Attenzione: Calcio Inside! Parte III

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  • Steel77
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    Originariamente Scritto da Sean Visualizza Messaggio
    Se l'Atalanta va agli ottavi, poi voglio vedere i post di chi alle prime batoste ha detto che "squadre così è inutile che vanno in champions"
    sono contento. Ho detto da subito che era normale x lei pagare lo scotto del noviziato e la qualificazione in champions legittimava la sua presenza

    Originariamente Scritto da DR. MERDONSO Visualizza Messaggio
    Bravo sei onesto intellettualmente
    Vero. Uno dei pochi

    Originariamente Scritto da Pesca Visualizza Messaggio
    congratulazioni roby, hai surclassato di brutto marco83
    temo

    Originariamente Scritto da Sidius Visualizza Messaggio
    uguale

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    • DR. CACARELLA
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      Barca city e Liverpool sono più avanti della juve col resto se vogliamo vinciamo.
      Cura il tuo corpo come un tempio
      Originariamente Scritto da M K K
      Desade grazie di esistere
      Originariamente Scritto da AK_47
      si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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      • DR. CACARELLA
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        Bel gol il primo in pieno stile allegri
        Cura il tuo corpo come un tempio
        Originariamente Scritto da M K K
        Desade grazie di esistere
        Originariamente Scritto da AK_47
        si chiama tumore del colon, adenocarcinoma è la tipologia di tumore che colpisce le cellule dell'epitelio ghiandolare.

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        • Sean
          Csar
          • Sep 2007
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          • In piedi tra le rovine
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          Atalanta, storica impresa della banda Gasperini in Champions League: vince in Ucraina facendo 3 gol allo Shakhtar Donetsk. Conquistata un’incredibile qualificazione agli ottavi. Dati per sfavoriti, poi addirittura per spacciati, Papu Gomez e i bergamaschi infilano tre super partite con City, Dinamo Zagabria e Shakhtar. E’ l’apoteosi, il punto massimo raggiunto da Gasperini, oggi forse il miglior tecnico italiano. Anche più di Conte, Sarri, Ancelotti e compagnia…


          Shakhtar Donetsk – Atalanta 0-3
          Un lampo di calcio all’italiana, fresco, potente, nuovo almeno a livello di Champions League. Gian Piero Gasperini che porta l’ Atalanta – il Leicester italiano – dove nessuno si sarebbe mai immaginato.

          L’ Atalanta è andata in Ucraina senza alcuna chance: aveva cominciato questa Champions da sfavorita e arrivata alla terza partita, dopo tre batoste che l’avevano mandata al tappeto – 4-0 a Zagabria dalla Dinamo, il ko per 2-1 a San Siro con lo Shakhtar, il 5-1 addirittura a Manchester contro il City – che era data per spacciata, finita. Essendo la sua prima volta in Champions questo crollo generale non ha scatenato processi: l’Atalanta è una piccola squadra, un miracolo tutto italiano, a Bergamo non ci sono grandi e costosi campioni, la famiglia Percassi, ex calciatori-imprenditori, lavora con un artigianato tutto suo, particolare, che sta a distanze siderali dal sistema dei grandi club. No, non ci sono campioni, al massimo si scovano giovani e i campioni si fabbricano: il suo monte ingaggi (25-30 milioni) è sette-otto volte inferiore a quello della Juve e delle grandi squadre che la Champions League l’hanno fatta come i bergamaschi. Era già stata un’impresa arrivarci in Champions.

          Dalla terza partita in poi l’Atalanta è risorta: il pareggio col City a San Siro (1-1), la vittoria con la Dinamo Zagabria (2-0) e soprattutto la splendida vittoria in Ucraina contro lo Shakhtar Donetsk (0-3), con i gol di Castagne, Pasalic e Gosens. Nonostante le assenze di Toloi, Zapata e Ilicic è filato tutto liscio e la fortuna ci ha messo lo zampino: Muriel è stato graziato, poteva essere espulso, il gol di Castagne che manda i bergamaschi in vantaggio, l’espulsione di Dodò che lascia lo Shakhtar in dieci, la sofferenza e i gol di Pasalic e Gosens proprio agli ultimi istanti, che ha chiuso la partita. Su tutti il capitano Papu Gomez – ormai al sesto anno a Bargamo – un fantasista vecchia maniera, di gran classe, un trascinatore: un piacere vederlo giocare.

