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Nella Premier League delle sorprese, dove al primo posto c`è il Tottenham, sta passando in sordina un altro miracolo compiuto da un dinamico duo che sa come si.
questo ha fallito solo in serie A
assurdo il calcio alle volte
Originariamente Scritto da SPANATEMELA
parliamo della mezzasega pipita e del suo golllaaaaaaaaaaaaazzzoooooooooooooooooo contro la rubentus
Originariamente Scritto da GoodBoy!
ma non si era detto che espressioni tipo rube lanzie riommers dovevano essere sanzionate col rosso?
Non lo avevi pronosticato, te ne eri fatto promotore.
Il che vuol dire che se il mondo ti legge, e il Milan cambiasse in tal senso, e poi andasse peggio di prima, saresti tu il colpevole del peggioramento.
E su twitter spopolerebbe il #sylvesterout.
impossibile andare peggio
verrò idolatrato sui social mondiali.
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
"Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane.
Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi:
vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori". (L. Pirandello)
Juventus, perché la difesa di Allegri funziona sempre
Un allenatore orgogliosamente conservatore: difendere non è solo un’opzione tattica, ma uno stato mentale. Anche le riserve coinvolte, la ricerca della perfezione: «Non basta non prendere gol, non dobbiamo dare la sensazione di poterlo prendere»
Alla Juve, difendere non è solo un’opzione tattica, ma uno stato mentale. Affinato negli anni, gonfiato da nove scudetti consecutivi, capace di riaffiorare quando c’è aria di tempesta. E, va da sé, è la prima legge di Massimiliano Allegri , che fosse vincente (prima) o tribolante (ora), ma senza mai rinnegare un’idea di gioco elevata a filosofia. Da un allenatore orgogliosamente conservatore in un’epoca di perenni rivoluzionari, da Guardiola a Klopp, e pure un po’ modaioli (Nagelsmann).
Le collezioni autunno/inverno del tecnico bianconero, sono i numeri: cinque partite consecutive senza subire gol — clean sheet, come si dice — sette totali, per un incasso di sei reti prese, di cui 4 contro il Sassuolo. Morale, dopo dieci giornate: miglior difesa della serie A per gare chiuse con zero gol beccati, seconda per reti incassate, dietro all’Inter. L’errore sarebbe pensare però che tutto questo è (solo) frutto di tattica, preparazione, statistiche — certo, ci sono pure queste — perché dietro c’è un modo di pensare e di agire. Con lo staff, e con i giocatori.
Daniele Rugani è uno che aveva fatto zero minuti nelle prime cinque uscite di campionato poi, quando la squadra ha perso i pezzi, è entrato, senza sbagliare un colpo: compreso il viaggio a San Siro, casa Milan. Ecco, pure con questi giocatori, per nulla titolarissimi, Allegri mantiene una connessione: ci parla, li incoraggia, li fa sentire importanti. «Allenati bene, perché verrà il tuo momento». Del resto, non si giocano 247 partite nella Juve, casualmente. Tant’è che Rugani è stato quello sistemato a sinistra — lui, che pure non è mancino — lasciando ai loro posti Bremer e Gatti. Il resto è seguito: il brasiliano s’è issato a leader della trincea (dovrà difenderla domenica contro la Fiorentina di Italiano, un bell’esame). Gatti, pur tra qualche rischio, ha retto al crash test, con Danilo e Alex Sandro rotti.
