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Oggi la roma poteva arrivare prima nel girone, ma ha deciso di non scendere in campo, affrontando la partita con sciatteria e superficialità. Comunque l'importante era passare ai sedicesimi.
La vera coppa comincia adesso e quest'anno troviamo squadre altamente competitive ma giocabili per la roma come arsenal, man utd, siviglia e poi ajax, inter, benfica, salisburgo scese dalla champions. E poi c'è la lazio.. ah no.
Sì, amo fatto ride.
Peccato, potevi evitare forse una di quelle che scendono, invece vaffancul0 sempre i rimpianti.
Questi du pareggi co noi, ma come se fa? I Turchi jamo fatto 7 gol in due partite e so primi.
Molto bene.
Sì, amo fatto ride.
Peccato, potevi evitare forse una di quelle che scendono, invece vaffancul0 sempre i rimpianti.
Questi du pareggi co noi, ma come se fa? I Turchi jamo fatto 7 gol in due partite e so primi.
Molto bene.
Freddi, devono svegliarsi freddi e rimanere orizzontali.
Giocatori che non hanno mai vinto una ceppa...
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sigpic Free at last, they took your life
They could not take your PRIDE
Roma-Wolfsberger 2-2: Dzeko e Perotti bastano per ottenere la qualificazione
Partita più sofferta del previsto. Al rigore messo a segno dall’argentino risponde un’autorete di Florenzi. Poi il gol del bosniaco e il pari definitivo di Weissman
Avanti ma nel peggior modo possibile. La Roma passa ai sedicesimi di finale di Europa League, ma c’è ben poco da salvare nella fredda notte dell’Olimpico. Non il secondo posto nel girone, clamorosamente vinto dal Basaksehir che passa a Moenchengladbach ed elimina il Borussia: sarebbe bastato battere ieri sera gli austriaci del Wolfsberger, onesti boscaioli, per chiudere in testa e pescare, lunedì prossimo, un sorteggio migliore. Non il gioco mostrato: due volte in vantaggio e due volte raggiunti, pessimi Under e i difensori, orfani di Smalling; Fonseca, a un certo punto ha dovuto mettere in campo Pellegrini e Zaniolo, a dimostrazione che chi li ha sostituiti ha sprecato un’occasione. Non quello che è successo fuori dal campo, con i buu partiti in almeno un paio di occasioni da una parte della curva Sud verso Niangbo. La Roma ha fatto tantissimo in questi anni contro il razzismo, ma evidentemente c’è qualcuno che non lo vuole capire e che mette sempre il suo protagonismo sopra il bene della squadra di cui si professa tifoso.
La gara si era messa subito bene con il rigore conquistato da Dzeko e battuto da Perotti, ma un autogol di Florenzi ha riportato prestissimo la gara in parità. L’argentino (assist) e il bosniaco (gol a porta vuota) si sono scambiati il favore al 19’ e il primo tempo si è chiuso sul 2-1. Certe gare, però, bisogna aver voglia di vincerle e la Roma, ieri sera, ne ha avuta poca. Il pareggio di Weissman è arrivato sull’ennesima distrazione difensiva e il portiere Kofler, con un miracolo su Dzeko a tempo scaduto, ha sigillato il 2-2. Due gare e due pareggi con il Wolfsberger: è detto tutto.Nel sorteggio di lunedì i giallorossi non saranno testa di serie: Manchester United, Arsenal, Siviglia (di Monchi), Malmoe, Basilea, Linz, Celtic, Espanyol, Ajax, Salisburgo, Bayer Leverkusen, Gent, Porto e Sporting Braga le avversarie il 20 e 27 febbraio, con la prima partita all’Olimpico. Non sarà comunque possibile un derby italiano con l’Inter.
CorSera
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«nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta»
Rennes-Lazio 2-0: biancocelesti poco concentrati ed eliminati
La doppietta di Gnagnon decide la partita. La notizia poi del doppio vantaggio del Cluj sul Celtic toglie agli uomini di Inzaghi ogni velleità di rimonta
La Lazio esce in modo inglorioso dall’Europa League, travolta dai ragazzini del Rennes (in campo c’erano due 2001 terribili, Da Cunha e Gboho) al punto che il 2-0 finale sta stretto ai francesi. Tutti giuravano di voler provare a conquistare la qualificazione — servivano la vittoria e l’improbabile sconfitta del Cluj con il Celtic — ma in realtà già pensavano ai prossimi più importanti impegni: la trasferta di Cagliari lunedì e la Supercoppa contro la Juve domenica 22. Non a caso Inzaghi ha mandato in campo appena quattro titolari — Acerbi, Lazzari, Luis Alberto e Immobile — e gli ultimi tre li avrebbe risparmiati se i rincalzi non fossero stati infortunati o malandati.