          Gian Piero Gasperini a 61 anni raggiunge l’apice di una carriera che non è stata sempre in ascesa. Gli duole ancora l’esperienza andata male con l’ Inter, ormai 8 anni fa. E’ un tipo dal carattere spigoloso, difficile, facile che si scontri con i colleghi o con qualcuno a bordo campo. Ma anche un entusiasta, uno che crede molto nel suo calcio fisico che lancia in verticale i talenti dell’attacco Ilicic, Gomez e Zapata. Il suo è un calcio divertente, trascinante: Bergamo è letteralmente impazzita, il calcio della Dea sta crescendo sempre di più (è in arrivo anche il nuovo stadio). Da quando Gasperini è sbarcato a Bergamo (2016) quello dell’ Atalanta è diventato un calcio modello, alcuni grandi club avrebbero già voluto puntare su di lui. Vedi la Roma e anche il Napoli: se non avesse dovuto cambiare ora con Gattuso, probabilmente a giugno gli avrebbe fatto un’offerta.

          La qualificazione agli ottavi di Champions (terzo posto in campionato) era già un’impresa, da quando è arrivato a Bergamo, l’allenatore torinese (ha cominciato con le giovanili della Juve) ha fatto un quarto , un settimo e un terzo posto. Molto più di altri altri allenatori in club ben più ricchi del suo.

          Oggi Gian Piero Gasperini, per quello che sta facendo e dimostrando, sta un gradino sopra Conte, Sarri, Ancelotti & C. O non siete d’accordo?

          Shakhtar Donetsk - Atalanta 0-3 Un lampo di calcio all'italiana, fresco, potente, nuovo almeno a livello di Champions League. Gian Piero Gasperini che porta l' Atalanta – il Leicester italiano – dove nessuno si sarebbe mai immaginato. L' Atalanta è andata in Ucraina senza alcuna chance: aveva cominciato questa Champions da sfavorita e arrivata alla terza partita, dopo tre batoste che l'avevano mandata al tappeto - 4-0 a Zagabria dalla Dinamo, il ko per 2-1 a San Siro con lo Shakhtar, il 5-1 addirittura a Manchester contro il City – che era data per spacciata, finita. Essendo la sua prima volta in Champions questo crollo generale non ha scatenato processi: l'Atalanta è una piccola squadra, un miracolo tutto italiano, a Bergamo non ci sono grandi e costosi campioni, la famiglia Percassi, ex calciatori-imprenditori, lavora con un artigianato tutto suo, particolare, che sta a distanze siderali dal sistema dei grandi club. No, non ci sono campioni, al massimo si scovano giovani e i campioni
          ...ma di noi
          sopra una sola teca di cristallo
          popoli studiosi scriveranno
          forse, tra mille inverni
          «nessun vincolo univa questi morti
          nella necropoli deserta»

          C. Campo - Moriremo Lontani


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            • In piedi tra le rovine
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            La Juve vince con i tre tenori Ronaldo, Higuain e Dybala tutti insieme: allora si può fare…

            Bayer Leverkusen – Juventus 0-2


            La Juventus ha chiuso il girone con una vittoria secca in casa del Bayer Leverkusen. Non era una partita con grandi significati essendo già classificata agli ottavi col primo posto assicurato. Ma aver chiuso il girone comunque con 16 punti (tutte vittorie tranne il pareggio di Madrid con l’ Atletico) è comunque un segnale di squadra che in Champions sta facendo tutto il suo dovere. E finora anche con meno difficoltà del campionato: la Juve ha affrontato questa partita dopo il pareggio col Sassuolo, la sconfitta di Roma contro la Lazio, il primo posto ceduto e lasciato all’ Inter. L’aver vinto poi con i gol di Ronaldo e Higuain e i relativi assist di Dybala (entrato al posto di Bernardeschi, per scuotere lo 0-0 e dare maggior qualità e imprevedibilità al gioco) conforta Sarri, la squadra e i tifosi che hanno potuto vedere all’opera i tre tenori tutti insieme. Insomma, si può fare: pare…

