Rudi Garcia, Napoli: «Mi avete mancato di rispetto, so chi sono i miei nemici»
Lo sfogo del tecnico francese prima della partita con il Verona, dopo settimane difficili: «Essere stato collaborativo evidentemente non ha pagato. Sono stato anche offeso. La società è con me»
Se il rumore dei nemici fosse un efficace antidoto, Rudi Garcia avrebbe individuato, forse anche comprensibilmente, il sistema per ricompattare il suo Napoli e offrire prestazioni migliori dell’ultima gara (contro la Fiorentina prima della sosta). I nemici, dal suo punto di vista, sono i giornalisti («solo alcuni» precisa) che nel momento più difficile della sua gestione — quando anche con De Laurentiis viveva un momento no — «mi hanno mancato di rispetto, offeso. Essere stato collaborativo evidentemente non ha pagato».
La sua equazione: Napoli in difficoltà, colpa dell’ambiente. Difficile essere d’accordo, ma se servisse alla causa diventerebbe per lui addirittura un merito. Avrebbe ritrovato le giuste vibrazioni. Mourinho del rumore dei nemici ne ha fatto un mantra, ha vinto il triplete; Garcia dovrà convincere e magari anche vincere a Verona per poter mutuare definitivamente il dogma.
Al Bentegodi senza Osimhen e Anguissa, la rosa è ampia e Rudi non se ne fa un cruccio. «Questo organico è costruito su tre punte centrali — spiega —. Sono tranquillo, con Simeone e Raspadori ho soluzioni competitive perché sono giocatori diversi come caratteristiche. A centrocampo abbiamo Cajuste come alternativa da regista o da mezzala. Ci può dare ottime risposte». Che sia sereno lo si scorge dal sorriso, ed è pure piuttosto tranquillo, il tecnico francese: l’aspetto mentale può esser tutto in questa fase. Gli ultimi dieci giorni sono stati complicati, De Laurentiis lo ha affiancato a Castel Volturno, provando a capire il sentiment dei giocatori e il suo, dettando anche lui la strada: «L’allenatore va rispettato e i cambi sono una sua prerogativa, nessuno abbia più reazioni plateali».
Garcia ribadisce: «Quello che conta è che ho avuto il sostegno dei miei dirigenti e del mio presidente». Con lui ha infatti chiarito rispetto al «momento no» post Fiorentina e se le voci di un cambio in panchina sono state rubricate dal patron come «pettegolezzo», il problema pare superato. Tre partite in otto giorni, il tour de force (Verona, Berlino in Champions e Milan) sono, questa sì, l’occasione migliore per dare una diversa direzione alla stagione, convincere di aver compreso e superato le difficoltà.
«I tifosi sono con me — insiste Garcia — mi dicono di non ascoltare nessuno, nè di leggere. Adesso so chi sono i miei amici e chi sono i miei nemici». La squadra è dalla sua parte, e questo è già un buon punto di (ri)partenza. Osimhen, reduce dall’infortunio in Nazionale, non sarà in gruppo almeno per un mese, un periodo in cui De Laurentiis — che sarà sempre più spesso a Castel Volturno — riprenderà il discorso del rinnovo di contratto.
La manovra di riavvicinamento è già partita («Con Osimhen avevamo una stretta di mano poi c’è stato un ripensamento da parte sua» ha detto giovedì il presidente del Napoli) e ieri poi una nota del club lo ha chiarito: «Speriamo che per lui si tratti di una pausa di riflessione, pronti a riparlarne». Oltre 10 incontri in estate non erano stati sufficienti, se ci fosse la volontà del nigeriano ne basterebbe mezzo.
CorSera
Lo sfogo del tecnico francese prima della partita con il Verona, dopo settimane difficili: «Essere stato collaborativo evidentemente non ha pagato. Sono stato anche offeso. La società è con me»
Se il rumore dei nemici fosse un efficace antidoto, Rudi Garcia avrebbe individuato, forse anche comprensibilmente, il sistema per ricompattare il suo Napoli e offrire prestazioni migliori dell’ultima gara (contro la Fiorentina prima della sosta). I nemici, dal suo punto di vista, sono i giornalisti («solo alcuni» precisa) che nel momento più difficile della sua gestione — quando anche con De Laurentiis viveva un momento no — «mi hanno mancato di rispetto, offeso. Essere stato collaborativo evidentemente non ha pagato».
La sua equazione: Napoli in difficoltà, colpa dell’ambiente. Difficile essere d’accordo, ma se servisse alla causa diventerebbe per lui addirittura un merito. Avrebbe ritrovato le giuste vibrazioni. Mourinho del rumore dei nemici ne ha fatto un mantra, ha vinto il triplete; Garcia dovrà convincere e magari anche vincere a Verona per poter mutuare definitivamente il dogma.
Al Bentegodi senza Osimhen e Anguissa, la rosa è ampia e Rudi non se ne fa un cruccio. «Questo organico è costruito su tre punte centrali — spiega —. Sono tranquillo, con Simeone e Raspadori ho soluzioni competitive perché sono giocatori diversi come caratteristiche. A centrocampo abbiamo Cajuste come alternativa da regista o da mezzala. Ci può dare ottime risposte». Che sia sereno lo si scorge dal sorriso, ed è pure piuttosto tranquillo, il tecnico francese: l’aspetto mentale può esser tutto in questa fase. Gli ultimi dieci giorni sono stati complicati, De Laurentiis lo ha affiancato a Castel Volturno, provando a capire il sentiment dei giocatori e il suo, dettando anche lui la strada: «L’allenatore va rispettato e i cambi sono una sua prerogativa, nessuno abbia più reazioni plateali».
Garcia ribadisce: «Quello che conta è che ho avuto il sostegno dei miei dirigenti e del mio presidente». Con lui ha infatti chiarito rispetto al «momento no» post Fiorentina e se le voci di un cambio in panchina sono state rubricate dal patron come «pettegolezzo», il problema pare superato. Tre partite in otto giorni, il tour de force (Verona, Berlino in Champions e Milan) sono, questa sì, l’occasione migliore per dare una diversa direzione alla stagione, convincere di aver compreso e superato le difficoltà.
«I tifosi sono con me — insiste Garcia — mi dicono di non ascoltare nessuno, nè di leggere. Adesso so chi sono i miei amici e chi sono i miei nemici». La squadra è dalla sua parte, e questo è già un buon punto di (ri)partenza. Osimhen, reduce dall’infortunio in Nazionale, non sarà in gruppo almeno per un mese, un periodo in cui De Laurentiis — che sarà sempre più spesso a Castel Volturno — riprenderà il discorso del rinnovo di contratto.
La manovra di riavvicinamento è già partita («Con Osimhen avevamo una stretta di mano poi c’è stato un ripensamento da parte sua» ha detto giovedì il presidente del Napoli) e ieri poi una nota del club lo ha chiarito: «Speriamo che per lui si tratti di una pausa di riflessione, pronti a riparlarne». Oltre 10 incontri in estate non erano stati sufficienti, se ci fosse la volontà del nigeriano ne basterebbe mezzo.
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