Al di là della sconfitta, è stata l’inconsistenza della Lazio a colpire: molle, spenta, quasi disinteressata, la prima squadra a battere la Juve nella stagione era allo sbando. Il Rennes l’ha dominata, di gol poteva segnarne di più, si è accontentato della doppietta del difensore centrale Gnagnon (il primo gol girando attorno ad Acerbi, il secondo su errore di Lazzari). Il Cluj, comunque, ha come previsto vinto in scioltezza: 2-0. Delusione sì, rimpianti no.
CorSera
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Europa League, per la Roma c'è il rischio United. Inter: Eintracht da evitare
I giallorossi si qualificano ai sedicesimi come secondi. Nell'urna di Nyon i pericoli saranno il Manchester, ma anche Siviglia, Arsenal e Porto e i team scesi dalla Champions. Per i nerazzurri, teste di serie, occhio a Francoforte, Getafe, Wolfsburg e i Wolves che eliminarono il Toro
Come era purtroppo prevedibile, la Lazio non ce l'ha fatta: ha perso contro il Rennes mentre il Cluj ha vinto e quindi i biancocelesti salutano l'Europa League ai gironi. Ai sedicesimi di finale ci va invece la Roma, ma come seconda classifica, e con essa l'Inter che retrocede dalla Champions League. Nerazzurri che saranno invece teste di serie al contrario dei giallorossi.
Roma: il pericolo numero uno è lo United
Dalla Champions League retrocedono 8 squadre e 4 di queste saranno teste di serie nel sorteggio dei sedicesimi che si svolgerà a Nyon (Svizzera) il prossimo 16 dicembre: si tratta di Ajax, Salisburgo, Inter e Benfica. La squadra di Conte ha acquisito lo status di testa di serie anche grazie alla qualificazione dell'Atalanta agli ottavi di finale di Champions League che ha declassato lo Shakhtar. A esse si aggiungono le 12 vincitrici dei gironi: Celtic, Espanyol, Siviglia, Malmoe, Basilea, Lask Linz, Arsenal, Porto, Espanyol, Gent, Istanbul Basaksehir, Braga e Manchester United. Per la Roma il pericolo numero uno sicuramente si chiama Manchester United, ma sarebbero da evitare anche le squadre scese dalla Champions oltre a squadre come Siviglia, Arsenal e Porto.
Inter, occhio alle tedesche
Non sono invece teste di serie le 12 seconde classificate nei gironi. Oltre alla Roma avremo: Cluj, Apoel, Copenaghen, Getafe, Sporting, Eintracht Francoforte, Rangers, Ludogorets, Wolfsburg, Wolves e AZ. A queste vanno aggiunte altre 4 squadre che retrocedono dalla Champions: Shakhtar, Bayer Leverkusen, Olympiacos e Bruges. E una di queste troverà appunto l'Inter. Per i milanesi da evitare le solite quattro squadre scese dalla Champions oltre a compagini ben attrezzate come il Francoforte, il Getafe, il Wolfsburg e i Wolves che già eliminarono il Torino nei preliminari.
I giallorossi si qualificano ai sedicesimi come secondi. Nell'urna di Nyon i pericoli saranno il Manchester, ma anche Siviglia, Arsenal e Porto e i te…
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L’Atalanta diventa un caso internazionale. Buffon: «Tutti vorranno incontrarla, ma poi...»
Il portiere della Juve elogia Gasperini: «È uno spot per l’Italia». Guardiola aveva detto: «Giocarci contro è come andare dal dentista: puoi uscirne bene, ma dolorante»
La «dea sbandata» (neologismo di Buffon in vista del sorteggio), che aspetta agli ottavi tre italiane dopo 8 anni. E la sbandata per la Dea «che ha vinto per tutto il calcio italiano», come ha sottolineato Gasperini. La Juve sente il pericoloso tintinnio delle 13 Champions del Real. L’Atalanta ha conquistato l’Europa e adesso può continuare a esportare il suo calcio coraggioso e difficile da interpretare. «Perché affrontare l’Atalanta è come andare dal dentista — la massima di Guardiola, che ora più che mai torna d’attualità — ne puoi uscire bene, ma dolorante».