            Shakhtar Donetsk - Atalanta 0-3 Un lampo di calcio all'italiana, fresco, potente, nuovo almeno a livello di Champions League. Gian Piero Gasperini che porta l' Atalanta – il Leicester italiano – dove nessuno si sarebbe mai immaginato. L' Atalanta è andata in Ucraina senza alcuna chance: aveva cominciato questa Champions da sfavorita e arrivata alla terza partita, dopo tre batoste che l'avevano mandata al tappeto - 4-0 a Zagabria dalla Dinamo, il ko per 2-1 a San Siro con lo Shakhtar, il 5-1 addirittura a Manchester contro il City – che era data per spacciata, finita. Essendo la sua prima volta in Champions questo crollo generale non ha scatenato processi: l'Atalanta è una piccola squadra, un miracolo tutto italiano, a Bergamo non ci sono grandi e costosi campioni, la famiglia Percassi, ex calciatori-imprenditori, lavora con un artigianato tutto suo, particolare, che sta a distanze siderali dal sistema dei grandi club. No, non ci sono campioni, al massimo si scovano giovani e i campioni
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            sopra una sola teca di cristallo
            popoli studiosi scriveranno
            forse, tra mille inverni
            «nessun vincolo univa questi morti
            nella necropoli deserta»

            C. Campo - Moriremo Lontani


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              A Paris Saint Germain Real Madrid Bruges
              B Bayern Monaco Tottenham Hotspur Olympiacos FC
              C Manchester City ATALANTA Shakhtar Donetsk
              D JUVENTUS Atletico Madrid Bayer Leverkusen
              E Liverpool NAPOLI Salisburgo
              F Barcellona Borussia Dortmund INTER
              G Lipsia Olympique Lione Benfica
              H Valencia Chelsea Ajax
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              forse, tra mille inverni
              «nessun vincolo univa questi morti
              nella necropoli deserta»

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                Gattuso: «Ancelotti come un padre, ma questo Napoli è fatto su misura per me»

                La prima conferenza del tecnico: «È stato difficile parlare con Carlo. Obiettivo è entrare in Champions». De Laurentiis: «Lui è il nostro Ringhio Starr. E Ancelotti resta un amico»

                Dopo avere diretto il primo allenamento da tecnico del Napoli, Rino Gattuso ha tenuto mercoledì la sua prima conferenza stampa a Castelvolturno. Seduto al tavolo di fianco al presidente Aurelio De Laurentiis, Gattuso ha spiegato di avere detto sì perché «il Napoli è una grandissima società e questa squadra, benché in un momento non positivo, mi piace tantissimo e ha giocatori funzionali al tipo di calcio che voglio fare». La prima volta, dice, «ci siamo visti domenica sera negli uffici della Filmauro», quanto ad Ancelotti ha spiegato: «Ci siamo sentiti solo mercoledì mattina. Non è stato facile, sono stati giorni difficili, sapevo di dovermi chiarire con lui ma ho aspettato perché doveva preparare una partita importante. Carlo per me è stato un papà calcistico, sia come allenatore che come consigliere quando ho cominciato ad allenare: e anche stavolta si è dimostrato ancora un grandissimo uomo. Ma vi dico: non fate paragoni fra me e lui. Lui ha vinto tutto, io sono giovane e devo dimostrare tanto. Mi basterebbe fare il 10 % della sua carriera». Ma le ha detto ciò che non va? «È un uomo navigato, sa cosa si può e non può dire a un collega. Ma è stato disponibile, poi ovviamente quello che ci siamo detti me lo tengo per me. Io non c’ero, voglio capire coi miei occhi, non ascoltare le voci e i pettegolezzi».

                L’obiettivo stagionale, ha continuato, «è andare in Champions League come sempre: vedere questa squadra in settima posizione crea imbarazzo, e la squadra ne è consapevole. Poi io l’anno scorso l’ho persa per un punto, dunque...». E la Champions da giocare? «Saranno a febbraio, adesso penso solo alle prossime, poi vedremo. È una grande vetrina, poi dipende da chi dovremo incontrare, anche se sono sempre squadre importanti».


