore di Theo Hernandez che salva Pioli
Il rigore di Theo Hernandez tira fuori il Milan dall’imbarazzo di farsi troppe domande su Pioli. I rossoneri riprendono la corsa interrotta da un mese a questa parte. Un gol e via e proteste varie, ma nemmeno troppo convinte, della Fiorentina per falli di mano e mancate espulsioni.
La vittoria rossonera arriva dopo una serie di partite giocate male in campionato (appena 2 punti in 4 gare) e un’ondata di assenze che hanno privato il Milan dei giocatori migliori (Giroud e Leao su tutti), tanto che sul finale è stato mandato in campo l’attaccante Franceso Camarda appena 15enne. Trattasi di record, il più giovane esordiente della storia della Serie A (15 anni, 8 mesi, 5 giorni), in una squadra dove il simbolo è tuttora Paolo Maldini, che in rossonero ha fatto tutta la carriera, da bambino fino a diventarne dirigente. Bella storia, ma anche la constatazione che in fatto di attaccanti e riserve il Milan non sta messo benissimo.
https://www.bloooog.it/2023/11/25/la...ce-allinferno/
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La Lazio di Sarri va a precipizio, ko a Salerno. L’ex Candreva la spedisce all’inferno e il tecnico ipotizza addirittura le dimissioni: “Se il problema sono io pronto ad andarmene”
Siamo arrivati al punto che Sarri ipotizza addirittura le sue dimissioni: “Il presidente Lotito deve avere intervenire in maniera pesante, se il problema sono io mi farò da parte”.
Non si può parlare di declino del sarrismo in quanto siamo in assenza dell’oggetto. Maurizio Sarri ha dichiarato di non sapere cosa sia esattamente il sarrismo, anche se potremmo noi spiegare a lui che per sarrismo si intende tutto quell’insieme di nozioni e ossessioni relative alla gestione di una partita, e più genere di una serie di partite e di una squadra che ne hanno fatto un metodo noto e apprezzato in Italia e non solo.
Visto che addirittura il sarrismo, nella versione del sarriball sbarcò addirittura in Premier League al Chelsea. Con la Lazio il sarrismo ora disconosciuto dal suo stesso inventore ha avuto un boom ma anche un contraccolpo di lacerante crisi.
Il bubbone l’ha fatto scoppiare il romano Antonio Candreva che proprio alla Lazio diventò calciatore importante, con una stangata da fuori area e un pallone forte e tremolante ha fatto saltare tutto il progetto sarrista di quest’anno.
Per la Salernitana ultima in classifica trattasi addirittura della prima vittoria, per la Lazio, dal portiere Provedel che s’è fatto bucare così malamente a Ciro Immobile, centravanti 33enne in crisi d’identità e soprattutto di gol, fino al guru Maurizio Sarri finiscono tutti sul lettino dello psicanalista a chiedersi cosa stia succedendo.
Per il senatore forzista Claudio Lotito, che fu costretto a cedere la Salernitana dopo la promozione del club campano in Serie A e mai troppo amato dai sostenitori granata, lo smacco è addirittura doppio. La Salernitana quest’anno, passata da Paulo Sousa a Pippo Inzaghi, ancora non aveva vinto una partita e proprio questa è andata a vincere.
Dalla conquista di un posto in Champions League a una misera metà classifica il passo è troppo lungo, e lo shock totale. Un altro allenatore forse ci avrebbe già rimesso il posto, al guru Sarri si deve maggior rispetto e un po’ d’indulgenza in più. Ma lui stesso sa che il tempo è ormai scaduto e che il maggior indiziato ora è lui. Tira una brutta aria…
Ascolta "Sarri, la Lazio e la pensione anticipata (ep. 13, 26 nov 2023)" su Spreaker. Mazzarri e il Napoli finalmente liberato Oltre i gol anche i baci, quello di Kvaratskhelia a Mazzarri è simbolico non tanto dell'affetto per l'allenatore presente, quanto del rancore e dell'insofferenza verso il precedente, che il georgiano mandò anche sonoramente e
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Tre risultati ieri a loro modo importanti, non per la classifica ma per i riflessi immediati e sul medio termine.
Mazzarri e il Napoli erano attesi alla prima di una serie di salite e hanno brillantemente superato la prova. Vincere a Bergamo non è mai banale o scontato, e questa vittoria ha il sapore del voltar pagina rispetto alla assurda conduzione (e ancor più assurda scelta) di Garcia. Lo spogliatoio è stato liberato dalla presenza di quello stoccafisso e adesso le cose andranno sicuramente meglio, anche perchè la squadra c'è, i giocatori ci sono.
