1-0 al Franchi dopo aver difeso 89 minuti e protetto il minimo vantaggio: la summa della filosofia dell'Allegri bis, che dopo la partita deve essere intimamente stato al settimo cielo.
Premesso che per la verità in quegli 89 minuti la Fiorentina non ha mai dato la sensazione di essere realmente pericolosa, resta che Allegri si conferma come il re dell'utilitarismo, facendo di necessità virtù, smentendo ulteriormente quel luogo comune che lo vorrebbero come tecnico "gestore" e non costruttore: quello forse era il primo Allegri: questo Allegri è un tecnico che invece con pochi o nulli campioni in rosa (è una Juve senza stelle, si pensi alla poveraggine del centrocampo) ha messo su una difesa coriacea, buttato dentro tanti giovani, cercato, e spesso riuscendo, a far quadrare i conti in campo.
La forza di Allegri è nella sua tranquillità interiore: fa con quello che ha e nelle condizioni in cui è, ovvero lavora in ricchezza o povertà, cercando di portare comunque a casa i risultati. Impermeabile ad ogni sconvolgimento esterno (si pensi alla bufera dell'anno scorso), alle assenze, al mercato (quest'anno assente), per i presidenti sarebbe il ritratto del tecnico ideale, se non fosse che la proposta di gioco non è di quelle scintillanti, ma, come recita la sua massima: "per lo spettacolo c'è il circo".
L'Inter veleggia sicura e a passo di marcia in testa: è la rosa più pronta, più matura, con più alternative per il campionato, e ad oggi non ha mostrato nessun segno, nemmeno minimo, che possa far presagire un qualche passaggio a vuoto.
I passaggi a vuoto li ha invece avuti Pioli: le critiche interne, gli infortuni, una certa mancanza di lucidità e forse una supponenza eccessiva (vinto uno scudetto, che si creda ora un "grande" allenatore, uno di quelli che "so tutto io"?) hanno prodotto questa partenza claudicante. C'è tempo e modo per sistemare la rotta, ma l'allenatore deve ritrovare quella umiltà capace di riconnetterlo col gruppo, perchè lo scudetto fu opera di una squadra che pensava leggero e remava tutta nella stessa direzione.
La Roma acciuffa la vittoria col Lecce nei minuti di recupero: un'infusione di adrenalina in vista del derby. Il derby di andata non sarà decisivo per gli obiettivi nè della Roma e nè della Lazio ma avrà però un suo peso a livello psicologico, perchè la Lazio e anche la Roma non sono riuscite fin qui a darsi continuità una volta vinte delle partite: una vittoria in una partita storicamente sentitissima darebbe ad una delle due compagini quelle certezze che si vanno cercando da inizio stagione.
Premesso che per la verità in quegli 89 minuti la Fiorentina non ha mai dato la sensazione di essere realmente pericolosa, resta che Allegri si conferma come il re dell'utilitarismo, facendo di necessità virtù, smentendo ulteriormente quel luogo comune che lo vorrebbero come tecnico "gestore" e non costruttore: quello forse era il primo Allegri: questo Allegri è un tecnico che invece con pochi o nulli campioni in rosa (è una Juve senza stelle, si pensi alla poveraggine del centrocampo) ha messo su una difesa coriacea, buttato dentro tanti giovani, cercato, e spesso riuscendo, a far quadrare i conti in campo.
La forza di Allegri è nella sua tranquillità interiore: fa con quello che ha e nelle condizioni in cui è, ovvero lavora in ricchezza o povertà, cercando di portare comunque a casa i risultati. Impermeabile ad ogni sconvolgimento esterno (si pensi alla bufera dell'anno scorso), alle assenze, al mercato (quest'anno assente), per i presidenti sarebbe il ritratto del tecnico ideale, se non fosse che la proposta di gioco non è di quelle scintillanti, ma, come recita la sua massima: "per lo spettacolo c'è il circo".
L'Inter veleggia sicura e a passo di marcia in testa: è la rosa più pronta, più matura, con più alternative per il campionato, e ad oggi non ha mostrato nessun segno, nemmeno minimo, che possa far presagire un qualche passaggio a vuoto.
I passaggi a vuoto li ha invece avuti Pioli: le critiche interne, gli infortuni, una certa mancanza di lucidità e forse una supponenza eccessiva (vinto uno scudetto, che si creda ora un "grande" allenatore, uno di quelli che "so tutto io"?) hanno prodotto questa partenza claudicante. C'è tempo e modo per sistemare la rotta, ma l'allenatore deve ritrovare quella umiltà capace di riconnetterlo col gruppo, perchè lo scudetto fu opera di una squadra che pensava leggero e remava tutta nella stessa direzione.
La Roma acciuffa la vittoria col Lecce nei minuti di recupero: un'infusione di adrenalina in vista del derby. Il derby di andata non sarà decisivo per gli obiettivi nè della Roma e nè della Lazio ma avrà però un suo peso a livello psicologico, perchè la Lazio e anche la Roma non sono riuscite fin qui a darsi continuità una volta vinte delle partite: una vittoria in una partita storicamente sentitissima darebbe ad una delle due compagini quelle certezze che si vanno cercando da inizio stagione.
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