Milan, Cardinale arriva per la Champions: fiducia a Pioli e nodo Ibrahimovic
Dopo la sconfitta-choc contro l’Udinese, i rossoneri devono rialzare la testa col Psg martedì a San Siro: serve vincere per continuare a credere negli ottavi
Il Diavolo è già spalle al muro. E poco importa se siamo solo a novembre, quindi con tutta una stagione ancora da giocare. Perché dopo quattro partite senza vittorie, e per di più alla vigilia della notte da dentro o fuori col Psg in Champions, la sensazione è quella di una squadra in crisi profonda. Tattica e mentale. Occorre una svolta immediata, prima che sia troppo tardi, prima che gli obiettivi stagionali — scudetto e ottavi di Champions — svaniscano già in autunno. La verità è che il tracollo casalingo con l’Udinese, accompagnato dai fischi meritatissimi di un San Siro spazientito, come spazientiti sono tutti i tifosi rossoneri, è stato solo l’ennesimo indizio. Il Milan si è perso già da qualche settimana: dopo la sosta di ottobre, non è più stato lo stesso. Il pari di Napoli è stato un’illusione. E bene ha fatto Pioli ieri dopo la figuraccia a non accampare scuse in pubblico: «Non siamo mai stati all’altezza». Di tutto questa squadra ha bisogno tranne che di raccontarsi balle. Il tecnico rossonero è sul banco degli imputati. Ed è giusto così.
La società al momento gli conferma la fiducia, ma ora tocca anche a lui. Le scelte tattiche di sabato sono state un flop completo, a partire dalla soluzione del doppio centravanti, che ha avuto il solo effetto di allontanare Giroud dalla porta. Jovic è impresentabile: insistere su di lui, oggi come oggi, sembra un’operazione autolesionistica. La questione però è ovviamente più ampia. I problemi sono molti e vari: l’attacco che non segna più, la difesa che fa acqua, la personalità che manca, i nuovi arrivati che dopo l’avvio incoraggiante ora sono in chiara regressione, gli infortuni in serie che sono un’attenuante parziale. Ma anche i leader che stanno clamorosamente latitando: Leao, sette milioni di stipendio, non può restare a secco per otto partite consecutive.
Il patron Cardinale è in arrivo oggi pomeriggio dagli Stati Uniti e domani sera sarà in tribuna a San Siro. Chiaramente nemmeno lui è contento. Non sarà un mese senza vittorie a mettere in dubbio il progetto complessivo, non è così che ragiona il manager americano, ma è chiaro che il patron di RedBird è il primo a pretendere una reazione netta. Da tutti. Al momento non sono previsti incontri con Ibrahimovic, ma l’agenda potrebbe cambiare. La posizione di Cardinale è chiara: porte non aperte ma apertissime. Il nodo al momento non è né il ruolo né lo stipendio, ma la scelta di vita che Zlatan non ha ancora preso.
Una cosa è certa: la vicinanza anche fisica della proprietà in un momento così delicato sarà d’aiuto, ma è chiaro che il Milan dovrà uscire da solo dal tunnel nel quale si è ficcato. «Dobbiamo fare qualcosa in più tutti, dal primo all’ultimo» ha ammesso Florenzi, che contro l’Udinese ha rimpiazzato Theo Hernandez, rimasto fuori per un problema risolto alla caviglia. La buona notizia è che domani sera sarà in campo: è pienamente guarito e ha recuperato le energie che nelle ultime settimane gli erano mancate.
La scelta di lasciarlo riposare includeva un po’ tutto, vedremo se pagherà. Torna anche Krunic, uscito dal campo per precauzione, ma di fatto arruolabile, così come Chukwueze e soprattutto Pulisic. Sorride Loftus-Cheek: non sente più dolore sopra l’osso pubico. L’infermeria si sta pian piano svuotando, ma resta un tema da approfondire: ventuno infortuni in stagione sono troppi.
Due retroscena. Il primo riguarda il decisivo rigore di Pereyra, contestato dal Milan. La valutazione di campo dell’arbitro Sacchi, secondo i vertici, è stata complessivamente corretta: non un contatto clamoroso quello fra Adli ed Ebosele, ma sufficiente per fischiare. Tradotto: sfuma anche quell’alibi. L’altro retroscena riguarda l’accoglienza speciale che i tifosi milanisti riserveranno domani a Donnarumma: del lancio di dollari finti si è detto, dei fischietti «Lukaku style» pure, ma pare che in più ci sarà anche una t-shirt speciale col numero 71 che molti indosseranno in Curva. Nella smorfia napoletana rappresenta, diciamo, l’uomo senza valori.
Per battere il Psg e tornare in corsa per gli ottavi servirà però di più. Servirà vincere.