Il Milan doveva vincere per evitare di far riesplodere la crisi e ha vinto. Una vittoria che permette di preparare più serenamente il match (decisivo) col Borussia e, lato campionato, di attendere il rientro di qualche infortunato.
La Lazio sconfitta a Salerno conclama la crisi. Viene il sospetto che la squadra si stia scollando da Sarri: è capitato al Chelsea, è capitato alla Juventus, sta capitando alla Lazio. Ad un certo punto con questo Sarri c'è una crisi di rigetto: è il caso che Lotito inizi a pensare ad un possibile sostituto in corsa, se davvero i giocatori stanno facendo capire che è meglio farlo fuori.
D'altra parte la società ha le sue colpe: Tare non è stato sostituito, il mercato è stato fatto da Lotito con dei collaboratori interni, molto pesante la perdita di Milinkovic-Savic, non un signor nessuno; manca un centravanti (senza Immobile l'attacco dove sta?): come nel caso del Napoli, anche qui poi sul campo si riflettono le scelte e le decisioni societarie prese in estate.
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Juventus, Allegri: “Bello giocare con i favoriti per lo Scudetto”
Il tecnico alla vigilia del derby d’Italia: “Loro sono più pronti di noi”
Nel ripetitivo e poco entusiasmante batti e ribatti sul ruolo di favorita per lo scudetto, l'ultima parola prima del derby d'Italia di domani sera è toccata ad Allegri, che ha rimandato la palla nel campo dei nerazzurri: "Per noi è una tappa di un percorso di crescita, sarà bella da giocare contro la prima della classe, contro quelli che sono i favoriti del campionato come detto da loro stessi". Tuttavia l'andamento di queste prime dodici partite, al netto degli impegni in Champions dell'Inter, ha mostrato due squadre impenetrabili in difesa e capaci di vincere anche senza brillare, ma mostrando di contro una solidità invidiabile per tutte le altre pretendenti allo scudetto. Per la partita di domani sera Allegri è a un passo dal recuperare Locatelli, che potrebbe tornare tra i titolari dopo aver rischiato di saltare il big match per una frattura alla decima costa, ma dovrà comunque fare a meno di Danilo, Weah e agli squalificati Fagioli e Pogba, fuori per tutto l'anno. "La partita con l'Inter non decide niente, ma per noi è molto importante, una tappa di un percorso di crescita che la squadra sta facendo e di cui sono molto contento": in caso di vittoria il ruolo della Juventus sarebbe palese. Forse non la favorita numero uno, ma quantomeno una seria candidata al titolo.
Allegri, "l'Inter è più pronta"
Inutile negarlo, la tensione per la partita si mischia con l'attesa per il primo vero stress test tra Juventus e Inter. Non potrà essere decisiva per evidenti motivi, dopo tredici partite è quasi impossibile avere certezze durature: "Mancano tantissime partite, giochiamo contro la prima della classe. Una squadra forte, più pronta diciamo, perché noi stiamo facendo un percorso e loro sono più pronti". L'avvicinamento al derby d'Italia ("finalmente si gioca dopo averne parlato per due settimane") è stato un continuo tentativo di mettere vicendevolmente pressione agli avversari: "L'hanno dichiarato loro che l'obiettivo stagionale è lo scudetto, mentre il nostro è tornare in Champions. I ragazzi stanno facendo molto bene, domani affrontiamo la prima della classe, per noi domani è un buon test". Parole ripetute quasi come un mantra, da "prima della classe" a "test", "percorso di crescita", "favoriti": all'Allianz Stadium, tutto esaurito come prevedibile, saranno finalmente il campo e i calciatori a mettere in chiaro i rapporti di forza.
Il tecnico alla vigilia del derby d’Italia: “Loro sono più pronti di noi”
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Inter, Inzaghi: “Con la Juve non è decisiva, ma non firmo per il pareggio”
Il tecnico alla vigilia del derby d’Italia: “Ci saranno momenti in cui l'Inter dovrà essere più aggressiva e altri in cui dovrà soffrire. Ho chiesto grandissima attenzione”
Due punti di distanza a favore dell’Inter, una statistica che allo Stadium premia la Juve, due squadre in un ottimo momento, fiaccate ma non svuotate dagli infortuni. Bianconeri e nerazzurri si sfideranno domani sera a Torino. “Sarà una gara importantissima ma non ancora decisiva. Non nascondo le ambizioni dell’Inter, ma guardando alla corsa scudetto, non ho mai fatto griglie”. vigilia il tecnico interista Simone Inzaghi, che non ha chiesto ai suoi giocatori di riunirsi in ritiro.