                Come si riparte per questo? «Testa bassa, lavorare, sempre con l’obbligo di comandare le partite e giocare un certo tipo di calcio. Io so cosa posso dare, squadra e società mi devono aiutare. Non bisogna perdere energie altrove e pensare solo a lavorare per uscire dai problemi». Come si recupera il rapporto con il pubblico? «Con i risultati — ha risposto — e naturalmente con il buon gioco». Che da un po’ manca: «Ora bisogna pensare che cosa non ha funzionato: si può migliorare la linea di difesa, su come stare in campo e su come palleggiare. Si può migliorare. Ma il Napoli è una grande club, la cui considerazione è altissima anche all’estero». Ha già un’idea di squadra? «Sarei ipocrita se dicessi di no, ma vediamo...».


                Sulla durata del rapporto, Gattuso ha detto che «sarei venuto anche con un contratto di sei mesi, perché questa squadra sembra fatta apposta per me». Dunque sarà 4-3-3? «Vediamo. Non voglio dare vantaggi agli avversari... certo, nella testa ho quello». E Ibrahimovic di cui si parla tanto? «Non ne voglio parlare. Troppo facile parlarne adesso... Io voglio solo parlare dei giocatori che ho adesso». Il primo impatto in allenamento, dice, «è stato con una squadra che ha voglia di rivalsa e che sa di essere dove non merita. Le sensazioni sono buone, il centro sportivo è di alto livello e non me lo aspettavo così: sono rimasto molto colpito». Aggiunge di «sentire più responsabilità di quando presi il Milan. Sono uomo di mare ma questo è un mare grande e si rischia di annegare. Ma non ho paura di nulla». Gli ricordano quando disse di essere orgoglioso di essere terrone e gli chiedono se adesso che è a Napoli non lo è ancora di più: «Io penso in calabrese prima che in italiano e poi devo tradurlo... Le origini ti rimangono dentro».

                Introducendo «Ringhio Star», come lo ha soprannominato lui stesso, aveva parlato De Laurentiis, sottolineando di restare «amico di Ancelotti. Tra noi non ci sono mai stati dissidi. Spesso tra marito e moglie si divorzia, ma restano buoni rapporti. Noi non siamo marito e moglie, ma abbiamo lavorato insieme coltivando un sogno, ci siamo svegliati e, considerato il suo palmares, ho voluto salvaguardarlo dividendo le nostre strade».


                CorSera
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                forse, tra mille inverni
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                  Ancelotti: i perché dell’esonero tra mercato, scontri e la frase sibillina che diceva tutto


                  Il mercato, gli scontri con giocatori e presidente, i disagi personali: Re Carlo ha pagato la scelta di tornare in Italia, convinto che Napoli fosse un affascinante posto al sole

                  Le ragioni

                  C’è una cosa che non rifarei: è il testamento napoletano di Carlo Ancelotti al termine di una agonia calcistica e umana vissuta da protagonista nel bel mezzo della crisi più nera dell’era De Laurentiis. Una frase sibillina, certo, detta alla vigilia della sfida di Champions contro il Genk. Ma che poi (ri)letta all’indomani dell’esonero dà il senso del disagio di un uomo che ha pagato la scelta di tornare in Italia, diciotto mesi fa, convinto che Napoli fosse un affascinante posto al sole.

                  Il mercato estivo

                  Ancelotti voleva un trequartista, il jolly di qualità che desse profondità e verticalità alla proposta offensiva che aveva in mente per il secondo anno a Napoli. Voleva James Rodriguez, il blancos ai margini del Real, che gli garantiva il salto di qualità anche per un cambio di modulo. Erano invece arrivati Di Lorenzo, Elmas, Manolas, Lozano e Llorente. Carletto si era adattato senza rinunciare ai propositi di scudetto. “ Il secondo posto non ci basta più”, aveva dichiarato. Ma deve gestire i malumori di Insigne che vuole andar via ma non ha offerte e di Allan che ancora rimpiange il no del club al passaggio al Paris Saint Germain.