La squadra di Gasperini rischia il faccia a faccia con Barça, Liverpool, Psg o Bayern. Valencia e Lipsia, le opzioni più gradite. Quella di Sarri, oltre al Tottenham di Mourinho, al Borussia Dortmund, Lione o Chelsea, potrebbe ritrovare subito il Real Madrid: «Sarebbe troppo presto, firmo adesso per sfidarlo in finale» sorride Ronaldo, che mercoledì sera a Leverkusen ha confermato di essere tornato su buoni livelli di forma. E di essere capace di dare la scossa a tutta la squadra, assieme a Higuain e Dybala: «Col tridente ci divertiamo, ma decide l’allenatore...».
Entusiasmo è la parola chiave: perché è quello che ha trascinato l’Atalanta oltre i propri sogni più belli ed è quello che ricerca con più continuità la Juve, per non parlare del nuovo Napoli di Gattuso. Non a caso, Gigi Buffon, tornato a giocare in Champions, guarda con ammirazione la scintilla che Gasperini custodisce: «L’Atalanta è uno spot molto bello per l’Italia. Ed è un esempio da seguire, perché trasmette esuberanza, fisicità e coraggio. Ora le avversarie faranno a gara per dire “speriamo di beccare l’Atalanta”. Ma non sanno a cosa vanno incontro».
La Juve lo può spiegare abbastanza bene, perché a gennaio fu arrotata nei quarti di Coppa Italia e anche venti giorni fa ha rischiato grosso: identità, sul campo ma anche al di fuori, è l’altro concetto fondante della favola della squadra che ha come presidente un ex giocatore. E Antonio Percassi nell’Atalanta dei primissimi anni 70 faceva coppia difensiva con un certo Gaetano Scirea: a testimonianza che le radici atalantine sono molto profonde e hanno germogliato ovunque.
Lo faranno anche a fine inverno? Molto dipende dal sorteggio, banalmente. Ma si diceva così anche dell’Ajax un anno fa, che poi fece fuori Real e Juve: Gasperini non ha De Ligt né De Jong, ma il suo gioco con le marcature a tutto campo, aggressivo e propositivo, non è facile da decodificare per nessuno. «Il miglior complimento che posso fare all’Atalanta — dice Maurizio Sarri — è che avendo visto le ultime partite, loro e dello Shakhtar, sapevo che potevano passare il turno. Noi possiamo incontrare un avversario pericolosissimo come il Real: evitarlo credo sia il pensiero comune. Mourinho col suo Tottenham? Mi farebbe piacere rivederlo».
Guarda caso, un altro capace di accendere quella scintilla che Sarri sta ancora cercando: «Se ci convinciamo che per arrivare lassù c’è da mettere non solo tutta la qualità, ma anche la voglia di soffrire, di rincorrere e di stare uniti quando c’è da fare fatica, nessun obiettivo ci è precluso — riflette Buffon —. Ronaldo è l’esempio, con la sua energia anche mercoledì ha motivato tutta la squadra».
Il campione attorno al quale costruire una nuova identità di squadra. E il gruppo che rende tutti più forti. In attesa di capire come procede la rivoluzione del Napoli, l’Italia che si presenta lunedì a Nyon per il sorteggio non sarà gradita a nessuno. Come una visita dal dentista.
CorSera
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Champions, Atalanta agli ottavi: le cinque mosse dietro il capolavoro nerazzurro
Dalla forza del gruppo che non si è abbattuto dopo le prime tre sconfitte alla coerenza nel gioco. Con il punto fermo Gomez, la sicurezza Gasperini e la lucidità gestionale della famiglia Percassi
La forza del gruppo
Non ci sono Zapata e Ilicic? Ci pensano Castagne e Pasalic. Uno dei punti di forza dell’Atalanta di Gasperini, fresca qualificata per gli ottavi di finale di Champions League, sta nel gruppo. Nella capacità dell’allenatore di valorizzare l’intera rosa che ha a disposizione. Nella gara vinta per 3-0 contro lo Shakhtar, è significativo l’impiego del difensore brasiliano Ibanez, il quale prima del match dell’Ucraina non aveva mai messo piede in campo. Giocatori «normali» con il tempo sono diventati decisivi. Come il belga o il croato. Soprattutto Pasalic è il simbolo della crescita nerazzurra. Arrivato nell’estate dell’anno scorso, la prima stagione è stata quella dell’apprendistato. In questa è esploso. Gasp lo ha trasformato, all’occorrenza, in mezzala pura o trequartista. Gli ha dato una dimensione dopo che per anni ha girovagato per l’Europa (il cartellino è del Chelsea, ma è stato in prestito ovunque) senza trovare una consacrazione. Che ora sembra arrivata.