Ha risposto alle domande dei cronisti nella conferenza stampa della vigilia. Per prima cosa, ha fatto il punto su come ha riaccolto i quindici giocatori al rientro dagli impegni con le loro nazionali, che hanno giocato in media quasi il doppio dei minuti rispetto ai colleghi juventini: “Sanchez è tornato con una leggera distorsione alla caviglia. Per il resto, li ho trovati abbastanza bene. È importante aiutare i giocatori a recuperare, da tutti i punti di vista. Dalle nazionali si torna stanchi, ma il tema è soprattutto mentale. Di sicuro Lautaro è contento per la vittoria, come Sommer e Thuram”.
Oltre a Sanchez, Inzaghi ha confermato la non perfetta condizione di Cuadrado, che pur non essendo partito con la sua nazionale non ha recuperato completamente dall’infiammazione al tendine d’Achille. Out ovviamente anche Pavard e Bastoni. Sull’importanza della sfida, Inzaghi ha detto: “Sarà una grande partita, in uno stadio pieno. Una gara importante, per noi come per loro. Mi aspettavo una Juve così forte, vuole sempre vincere come anche noi, e ha più tempo per preparare le partite. Non firmerei mai per il pareggio, vincere è importantissimo, ma non considero ancora quella di domani una gara decisiva. Siamo a un terzo del campionato”.
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Mourinho: “E’ una Roma di bravi ragazzi, ma a volte servirebbe una squadra di banditi”
Il tecnico, alla vigilia dell’Udinese, chiede maggior carattere ai suoi. E sui Friedkin: “Li ho visti ieri, ma non abbiamo parlato di contratto”
Una squadra di banditi. È questo il sogno nel cassetto di Josè Mourinho. E forse la chiave di volta di una Roma troppo “buona”, fatta di «bravi ragazzi» che non hanno quel fuoco dentro, spesso fondamentale per vincere certe partite. Una Roma da battaglia, in campo ma anche fuori dal campo. Spavalda, quasi provocatoria. Insomma il più possibile simile al suo allenatore che alla vigilia della sfida all’Udinese punta più sulla personalità che sulla tecnica: «Dobbiamo dare qualcosa di più. Nelle partite in casa di solito riusciamo a farlo anche nell'estrema difficoltà, ma in trasferta ci manca un po’ di quella mentalità che ho avuto sempre nella mia carriera: vale a dire godere dell’antagonismo di giocare fuori casa». Esattamente quello che manca alla sua Roma: «Noi come squadra non godiamo molto fuori casa. C’è gente a cui piace di più il conforto di casa, che quando esce gli manca la mamma, il papà, la nonna che fa il dolce e quando va fuori casa vuole tornare. Ho avuto delle squadre che dentro il pullman provocano la gente fuori già prima di arrivare allo stadio, ci serviva qualcosa per esaltarci di più. Ecco, noi dobbiamo migliorare sotto questo aspetto». Una sfumatura non secondaria che spesso la squadra ha tradotto in nervosismo fine a sé stesso.
“Smalling infortunato, ma un poì si tira indietro”
Domani con l’Udinese servirà anche altro, soprattutto i gol di Lukaku e Dybala. Loro guideranno l’attacco dal 1’, mentre mancheranno sia Smalling che Renato Sanches. L’inglese «è ancora infortunato. Lui non è un ragazzo che sa giocare soffrendo, si tira un pochettino indietro. Ma il suo infortunio è difficile, è una grande frustrazione per me, in quanto noi abbiamo necessità di lui in quella posizione. Dobbiamo avere pazienza». Un’attesa che durerà ancora qualche settimana: «Questa è la prima settimana dove non sente dolore, la programmazione è che la prossima settimana possa andare in campo con i preparatori. Non mi aspetto di vederlo nelle prossime 2-3 settimane. Se torna entro il 2024? Ni, vediamo e speriamo».
"Ieri ho visto i Friedkin, ma non abbiamo parlato di contratto”
Discorso diverso per Renato Sanches, non convocato ma clinicamente guarito: «Non è infortunato, ma domani non ci sarà. In queste due settimane ha interrotto il suo processo di recupero con un piccolo problema che ha avuto. Solo ieri è tornato a lavorare, ma non ha avuto continuità. Speriamo di averlo per giovedì a Ginevra». Infine Mou, dopo le parole di inizio settimana riguardo al suo futuro, ha confermato i colloqui quasi giornalieri con i Friedkin ma smentito ogni discorso su un possibile rinnovo di contratto: «Sono pagato per non creare problemi alla proprietà, ciò significa che loro devono fidarsi del mio lavoro. L’ultima volta che li ho sentiti è stato ieri, ma non abbiamo parlato di contratto».
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