L’altro segreto è l’ossessione per la perfezione. Per dire, nel gennaio scorso, dopo che i bianconeri avevano allungato a oltre 700’ l’imbattibilità, Allegri, invece di lucidare il dato, se ne uscì così: «La fase difensiva va migliorata, anche se non abbiamo preso gol. Perché la sensazione era che potessimo subirlo, e queste sono sensazioni che vanno eliminate». Detto dopo aver vinto 1-0 a Cremona. La difesa prima della difesa. Come detto, è un argomento che esula da aspetti tecnici e tattici, con quel sistema pianificato per blocchi posizionali sempre piuttosto bassi. È convinzione, ancor prima che applicazione: da quando Allegri è tornato alla Juve (2021/22) solo il Barcellona (42) ha ottenuto più clean sheet dei bianconeri (40) tra le squadre dei cinque maggiori tornei europei. Cento sono quelli del tecnico, secondo nella storia di Madama, dietro al Trap. È vero, non ci sono più le cinture nere della specialità, da Buffon a tutta la BBC (Barzagli-Bonucci- Chiellini), però alla Continassa ripensano a loro, e capiscono: perché siamo quelli che siamo.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Cosa è successo tra Totti e Spalletti: dalle vittorie alle liti alla fiction. Ora la pace
Francesco Totti ammette: «Il rapporto con Spalletti è stato qualcosa di irripetibile, ho commesso degli errori». Il c.t.: «Ho sbagliato a non fargli capire che lo avrei voluto sempre con me»
Il rapporto è nevrotico, frenetico, un’altalena di sì e di no. Spalletti e Totti si abbracciano e poi vengono quasi alle mani; si riparlano e si allontanano di nuovo. Francesco non gioca perché non corre, poi Luciano lo chiama dalla panchina e lui fa due gol in 2 minuti. Non è un banale scontro tra leader. Insieme alla Roma, prima e dopo, è stato amore o calesse? L’intesa resta forte, di quelle controverse. Perché se a distanza di anni Totti — nell’intervista al Corriere — gli riconosce di essere stato «unico», gli chiede di vedersi («lo saluterei con affetto»), qualche dubbio sulle responsabilità attribuite all’allenatore sul modo in cui la sua carriera è finita (fiction compresa) viene. Il rapporto tra i due ha vissuto giorni molto tempestosi, tanti sono stati raccontati da Totti nel suo libro («Un Capitano»); Spalletti ha declassato però quegli episodi a leggende metropolitane. Ma davvero vietava a Totti e compagni di giocare a carte fino a notte nei ritiri?
La fiction e i silenzi
Non tutto è come sembra: uno dei due ha esagerato nella narrazione. Quella di Totti è sempre stata più esplicita. Spalletti è rimasto a lungo in silenzio, rispetto soprattutto alla rappresentazione televisiva: lui il cattivo che ha maltrattato il capitano giallorosso, una divinità pagana. Da amante ferito ha aspettato, sul tema solo qualche sortita ironica («beh, se mi avessero interpellato avrei suggerito anche io qualche scena» disse). Oggi accoglie l’invito di Totti e ritrova l’intensità del rapporto. Francesco chiama, lui risponde: «Non ho mai smesso di abbracciarlo», sembra la liberazione di chi ha vestito gli abiti dell’amante respinto (narrazione pure questa). Ma ai tempi era: «io non ho cacciato Totti da Trigoria, fu lui ad andarsene» e «non è vero che Totti ha smesso per colpa mia». Oggi è: «Forse in qualche momento non sono riuscito a fargli capire che lo avrei voluto con me sempre». Il capitano gli ha servito l’assist nell’intervista al Corriere: «Quello che abbiamo passato insieme è qualcosa di irripetibile. Sia in campo che nel quotidiano. Il nostro rapporto è stato condizionato dall’esterno, specie dai dirigenti o consulenti della società, e non ci siamo più capiti. Anche io ho fatto degli errori, ci mancherebbe».
Quando si rivedranno
Si rivedranno, e anche a breve. Adesso Spalletti è c.t. della Nazionale — «il migliore», insiste Totti — e l’occasione per Francesco poteva essere il campo neutro dell’Italia a cui ha dato gol e sacrifici. Il c.t. vuole Roma, glielo propone: «Prima della prossima partita all’Olimpico andrò a trovare alcuni amici che abbiamo in comune al Bambino Gesù, potrebbe essere una bella occasione per fargli visita insieme». Tutto torna dopo un giro immenso: in mezzo le vittorie, le liti, gli imbarazzi, i ruoli contrapposti, le parole non dette e i consigli mancati. Non è stato un calesse, questo è sicuro. E del resto «il calcio è come un cuore che batte», ha ripetuto tante volte il c.t.
CorSera
...ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni
«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Archiviata la tre giorni di Coppa Italia, con le gare dei sedicesimi, torna il campionato con l’undicesima giornata. È in programma un solo anticipo oggi, venerdì 3 novembre: quello all’Olimpico tra Lazio e Bologna. Fischio d’inizio alle 20.45
I biancocelesti cercano la quarta vittoria di fila in campionato. Dopo la sconfitta a San Siro contro il Milan, sono arrivati i tre successi contro Atalanta, Sassuolo e Fiorentina. Sarri è orientato a confermare gran parte della formazione titolare vista contro la squadra di Vincenzo Italiano. Con Lazzari e Marusic terzini e con Guendouzi a centrocampo con Rovella e Luis Alberto. Ma in panchina Cataldi scalpita. In avanti, invece, Immobile è in vantaggio su Castellanos.
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Mamma mia lo diciamo noi. Trattaci un pò con quella...
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Tu non capisci niente, Lukino, proietti le tue fissi su altri. Sei di una ignoranza abissale. Prima te la devi scrostare di dosso, poi potremmo forse avere un dialogo civile.
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