Spirito di reazione
L’esordio choc contro la Dinamo Zagabria (sconfitta per 4-0) e gli zero punti dopo tre partite potevano demoralizzare anche squadre più blasonate. Invece l’Atalanta ha saputo ripartire quando le speranze di avanzare erano ridotte al lumicino. Dimostrazione del carattere che ha questo gruppo. Che si è imposto prima con la Dinamo, nella gara di ritorno, e poi mercoledì contro lo Shakhtar, di fronte a un avversario più esperto e più abituato alla Champions: quella di quest’anno, per gli ucraini, era la quattordicesima partecipazione.
Gomez punto fermo
Alejandro Gomez è uno dei veterani della squadra, nonché capitano. Cambiano i compagni, ma lui rimane al centro del progetto. Modificando pelle ogni anno. Era partito come attaccante esterno il primo anno della gestione Gasperini, poi è indietreggiato nel ruolo di trequartista fino a giocare, in alcuni match, da regista puro. Contro lo Shakhtar ha agito da seconda punta. Una flessibilità che, a 31 anni, non è da tutti. Soprattutto per chi è il simbolo della squadra.
La coerenza del gioco
Qui si tratta di coraggio. Perché proporre anche in Europa il gioco iper aggressivo non è da tutti. Ma il tecnico nerazzurro l’ha ripetuto in ogni occasione: «Noi sappiamo giocare in questa maniera e non ci snaturiamo anche perché è proprio con questo modo di stare in campo che abbiamo ottenuto certi risultati». Quindi, non si torna indietro. Ma si va sempre avanti. Letteralmente: uno contro uno a tutto campo e duelli individuali per cercare di recuperare palla il più vicino all’area di rigore avversaria e colpire in velocità. Una strategia che ha messo in crisi addirittura i maestri del Manchester City, sia nel ritorno, quando furono bloccati 1-1 a San Siro, sia all’andata, nonostante la sconfitta finale per 5-1. Non dimentichiamo che l’Atalanta, in Inghilterra, era passata in vantaggio e i Citizens, i primi venti minuti, erano stati completamente in balia dei bergamaschi
L’importanza della società
Forse avere come proprietà una famiglia — i Percassi — del territorio e legati alla maglia (il presidente Antonio e l’amministratore delegato, il figlio Luca, hanno vestito i colori dell’Atalanta) aiuta. La società è cresciuta non facendo il passo più lungo della gamba. I conti sono in ordine, il restyling dello stadio procede e i risultati continuano ad arrivare. Merito anche dei sacrifici per trattenere i gioielli (in primis, il Gasp), soprattutto nell’ultimo mercato: l’unico a essere ceduto è stato Mancini alla Roma.
CorSera
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Pallotta e l’affare Friedkin: “Farò il meglio per la Roma”
“FaròsoloilmeglioperlaRoma, nonmiimportacosasia". Sono queste le parole del presidente della Roma Pallotta riguardo la trattativa con Friedkin per la cessione del club. In questi anni di Roma il numero uno del club si è scottato con la burocrazia italiana per quanto riguarda lo stadio, e gli investitori alle sue spalle si sono rifiutati di versare i 130 milioni necessari per l’aumento di capitale. Da qui la necessità di trovare un acquirente. Pallotta però non si guarda alle spalle: “Non ho bisogno di ringraziamenti o elogi, sono a mio agio perché ho lavorato duro per la Roma e la amo. Devo solo essere soddisfatto di aver fatto del mio meglio”. Non è detto sia un addio, ma può sembrarlo.
“ Farò solo il meglio per la Roma , non mi importa cosa sia ". Sono queste le parole del presidente della Roma Pallotta riguardo la trattativa con Friedkin per la cessione del club. In questi anni di Roma il numero uno del club si è scottato con la burocrazia italiana per...
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Al di là delle considerazioni tecniche sulla squadra di Gasperini, ce n'è una psicologica da fare... Quando una squadra che gioca (bene) al calcio e che non ha nulla da perdere o dimostrare, incontra una blasonata che ha tutto da perdere, il risultato non è mai scontato.
« Success is my only mothafuckin' option,failure's not.... »
Al di là delle considerazioni tecniche sulla squadra di Gasperini, ce n'è una psicologica da fare... Quando una squadra che gioca (bene) al calcio e che non ha nulla da perdere o dimostrare, incontra una blasonata che ha tutto da perdere, il risultato non è mai scontato.
Sì, in specie nelle coppe l'equilibrio aumenta, perchè entrano in gioco fattori altri come l'eliminazione diretta e le sue dinamiche e difficoltà, la coesione del gruppo, gli stati di forma, la voglia e la spinta di fare una impresa.
...ma di noi
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