                  I risultati altalenanti

                  La prima resa all’Allianz Stadium, uno sciagurato autogol di Koulibaly condanna il Napoli contro la Juve. Ma poi c’è la prima notte Champions al San Paolo. Il Napoli batte il Liverpool, nessuno immagina che il trionfo sarebbe stato l’inizio della fine. In campionato arrivano due vittorie consecutive prima del pareggio contro Il Genk in Belgio. Quella la partita che segna la stagione poco fortunata. Pari con il Torino e vittoria (l’ultima) contro il Verona. Il Napoli poi non vince contro Spal e Atalanta, perde contro la Roma.

                  Il ritiro disatteso e la rissa

                  Aurelio De Laurentiis, siamo a novembre, ordina il ritiro per la squadra dopo la sconfitta all’Olimpico, Ancelotti si dissocia (“non sono d’accordo”), la squadra aspetta la notte contro il Salisburgo, due giorni dopo, per dar vita alla protesta folle nello spogliatoio: ammutinamento. Nel ventre del San Paolo aggressione fisica e verbale al vicepresidente del club, Edo De Laurentiis. Ancelotti con il suo staff obbedisce al ritiro, la squadra torna a casa. E la prima vera frattura con i giocatori, il primo scontro forte con De Laurentiis che gli imputa di aver dato alibi ai calciatori.

                  Multe e battaglia legale

                  De Laurentiis parte per Los Angeles ma avvia immediatamente il procedimento sanzionatorio verso i giocatori. La minaccia di multe milionarie mentre la squadra, pentita, cerca un contatto con il presidente che si nega anche al telefono. La tempesta travolge Ancelotti, esplodono all’improvviso tutti i malumori: contratti in scadenza per i quali non c’è trattativa di rinnovo (Mertens e Callejon) voglia di andar via (il solito Insigne escluso dal tecnico a Salisburgo), infortuni (Milik e Allan) e la batosta delle raccomandate con le multe milionarie. In campo il Napoli non sa più vincere e la vetta della classifica si allontana. Champions unica spiaggia Segnali forti di vitalità ad Anfield, Napoli e Liverpool si dividono la posta (1-1) e la squadra di Ancelotti ipoteca il passaggio agli ottavi. Unico motivo per sorridere perché la squadra continua a subire in campionato. La sconfitta contro il Bologna certifica la crisi nera. Ancelotti stavolta è lui a chiedere il ritiro. Oltre a un confronto serrato con la squadra. Spaccatura tra i giocatori C’è un gruppo che lo sostiene, formato per lo più dai nuovi arrivati (Llorente, Manolas, Di Lorenzo, Elmas e Lozano) ai quali si associano Meret e il giovani Gaetano. Ma c’è il fronte dei dissidenti che è più forte. Non viene contestato apertamente, ma in campo continua a prevalere l’atteggiamento arrendevole e indolente dei giocatori più rappresentativi.

                  Il tweet del club

                  Il presidente rinnova la fiducia ad Ancelotti prima della sfida contro il Genk ma ha già deciso che sarà Rino Gattuso a sostituirlo. Re Carlo ancora una volta è chiamato a gestire una squadra scontenta dei suoi metodi di allenamento e della gestione familiare (nello staff il figlio Davide e il genero Mino Fulco) dello spogliatoio. Tutti sanno che andrà via, nessuno chiede e soprattutto lui non dice che contro il Genk sarebbe stata l’ultima sua partita sulla panchina del Napoli. Ancelotti schiera in Champions la squadra ancora una volta senza il capitano Insigne, si affida ai rientranti Allan e Milik e taglia il pass per gli ottavi. Non si dimette e aspetta l’incontro con De Laurentiis per uscire di scena. L’esonero ufficiale alle 23,40 di ieri con un tweet.