CorSera
Dopo la sconfitta-choc contro l’Udinese, i rossoneri devono rialzare la testa col Psg martedì a San Siro: serve vincere per continuare a credere negli ottavi
Il Diavolo è già spalle al muro. E poco importa se siamo solo a novembre, quindi con tutta una stagione ancora da giocare. Perché dopo quattro partite senza vittorie, e per di più alla vigilia della notte da dentro o fuori col Psg in Champions, la sensazione è quella di una squadra in crisi profonda. Tattica e mentale. Occorre una svolta immediata, prima che sia troppo tardi, prima che gli obiettivi stagionali — scudetto e ottavi di Champions — svaniscano già in autunno. La verità è che il tracollo casalingo con l’Udinese, accompagnato dai fischi meritatissimi di un San Siro spazientito, come spazientiti sono tutti i tifosi rossoneri, è stato solo l’ennesimo indizio. Il Milan si è perso già da qualche settimana: dopo la sosta di ottobre, non è più stato lo stesso. Il pari di Napoli è stato un’illusione. E bene ha fatto Pioli ieri dopo la figuraccia a non accampare scuse in pubblico: «Non siamo mai stati all’altezza». Di tutto questa squadra ha bisogno tranne che di raccontarsi balle. Il tecnico rossonero è sul banco degli imputati. Ed è giusto così.
La società al momento gli conferma la fiducia, ma ora tocca anche a lui. Le scelte tattiche di sabato sono state un flop completo, a partire dalla soluzione del doppio centravanti, che ha avuto il solo effetto di allontanare Giroud dalla porta. Jovic è impresentabile: insistere su di lui, oggi come oggi, sembra un’operazione autolesionistica. La questione però è ovviamente più ampia. I problemi sono molti e vari: l’attacco che non segna più, la difesa che fa acqua, la personalità che manca, i nuovi arrivati che dopo l’avvio incoraggiante ora sono in chiara regressione, gli infortuni in serie che sono un’attenuante parziale. Ma anche i leader che stanno clamorosamente latitando: Leao, sette milioni di stipendio, non può restare a secco per otto partite consecutive.
Il patron Cardinale è in arrivo oggi pomeriggio dagli Stati Uniti e domani sera sarà in tribuna a San Siro. Chiaramente nemmeno lui è contento. Non sarà un mese senza vittorie a mettere in dubbio il progetto complessivo, non è così che ragiona il manager americano, ma è chiaro che il patron di RedBird è il primo a pretendere una reazione netta. Da tutti. Al momento non sono previsti incontri con Ibrahimovic, ma l’agenda potrebbe cambiare. La posizione di Cardinale è chiara: porte non aperte ma apertissime. Il nodo al momento non è né il ruolo né lo stipendio, ma la scelta di vita che Zlatan non ha ancora preso.
Una cosa è certa: la vicinanza anche fisica della proprietà in un momento così delicato sarà d’aiuto, ma è chiaro che il Milan dovrà uscire da solo dal tunnel nel quale si è ficcato. «Dobbiamo fare qualcosa in più tutti, dal primo all’ultimo» ha ammesso Florenzi, che contro l’Udinese ha rimpiazzato Theo Hernandez, rimasto fuori per un problema risolto alla caviglia. La buona notizia è che domani sera sarà in campo: è pienamente guarito e ha recuperato le energie che nelle ultime settimane gli erano mancate.
La scelta di lasciarlo riposare includeva un po’ tutto, vedremo se pagherà. Torna anche Krunic, uscito dal campo per precauzione, ma di fatto arruolabile, così come Chukwueze e soprattutto Pulisic. Sorride Loftus-Cheek: non sente più dolore sopra l’osso pubico. L’infermeria si sta pian piano svuotando, ma resta un tema da approfondire: ventuno infortuni in stagione sono troppi.
Due retroscena. Il primo riguarda il decisivo rigore di Pereyra, contestato dal Milan. La valutazione di campo dell’arbitro Sacchi, secondo i vertici, è stata complessivamente corretta: non un contatto clamoroso quello fra Adli ed Ebosele, ma sufficiente per fischiare. Tradotto: sfuma anche quell’alibi. L’altro retroscena riguarda l’accoglienza speciale che i tifosi milanisti riserveranno domani a Donnarumma: del lancio di dollari finti si è detto, dei fischietti «Lukaku style» pure, ma pare che in più ci sarà anche una t-shirt speciale col numero 71 che molti indosseranno in Curva. Nella smorfia napoletana rappresenta, diciamo, l’uomo senza valori.
Per battere il Psg e tornare in corsa per gli ottavi servirà però di più. Servirà vincere.
CorSera
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