                  CorSera
                  ...ma di noi
                  sopra una sola teca di cristallo
                  popoli studiosi scriveranno
                  forse, tra mille inverni
                  «nessun vincolo univa questi morti
                  nella necropoli deserta»

                  C. Campo - Moriremo Lontani


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                    Gattuso può dire quello che vuole ma si è comportato da infame
                    Originariamente Scritto da Pesca
                    lei ti parla però, ti saluta, è gentile, sei tu la merda hunt

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                    • Sean
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                      L’Inter dei rimpianti tra la vetta della classifica e il mercato penalizzato dall’uscita dalla Champions

                      Conte invita i suoi a rialzarsi in fretta, ma Lukaku deve ritrovare il cinismo. A gennaio potrebbero arrivare De Paul e Marco, ma mancano almeno 20 milioni di euro


                      Delusione, rabbia e tanti rimpianti. Proprio quelli che, alla vigilia, Conte aveva raccomandato ai suoi giocatori di non avere a fine partita col Barcellona. «Rialziamoci subito, come fanno gli uomini veri, e riprendiamo il nostro cammino in campionato» ha subito intimato l’allenatore interista. Ma non sarà facile, neppure per lui, trasformare la grande delusione in rabbia agonista nelle ultime 2 gare contro Fiorentina e Genoa prima della sosta di Natale.

                      Proprio come nella passata stagione con Spalletti in panchina l’Inter è stata eliminata nell’ultima giornata del girone di Championsnonostante avesse il destino nelle proprie mani e contro un Barcellona con tante ballerine di 2ª fila e che non si è certo dannato l’anima più di tanto. Un po’ di sfortuna (i tanti infortunati) certo, ma pure un mercato imperfetto che ha costretto l’allenatore, nell’ultimo mese, a far giocare sempre gli stessi. Col risultato che in molti comincia a mancare la benzina e lo si è constatato sia contro la Roma che col Barcellona E, infatti, Marotta è pronto a intervenire nel mercato invernale: arriveranno un centrocampista ed un esterno mancino. De Paul e Marco Alonso sono, attualmente, i più gettonati, però potrebbe arrivare pure Vidal se il Barcellona fosse disponibile a un prestito di 18 mesi.


                      Esclusi investimenti importanti a gennaio anche perché il mancato accesso agli ottavi di Champions comporta un mancato introito per il club di almeno 20 milioni tra premi Uefa, quota dei proventi tv, bonus degli sponsor e incassi al botteghino che, solo per la sfida con gli spagnoli, è stato di 7,8 milioni lordi.

                      Qualcosa l’Inter recupererà dal percorso in Europa League che non entusiasma nessuno a cominciare da Conte che la considera un intralcio, o quasi, nella lotta per lo scudetto. Si vedrà a febbraio come sarà la classifica: per ora l’Inter è prima e ci vuole restare almeno sino a Natale. Sperando che Lukaku ritrovi in fretta quel cinismo in area che ha smarrito nelle ultime 2 partite.

                      CorSera
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                      forse, tra mille inverni
                      «nessun vincolo univa questi morti
                      nella necropoli deserta»

                      C. Campo - Moriremo Lontani


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                        Milan, Ibrahimovic riflette ancora. E piace Alena del Barcellona

                        Lo svedese, sul quale adesso c'è anche l'Everton, non ha ancora decisosul futuro. Intanto Maldini ha incontrato Abidal per il giovane trequartista

                        Ibrahimovic continua a tenere il Milan sulla corda. La pausa di riflessione dello svedese sulla scelta dell’ultima squadra della carriera, al momento, non è ancora terminata. Il Napoli, grazie alla qualificazione agli ottavi di Champions, può offrire a Ibrahimovic una prospettiva internazionale più allettante. E dall’Inghilterra arrivano voci che consentono di dare un nome alla squadra di Premier League interessata al centravanti: si tratterebbe dell’Everton. Per questo motivo Ibrahimovic potrebbe prendersi ancora qualche giorno per proseguire nelle sue valutazioni. Alena, non solo Todibo

                        Nel frattempo si scalda l’asse tra Milan e Barcellona. Paolo Maldini ed Eric Abidal non avrebbero parlato solo del difensore centrale Todibo, ma anche del centrocampista Carles Aleña, considerato un possibile rinforzo a gennaio dal Milan. Sul 21enne cresciuto nel vivaio blaugrana sarebbe, però, in vantaggio il Betis Siviglia. Ad alimentare ulteriormente l’interesse intorno ad Aleña ha contribuito l’ottima prestazione dello spagnolo ieri sera a San Siro nella partita di Champions con l’Inter a San Siro, nel corso della quale il giocatore, schierato da Valverde nella posizione di trequartista, è stato uno dei migliori in campo.

                        Lo svedese, sul quale adesso c'è anche l'Everton, non ha ancora decisosul futuro. Intanto Maldini ha incontrato Abidal per il giovane trequartis…
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                          Ottavi di Champions, verso il sorteggio di lunedi. La Juve, prima classificata nel girone, rischia comunque club tosti: Real, Tottenham, Borussia e Chelsea

                          Agli ottavi di finale stavolta accedono soltanto i primi 5 campionati d’Europa. Non era mai successo prima. Rispetto all’anno scorso si fermano Olanda (con l’Ajax semifinalista 2019) e Portogallo. Spagna e Inghilterra portano avanti 4 club, Italia e Germania 3, la Francia 2. Nel sorteggio di Nyon, lunedì prossimo, ricordiamo, non potranno incrociarsi club della stessa nazionalità o provenienti dallo stesso gruppo. Le 8 prime giocheranno l’andata fuori casa, fra il 18 e 19 febbraio e il 25 e 26, i ritorni sono previsti fra il 10 e l’11 marzo e il 17 e il 18.

                          Occhio a Mourinho Ed ecco allora i possibili incroci per le italiane. La Juventus, unica squadra tricolore fra le 8 prime classificate, può prendere comunque club tosti come il Real Madrid di Zidane e Benzema( e Ronaldo sarebbe bencontentodi sfidare il suoex club) e il Tottenham, di un vecchio nemico comeMourinho. Poi ci sono Borussia Dortmund, Chelsea e il Lione di Rudi Garcia, il più abbordabile. Meglio i Tori Napoli e Atalanta, secondi, hanno 5 possibili rivali in comune: Barcellona,Bayern, Psg, Lipsia e Valencia.Poi icampani possono beccare pure il City, e i bergamaschi il Liverpool, incrociando i rivali dei gironi. Speriamo di no. Chiaro che le meno dure sono il team tedesco della Red Bull e i valenciani.

                          Gazzetta
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                            Le big sono passate tutte, quindi inutile stare lì a fare analisi sul sorteggio...ti tocca chi ti deve toccare. D'altro canto anche l'anno scorso si pescò l'Atletico.

                            Sarri ha fatto un percorso quasi netto nel girone: 16 punti sui 18 disponibili. Unico pareggio a Madrid contro l'Atletico, altrimenti tutte vittorie. Per una squadra a "fine ciclo" direi non male.

                            Ora che la champions è in ghiaccio fino a febbraio inoltrato, mi aspetto che anche in campionato ci si applichi come in coppa. 16 punti su 18 non sono un caso: vuol dire che la squadra c'è. Si tratta solo di tirarla fuori.
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                              Roma, caccia al primato

                              IL TEMPO (F. BIAFORA) - Un punto per approdare ai sedicesimi di finale, con l’orecchio sempre pronto ad accogliere notizie dalla radiolina impostata sulle frequenze di Moenchengladbach per sperare nel primo posto. La Roma che si presenterà alla sfida con il Wolfsberger non ha intenzione di scendere in campo per giocare per il pareggio, ma ha voglia di andare ad attaccare il primato del Borussia, impegnato in casa con l’Istanbul Basaksehir. Fonseca in conferenza stampa ha annunciato, conscio che domenica c’è l’impegno con la Spal, che ricorrerà al turnover, lasciando a riposo Pau Lopez, out contro l’Inter per un fastidio al quadricipite, Zaniolo e Kolarov, il calciatore maggiormente impiegato da inizio stagione.

                              La squadra che sceglierà il tecnico portoghese sarà di tutto rispetto (non convocati Zappacosta, Cristante, Santon, Smalling, Pastore e Kluivert, che tornerà domenica) e ha tutte le carte in regola per provare a mettere pressione a distanza al Borussia: “È una partita importante, decisiva per noi. Dobbiamo - le dichiarazioni di Fonseca - giocare per vincere, con ambizione e coraggio. Affrontiamo una squadra forte, dobbiamo restare concentrati ed essere uniti per vincere. I nostri tifosi sono fantastici, credo che, ancora una volta, ci sosterranno”. L’allenatore originario del Mozambico in carriera ha giocato i quarti di Europa League alla guida del Porto e del Braga e sa bene che in una competizione del genere non bisogna sottovalutare l’avversario, che da quando ha cambiato allenatore ha ottenuto appena una vittoria e tre sconfitte. Dello stesso avviso Perotti, che guarda anche più in alto: “Dobbiamo vincere per forza. Sono molto fiducioso dei miei compagni, di tutta la squadra, di quello che trasmette il mister. Penso che abbiamo la capacità e qualità per vincere l’Europa League, poi ci sono squadre molto forti come quelle che vengono dalla Champions, però noi pensiamo a noi stessi, dobbiamo fare bene e portare a casa la vittoria”.

                              L’esterno argentino ha ribadito poco dopo il concetto “E’ arrivato anche il momento di vincere qualche trofeo” ed ha fatto un punto del proprio stato fisico: “Giocare con continuità aiuta. Mi fa bene giocare, piano piano mi sto sentendo meglio”. Nonostante sia già eliminato il Wolfsberger non è venuto in Italia in vacanza: “Daremo il massimo in campo, anche se i risultati nelle ultime tre partite non ci sono stati favorevoli. Siamo - ha detto il tecnico Sahli, che si affiderà al collaudato 4-3-1-2 - preparati al meglio per questa partita. Giocare in un contesto simile ci aiuta a motivarci”. Ma la Roma non ha paura e non ha alcuna voglia di fallire il primo obiettivo stagionale.

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                                A parte Godin nessuno ha vinto niente qui. A chi chiedo qualcosa in più? A Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi preso dal Sassuolo?" - Parole e musica di Antonio Conte dopo la sconfitta a Dortmund contro il Borussia.

                                Parole e musica che rischiano di restare nella storia come quelle che disse dopo l'eliminazione in semifinale di EL ad opera del Benfica, quando dette alla rosa della Juve dello stracotto e tiro' fuori la metafora dei ristoranti da 10 e da 100 euro: quella rosa stracotta l'anno dopo arrivò in finale di champions (sulla scorta di uno scudetto e una coppa Italia vinte) così come l'Atalanta passa agli ottavi e l'Inter va in EL.

                                Si impone dunque una domanda: Gasperini su che esperienza puo' contare tra i suoi calciatori? Chi di loro ha giocato e vinto ad alti livelli? Eppure sono passati.

                                L'Atalanta ha speso sul mercato 31 milioni. L'acquisto più costoso Muriel per 15 milioni. L'Inter per il solo Lukaku (fortemente voluto da Conte e che in champions ne ha messe nel sacco solo due) ha speso 70 milioni, più del doppio dell'intera somma sborsata dai Percassi...pero' Conte continua a lamentarsi del mercato e della poca esperienza dei suoi.

                                Per battere lo Slavia in casa, per fare un pareggio a Dortmund, per giocarsela con le riserve diciassettenni del Barcellona, che esperienza serve? Gasperini che esperienza ha nelle coppe?

                                Se ci fossero giornalisti liberi e con la schiena dritta, e non zerbini bipedi con la penna in mano, a Conte sarebbe da chiedere com'è, che non appena l'asticella si alza di un gradino, l'Inter non ne struscia mezza (con la sola eccezione della Lazio a San Siro). Se ci fosse una critica sportiva indipendente, e non una pletora di iscritti al partito unico, magari qualcuno chiederebbe conto di difficoltà simili e del perchè, delle cause e delle possibili soluzioni...ma tutto tace, si risponde solo appellandosi al mercato.

                                L'Atalanta pero' dimostra che nel calcio esiste qualcosa di più del solo mercato, visto che con 30 milioni spesi in estate passa, mentre con gli oltre 150 investiti da Conte e Marotta si va in EL.
                                Last edited by Sean; 12-12-2019, 09:35:06.
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